I miei viandanti
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lunedì 23 maggio 2011
Barcellona, aspettaci
Un post frettoloso, tra una valigia ancora aperta e le cartine di Barcellona sparse sulla scrivania.
Siamo in partenza, domattina il nostro aereo spiccherà il volo per atterrare nelle coloratissime terre catalane.
In attesa di raccontarvi per filo e per segno il mio viaggio, vi lascio con dei biscottini molto graziosi, assemblati un po' di fretta e arricchiti da pezzi di cioccolato a latte, un uovo di Pasqua infilato nel freeezer che sto mettendo un po' dappertutto.
Ci sentiamo al mio ritorno!
Biscotti di farro con cioccolato al latte
200 grammi tra farina di farro e 00 (io 100 e 100)
100 grammi di burro morbido
80 grammi di zucchero di canna
1 uovo intero
mezzo cucchiaino di lievito
cioccolato al latte, ridotto a scaglie
Fate la fontana al centro della spianatoia, rompetevi l'uovo dentro, aggiungete il burro a pezzetti morbido, quasi sciolto, lo zucchero, il lievito ed impastate (se dovesse sembrare troppo secca, aggiungete del latte oppure del liquore).
Aggiungete il cioccolato a scaglie, impastando fino ad incorporare tutti i pezzi (ovviamente vanno bene anche le
Impastate, formate la palla, mettete nella pellicola per alimenti in frigorifero per circa mezz'ora.
Stendete la pasta alta tre o quattro millimetri e cominciate a fare le forme con gli stampini.
Disponeteli sulla placca coperta da carta forno (servono due teglie grandi). Infornate nel forno caldo a 180 gradi con una placca al piano inferiore, altrimenti si bruciano.
Il tempo di cottura è di circa 10 minuti, fate attenzione a non bruciarli sotto.
mercoledì 11 novembre 2009
I Cookies di Cristina
In questi giorni ho un po' latitato, presa sia dal lavoro che da altri pensieri...non so se succede anche a voi, ma quando lavoro (soprattutto parecchi giorni attaccati), mi sembra come di essere in apnea, sono dei giorni in cui non riesco a fare niente più che sopravvivere...per fortuna lavoro part-time, per cui riesco a decongestionarmi nei giorni successivi.
Dopo un'immersione nel week end, ora sono in ferie: una delle poche cose buone di questo lavoro è la quantità di giorni di riposo e ferie che escono durante l'anno: un po' meno l'estate, però l'inverno riesco a stare parecchio tempo a casa, e non è male.
Non ho fatto molto nè tantomeno cucinato (tranne un paio di ciambelle ottimamente riuscite che posterò quanto prima), però ho fatto dei Cookies niente male: la ricetta me l'ha data la mia collega Cristina (al lavoro pochi sanno che ho un blog di cucina), e li ho provati subito. Sono semplici da impastare e ci vuole pochissimo per cuocerli, appena dieci minuti.
Avevo messo da parte quelli più carini (come faccio di solito) per fotografarli, ma quando sono andata ad aprire la scatola di latta ne ho trovati solo due, solinghi e abbandonati, perchè gli altri se l'era mangiati mio marito...per cui ne ho fotografati uno e mezzo (l'altro mezzo non ho potuto fare a meno di addentarlo mentre facevo le foto).
Sono dei biscottini friabili tipo Gocciole, nella ricetta originale ci andavano le gocce di cioccolato: io ho comprato una tavoletta di fondente e l'ho fatta a scaglie con un coltello molto affilato, costa molto meno e la grana irregolare delle scaglie non mi dispiace affatto.
Non contengono neanche tanto burro, e lo zucchero di canna dà un sapore leggermente diverso dai soliti biscotti.
Per due teglie:
250 grammi di farina
1 uovo intero
100 grammi di burro
60 grammi di zucchero semolato
6o grammi di zucchero di canna
mezzo cucchiaino di lievito
mezza tavoletta di cioccolato fondente oppure 80 grammi di gocce
Far sciogliere il burro sul fuoco dolce.
Fare la fontana sulla spianatoia, mettere al centro l'uovo intero e lo zucchero.
Cominciare ad impastare con la forchetta, aggiungendo il burro scuolto, il lievito, fino ad ottenere un composto tipo frolla ma più appiccicoso.
