I miei viandanti
lunedì 8 aprile 2013
Il pranzo di Babette
Non so quanti di voi abbiano visto questo bel film danese del 1987, ma se non l'avete fatto, vi consiglio assolutamente di vederlo.
mercoledì 27 ottobre 2010
Tempo di minestre
E' un periodo che ho voglia di cose morbide, vellutate, calde. Se c'è una cosa che mi piace dei mesi freddi, è proprio la varietà di piatti coccolosi, che riscaldano, come il purè, la minestrina, il the alle cinque di pomeriggio.
Soprattutto in queste serate fredde, non c'è niente di meglio di un bel brodo caldo, una minestra, o una zuppa. Due anni fa ne ho sperimentate parecchie, l'anno scorso quasi niente, chissà perchè. Eppure ci piacciono molto, con o senza pasta. Anche stavolta avevo voglia di qualcosa di minestroso, ma diverso dalla solita zuppa di fagioli che faccio solitamente.
Ho comprato un pezzo di zucca, attirata dal colore allegro e dal gusto dolce, e l'ho usata per fare questa minestra di latte e riso, riciclando anche un avanzo di cavolfiore lesso. Non so perchè, ma mentre il broccolo ripassato in padella mi piace molto, in un piatto di pasta, con le salsicce o anche da solo, il cavolfiore lesso mi fa un po' tristanzuolo. Dopo averne mangiato un po', comincia a girare per il frigorifero, alla ricerca di una collocazione migliore.
In questo caso ne era avanzato un po' dalla sera prima, e ce l'ho infilato in mezzo, spezzando il gusto broccoloso con la zucca e il latte.
Il resto della zucca l'ho messo dentro una semplice minestra di fagioli e patate, anche quella saporita e piacevolissima. Mi piacerebbe fare altre sperimentazione con questa cucurbitacea, che invero a casa mia si è sempre usata pochissimo, per non dire mai. Chissà, magari la prossima volta provo a farci una torta!
La ricetta di questa minestra l'ho presa dall'Enciclopedia della Cucina Italiana, stavolta con pochissime variazioni.
Minestra di Latte e Riso con Zucca e Cavolfiore
Per due persone, abbondante:
750 ml di latte
750 ml di acqua
450 grammi di zucca al netto
circa 200 grammi di cavolfiore lesso
un pezzetto di burro
parmigiano
100-120 grammi di riso
Tagliate la zucca a pezzetti, mettetela nella pentola con acqua e latte e fatela bollire dolcemente per circa 15-20 minuti, fino a che sarà tenera. Unite il cavolfiore lesso, salate.
Frullatela pochi secondi col mini pimer ad immersione (non deve essere del tutto frullata), poi riprendete il bollore e aggiungete il riso.
Fate bollire dolcemente circa 20 minuti ( o quando il riso sarà cotto), girandola ogni tanto per non farla attaccare. All'ultimo aggiungere il burro, mantecare, spegnere e farla riposare qualche minuto.
Servire con una bella spolverata di parmigiano grattugiato.
martedì 20 aprile 2010
Basilico e pomodori, gli ingredienti dell'estate
Ed eccomi di nuovo qui, dopo una quattro giorni di lavoro in piena emergenza causa vulcano (lavoro in un albergo, ed è stato un vero caos).
Oggi, più che primavera, sembra quasi estate: un caldo improvviso, solo a tratti mitigato da una leggera brezza, che spande nell'aria l'odore pesante del glicine e del caprifoglio in fiore che abbelliscono i giardini nelle strade mdel mio quartiere.
Questa è la settimana della Cultura,ho lavorato tutti questi giorni ma devo assolutamente rifarmi domani e sabato, anche se le cose da visitare sono tante e ancora mi dibatto nella scelta (i Capitolini? Villa Torlonia? Palazzo Barberini?)
Deciderò domani, sull'ispirazione del momento. Sto ancora lavorando al post sulla Centrale Montemartini, sembra una passeggiata sistemare le foto e scrivere il resoconto, ma mi dispiace fare le cose in maniera affrettata e sciatta, soprattutto quando si tratta di raccontare dei luoghi così affascinanti.
