I miei viandanti

lunedì 12 luglio 2010

Cartuja, futurismo e modernità a Siviglia



Vi ho illustrato la parte antica della città, i bei quartieri di Santa Cruz, de la Macarena e di Triana, ci siamo persi nei giardini moreschi dell’Alcazar e lungo le sponde fresche del Guadalquivir, ma Siviglia ha anche una parte moderna piuttosto consistente.
A parte i grandi boulevardes di edifici moderni e centri commerciali che confluiscono senza soluzione di continuità verso il centro, nel 1992 venne costruito un intero quartiere su una isola fino ad allora disabitata, alla periferia settentrionale, subito dopo l’ultimo ponte di Triana: il quartiere prende il nome dall’isola, la Cartuja.



Mi piace andare a scoprire, di una città, anche i quartieri meno centrali, periferici: tante volte si riesce a capire di più uscendo dai circuiti tradizionali, spingendosi con curiosità verso l'impensato, e facendo non di rado delle piacevoli scoperte. In realtà avevo previsto questa passeggiata per il giorno successivo, quello dedicato a Triana visto che sono sulla stessa sponda, ma una mattina intera mi aveva permesso di gustarmi per bene i quartieri più settentrionali e Cartuja è sì contiguo al quartiere gitano, ma anche prospiciente la Macarena, una volta arrivati all’altezza del Puente de la Barqueta mi sembrava stupido tornare indietro, visto che l’isola si stendeva proprio davanti ai miei occhi.

Cartuja non ha nulla a che vedere con nessuno dei due quartieri vicini, è un esperimento di architettura futuristica, un progetto stravagante di edifici eclettici e installazioni avveniristiche: l’isola fu completamente risistemata in occasione dell’Expo del 1992, occasione nella quale vennero costruiti ben tre nuovi ponti, vennere dragato il fiume rendendolo di nuovo navigabile, e venne allestito su questa isola quasi deserta un imponente progetto di larghi viali, grattacieli dalle forme bizzarre, un lago, un parco giochi chiamato la Isla magica.

Visto che si approssimava l’ora di pranzo, ho deciso di mangiare qualcosa in uno dei piccoli bar lungo la riva del fiume, proprio di fronte all'isola.



Ancora non avevo ben presente le abitudini culinarie del luogo, ma ero assolutamente decisa ad approfondire la questione: sono quindi entrata in uno di quelli che aveva, scritto col gesso bianco sulle onnipresenti lavagne, dei piatti per me vagamente riconoscibili. Avevo deciso per le Huevas a la flamenca che mi parevano molto promettenti, ma il ragazzo mi ha spiegato che le porzioni normali in realtà sono per almeno due persone, per cui ho cominciato a scorrere la lista delle tapas, che sarebbero stuzzichini di vario tipo, dalle tartine alle insalate, dai fritti alle crocchette e così via.

A naso ho scelto delle Patatas Bravas e una Ensaladilla, che alla fine si sono rivelate delle patate fritte a tocchetti inondate di Ketchup e Maionese con un retrogusto piccante, e una Insalata capricciosa a base di patate, carote e altre verdure, anche questa annegata nella maionese, tutto leggermente diverso da quello che immaginavo (per me Ensaladilla evocava un bel piattone di insalata mista, ma va bene così). Le loro tapas sono in realtà delle mezze porzioni abbondanti, che costano più o meno due euro, due euro e mezzo, servite con del pane caldissimo, dei tarallucci, e ovviamente una bibita.

Con 6.50 euro ho mangiato, lasciando abbondantemente metà piatto di ambedue perchè non ce l’ho proprio fatta a finirle, quindi mi sono incamminata verso il quartiere sulla sponda opposta, sotto un cielo bianco e un'afa pesante, resa ancora più faticosa dal calore che sale dal cemento delle strade.

Ho camminato sul Puente de la Barqueta, una campata unica che sembra sospesa nel vuoto, cemento e tiranti di ferro tinti prima di rosso e poi di azzurro:la Siviglia abitata, animata e festosa sembra arrestarsi qui, una volta oltrepassato questo ponte sospeso. Da qui si vede il ponte successivo, il candido Puente de Alamillo, dal design ancora più ardito e aereo di questo.



Avevo ben presente la grandiosità della Defense, a Parigi: un quartiere modernissimo, dal design all’avanguardia, tenuto alla perfezione e meta turistica frequentatissima. In questo caso la Cartuja è stata una bella delusione, una specie di quartiere fantasma assolutamente decentrato e quasi deserto, a parte il traffico automobilistico diretto agli uffici.