Aggiungere le scaglie (o le gocce) di cioccolato all'impasto.
Fare delle palline piccole (tipo polpettine) e schiacciarle, poi disporle su una teglia da forno foderata di cartaforno.
Infornare a 180 gradi (anche 170) al terzo ripiano dal basso, con una leccarda sotto per non farli bruciare.
Si cuociono in una decina di minuti, fare attenzione a cuocerli ma non farli bruciare sotto.
Sfornarli e lasciarli raffreddare (quando escono sono un po' mollicci, si induriscono dopo).
mercoledì 28 ottobre 2009
Il mio Secondo Blogcompleanno
E siamo arrivati anche al compimento del secondo anno, è veramente incredibile come vola il tempo...se qualcuno mi avesse detto, due anni fa, quante nuove esperienze, quante lettere, quante fotografie, quanti racconti e incontri sarebbero accaduti grazie a questo diario virtuale, non ci avrei creduto. E neanche che avrei avuto la sensazione di fare qualcosa di bello, di interessante: quasi 200.000 pellegrini che sono passati di qua non sono uno scherzo, e li vorrei davvero ringraziare tutti, uno per uno.
Era nato, questo blog, un po' per caso un po' per gioco, come ho raccontato in queste pagine, ed invece si è trasformato in un appuntamento irrinunciabile, qualche volta racconto, qualche volta sfogo, altre volte confronto e occasione di condivisione, ma sicuramente mai inutile, quantomeno per me.
Le persone che mi hanno scritto, in questo periodo, sono davvero tante: alcune lasciano commenti, altre invece mi seguono in maniera silenziosa, rivelandosi ogni tanto per lettera e, da quello che scrivono, capisco che leggono con attenzione, con costanza, addirittura con affetto.
Sono veramente contenta di tutto questo, e spero di continuare a dire e raccontare cose interessanti e non superflue, almeno non del tutto...
Mi piacerebbe essere più costante, scrivere con maggiore cura, avere più tempo per passeggiare per Roma, la mia incantevole città, e condividerne con voi ogni angolino, ogni bellezza nascosta, ogni statua e ogni quadro, ma non sempre si ha il tempo, e l'energia, per farlo.
Mi piacerebbe avere la voglia di mettermi più spesso di fronte allo schermo bianco e fermare in un istante il tempo che scorre, i pensieri che fluiscono rapidi e impetuosi, fotografare i ricordi prima che scompaiano, prima che svaniscano nella nebbia...
Ma alla fine, si fa quel che si può: quando si sente l'urgenza di farlo, l'energia viene e l'entusiasmo, quello che per qualche momento sembrava evaporato del tutto, ritorna prorompente come prima, e si ricomincia daccapo.
E quando sempre di non aver più niente da raccontare, di aver già detto tutto, ecco un piccolo accadimento, un'emozione, una scoperta che fanno venir voglia ancora di appuntarla in queste pagine.
Mi piace fare la ciambelle, mi piace l'odore quando si cuociono nel forno, e i granelli di zucchero che scrocchiano sotto i denti. Sono facili da impastare, facili da cuocere e sono belle da vedere, non so a voi ma me danno proprio l'idea della cucina rustica, dei dolcetti tradizionali di paese.
Qui nel Lazio ce ne sono svariate, che prima o poi proverò: spesso sono all'anice, magari con le nocciole, o con i semi di finocchio, tutte comunque con degli impasti semplici, con poco o niente burro, proprio come piace a me.
Ne ho già provate diverse al vino ed erano buonissime, per cui proseguirò allegramente nelle mie sperimentazione ciambellinesche!
Queste ciambelline al mais sono state fatte col lievito normale (ancora non avevo trovato l'ammoniaca) assemblando un po' ad occhio le dosi, perchè dovevo finire un pacco di farina di polenta che non voleva saperne di finire.
Sono delle ciambelline molto croccanti e leggerissime, di un caldo color giallo, ottime per essere inzuppate nel caffellatte ma anche nel the. La farina di mais è quella a grana grossa, ma potete provare anche con quella a grana fine.
