I miei viandanti

mercoledì 9 settembre 2009

Colori, profumi e sapori della montagna



I ricordi cominciano a farsi pian piano meno vividi, meno netti, i colori iniziano a sbiadire nella memoria, gli effetti benefici dell'aria tersa, delle passeggiate in quota tra prati verdi e paesaggi mozzafiato sono svaniti da un pezzo...in questa grigia giornata di settembre anche l'estate sembra ormai un ricordo, ma forse è solo la malinconia di fine estate che, ogni anno, ci intristisce un po'.
Il caldo tornerà, e anche le belle giornate, almeno per qualche altra settimana.

A Roma sono state giornate bollenti, afose,con refoli di aria arroventati che ti riducono in un bagno di sudore umidicccio, come nei giorni peggiori di luglio: poi, la notte cominci a stringerti sotto il lenzuolo, la finestra aperta che lascia passare un vento freddo di tramontana che non ti aspetti; la mattina esci e ti accorgi che l'aria frizzantina, alle prime luci dell'alba, sa già di autunno, sa già di ottobre e maglioncino.
E qualche ora dopo, le prime avvisaglie di brividi, il raffreddore e tutti i sintomi dell'influenza: ieri l'ho passato tra una febriciattola e l'altra, la gola gonfia e un principio di indolenza nelle ossa.
Era il nostro quarto anniversario di matrimonio, ma non abbiamo festeggiato nulla: mio marito preso dal lavoro e io con la testa un po' annebbiata dal malanno.

Ma niente di grave, nulla al confronto delle influenze micidiali con cui ho visto cadere uno dopo l'altro quelli che mi stanno intorno, per ora me la sono cavata con un banale malanno da raffreddamento.
E' ora di riprendere il racconto, prima che le sensazioni, i colori e i sapori di questa vacanza in Val Pusteria diventino davvero un ricordo lontano.



Quattro anni fa avevamo soggiornato in un grazioso Garnì, non un vero albergo ma un piccolo B&B, condotto da una gentile coppia di anziani signori, di cui ho già avuto modo di parlare: poche stanze in una baita graziosa, con file di gerani rossi e bianchi, una piccola aia con ghiaia candida, tenuta rigorosamente ben pulita e sgombra dal signor Taschler, un orticello minuscolo sul retro e dei bei prati che si stendono davanti, proprio all’inizio di Ferrara di Braies.



Il piccolo paesino,minuscolo davvero, si snocciola lungo una stradicciola su cui si affaccia la graziosa chiesa dall'intonaco color celeste pastello e la smagliante guglia rossa, il Municipio e la Pensione Dolomiten, nel cui piccolo ristorante andavamo a mangiare tutte le sere.










La prima sera del viaggio di quattro anni fa, arrivati in tardo pomeriggio, capitammo in questo ristorante quasi verso le nove: ci eravamo pregustati una cena sostanziosa, per compensarci del magro pasto a base di panini, nel parcheggio di un autogrill a mezza strada.
Con nostro sommo dispiacere ci dissero che era tardi, la cucina era già chiusa, e fummo costretti ad accontentarci di quel poco che era rimasto.
Poi capimmo che l'orario giusto era con le galline, si direbbe dalle mie parti: e allora ci presentavamo all'orario giusto, ci accomodavamo nel piccolo locale foderato di legno, ed assaggiavamo le specialità del luogo, annaffiate dall'ottima birra saporita che producono da queste parti.

Nella pensione Dolomiten abbiamo avuto modo di apprezzare un tipo di cucina molto nordica, casereccia, sostanziosa e robusta: grandi piatti composti con patate fritte, vari tipi di verdure, bei tocchi di carne oppure delle morbide omelettes funghi e formaggio per me, grosse e gonfie di formaggio filante, e poi polenta, servita tipo minestra, e un meraviglioso strudel ancora caldo, il più buono che abbia mai mangiato, servito in porzioni generose e decorato con salsa di frutti di bosco.
Cosa c’è di più bello, di ritorno dalla montagna, che ritemprarsi con una tazza di cioccolato caldo con un tocco generoso di panna fresca, e una bella fetta di strudel?

