L'entrata al sentiero si trova vicino il paese di Opi, un grappolo di case tutto arroccato su una montagnola dalla curiosa forma di cuneo, che sembra debba cader giù da un momento all'altro

Dall'inizio del sentiero ci sono circa venti minuti di cammino un po' frustrante sotto il sole, in cui non c'è molto da vedere tranne ghiaia e alberi: questa prima parte è percorribile anche senza particolari accorgimenti, tipo scarpe da trekking, ma è decisamente assolata, evitate di farla nelle ore più calde, oppure munitevi di cappello e borraccia di acqua fresca.


ed un posto delizioso per far un picnic, il chioccolio dell'acqua come sottofondo musicale, il profumo della montagna e l'ombra umida e fresca degli imponenti alberi sulle rive del torrente

Ma per chi vuole addentrarsi nel profondo della Foresta Incantata è tempo di riprendere il cammino, conviene fare prima il sentiero, per il quale occorreranno circa altre quattro ore, almeno per noi, e poi, al ritorno, riposarsi al ruscello, godendosi una meritatissima sosta corroborante nonchè lauto pranzo, seguito da pisolino all'ombra degli alberi.

Come tutti i sentieri di montagna, è meglio partire di mattina non troppo tardi, quando la rugiada imperla ancora piante ed alberi: il sole crea sulle foglie bagnate degli effetti di luce spettacolari, e le gocce di rugiada sugli aghi delle conifere paiono cristalli di ghiaccio, che splendono contro il cielo limpido e terso di questa mattina d'estate.

Ed eccoci nella faggeta, un bosco di alberi enormi , dai possenti tronchi incrostati di muschio vellutato, un'aria umida e fresca, odorosa di resina

il sole riesce a malapena a penetrare tra le foglie


ogni tanto, qualche piacevole incontro: funghi dai colori autunnali e forme mai viste

frutti di bosco, lamponi e minuscole fragoline dal sapore dimenticato

i colori delle foglie spaziano dal verde brillante ai toni più caldi del ruggine, degne della tavolozza di un impressionista

Il sentiero si snoda, lunghissimo ma ampio e di non particolare difficoltà, per altre interminabili ore di cammino: conviene fermarsi alla fontana per rinfrescarsi un po', e godere di questa acqua di sorgente freddissima che sgorga dalle profondità della montagna.

Il sentiero è lungo, come ho detto, ma piacevole di percorrere, solo in lievissima pendenza, almeno fino a metà: poi comincia a farsi più ripido, sdrucciolevole e difficoltoso, almeno per me che quest'anno ho fatto una fatica terribile: ad un certo punto, dopo circa due ore e mezzo che scarpinavamo nel bosco, ci si è parata davanti una salita che si inerpicava ripidissima in mezzo ai faggi, perdendosi nel fitto della foresta, all'apparenza senza fine.
Dopo il mio iniziale rifiuto, mi sono lasciata convincere a proseguire, pur con molta fatica: talmente stanca da riuscire a fare solo qualche fotografia, tra una ripresa di fiato e l'altra.
Il torrente continua a chioccolare in basso, sempre più lontano, e la salita continua, impietosa e senza speranza.

Dopo tanto silenzio e solitudine (tanto che viene da chiedersi perchè, in pieno agosto, su questo sentiero non ci sia uno straccio di turista) incontriamo due camminatori solinghi che scendono a balzelloni, piuttosto baldanzosi e fieri del cammino fatto, mica come me che sono ad un passo dal deliquio ancora prima di arrivare in cima: con un filo di voce riesco a chiedere quanto manca al Valico dell'Orso.
La risposta "circa tre quarti d'ora di questa salita, poi dipende da quanto camminate veloci", seguita da un sorrisetto di commiserazione, mi getta in uno stato di larvata disperazione: si girano i tacchi con decisione, incurante delle proteste di mio marito che mi taccia di pappamollaggine, e si torna a valle in un'ora e mezzo.
Ora il sentiero, in discesa e all'ombra, è decisamente più piacevole da camminare, almeno per me che odio le salite!
Alle due di pomeriggio, stanchi e lievemente frustrati per non essere riusciti ad arrivare alla fine, con i nostri zaini gonfi di panini e frutta, siamo di nuovo al guado del ruscello: quasi deserto, gli unici compagni del nostro pranzo sono un gruppo di cavalli liberi che pascola tranquillamente sotto gli alberi

l'acqua è trasparente sulle rocce bianche, purissima e fredda, un piacere immenso affondarvi le mani, e lavarci un grappolo d'uva dagli acini dolci e croccanti.

sotto queste fronde è piacevolissimo allungarsi nel silenzio interrotto solo dal rumore dell'acqua, sotto l'ombra fresca, e godersi il meritato riposo.

un posto splendido...ci sono stata anche io:-) un bacio e grazie per tutto
RispondiEliminaAnnamaria
mi fai fare un tuffo nel passato! siamo stati nella favolosa val fondillo a fare campeggio libero (ma c'era altra gente non eravamo soli e c'era pure un tacito codice di comporatmento) in anni molto lontani quando si poteva fare. Una piccola tendina allocata lungo il fiume, vestiti a più non posso di sera e al mattino lavarsi coem i gatti con quell'acqua ghiacciata! e l'escursione al monte amaro che tanto ci piaceva per quel nome! scusa se mi dilungo ma dirti ancora che quasi quasi ci faccio un post! avendo rivisto di recente le diapositive trasferite in digitale,
RispondiEliminacmq grazie per questo grappolo di ricordi!
quest'abruzzo è mitico!!
un abbraccio!
ma quanti appassionati dell'Abruzzo, proprio non credevo!!
RispondiEliminaE' un posto bello e poco frequentato, ma a quanto pare gli amanti della montagna lo conoscono...
@ Papavero: non abbiamo visto nessun campeggiatore, anzi, anche il parcheggio è a pagamento e c'è un centro di volontari proprio all'inizio del sentiero: credo che ora sia molto più controllato, però doveva essere bello anche più selvaggio, anche se col senno di poi io non mi azzarderei a fare campeggio libero!
@ AnnaMaria: è bello condividere le esperienze con le persone che sono state negli stessi tuoi posti, no?
RispondiEliminaun giro delizioso e incantato....hai fatto bene a resistere e continuare...pur eio devo domare il respiro appena inizio una salita...
RispondiEliminap.s il plum qui sotto mi fa impazzire....devo provare...