Ciambelline al mais
2 uova intere
180 grammi Farina di mais fioretto
180 grammi Farina 00
80 grammi olio evo
200 grammi zucchero
Mezza bustina di lievito
Due cucchiai di vinsanto
zucchero per spolverare
Per due teglie grandi:
Frullare la farina di polenta nel frullatore (non è che si sia frullata molto, ma io ci ho provato).
Mescolare le due farine e il lievito a fontana in una ciotola, mettere al centro le due uova intere e lo zucchero.
Quindi impastare con l'olio e il liquore, fino ad ottenere un impasto lavorabile, anche se appiccicoso, e rovesciarlo sulla spinanatoia infarinata.
Cominciare a comporre le ciambelline, passarle nello zucchero e disporle sulla teglia coperta di carta forno.
Infornare nel forno caldo a 170 gradi, sul terzo ripiano dal basso (quello per le crostate) con una leccarda al piano di sotto per non farle bruciare.
Si cuociono in circa 25 minuti.
lunedì 5 ottobre 2009
Il sapore antico delle Ciambelle
Siamo tornati alla normalità.
Le ferie sono finite, e così anche le visite di amici e parenti che si sono susseguiti a ritmo vertiginoso, la casa sempre lustra, il frigorifero pieno e dolci sempre pronti...insomma, alla fine è quasi un lavoro anche quello, anche se piacevolissimo!
:-)
giovedì 23 luglio 2009
Promesse di vacanza e suggestioni d'Africa
I segni sono nell'aria, impercettibili: sotto i refoli bollenti del vento africano, Roma comincia a mostrare un volto più quieto, un'atmosfera più rilassata.
Non è raro, in questi giorni, passeggiare per strade meno affollate, un'atmosfera di vacanza lieve, come una vaga promessa nell'aria.
E anche per noi, sono gli ultimi giorni: domani al lavoro, con un sospiro di sollievo, saluterò tutti e cercherò di lasciarmi alle spalle stress e nervosismo, cercando di mettere più strada possibile, e non solo metaforicamente, dalla noia del quotidiano.
Sembra quasi troppo bello per essere vero.
Alla fine, uno aspetta tutto l'anno l'estate, per poi godersi solo pochi giorni, troppo pochi...come rimpiango quelle belle estati dell'Università quando, libera come l'aria, gli amati e sudati libri chiusi con soddisfazione, progettavo sulla cartina d'Europa il viaggio dell'estate, con lo zaino pieno di sogni e tre mesi di tempo davanti...quando si cresce non ci si possono permettere più certi lussi, e allora si vorrebbe aver sfruttato meglio il tempo e le occasioni avute in passato: purtroppo ci si rende conto di quanto, per una serie di fisime mentali, non si sia riuscito a sfruttare nè ad apprezzare appieno quella libertà, quella spensieratezza che, purtroppo, dopo non tornano più, come gli anni della giovinezza.
Comunque, bando alle malinconie, e soprattutto al pensiero di ricominciare daccapo, al ritorno: le vacanze servono non solo a divertirsi, a conoscere nuovi posti, ma anche e soprattutto a ritemprarsi, a ricaricarsi di nuove energie.
Sto continuando a pasticciare sulla mia spianatoia, nonostante il clima bollente: in verità, sto cercando di finire alcuni pacchi cominciati di varie cose, tra cui un chilo di semola di grano duro, comprata in un impeto di panificazione che si è arenata per strada, e che stava per scadere: peccato buttarla, e allora ho trovato questa ricetta marocchina pubblicata da Staximo.

Facevano proprio il caso mio, questi biscottini di semola dal nome esotico e misterioso, Ghoriba, che rievoca sapori speziati e notti nel deserto... si tratta di biscottini friabili, con un sentor di vaniglia e una consistenza particolare, che mi sono piaciuti molto.
Esteriormente potrebbero assomigliare a degli amaretti, ma sono assolutamente diversi.
Li ho abbinati ad un latte di mandorle ben freddo, e devo dire che l'associazione è assolutamente perfetta...
La ricetta originale è qui, però ve la riporto comunque:
Per due teglie grandi:
400g Semola Rimacinata di Grano Duro
125g Zucchero a Velo
90g Zucchero a Velo Vanigliato
40g Burro
45g Olio di Semi di Arachide (io di Mais)
2 Uova
1 cucchiaino di Lievito per Dolci
1 pizzico di sale
Altro Zucchero a Velo vanigliato
Far sciogliere a fuoco dolce il burro nell'olio, senza farlo soffriggere.