Stavolta abbiamo preso la mezza pensione all’albergo, e l’orario della cena è stabilito per le sette, come in tutti i paesi nordici dove si mangia prestissimo, quando il sole non è ancora tramontato, un’abitudine piuttosto curiosa per chiunque non viva a quelle latitudini.
Però, dopo una lunga e stancante giornata a arrancare su impervi sentieri di montagna, alla fine l’appetito viene e anche robusto, alle prime luci del tramonto.

La cucina del Pragserhof è più raffinata, adatta a palati più esigenti e, ovviamente, con porzioni ridotte, come tutti in questi posti.
Devo ammettere che ci eravamo pregustati enormi porzioni di polenta fumante, salsicce arrosto e patate fritte, invece i nostri menu sono stati più da goumet ma, invero, non abbiamo avuto nulla di cui lamentarci!
L'unica nota negativa sono stati i chiletti che, nonostante le faticose arrampicate in salita, sono riuscita ad accumulare in pochi giorni.
E' che, quando sei davanti ad una tavola imbandita, è difficile rinunciare ad assaggiare tutto, un po' di questo e un po' di quello, finendo per alzarsi da tavola pieni come unuovo, e a poco serve la passeggiatina post prandiale, stretti nel maglioncino, sulla lunga strada che taglia la valle.
Mio marito, invece è riuscito a fare il bravo, saltando a piè pari primi piatti e dolci, e abbuffandosi dal ricco buffet di verdure del ristorante: enormi ciotole di ortaggi colorati, rape rosse, crauti, verza, insalate di fagioli, e una splendida insalata di patate con erba cipollina che assolutamente devo cercare di copiare.
Io, golosa, non ho saputo rinunciare a nulla, tranne ovviamente alla carne, che non mangio.
I dolci, poi, con che cuore rifiutarli?






Una passeggiata per la piccola Ferrara, o qualunque altro di questi gioielli incastonati tra le montagne, è un tuffo nella bellezza e nella poesia, un quadro impressionista in cui i colori dei fiori, dei prati, delle rocce giocano con una luce mutevole, dai toni carezzevoli oppure cristallini, a seconda del colore del cielo e dei riflessi del sole.

Ogni angolino è traboccante di fiori, quasi una gara tra le signore del paese ad avere i balconi più colorati e le fioriture più spettacolari.
Sarà il clima particolare di questa regione, la cura maniacale, la bravura dei loro giardinieri, oppure qualche segreto misterioso, che rende questi fiori irriproducibili altrove: cascate opulente di gerani dai colori sontuosi, accostamenti azzardati di rossi sfarzosi, bianchi evanescenti, rosa e viola purpureo allegramente mescolati insieme; petunie folte e lussureggianti che ricadono a grappoli dai basket appesi, le corolle carnose in tutte le sfumature dell'arcobaleno, i petali delicatamente screziati come fossero dipinti a mano, uno per uno, in una profusione satura di tinte e profumi da ottundere i sensi.

A Roma, ormai da qualche anno, siamo afflitti da una farfallina malefica che distrugge tutti i gerani, che sono praticamente spariti dalla città: poi sarà il caldo umidiccio, l'inquinamento o che so io, ma i nostri balconi e i nostri davanzali fanno davvero ben magra figura, in confronto a questi. Ogni anno provo ad emulare le solerti padrone di casa di quelle valli, ma con assai scarsi risultati, ahimè.



Ogni casa è lustrata fino a farla brillare, linda e pinta, i legni dai colori caldi che ornano vezzosi facciate e balconi, i tetti spioventi e le tendine di pizzo alle finestre. Non c'è edificio che sia fuori posto, soprattutto nei paesi più piccoli mentre nei centri maggiori, ovviamente, si vedono costruzioni anche più grandi, condomini a parecchi piani e fabbricati più moderni, ma niente a che vedere con gli sfregi di altri regioni.

La cura degli abitanti per le loro case è quasi maniacale, basti vadere la simmetria rigorosa e geometrica con cui costruiscono le cataste di legna, un vero mosaico di pazienza e perizia, ma non solo: ogni angolo dei paesi e delle vallate è curatissimo, strade, panchine, aiuole, addirittura i prati, che non vengono lasciati incolti ma rasati con le falciatrici; l’erba tagliata viene lasciata seccare e poi, probabilmente, utilizzata per sfamare gli animali, d’inverno, in un continuo riciclo di risorse che non sfrutta la natura, ma la utilizza al suo meglio per renderla ancora più ricca e bella.

