I miei viandanti

mercoledì 26 maggio 2010

Diario de Sevilla: l'arrivo nella città del sole



Arrivare in città non è difficile, anzi.

Dopo un viaggio al cardiopalma per arrivare a Fiumicino via treno (quasi due ore da casa mia), un tragitto interminabile tra cambi metro e un pezzo di binario di 15 minuti da percorrere con la valigia dentro Termini, ero arrivata al treno Leonardo già distrutta.

L’aeroporto di Siviglia è molto più piccolo e razionale rispetto a Fiumicino, e subito fuori c’è l’autobus, che per 1,30 ti porta fino in centro città, oppure il taxi: ero preparata a prendere l’autobus, che ascendeva proprio davanti al mio hotel ma, essendo arrivata alle 17.30, ho pensato bene di arraffare il primo taxi e arrivare prima. Meraviglia: entro 20 minuti sono stata scaricata davanti all’albergo, e il prezzo era esattamente quello previsto, 22 euro, neanche un centesimo più della tariffa ufficiale. Io, abituata alla furbizia che caratterizza noi italiani, quasi non ci volevo credere!

Questo è il motivo per cui, arrivata in città nel tardo pomeriggio, la prima cosa che ho fatto, piantina alla mano, è stato affacciarmi sul Guadalquivir, fiume amatissimo da tutti i sivigliani e cantato in innumerevoli canti flamenchi. Questa è la visione del fiume dal ponte San Telmo, l’ultimo dei tre collegamenti che collegano la sponda del Barrio di Santa Cruz a quella del barrio gitano di Triana (anche se, entrando da questa parte, l’antico barrio sconfina in un inizio di periferia costituito da grossi condomini, che poco hanno a che vedere col graziosissimo quartiere confinante), e sulla destra svetta la mole imponente della Torre del Oro.



Dal mio albergo, sulla carta avevo già tracciato il percorso che mi avrebbe portato dritta dritta alla Puerta de Jerez, proprio dietro il Palazzo reale: sulla mappa si trattava soltanto di percorre la Calle de Enramadilla che connfluisce prima nell ‘Avenida CarloV e quindi nella Calle San Fernando.

Non avevo fatto i conti con l’immensità delle moderne strade spagnole: questi grossi viali, simili agli infiniti boulevardes francesi, prendono almeno 20 minuti e passa di cammino, a passo celere. C’è anche la Metro (da San Bernando a Puerta de Jerez, tre fermate), ma me ne sono accorta solo l’ultimo giorno, troppo tardi. In compenso ho scoperto che l’unica Metro esistente a Siviglia è divisa in tre Salti, cioè tre tratte: se si rimane all’interno del proprio salto si paga il biglietto base , 1 euro e 30, altrimenti il prezzo sale. Davvero curioso, e soprattutto assolutamente poco economico!
La città non è servita da una rete di trasporti particolarmente capillare anche perchè nella maggior parte delle strade del centro, strettissime, ci passano malapena le macchine e in alcune calli solo le biciclette, figuriamoci un autobus! Questo motivo, assieme ad una politica accorta di strade pedonali e piste ciclabili, unite alla mancanza di saliscendi ( a Roma, che è tutta collinosa, è difficile circolare in bicicletta, a meno di non avere polpacci da corridore) fa sì che la citttà sia percorsa da frotte di ciclisti allegri e disinvolti che hanno la precedenza su tutto, anche sui poveri pedoni che rischiano continuamente di essere investiti.

Siviglia è una città d’acqua: non perchè sia affacciata sul mare, ci sono oiù di 100 chilometri chilometri prima dell’affaccio sull’Atlantico ma il Guadalquivir, l’immenso, pigro fiume che l’attraversa tutta, dona un’atmosfera quasi marina al lungo fiume che si affaccia nelle sue acque placide.

