Questo posto è meraviglioso, forse la cosa più suggestiva che ho visto a Parigi. Neanche il Père Lachaise può reggere il confronto, secondo me.
Diciamo che io coi cimiteri, le necropoli e le tombe sono uno un po' fissata, in maniera quasi morbosa, ci sguazzo dentro come fossi a casa mia. Sarà la mia formazione da archeologa,oppure ho scelto di studiare Archeologia perchè ero già un po' tarata mentalmente, mi sa.
Aperto dal 1825 su un sito di antiche cave di gesso, già usato come discarica di morti durante la Rivoluzione Francese, è molto grande, circa 11 ettari, ed orientarsi non è facile, nonostante ci sia una piantina dettagliata all’ingresso.
La parte dell'ingresso è sormontata da un ponte in ferro (o ghisa) che ci passa sopra, per cui se si arriva da lì, si ha una panoramica completa del cimitero (è la foto sopra).
La foto sotto si riferisce alle prime tombe, quelle sotto la sopraelevata.
Ho trovato la tomba di Dumas figlio, quella di Stendhal ed una bellissima, quella del pittore Greuze. È una fanciulla in bronzo ad altezza leggermente minore del reale, in abiti settecenteschi ed acconciatura a boccoli. Ai piedi ha una tavolozza da pittore e delle rose, come cadute e appassite alla rinfusa sul marmo bianco.
La fanciulla è ripresa da uno dei suoi dipinti più famosi, La Brocca Rotta, una sottile allusione alla perdita irreparabile dell'innocenza, a cui il pittore allude con lo stropicciamento delle vesti e con l'incrinatura della grossa brocca che porta al braccio.
Mi sono incantata a guardarla, è veramente una delle tombe più poetiche del cimitero, anche se ce ne sono altre veramente belle.
all'arte più moderna, delle ultime tombe (il cimitero è monumento storico, ma alcune sono recenti, evidentemente sepolture di famiglia ancora da riempire).
La bellezza di alcune statue è sconvolgente.
Sono tutte giovani, romanticamente prostrate dal dolore, abbandonate nella loro disperazione.
La quieta disperazione delle tombe fa un curioso contrasto con l’atmosfera idilliaca che pervade questo posto: il cielo è azzurro e terso, ci sono delle nuvole di fiori rosa sugli alberi dei vialetti lastricati che percorrono il cimitero, nessuno in vista, solo silenzio e il cinguettio degli uccellini.
Poi, tra tante sculture auliche, la commovente testimonianza dell'amore di un uomo per il proprio felino...
Mi sono incantata a guardarla, è veramente una delle tombe più poetiche del cimitero, anche se ce ne sono altre veramente belle.
Un’altra che mi ha colpito molto rappresenta una fanciulla in ginocchio, con il volto chinato e un mantello che le avvolge il capo e il corpo, fino a terra, in una posa di disperato dolore.
Lo stile delle tombe e delle statue, ovviamente, è molto vario: si va dal Neoclassico, come nel rilievo della tomba qui sotto, sulla scia del Revival del rilievo romano che tanto ispirò il Canova e tutta l'arte mortuaria primo-ottocentesca, così come curiose pagode dal sapore orientaleggiante, anche quello in voga nell'Ottocento e inizio Novecento.
Lo stile delle tombe e delle statue, ovviamente, è molto vario: si va dal Neoclassico, come nel rilievo della tomba qui sotto, sulla scia del Revival del rilievo romano che tanto ispirò il Canova e tutta l'arte mortuaria primo-ottocentesca, così come curiose pagode dal sapore orientaleggiante, anche quello in voga nell'Ottocento e inizio Novecento.
all'arte più moderna, delle ultime tombe (il cimitero è monumento storico, ma alcune sono recenti, evidentemente sepolture di famiglia ancora da riempire).
La bellezza di alcune statue è sconvolgente.
Questa fanciulla avvolta da veli è di una grazia delicata e triste, e anche sottilmente inquietante...il viso tra l'estatico e l'addormentato, le palpebre socchiuse, il corpo sottile eppure carnale che emerge nel chiaroscuro dei veli che l'avvolgono come un sudario: non si sa se sia viva oppure morta...
Il tema femminile è quello prevalente, nella statuaria funebre ottocentesca.
Sono tutte giovani, romanticamente prostrate dal dolore, abbandonate nella loro disperazione.
Qualche volta addirittura bambine, talmente realistiche da sembrare vive, colte in gesti così naturali come quello di gettare un fiore...
La quieta disperazione delle tombe fa un curioso contrasto con l’atmosfera idilliaca che pervade questo posto: il cielo è azzurro e terso, ci sono delle nuvole di fiori rosa sugli alberi dei vialetti lastricati che percorrono il cimitero, nessuno in vista, solo silenzio e il cinguettio degli uccellini.
Poi, tra tante sculture auliche, la commovente testimonianza dell'amore di un uomo per il proprio felino...
A Mon Petit Winnie, 8 mai 1989- 13 octobre 2002
La Pensée c'est la présence dans l'absence.
Un abitante del cimitero, per nulla inquietato dai suoi silenziosi coinquilini...
Sono rimasta in contemplazione estatica su una panchina, al sole caldo, godendomi fino all’ultimo respiro la magia di questo luogo.
Geillis, che belle foto e che belle descrizioni.
RispondiEliminaIl gatto, poi, è stupendo.
Miao
Miao anche a te! Io fotografo gatti ovunque vado...
RispondiElimina....ma che magnifico posto!
RispondiEliminaCi dovevo andare ...ma è saltato!...
ma no, devi assolutamente andarci, quando torni a Parigi...lo so che può suonare un po' necrofilo, ma i cimiteri sono i luoghi più affascinanti della città!
RispondiEliminaUna descrizione così suggestiva, con foto meritevoli (bellissimo il gatto!), che mi sono permessa di segnalarla come recensione esterna su trivago.it, una delle maggiori community di viaggiatori.
RispondiEliminaA presto!
Ho fatto un giro nel Cimitero di Montmartre la settimana scorsa: io, che mi sono laureata con una tesi su Zola, potevo andare a casa senza una foto accanto alla sua tomba (anche se le sue ceneri non riposano lì)? Dopo la foto ho deciso di fare quattro passi tra le tombe, visitando Truffaut e Dumas figlio... La generale impressione è però stata di trascuratezza, di abbandono. Foglie secche ovunque (al 9 di agosto), cappelle coi vetri rotti, lapidi spezzati e pezzi di pietra a terra. Che delusione...
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