In questi giorni ho cucinato un po', ma spesso le mie sperimentazioni sono funestate da miserevoli fallimenti, anche se (spero) non per colpa mia, insomma, non del tutto.
Sto comprando l'Encliclopedia della Pasticceria de La Repubblica, dei bei volumenti luminosi, pieni di belle fotografie.
Per ora ho provato a fare una torta Lievitata con le mele, che è riuscita una vera schifezza (lievitata benissimo che se ci ha messo un pomeriggio intero a crescere, aspetto ottimo, ma la pasta era secca, sbriciolosa, immangiabile), delle treccine di farina di mais che erano troppo stoppose (forse lo sbaglio è stato sostituire il burro con l'olio?) e oggi un pane di avena dal sapore amarissimo, non so se per la farina oppure ho esagerato col sale, oppure il lievito?
Mah, che peccato...più che altro perchè ero curiosa di assaggiare il pane di avena, ma mi sa che mi terrò la curiosità, visto che ce n'è rimasta poca, e non ho il coraggio di ritentare.
Per consolarmi di tutto questo, ho assemblato un piatto colorato, dai tipici sapori mediterranei, e soprattutto veloce da preparare. Ho comprato una piantina di basilico, che io adoro: ne amo il sapore, ma soprattutto il profumo, che evoca immediatamente l'estate, le ricette fresche e colorate di questa stagione.
Ho tagliato a tocchetti dei pomodori rossi maturi, vi ho aggiunto aglio a pezzetti, cipolla tagliata piccola, abbondanti foglie di basilico, sale e olio.
Ho fatto saltare pochi minuti a fiamma vivace, poi ho aggiunto del tonno sott'olio sbriciolato e delle olive greche, dal sapore deciso e aromatico ( a me piacciono di più quelle verdi e dolci, però in questo caso ci stanno meglio delle olive nere e saporite).
Ancora pochi minuti di cottura, in maniera da asciugare il sugo dei pomodori, poi ci ho buttato la pasta appena scolata: in questo caso degli spaghetti integrali biologici, ma vanno benissimo anche gli spaghetti normali.
Bon Appetit!
mercoledì 7 aprile 2010
Finiti i festeggiamenti?
La Pasqua è passata, per alcuni bene, per altri un po' meno, tipo me.
E' stata una giornataccia, lo ammetto, una di quelle che già prevedi in anticipo, e che va esattamente come te la sei aspettata, una vera catastrofe, lavorativamente parlando.
Comunque, siamo sopravvissuti anche a quello, anche a due giorni infernali, funestati pure da pioggia e freddo ( ma tanto la pioggia a me non ha rovinato niente, visto che sono rimasta chiusa al lavoro per dodici ore filate, o giù di lì, sia Pasqua che Pasquetta).
Va beh, mi rifarò domenica: la torta è già stata ordinata, siamo pronti per festeggiare in grande stile, più o meno.
In questi giorni non ho avuto voglia di fare quasi niente, oltre riposarmi e cercare di rimediare al caos che avvolge la casa, dopo vari giorni in cui torno a casa distrutta e non ho la forza di fare nulla tranne che sopravvivere a me stessa.
E' proprio il periodo in cui i gatti cominciano a perdere il pelo, per cui spuntano fuori, in continuazione, mucchietti di pelo evanescente e lanuginoso che si annidano negli angoli, sempre gli stessi...tu spazzi, lavi, spolveri, e dopo cinque minuti puufff, di nuovo peli che vagolano per il pavimento. E' una causa persa.
Tra l'altro, vista la quantità di peli che i miei gatti riescono a perdere, sembrebbe che io abbia un intero allevamento di persiani, e non due a pelo corto...ne perdono talmente tanti che se ne potrebbe fare tranquillamente un altro, di gatto!