La città deve la sua floridezza appunto al grande corso d’acqua, un tempo canale navigabile che la rese, a partire dalla scoperta dell’America, il punto nevralgico dei trasporti mercantili da oltre oceano: le navi provenienti dall’Atlantico, risalendo controcorrente, arrivavano fino a Siviglia che, nel XVII secolo, diventò un fiorentissimo centro commerciale. Questo periodo di splendore è testimoniato dalla ricchezza di edifici e chiese che risalgono al periodo barocco, passato alla storia sotto il nome di Siglo de Oro.

La decadenza cominciò con il progressivo insabbiamento del canale, divenuto impraticabile alla fine del Seicento: il ruolo di punto nodale dei traffici e dei commerci si spostò sul mare, nella vicina Cadice, e Siviglia perse ricchezza e importanza.




Un’altra cosa che colpisce subito della città è la sua luce: un colore luminoso, dorato, smagliante, che inonda le graziose case bianche o coloratissime, scivola dolce sulle acque placide del fiume, avvolge ogni cosa di un alone caldo, soprattutto al tramonto.

Siviglia è, inconfondibilmente, una città del sud, e soprattutto una città spagnola: spagnola nei colori, nei profumi, nei giochi di piastrelle sugli edifici, nell'aria tersa e calda, nelle cascate lussureggianti di fiori che ornano i suoi patii e anche nelle vesti allegre e fiorite delle donne che passeggiano, nei traje da gitana che occhieggiano nelle vetrine, nell'aria festaiola dei suoi bar e dei suoi abitanti.




Ed ecco un primo assaggio del centro, l’antico Barrio Santa Cruz: attraverso l’Avenida de la Costituciòn, costellata da elegantissimi palazzi mudejar (di ispirazione moresca) si passa prima sotto la sontuosa Cattedrale, e poi si arriva agli Alcàzares, i Palazzi reali.







La Cattedrale è uno degli esempi più elaborati di commistione tra gotico e barocco spagnolo: vastissima (anche se la sua vastità è interrotta da una cappella centrale che occupa un considerevole spazio) è un trionfo di decorazioni, intagli, dorature, sculture lignee e marmoree. Due volte che ci sono passata, in orari diversi, due volte ho trovato la funzione in pieno svolgimento e l’accesso interdetto alla Capilla Mayor, punto focale della chiesa, oltre al divieto di fare fotografie /(sono riuscita a scattare queste prima che intervenissero i custodi).

Il retro della chiesa si affaccia su una graziosa piazza barocca con un bellissimo palazzo a fare da cornice, tra carrozzelle, negozi di souvenirs e bar caratteristici.

Su tutto svelta la mole imponente della Giralda, ultimo resto della moschea preesistente alla chiesa.





La prossima volta vi introdurrò nei bellissimi palazzi moreschi e nei suoi giardini incantati, alla scoperta delle atmosfere arabe della cità...

Altri racconti di Siviglia su questo Blog:

Arrivo in città

Calle de Las Sierpes, Flamenco, Scarpe e ventagli

Il Barrio di Santa Cruz

Il Barrio gitano di Triana

I Palazzi reali

La Macarena

Lungo le sponde del Guadalquivir

La Cartuja

Il Museo di Bellas Artes

7 commenti:

  1. Il tuo resoconto...le splendide foto...mi credi se ti scrivo che mi sembrava di essere a Siviglia con te?

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  2. mamma mia che meraviglia... grazie di averci trasmesso questo colore, questa allegria che regna a Siviglia! che foto meravigliose....

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  3. WOW! Sapevo che era bella, ma non immaginavo così! E quei bellissimi vestiti.. veramente un posto fantastico!

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  4. bellissime fot,bellissimo reportage e che voglia di partire!!!!!bacioni imma

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  5. con le tue bellissime foto e il diario sembra di esserci, mi sto convincendo che ci dobbiamo proprio andare!un abbraccio
    ciao Reby

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  6. Che meraviglia la Spagna! Mi manca un sacco!

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  7. i patii sono semplicemnte meravigliosi. che bellezza!

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Pellegrino che ti aggiri per queste lande incantate, mi farebbe piacere una traccia del tuo passaggio...

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