In una ciotola capiente montare le uova intere con tutto lo zucchero a velo (125+90 grammi, io ne ho messo qualcosa di meno pensando che venissero troppo dolci, ma non lo erano in maniera particolare, per cui si può tranquillamente mettere la quantità riportat).
Una volta montate le uova, cominciare ad aggiungere burro e olio, il sale e quindi la farina mescolata al lievito.
Quando l'impasto comincia a diventare consistente, continuare a mescolare con un cucchiaio di legno, quindi versarlo sulla spianatoia e continuare brevemente ad impastare. Mettere a riposo l'impasto per un'ora in frigorifero.
Mettere dello zucchero a velo vanigliato in un piattino: formare delle palline grosse come una noce piccola ( io li ho fatti di due misure, e quelli più piccoli sono più carini), schiacciarle tra i palmi, rivoltarle nello zucchero a velo e disporle sulla teglia.
Infornare a forno caldo a 170 gradi, terzo ripiano dal basso ( io ci ho messo una leccarda sopra per non farli bruciare sotto) per circa 20 minuti.
Non devono colorirsi trpppo, ma rimanere chiari, e formare delle spaccature sulla superficie.

venerdì 3 luglio 2009
Una ciambella per due
D'accordo, sto cominciando a diventare ripetitiva.
Ormai ho cominciato la mia sfida personale al mondo delle ciambelle, la mia attività ciambellatoria sta diventando maniacale, d'altra parte le soddisfazioni sono tante e, di questi tempi, meglio che niente.
Dopo l'esperimento riuscitissimo delle ciambelle al Vino bianco, ho deciso di esibirmi nelle Ciambelle al Vino Rosso: ovviamente non con la stessa ricetta (non che non ci avessi pensato, erano venute buonissime), ne ho cercata un'altra per sperimentare qualcosa di diverso, a patto che fossero comunque ad impasto semplice, senza burro.


Ho trovato queste ciambelline di San Michele nel blog Che ci vuole, la forma mi ha incuriosito e l'impasto faceva proprio al caso mio.Sono venute ottime, anche troppo perchè alla fine una ciambella tira l'altra, e allora...
Le dosi riportate erano troppo abbondanti per me, allora ho dimezzato tutto, e comunque ne sono venute parecchie.
La metà le ho fatte con la forma a ciambella intrecciata, come mostrava il video, le altre le ho fatte semplicemente tonde, piuttosto piccole.
Sono rustiche e croccanti, ottime sia da mangiare così che da inzuppare nel caffellatte.
Intrecciate sono più decorative ma la lavorazione è più lunga e sono più difficili da cuocere dentro, mentre piccole e tonde sono più facili da fare e si cuociono prima.
Insomma, provate e vedete come vi piacciono di più...



Col mio forno ho qualche problema a non farle bruciacchiare sotto, anche mettendole al ripiano delle crostate, il terzo dal basso: allora ho ovviato mettendo una leccarda al piano di sotto, in maniera da attenuare il calore.Non avevo i semi di anice e allora ho aggiunto un goccio di vinsanto.


Dosi per una quarantina di ciambelline:
900 grammi di farina 0 di grano tenero (io 750 di Manitoba e 150 di farina 00)
250 grammi di zucchero semolato
250 cl di vino rosso
250 cl di olio evo
1 uovo
un cucchiaio di semi di anice (io un cucchiaio di vinsanto)
una bustina di lievito per dolci
zucchero semolato per la copertura
Tre teglie coperte di carta forno
Disporre la farina mescolata al lievito dentro una ciotola, rompere in mezzo l'uovo e cominciare ad aggiungere il vino, l'olio e lo zucchero.
Impastare energicamente la pasta, che sarà della consistenza di una frolla ma più umida.
Cominciare a formare le ciambelline (per le ciambelle intrecciate vi consiglio di seguire il video di spiegazione), passarle nello zucchero semolato, quindi disporle sulla teglia coperta di carta forno.
Infornare in forno caldo a 180 gradi per circa 25-30 minuti, con una leccarda al piano sottostante per non farle bruciare.
