I miei viandanti

sabato 17 luglio 2010

Il Museo di Bellas Artes di Siviglia


Di solito, quando si arriva in una città sconosciuta, tutta da scoprire, si fa un itinerario di massima da seguire, soprattutto se si tratta di una città grande e non si hanno tanti giorni a disposizione. Ci sono poi delle città che non basta una visita, e neanche due, e alla terza ti rendi conto che ne hai vista una minima parte come ad esempio Parigi di cui, dopo cinque visite, mi mancano ancora tantissimi musei.

Roma è una di queste, anzi: visto che ci abito da una vita, ogni volta mi sorprendo dalla quantità di musei, siti archeologici, pinacoteche e chiese della mia città. Avendo fatto poi degli studi specifici, prima all'Università e poi al Corso di restauro, dovrei anche essere una privilegiata, eppure ci sono ancora tante cose che devo vedere, oppure che ho visto tanti anni fa e che vorrei riscoprire con gli occhi della maturità.

Siviglia no, Siviglia è una città piccola, almeno in confronto a molte capitali europee: in effetti non è una capitale, tutt'al più capoluogo di regione: città bella e affascinante, ma sempre di dimensioni ridotte.
Anche per quanto riguarda i musei, Siviglia ne ha di belli ma sono pochi, e piccoli: non avevo alcuna intenzione, in cinque giorni di visita, di entrare nei musei ed invece alla fine li ho visti tutti e cinque, proprio perchè il tempo alla fine c'è stato.

Di ritorno da Cartuja, ho imboccato la lunga Calle Alfonso XIII, una bella e animata via che divide la Macarena da Santa Cruz e proprio all'inizio, dopo questa piazzetta in cui un modernissimo bar si affianca graziosamente ad una pittoresca chiesetta gialla e bianca, si apre una piazza ombrosa, su cui affaccia il seicentesco edificio del Monaster de Mercede Calzada: nel 1835 in queste sale venne allestito il Museo de Bellas Artes, che contiene una corposa collezione pittorica del Barocco sivigliano, per la maggior parte proveniente da monasteri e altre collezioni ecclesiastiche e, solo in tempi più recenti, ha visto l'aggiunta di preziose tele e manufatti dell'Ottocento e del Novecento, sempre di artisti andalusi.




Già l'entrata, dalle pareti coperte di bellissime ceramiche sivigliane, e i tre chiostri su cui si affacciano le sale del Piano terra, ci trasportano immediatamente nel Barocco sivigliano: in queste sale al pianterreno è esposta una preziosissima collezione del famoso Murillo (uno degli artisti più illustri nati a Siviglia), le cui pessime condizioni di luce purtroppo mi hanno impedito di immortalare per voi.




Al primo piano l'esposizione comincia con opere del XV secolo, passando per altri illustri artisti barocchi sivigliani, come Zurbaràn e Valdés Leal.


Queste sono le prime sale della collezione che va dal Settecento fino alla pittura moderna, in cui ritratti di dame in abbigliamento tipico con sontuose mantiglie si alternano a paesaggi, a scenette di genere ambientate in interni, così tipiche della pittura settecentesca.





La pittura sivigliana non ha assolutamente nulla da invidiare alla contemporanea francese e italiana, almeno dal punto di vista della bellezza, anche se è molto meno famosa e conosciuta nel resto del mondo, e presenta dei tratti caratteristici introvabili altrove (Ritratto di Gustavo Béquer, di Dominguez Bècquer, 1862).



Guardate ad esempio questi Baile por Bulerìa e Baile Por Sevillanas  di Garcìa Ramos, 1884, in cui ballerini nei costumi tradizionali si esibiscono sullo sfondo di locali caratteristici: una scena che si ripete esattamente adesso, nei moderni tablaos sparsi per tutta l'Andalusia.



Una splendida dama con sontuosa mantiglia avorio, peineta e ventaglio, abbigliata con stoffe cangianti i cui riflessi argentei la fanno emergere dall'oscurità, in cui si intravedono delle figure vestite da torero che le fanno da enigmatico fondale.


Ed ecco la paesaggistica ottocentesca: questa è la fangosa sponda di Triana (di Sànchez Perrer) prima della costruzione dei muraglioni, quando il quartiere doveva essere ancora il caratteristico e povero barrio gitano, e ancora sotto il barrio di Santa Cruz e la Torre del Oro visti dalla sponda opposta di Triana, forse proprio dal ponte Sant'Elmo.



