I miei viandanti

Visualizzazione post con etichetta Carnevale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Carnevale. Mostra tutti i post

martedì 21 febbraio 2012

Voglia di primavera


E' incredibile che solo pochi giorni fa sembrava di stare nella taiga russa, sommersi dalla neve, tutti presi a scrutare il cielo bianco e a scambiarci previsioni del tempo neanche fossimo inglesi.
Sarà che sono un'inguaribile ottimista, però mi sembra  che le giornate siano già più lunghe, meno fredde e con un profumo più tiepido nell'aria...in fondo siamo quasi a marzo, ecchecavolo!


domenica 6 marzo 2011

Lontananze

                                   Gianicolo, Carnevale 1975

Mi sono resa conto di non scrivere nulla da due settimane.
Forse perchè non avevo nulla da dire, o forse perchè le cose che avevo da dire erano troppo tristi, come un pozzo nero in cui continui a buttare dentro le cose brutte e ci chiudi sopra, a forza, il coperchio, sperando che se ne rimangono buone a ribollire in silenzio.
In realtà, non scompaiono, sono semplicemente lì, sotto la superficie, ad agitarsi nelle acque più profonde e oscure dell'anima, ma prima o poi cominciano a risalire, a farsi sentire, ed ignorarle comincia ad essere impossibile.

Sono stati giorni bui, faticosi, molto simili a quelli di questa estate, dolorosamente troppo simili. Non sto neanche a raccontare tutti gli avvenimenti, dico solo che è stato un buco nero, un vortice di eventi in cui siamo rimasti avviluppati, imprevisto, terribile e inaspettato.

Oltre questo, o forse proprio a causa di questo, la settimana scorsa una brutta influenza che mi ha completamente atterrato, come una reazione fisica ad un dolore mentale,  una protesta di tutto il corpo che esprime, attraverso la malattia, tutto quello che ha di brutto dentro.

Ma si deve reagire, andare avanti, rituffarsi di nuovo nel mondo, nella noia della quotidianità. Si riprende il lavoro, magari di malavoglia, con la testa da un'altra parte, si riprendono le piccole incombenze quotidiane.
Non ho fatto molto, ho trascurato la casa, i miei hobbies, forse anche un po' me stessa.

Ma da domani, di nuovo in pista, sperando di lasciarmi i giorni di pioggia definitivamente alle spalle.

                                               Istituto Santa Rufina, Trastevere, Carnevale 1972

                                               Santa Maria In Trastevere, Carnevale 1971

Ieri pomeriggio, in un impeto inaspettato di energia, mi sono messa a fare frappe e castagnole, un carnevale recuperato in extremis (neanche mi ricordavo che siamo a Carnevale): ho un pessimo rapporto con i dolci fritti, lo ammetto, non li faccio mai. Le frappe mi son venute un po' troppo spesse, d'altra parte senza macchina per stendere la sfoglia non è proprio facilissimo, ma ce le siamo mangiate lo stesso.
Le castagnole, al contrario dell'unica volta che le ho fatte (avevano la consistenza e anche il sapore delle palline da ping pong) non sono venute male: dopo quello sforzo creativo, non ho avuto neanche un guizzo di energia per fotografarle, mi spiace ( e questo vi fa capire quanto sto giù in questi giorni).

Accontentavi della ricetta, senza foto, per stavolta! Grazie a Maria Rosa per la ricetta, l'aggiunta della ricotta all'impasto le ha rese soffici, sicuramente da replicare.

                                       Istituto Santa Rufina, Trastevere, Carnevale 1978

Castagnole di Maria Rosa

200 grammi di farina
100 grammi di zucchero
100 grammi di ricotta
2 uova intere
1 tazzina di liquore (io Strega)
buccia di limone grattugiata
mezza bustina di lievito

Olio di semi

Fare l'impasto dentro una ciotola, con la forchetta, mescolando zucchero, uova e ricotta, il liquore e la buccia di limone.

Aggiungere farina, lievito, fino a formare un impasto molle.

Mettere sul fornello una padella capace, far raggiungere all'olio il bollore.
Aiutandosi con due cucchiaini, far cadere nell'olio bollente l'equivalente di mezzo cucchiaino di impasto, non di più sennò vengono troppo grandi.
Farle dorare da ambedue le parti, senza farle troppo colorire troppo ( io ho tenuto il fuoco abbastanza dolce)

Appena scolate, spolverare di zucchero a velo (oppure semolato).

venerdì 5 febbraio 2010

Ricette di Carnevale



Ogni mamma ha le proprie ricette per Carnevale, che di solito esibisce alle feste dei bambini che si fanno a casa o scuola, quelle riunioni di pargoli tutti mascherati e scatenati, con coriandoli e stelle filanti che si infilano dappertutto e che continuano a spuntare fuori anche dopo giorni che è finita la festa: per i bimbi è un divertimento incredibile, per le mamme di solito è un incubo, soprattutto per quelle coraggiose che fanno le feste a casa loro, mia madre ne sa qualcosa.