Si conservano benissimo in una scatola di latta.
lunedì 22 giugno 2009
Biscottando qua e là

Questo periodo mi è presa la fissa con biscotti e ciambelline: non sono mai stata un'aspirante biscottiera, ed invece ho scoperto che è facile e divertente, nonchè molto economico, farsi i biscotti in casa.
Sto cominciando a collezione stampini e formine (ce ne sono di bellissimi, nei negozi specializzati), e mi ero anche comprata una pistola sparabiscotti che però è defunta al secondo biscotto (era in offerta, dovevo immaginarmelo che era una sòla). Comunque non demordo, prima o poi me ne comprerò una funzionante.
Preferisco, in genere, i biscotti semplici: certo, anche i biscotti al burro non mi dispiacciono, tipo quelli inglesi oppure danesi (buonissimi i belgi speculoos intinti nel caffè nero, prima o poi trovo il coraggio e li faccio), però preferisco assolutamente quelli più rustici, magari con fatti con l’olio, li trovo più leggeri e meno pastosi.
Curiosamente, ci sono alcuni biscotti che mi piacciono solo a determinati orari, o con alcuni abbinamenti: ad esempio, quelli secchi tipo Oro Saiwa mi fanno impazzire d’inverno, il pomeriggio, inzuppati in un bel the caldo e dolce, con molto limone.
Comoda comoda sul divano, al calduccio nei freddi pomeriggi oscuri, me ne mangerei a tonnellate, a patto che reggano il liquido caldo e non si sciolgano nel the, intorbidandolo.
Mangiati la mattina, invece, mi fanno tristezza, e anche il the mi fa un po’ tristezza, non rinuncerei mai alla mia tazzona di caffellatte tiepido (mai bollente): the e biscotti secchi, di prima mattina, mi ricordano le colazioni tristi di quando uno sta male di stomaco, e va avanti a brodini e mele cotte (che, tra parentesi, mi piacciono molto ma solo d’inverno, chissà perché).
Gli stessi biscotti tristanzuoli possono trovare una guarnizione golosa con della marmellata: nel convento che è stata la mia scuola, quando avevano ospiti per merenda le suore spalmavano questi biscotti con la marmellata di diversi gusti, e li univano due a due. Era un modo per offrire qualcosa di semplice e frugale ma insieme più goloso del biscotto secco.





Allo stesso modo, in molte zone del Lazio, e non solo, si fanno dei biscottoni rustici, di forma oblunga, coperti di zucchero semolato: i migliori che abbia mai mangiato sono quelli fatti nel famoso vapoforno di San Vito Romano (ormai ve ne ho parlato talmente tanto che vi pare quasi di esserci stati): sono grossi, croccanti e porosi, ottimi da pucciare nel caffellatte, dove si inzuppano ben bene: non vi dico cosa sono mangiati con la cioccolata bollente, densa e scura, ma insomma, è una golosità che uno ci si può permettere raramente, altrimenti…
Quest’abbinamento è stata la mia prima sperimentazione culinaria in pubblico (solo la cioccolata, i biscotti erano sempre del vapoforno): dovevo avere 16 o 17 anni e, in un freddo pomeriggio estivo a San Vito, mi esibii in una cioccolata spettacolare con una cuginetta e altri ragazzini.
La ricetta della cioccolata l’avevo imparata da mamma, e feci veramente un figurone…con l’incoscienza della principiante, posso ammettere di non averne mai fatta una così buona, densa densa e profumata.
Ho cercato in rete la ricetta di questi biscottoni pucciosi, e ho scoperto che ne esistono parecchie varianti in parecchi luoghi, non è una specialità esclusiva di san Vito Romano: quasi tutte le ricette prevedono, come agente lievitante, l’ammoniaca per dolci.
L’ho cercata in lungo ed in largo, farmacie e supermercati eppure, pur abitando in una zona non periferica di Roma, non ne ho trovato neanche l’ombra. Ho ripiegato sul lievito comune anche se, leggendo i vari commenti, l’ammoniaca darebbe un sapore diverso al biscotto.