Altro tema tipico sivigliano è l'arte della corrida: in questa grande tela "La muerte del maestro"  (José Villegas Cordero, 1910) i colori luttuosi della morte e del dolore si mescolano alla ricchezza dei costumi, all'oro delle decorazioni che rubano la scena al morto che giace in penombra, quasi dimenticato e sopraffatto da tanto sfarzo.





Un altro argomento caratteristico della pittura locale è quello delle feste, così care alla città, come questa " Sevilla en fiesta"  , particolare, (Bacarisas Gustavo, 1915) in cui le tre dame in costume tradizionale, dipinte in grandi pennellate pastose e sfumate,emergono luminose ed evanescenti da una città notturna e tenebrosa, quasi una citazione dei sontuosi ritratti su sfondo scuro di dame dei secoli precedenti (vedi ad esempio Goya) ma ben consapevole dei nuovi modi pittorici provenienti dalla Francia.


E che dire di questi splendidi ritratti o della graziosa fanciulla di marmo, anche lei pronta per danzare ad una fiesta cittadina?
I bei costumi tradizionali sono gli stessi che, ancora oggi, le donne sivigliane indossano nelle Ferias e le danzatrici sui tablaos per ballare il flamenco:  vestiti ampi e ricchi di volants, scollature ornate di frange, rose e pettini nei capelli acconciati a chignon, mantiglie e scialli di seta, un'eleganza senza tempo che rimane inalterata da secoli; la prima tela è di Diego Lopez, Sevillana en su patio, 1915); la seconda è di García Ramos Joseph, Malvaloca, 1912.




L'ultimo quadro che ha colpito la mia immaginazione è stato questa bella scena d'interno di Rafael Martinez Diaz, "Escena de Familia" : una camera semplice dalle pareti chiare, rischiarate solo dalla luce rarefatta di una finestra: le quattro bambine sono ritratte ognuna in una posa diversa, attorno ad una tavolo semplicemente imbandita (due mele, un piatto di pesce, una brocca e del pane).
Sono gli sguardi tristi, come rassegnati eppure lucidi (soprattutto della ragazza con la coda) a colpire lo spettatore, invitato suo malgrado ad assistere al magro ma dignitoso pasto.



Per chi volesse approfondire:
Museo de Bellas Artes

Altri racconti di Siviglia su questo blog:

Arrivo in città

Calle de Las Sierpes, Flamenco, Scarpe e ventagli

Il Barrio di Santa Cruz

Il Barrio gitano di Triana

I Palazzi reali

La Macarena

Lungo le sponde del Guadalquivir

La Cartuja

12 commenti:

  1. Ancora una volta sono rimasta piacevolmente impressionata dal tuo racconto e dalle immagini che lo costellano. Tra i dipinti, mi ha colpito in particolare quello che ritrae le bambine attorno alla parca mensa: chissà perché! Grazie, cara, per le emozioni che mi doni con i tuoi eccezionali post :-)

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  2. Cara Laura grazie! Che belli i dipinti e che gran voglia di visitare posti così interessanti e pieni di arte e storia! Da troppo tempo non faccio un viaggio come si deve!
    Un abbraccio e buona domenica!

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  3. @ Lucia: anche a me quel dipinto, così austero, piace moltissimo, forse per la bellezza degli sguardi, chissà!

    @ Marianna: io non viaggio poi molto, però quel poco lo faccio fruttare al massimo, e poi anche passeggiare per Roma è un po' un viaggio, in questo sono fortunatissima!

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  4. Il fatto che la città da visitare non sia tanto grande è spesso un lato molto positivo, così una volta a casa si ha la soddisfazione di aver visto tutto in pochi giorni. Per i quadri, hai proprio ragione: le dame ritratte hanno un'eleganza senza tempo!

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  5. Siviglia in questo dà molte soddisfazioni
    :-)

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  6. Stupendi i dipinti,complimenti per il tuo blog, molto interessante !

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  7. Se ti fa piacere, sul mio blog c'è un regalino per te! :-)

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  8. Che bello ... ci sono stata anni fa ... siviglia è una favola , con gli aranci dappertutto e le arance a rotolare per terra...magica , sapori e profumi indimenticabili... grazie , ti abbraccio , stefania

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  9. ciao, complimeti x il blog, ma la MAESTRANZA (plaza de toro) non l'hai visitata?

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  10. ciao, la MAESTRANZA non l'hai visitata?

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Pellegrino che ti aggiri per queste lande incantate, mi farebbe piacere una traccia del tuo passaggio...

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