Questo è un post un po' anomalo, ma doveroso. Non ho fatto mai appelli, chi frequenta questi sentieri da tempo lo sa, questa volta però ho preso a cuore un caso segnalatomi da amici su Facebook, ed eccomi qui, a raccontarvi una piccola storia.
I miei viandanti
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giovedì 21 febbraio 2013
Una speranza per Beatrice
Questo è un post un po' anomalo, ma doveroso. Non ho fatto mai appelli, chi frequenta questi sentieri da tempo lo sa, questa volta però ho preso a cuore un caso segnalatomi da amici su Facebook, ed eccomi qui, a raccontarvi una piccola storia.
sabato 26 settembre 2009
Ortensia alla conquista del mondo

Questa è la piccola storia, accaduta appena ieri, di una ardimentosa tartarughina delle dimensioni di una piccola albicocca, persa nel pericoloso mondo umano. La cucciola è stata trovata in mezzo alla strada, alla mercè di automobili e passanti distratti che potevano schiacciarla, magari inavvertitamente.
E’ stata raccolta amorevolmente da una passante (mia madre) che è arrivata a casa mia con questo cosino minuscolo in mano, spaventata ma sostanzialmente illesa.
Cosa ci facesse in giro per il mondo, lontana dalla sua mamma e dalle sorelle di uovo, non è dato sapere: comunque è stata deposta subito dentro un coperchio di scatola di scarpe, e osservata minuziosamente alla ricerca di danni visibili. Dopo qualche minuto di raccoglimento nel suo carapace, la piccola ha tirato fuori il musetto e abbiamo capito che non aveva ferite, sembrava intatta e con gli occhietti belli arzilli.



È stata lasciata ad ambientarsi nel suo coperchio, poi ho tentato di rifocillarla con qualche cibo adatto a lei: ma poi, cosa mangiano le tartarughe, soprattutto così piccole?
A prima vista sembrava una testuggine di terra, non di mare, ma le mie nozioni tartarughesche sono a dir poco carenti, magari si tratta di un raro esemplare di Caretta Caretta, vai a sapere…qualche anno fa, qualcosa più di trenta, in casa avevamo una tartaruga di nome Lula, però di quelle grandi, che zampettava dentro casa, e mangiava insalata e frutta a pezzetti.
L’estate la portammo in vacanza con noi a casa dei nonni, a San Vito Romano, e la lasciammo liberare di girovagare nel giardino, che pensavamo fosse il paradiso di ogni tartaruga.
Non l’abbiamo più trovata.
Insomma, nella scatola della piccola ribattezzata da me Ortensia (non essendo assolutamente in grado di stabilirne il sesso, ho deciso che fosse femmina) ho messo mezza foglia di lattuga, un chicco d’uva spaccato a metà,qualche filo di erba gatta e una ciotolina con acqua, che ha provveduto subito a rovesciare allagando la scatola, un pezzetto di pomodoro, e poi ho lanciato l’S.O.S su Facebook, incerta sul da farsi.
Mi hanno risposto in tanti, con una serie di consigli sensati da chi di questi animaletti si intende, e finalmente ho trovato una sistemazione consona presso la mia collega Alessandra.
Seguendo i suoi consigli ho tolto subito il pomodoro, che non possono mangiare, e ci ho messo qualche pezzetto di mela, ma la piccola non ha mangiato niente.
Si è rifugiata sotto un tovagliolo e si è messa a dormire, evidentemente stremata da troppe emozioni. Allora l’ho deposta al sicuro dai miei gatti, sul tavolo della cucina, al buio, sperando che la mattina dopo fosse ancora viva.
I gatti fortunatamente l’hanno degnata poco più che di una annusatina distratta, poco incuriositi da questo esserino silenzioso: questa mattina Ortensia era ancora sotto il tovagliolo, a poltrire.



L’ho portata alla luce e, dopo un risveglio faticoso (anche lei soffre della mia stessa sindrome, forse ci vuole una sostanziosa colazione e un buon caffè anche per le tartarughe insonnolite) si è stiracchiata le zampette e ha cominciato ad esplorare la scrivania, passeggiando sulla tastiera, girando intorno ad un curioso oggetto di nome Mouse, e tentando di cataputaltarsi di sotto da tutte le parti.
Visto il suo spirito indomito – non sapete quanto è difficile star dietro ad una tartaruga determinata ad evadere – ho capito che la sua non è stata una fuga per sbaglio, Ortensia è una tartaruga curiosa che, evidentemente, ha deciso di lasciare il suo giardino per partire all’esplorazione del mondo.


In ogni caso, nella sua scatola c’era una minuscola cacca, dal che si può dedurre che gli intestini della piccola Ortensia funzionano alla grande.
Per un attimo ho pensato di tenerla nel nostro minuscolo zoo (due bipedi umani e due felini), come mascotte onoraria, poi ho deciso che sarebbe stata molto meglio insieme alle sue simili, curata da chi le conosce e sa come allevare una piccola tartaruga in crescita.
Ortensia è stata messa in una scatola da pantofole col coperchio bucherellato e foderata di carta di giornale, ed è stata portata con l’autobus (ma non saranno troppe tutte queste emozioni, per una tartaruga così piccola?) alla sua destinazione: consegnata alle amorevoli attenzioni di Alessandra, che ospita altre tartarughe di varie età ed è un’esperta, è risultata essere una cucciolotta di neanche un mese, di sesso incerto perchè il sesso di una tartaruga non si sviluppa prima dei 4 anni di età, per cui per il momento il nome di Ortensia va benissimo.
Alessandra si è procurata alcune foglie di lattuga fresca e croccante e l’ha imboccata, fino a che la tartarughina non ha dato un bel morsetto alla foglia di insalata, e poi un altro ancora, dimostrando di essere arzilla, affamata e in ottima salute.
Ortensia rimarrà nella sua scatola, tra la lattuga, fino a stasera, quando verrà sistemata in un bel terrario provvisto di lussuosa piscina, con altre 4 coinquiline solo poco più grandicelle di lei.

Au revoir, piccola Ortensia alla conquista del mondo, che la tua vita possa essere lunga, piena di mele dolci e croccanti foglie di insalata fresca!
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