La ricetta originale la trovate qui, sul Forum di Gennarino, ma ce ne sono molte, con più o meno lievi variazioni: io ho scelto quella più leggera, con poco burro, magari la prossima volta proverò a sperimentare una ricetta con olio di oliva.
250 grammi farina 00+ a raccogliere
250 grammi farina Manitoba
2 uova
150 grammi di zucchero
90 grammi di latte (mezzo bicchiere)
100 grammi di burro morbido
Un cucchiaio di vinsanto
Una bustina lievito
Battere le uova con lo zucchero in una ciotola capiente, quindi aggiungere il latte, il liquore e il burro morbido, continuando a mescolare con la forchetta.
Cominciare ad aggiungere le due farine mescolate assieme al lievito. Quando la pasta comincia a diventare consistente, rovesciare sulla spianatoia infarinata e formare un impasto ben lavorato.
Tagliare dei pezzi di pasta e formare un salsicciotto lungo più di 22 centimetri (delle dimensioni di una luganega), appiattirlo con le dita e tagliarlo in due pezzi, ritagliando le estremità per dare una forma rettangolare al biscotto.
Rigare ogni biscotto con i rebbi della forchetta, bagnare con un goccio di latte con un pennello da cucina, quindi passare la parte rigata in un piatto con dello zucchero semolato.
Posizionare i biscotti su una leccarda foderata con carta forno, calcolando che le dimensioni in cottura raddoppiano.
Ripetere fino al termine dell’impasto.
Tempo di cottura:
per non farli bruciare sotto, metterli sul terzo ripiano dal basso con una leccarda al piano di sotto, e lasciare uno spiraglio. Circa 25 minuti a 160 gradi (la prima infornata li ho messi a 180 gradi senza leccarda e si sono cotti subito sotto, ma dentro sono rimasti un po' troppo chiari e morbidi).
Se li volete più coloriti, trasferiteli in basso e accendete un paio di minuti il grill elettrico.
Si conservano benissimo in una scatola di latta (quella che conteneva biscotti danesi al burro, buoni ma un po' pesantucci...)
lunedì 18 maggio 2009
I sapori della tradizione
A me non piacciono di dolci particolarmente carichi, quelli pieni di panna, di burro, di creme...preferisco i dolci semplici, ciambelloni o crostate, biscotti rustici.
Però devo ammetterlo, non mi cimento spesso in ciambelle o biscotti, ma non perchè non mi piacciano, anzi, semplicemente perchè trovo più comodo impastare un ciambellone e metterlo in forno, piuttosto che mettermi a pasticciare sulla spianatoia.
Al paese dei miei nonni, vicino Subiaco, dove ora vivono i miei genitori, hanno una tradizione dolciaria locale molto interessante: sono ricette semplici, che vengono fatte in casa in occasioni particolari, come Natale o Pasqua, oppure per comunioni, matrimoni e cresime.
In questi piccoli paesi, infatti, queste ricorrenze sono ancora occasioni importanti per riunire tutta la famiglia, che non sono i nostri piccoli nuclei familiari di città, ma proprio quelle famiglie di venti o trenta persone, con fratelli, zii, cugini e uno stuolo di bambini di età assortite.
Nonostante abitino tutti nelle vicinanze, hanno l'abitudine di riunirsi spesso, magari a pranzo la domenica, oppure per un picnic; qualsiasi evento coinvolge tutta la famiglia, e le donne di casa si mettono all'opera, sfornando manicaretti di ogni genere.
Quando si tratta di matrimoni, comunioni o cresime, i festeggiamenti non si limitano al giorno stesso, ma cominciano molti giorni prima e continuano per parecchio: la padrona di casa, per almeno un mese, tiene sempre una tavola imbandita piena di ogni bendidio, pronta per gli ospiti che si presentano a portare il regalo. Si offre un caffè, un dolcetto, un biscottino, si ammirano i regali e così via...



Nel caso di un matrimonio, la sera prima c'è la serenata: solitamente viene assoldata un'orchestrina, o un tastierista, un cantante o un chitarrista, insomma, qualcuno che sappia cantare sotto casa della sposa, la quale deve affacciarsi alla finestra e gettare un fiore, per interrompere la serenata.
Dopo i canti, c'è un rinfresco in strada, coinvolgendo praticamente tutto il paese fino a tarda notte, per la gran gioia dei vicini...di solito vengono invitati pure loro, così nessuno pensa a protestare.