(in queste foto sono, rispettivamente: la fatina in rosa, Cappuccetto Rosso, e quella col vestito a fiori con la cuffietta, ufficialmente Beth delle Piccole Donne. Quella vestita da Spagnola è la mia amica Sabrina, che sicuramente si farà un sacco di risate rivedendole...)

Ovviamente le frappe, o chiacchiere, vanno per la maggiore, e ognuno ha la ricetta sua, morbide e burrose oppure croccanti e scrocchiarelle, come quelle che ha fatto sempre mia madre.

Già solo farle, stendere le lunghe sfoglie sulla tovaglia infarinata, tagliarle con la rotella e fare le forme a nodo o a nido di rondine, già quello è un divertimento, e poi vederle friggere nell'olio bollente, cospargerle di miele dolcissimo e di zucchero semolato, e poi addentarle ancora calde calde ecco, quella è la beatitudine.
Le castagnole no, quelle non le abbiamo mai fatte. Ci ho provato solo una volta e sono venute una schifezza, altro che morbide e soffici, avrei potuto giocarci a ping pong...
Un'altra ricetta caratteristica di casa mia erano i ravioli con la ricotta: quelli non li avevo mai fatti, ho chiesto la ricetta e la descrizione è stata, come sempre, piuttosto vaga: per la sfoglia prendi due uova, ci mette lo zucchero, un po' di farina, un po' di liquore...mamma fa tutto a memoria, io ho cercato di rendere la ricetta un po' più precisa, anche se sulla farina alla fine sono andata a occhio, perchè non riuscivo a rendere la sfoglia lavorabile, per non farla attaccare al mattarello.

Mamma infatti la stende sottile, con la macchina per fare la pasta, sempre la stessa macchinetta da quasi quarant'anni...io non ce l'ho, e tirarla sottile col mattarello è meno facile, quindi le dosi della farina prendetele con le molle, se la tirate con la macchina ve ne occorrerà sicuramente meno.
I ravioli andrebbero fatti a forma di mezzaluna e poi fritti...io li ho fatti tondi perchè avevo un tagliapasta tondo che volevo sperimentare, e li ho fatti al forno, però fritti sono più buoni, lo devo ammettere, e anche quelli di mamma sono più buoni ma questo era ovvio...



Ravioli con ricotta al forno

20 ravioli tondi
250 grammi farina circa + a raccogliere
2 uova grandi (intere)
80 grammi zucchero
1 cucchiaino lievito dolci
2 cucchiai olio
1 cucchiaio Strega

Ripieno
125 grammi circa ricotta
1 cucchiaio Strega
4 cucchiai zucchero
gocce di cioccolato oppure scaglie

Preparare il ripieno:
battere la ricotta con lo zucchero, aggiungere il liquore e le scaglie di cioccolato (io ho fatto a pezzi un pezzo di tavoletta di fondente)



In una ciotola mettere la farina a fontana, rompere le uova intere, aggiungere lo zucchero e cominciare ad impastare.

Aggiungere l'olio, il liquore e il lievito, e continuare ad impastare fino ad ottenere un impasto della consistenza della sfoglia all'uovo.



Tirare la sfoglia sottile, possibilmente con la macchinetta, e tagliare i dischetti. Ho aggiunto una quantità non precisata di farina perchè mi si attaccava al mattarello, mi spiace non essere più precisa...



Metterli su carta forno, su una teglia, e farcirli con un cucchiaino di ripieno.



Coprire col resto della sfoglia, chiudendo bene i ravioli.

Mettere nel forno già caldo, a 180 gradi, sul ripiano centrale, con una leccarda sotto, per circa 20-25 minuti. Spolverarli abbondantemente con zucchero a velo.

Tenerli chiusi, perchè col passare dei giorni tendono ad indurirsi un po'...

lunedì 4 febbraio 2008

Carnevale in Bianco e Nero

Sembra un controsenso, fare delle foto in bianco e nero in un'occasione così piena di colori , eppure la fotografia in bianco e nero, o in seppia, ha una magia che, secondo me, il colore non ha.

Forse questa passione deriva dal fatto che, appassionata da sempre di fotografia (ho cominciato a fare danni con la reflex a sedici anni), una volta più grande ho seguito un corso professionale di un anno e, come regalo di laurea, ho avuto un corredo Nikon completo e la camera oscura (veramente un regalone!).
Per cui ho cominciato ad armeggiare con liquidi e metri di pellicole, sfornando fotografie a carrettate: ovviamente, quando si fa in casa, i materiali si comprano a dosi massicce (tipo 30 metri di pellicola, 100 fogli da stampa e così via).

La magia di vedere apparire, lentamente, una fotografia nella bacinella dello sviluppatore, credo non abbia paragone con il vederla apparire sullo schermo del computer, non c'è storia.

Il risultato è che ho mucchi di provini mai stampati, un archivio di centinaia di pellicole, e una marea di stampe su cartoncino 18 per 24 o anche più grandi, che giacciono sepolti nella polvere.