Già, perchè i grattacieli sono occupati da uffici e quindi non visitabili, le strade attorno chiuse addirittura da cancelli (per cui diventa anche difficile attraversare il quartiere senza vagolare a zigzag), i lunghi viali prospettici lasciati in abbandono, i giochi d’acqua posti in mezzo al nulla, le piste ciclabili assolutamente vuote, i marciapiedi deserti.

Sono entrata nel quartiere attraverso una lunghissima e ampia strada, l’Avenida Marie Curie, su cu si srotola la solita pista ciclabile color verde acceso, fontanelle e padiglioni in metallo bianco, poi ho proseguito fino alla curiosa installazione a forma di palla, fino a giungere alla trafficatissima Avenida de Carlos III, il tutto senza incontrare anima viva, almeno bipede, se non qualche giardiniere intento a potare le aiuole.

Sono tornata indietro piuttosto velocemente su dei marciapiedi di uno stravagante giallo carico, sempre nel nulla più totale, sotto un cielo pesante, basso, con un caldo fastidioso che saliva dal cemento, una cappa afosa che contribuiva non poco ad alimentare una strana sensazione di irrealtà metafisica.



Dopo un infinito camminare (le distanze sulla carta ingannano molto) sono riuscita a prendere un stradone lunghissimo, che costeggia il cinquecentesco Monastero di Las Cuevas, ora riadattato a Museo delle Arti contemporanee fino ad arrivare, finalmente, in un posto meno desolato, e scavallare di nuovo il fiume alla Paserela de la Cartuja dove finalmente ho incontrato qualche umano, dopo tanto peregrinare a vuoto. Immaginate una specie di Eur degli anni 2000, ma molto più vuoto e in abbandono, e avrete una idea della Cartuja.
L’unico segno vitale del quartiere è la Isla Magica con le sue spericolate giostre, di cui si sentono le grida fin dall’altra parte del fiume.



Diciamo che, se avete proprio tempo da perdere e soprattutto siete in compagnia, un giretto per la Cartuja ( e magari al parco divertimenti) fatelo pure, ma non mettete questo quartiere tra le priorità della visita, se non volete perdere un paio di ore a camminare per strade deserte!



Approdando di nuovo sulla sponda destra, la prima grossa strada che si prende è la lunga Calle Alfonso XIII, che segna il confine tra la Macarena e il centro: qui si trova il Museo di Bellas Artes, di cui vi parlerò la prossima puntata.

Altri racconti di Siviglia su questo Blog:

Arrivo in città

Calle de Las Sierpes, Flamenco, Scarpe e ventagli

Il Barrio di Santa Cruz

Il Barrio gitano di Triana

I Palazzi reali

La Macarena

Lungo le sponde del Guadalquivir

Il Museo di Bellas Artes

8 commenti:

  1. Il tuo modo di raccontare è ammaliante... Ti ho seguito nei luoghi protagonisti di questo splendido reportage, con entusiasmo e curiosità,condividendo con te perfino le Patatas Bravas e l' Ensaladilla! :-) Aspetto con ansia la prossima puntata.

    P.s. Come va fisicamente? Spero che ti sia rimessa. Un bacione!

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  2. Rimessa è una parola grossa, diciamo che sono a metà convalescenza!

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  3. Perchè non mi hai portata con te??????????????????????????????????
    Un grosso abbraccio e spero che vada meglio!Guarisci prestissimo

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  4. bene vedo che hai ricominciato a postare il tuo splendido viaggio, questo mi fa ben sperare, siamo sulla giusta via, brava Geillis, faccio il tifo per te, un abbraccio
    ciao Reby

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  5. @ marifra: la prossima volta, magari...

    @ Reby: lo spirito sta tornando, poco a poco...

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  6. E pensare che sei stata qualche giorno a Siviglia, ma sembra che tu sia stata lì qualche anno! E' sempre un piacere leggerti!

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  7. @ Mario: per questo nessuno viene in vacanza insieme a me, sono una camminatrice e fotografa instancabile, voglio vedere tutto di un posto, conoscerlo come le mie tasche anche in pochi giorni!!

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  8. @ Mario: per questo nessuno viene in vacanza insieme a me, sono una camminatrice e fotografa instancabile, voglio vedere tutto di un posto, conoscerlo come le mie tasche anche in pochi giorni!!

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Pellegrino che ti aggiri per queste lande incantate, mi farebbe piacere una traccia del tuo passaggio...

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