La mattina stessa dell'evento, un'altra tavola imbandita aspetta gli ospiti, prima di andare in chiesa: si prende il caffè, si mangia qualche biscotto, e poi si va alla cerimonia.
Inutile dire che, finito il pranzo, si ritorna tutti a casa, magari per finire la serata in allegria, continuando a mangiucchiare fino a tardi. Insomma, bisogna avere un fisico veramente allenato, per resistere a queste maratone culinarie!
In conclusione, i festeggiamenti nei paesi sono una cosa seria, una specie di rituale a cui è difficile sfuggire: ringrazio il cielo di abitare in città così, quando mi sono sposata, ho fatto una cosa semplicissima di poche ore, graziando me stessa e anche i miei pochi invitati.
:-)



I dolcetti secchi che vengono fatti in queste ricorrenze sono piuttosto rustici: ciambelline all'anice o al vino, tozzetti, biscotti con le noci, dei biscottoni lunghi con lo zucchero sopra -fantastici da pucciare nel caffellatte della colazione - mostaccioli al miele, biscotti di tutte le forme decorati con granella di zucchero e confettini...oltre che fatti in casa, si possono trovare anche nel vapoforno del paese, una panetteria artigianale molto affascinante, di cui ho già avuto modo di parlare.
Non era infrequente, fino a qualche anno orsono, incontrare pel Borgo anziane signore vestite di nero, con enormi teglie piene di biscotti da cuocere, portate in bilico sulla testa: le portavano appunto al vapoforno, per cuocerle nel grosso forno, in cui cuocevano anche enormi ciambelloni, crostate e ciambelle, tutti in bella mostra su scaffali e mensole.
Il vapoforno è stato completamente ristrutturato, purtroppo, negli ultimi anni - prima era un laboratorio più casareccio, con forno a vista e banconi di marmo - non so se l'abitudine di portare a cuocere torte e biscotti sia ancora in auge...se non è così, peccato.
Ispirandomi alle ciambelline del luogo, di cui non ho la ricetta (ma cercherò di procurarmela), ho cercato in rete una ricetta analoga, ed ho trovato questa di Rocco: l'impasto è semplicissimo, senza neanche le uova e burro. Ho aggiunto giusto un cucchiaino di lievito e due di vinsanto, ma la ricetta è quella, con gli ingredienti pesati.
Veramente ero indecisa tra parecchie, tutte interessanti, che però ho messo da parte per sperimentarle prossimamente.
Per ora, ecco qua:
Ciambelline al vino bianco
per 28 ciambelline di medie dimensioni
Tempi di cottura: in forno sul Terzo ripiano dal basso, 180 gradi per 25 minuti, forno già caldo+2 minuti grill elettrico
500 grammi farina 00 più a raccogliere
150 grammi zucchero+ quello per la guarnizione
1 bicchiere vino bianco (140 ml)
1 bicchiere di olio di semi di mais (140 ml)
2 cucchiai di vinsanto
1 bustina di vanillina
1 cucchiaino di lievito
Foderate due teglie da forno (io ho usato le leccarde per la pizza) con carta forno e mettere dello zucchero in un piattino
Mescolare olio e vino, quindi aggiungere lo zucchero e il vinsanto.
Con la forchetta cominciare ad aggiungere la farina mescolata al lievito e alla vanillina, fino a formare un impasto molliccio e umido.
Buttare l'impasto sulla spianatoia, aggiungendo farina a raccogliere, se dovesse risultare troppo appiccicoso.
Formare dei salsicciotti delle dimensioni di un pollice e lunghi circa dieci centrimetri (dipende da quanto le volete grandi, le mie sono venute di dimensioni medie, se volete delle ciambelline più piccole, diminuite le misure).
Passate un lato del salsicciotto nello zucchero semolato, poi chiudete la ciambella sulla teglia.
Mettetele distanziate perchè ricrescono.
Infornate in forno già caldo per circa 25 minuti, controllando che non vengano troppo colorite sotto, quindi accendete un paio di minuti il grill elettrico per colorarle anche sopra.
Si possono conservare per parecchi giorni in una scatola di latta.
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