Ora, con la mia piccola digitale, è tutto molto più facile, ovviamente, però l'emozione dei provini, l'odore pungente dei liquidi e la soddisfazione di stampare una foto perfetta, questo mi manca proprio.

Dovrei rimontare la camera oscura in cantina, non faccio che procrstinare.

Anche in funzione del fatto che, mentre prima stampare in casa conveniva anche economicamente (i costi erano di un quinto rispetto al laboratorio), ora il bianco e nero sta diventando una cosa sempre più rara, non trovo più disponibilità di carte e i prezzi sono alle stelle.

Nel frattempo, ho deciso di scannerizzare le mie stampe più belle, per metterle sul blog. Ho foto di tutti i generi, di viaggio, ritratti (ho fatto numerosi book), fiori, gatti e così via.
Intanto comincio con queste, di un Carnevale di qualche anno fa. Siamo in una delle piazze più belle di Roma, Piazza Navona.

sabato 2 febbraio 2008

Carnevale dei tempi passati

E siamo arrivate pure al sabato di Carnevale, anche se mi pare ieri che ho finito di mangiare il panettone...

Quand'ero piccola il Carnevale era una festa bellissima, le maschere si preparavano tempo prima, magari cucite a mano dalla mamma, e il vestito si riciclava almeno un paio di anni (veniva fatto con stoffe belle, non quelle sintetiche di adesso).
Purtroppo non ho foto con me, le hanno tutte i miei, tranne questa qui sotto. Ho fatto undici anni a scuola dalle suore, un convento del Seicento a Trastevere adibito a scuola privata (e scusate se è poco).
Forse è per questo che sono venuta fuori atea e anticlericale, chissà...
Dall'abbigliamento della ragazza (non so assolutamente chi sia) potete capire in che anni siamo.
I miei vestiti, in ordine cronologico, sono stati:
da fatina (rosa, non turchina), cucito da mamma, di raso con centinaia di stelline adesive sparse per tutto il vestito e il cappello (anche quello fatto a mano, mica di cartone)
cappuccetto rosso, anche quello cucito a mano, con grembiulino di sangallo e mutandoni di pizzo, e fiorellini di stoffa attaccati sul cappuccio

In terza (o quarta) elementare, il primo vestito comprato: andammo in un grande negozio di giocattoli molto famoso, ai Colli Portuensi, si chiamava Bertè ed era il sogno proibito di ogni bambino.

Io mi innamorai a prima vista di un vestito da damina del Settecento che era bellissimo, color rosa antico, con la gonna a cerchi multipli tutta a drappeggi, ed un elegantissimo cappello a larga tesa con piuma...ancora me lo ricordo!
Ovviamente costava tantissimo, perchè era proprio bello (ripeto, erano dei piccoli capolavori).
Infatti non me lo comprarono.

Scegliemmo invece un modello dell'Ottocento (comunque tutto in raso, con cerchio e cuffietta), la cui dizione ufficiale era "Beth delle Piccole Donne".
Ogni volta bisognava spiegare chi fosse questa Beth delle Piccole Donne, perchè non tutti avevano letto il libro, e quando l'avevano letto chiedevano se era quella che moriva.

Ogni tanto mi chiedo se non mi abbia portato un po' sfiga vestirmi da una che moriva...

Due anni dopo divenne troppo corto, allora mamma ci aggiunse due balze di pizzo in fondo, mi comprò una sontuosa parrucca di capelli incipriati con boccoli e diadema, e magicamente mi trasformai in una damina del Settecento, alla faccia di tutti i Libri di Storia del Costume.

Poi ci fu qualche anno senza maschera, alle medie, e infine fu la volta delle maschere da grande, al Liceo, le foto non le metto perchè sono da censura:

da sposa, col vestito di mamma anni sessanta, completo di velo e Bouquet (questo rimediato)
da Cappuccetto rosso, sempre cucito da mamma, era una versione spiritosa, vista l'età
da Messalina, in bianco e azzurro e col diadema di foglie di alloro in testa
l'ultima, all'Università (il tema della festa era l'Oriente) mi vestii da vedova araba, con il burqa nero (non molto allegra in effetti, ma veritiera: le avevo viste in Egitto)

Ed ora, per consolarci della primavera che ancora latita (ho cambiato l'header del blog come rito apotropaico, quello con la neve mi sembrava portasse un po' sfiga), ho fatto due frappe veloci veloci, giusto per tradizione.
Quando ero ancora a casa, con mamma ci passavamo un pomeriggio intero a tirare la sfoglia (con la mitica macchina Imperia), a fare frappe, fettuccine e ravioli alla ricotta. Io la macchina per tirare la pasta neanche ce l'ho, per cui l'ho fatta a mano.

ricetta per le frappe (senza burro)
  • 300 grammi di farina
  • 2 uova intere
  • 50 grammi di zucchero
  • 3 cucchiai di Strega
  • un cucchiaino di lievito
  • olio di semi per friggere zucchero a velo

Buon Carnevale a tutti!

LinkWithin

Related Posts with Thumbnails