Non c’è un angolino di questi paesi che non sia lustro e aggraziato, secondo una logica che purtroppo, altrove, non attecchisce a dovere: e cioè che gli spazi comuni non sono terra di nessuno, da sporcare a piacere, ma sono un bene prezioso di tutti, per cui le si rivolge la stessa cura con cui si tengono le cose proprie, in maniera che tutti possano goderne la bellezza.

Questa filosofia di vita, che renderebbe molto più belle e vivibile le nostre città centro-meridionali (Roma per prima), viene rispettata anche dai turisti che soggiornano in queste valli: raro vedere turisti chiassosi, caciaroni e sporchi, quelli che infestano spiagge e lidi appena più a sud, orde di barbari che lasciano una scia molesta di rumore e immondizia su una terra già deturpata da colate di cemento, incuria e abusi edilizi.





Il turismo che ama la montagna è una tipologia diversa, rispettosa dell'ambiente e delle tradizioni, che viene qui proprio per trovare natura incontaminata, silenzio e tranquillità.
Rarissimo vedere sentieri tenuti male, cartacce o bottiglie abbandonate, scritte sui muri e cartelli divelti, segno che l’ordine e il decoro, quando sono presenti, in massima parte vengono attuati anche dai forestieri.

Perché non riusciamo ad esportare questo modello di ordine e decoro anche altrove?

12 commenti:

  1. Molto poetiche le foto e la loro diposizione. Mi è piaciuto come hai inserito la foto della catasta di legna, sembra quasi di sentire il profumo dei ciocchi appena tagliati :) Poi i colori della montagna d'estate sono incantevoli...

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  2. che meraviglia...non finirò mai di dirlo. Hai ragione sai, settembre è troppo triste e deprimente, e dopo avere visitato questi luoghi la città sembra ancora più caotica e stressante!!

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  3. dammi ancora da bere il nettare che hai distllato nel tuo post, aria pura, cucina genuina, poca gente e pulizia... come ne sento la mancanza... qui in sardegna se non si sporca tutto e dapperttutto non ci si sente soddisfatti, che tristezza.
    Bellissimo post e immagini meravigliose.

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  4. @ Calendula: che peccato, la tua terra bellissima, meriterebbe ben altro trattamento..
    :-(

    @ Elena: certe Roma mi sta stretta, e dire che c'è chi ci vorrebbe vivere...

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  5. @ Ivy: la legna mi ha veramente entusiasmato
    :-)
    sono dei veri artisti, anche in queste cose semplici

    Grazie Carla
    :-)
    sto già meglio, per fortuna, ma ancora qualche acciacco...

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  6. Che belle le foto di questo post... io dico sempre di non essere un'amante della montagna d'estate, ma quegli scorci e quei fiori sono irresistibili. Ho girato un po' il tuo blog e ho scoperto molte ricette interessanti. Vedo che condividiamo la passione per il pane e i prodotti lievitati... tornerò a trovarti! A presto

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  7. Che posti incantevoli, che pace, che incanto... hai proprio ragione, come si fa ad esportare questo modello anche altrove?
    Comunque il tuo blog è molto interessante e dalla grafica favolosa. Ciao

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  8. Ciao Geillis e complimenti per il tuo blog, si avverte subito una passione per le cose belle, complimenti. I posti che descrivi quaggiù sono favolosi i fiori poi...di una bellezza indescrivibile...A presto

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  9. Grazie Ylenia, benvenuta!

    @ Giugy: hai ragione, perchè?

    @ sabrine: non a tutti piace la montagna d'estate, eppure è bellissima...sicuramente non è il mare, però ha un suo fascino, bisogna solo scoprirlo!

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  10. Io non sono una grande amante della montagna (questione di feeling... mi sento meglio in riva al mare o tra le dolci colline) ma questi tuoi racconti, e le bellissime immagini, mi mettono voglia di un weekend di tutto riposo da quelle parti :-)

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  11. Che belle foto e che bell'atmosfera....da sogno ....
    Un abbraccio

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Pellegrino che ti aggiri per queste lande incantate, mi farebbe piacere una traccia del tuo passaggio...

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