Non ho avuto neanche molta voglia di scrivere, nè di cucinare, nè di fare fotografia, anzi, ero decisa a latitare ancora per qualche altro giorno, non avendo nulla da raccontare, se non un po' stanchezza e abulia.
Alla fine però, mi dispiace stare lontana dal mio spazio: mi rendo conto che in questo periodo Facebook mi sta tenendo un po' lontana dal blog, ed è un peccato.
Perchè in fondo il blog è uno spazio tutto mio, costruito con fatica e divertimento, cura e passione, un po' alla volta, nel corso di questi due anni e mezzo.
Fb è uno spazio comune, con tante persone che vanno e vengono, scrivono, commentano, ma alla fine mi trovo a leggere, a rispondere ai commenti, a fare giochini stupidi, come perditempo, come tappabuchi, come trastullo piacevole e vagamente inutile, che non occupa troppo il cervello: un po' come quando ti metti davanti alla tv e cominci a saltellare da un canale all'altro, vagolando distrattamente qua e là, ma senza riuscire ad interessarti a fondo di niente, eppure senza riuscire a smettere.
Anche i giochi diventano una specie di rituale ipnotico, c'è quello con le palle di vetro che si rompono da cui spesso non riesco a staccarmi, il rumore dei vetri che si infrangono, più fragorosamente possibile, mi fa impazzire, eppure mi rendo conto di perdere del tempo in maniera assolutamente inutile.
Va bene, evidentemente il mio cervello, a volte, ha bisogni di decongestionarsi in qualche modo, anche se forse questo non è il modo più intelligente.
Non sto cucinando molto, anche perchè alla fine la mancanza di entusiasmo mi contagia negativamente anche in questo senso. Questo periodo però ci sono degli ortaggi di stagione davvero interessanti, come i carciofi.
A me piacciono molto e mio marito li adora, solo che pulirli è una vera noia...tra l'altro, a pulirli bene interi non mi riesce mai, preferisco spaccarli in quattro per togliere bene la barbetta dentro, forse dovrei affinare la tecnica!
In questo caso ho fatto una padellata di carciofi a pezzi e funghi per condire la pasta...un abbinamento davvero azzeccato, direi...
Io ho usato una busta di funghi surgelati, di quelli misti, ma possono andare benissimo anche quelli freschi, ovviamente! Avevo anche delle melanzane sotto'olio di quelle in barattolo, a striscioline, e ho buttato in padella pure quelle.
Spaghetti carciofi, melanzane e funghi
Per due persone
150 grammi di carciofi surgelati a spicchi
200 grammi di funghi surgelati misti
Melanzane sotto’olio a striscioline
Olio, aglio
Prezzemolo
Peperoncino
Spaghetti 100 grammi ciascuno
parmigiano
Mettere in un’ampia padella antiaderente uno spicchio di aglio, funghi surgelati e carciofi surgelati a spicchi, olio, prezzemolo, sale e peperoncino.
Far saltare a fuoco vivace per un quarto d’oro, mescolando spesso, poi aggiungere le melanzane sotto’olio, mezzo bicchiere di acqua calda, mettere il coperchio e continuare la cottura per altri 30 minuti, aggiungendo altra acqua man mano che si asciuga.
Quando la verdura è ben cotta, spegnere e lasciare al caldo.
Cuocere gli spaghetti, scolarli e buttarli nella padella con le verdure, far saltare tutto con un giro di olio a crudo, spolverare di parmigiano, mantecare bene e portare in tavola.
sabato 27 marzo 2010
Verdure di stagione
Adoro il connubio pasta-verdure: alla fine la pasta col sugo è buona però più o meno, se non ci aggiungi qualcosa, rimane sempre quella, a meno di non fare il ragù o un sugo al pesce, cosa che non faccio spesso, anzi quasi mai.
Concordo sul fatto che un bel piatto di spaghetti conditi semplicemente con un sughetto di pomodorini pachino saltati in padella sia una cosa sublime, però anche le verdure si possono abbinare in tanti modi, tante variazioni interessanti.
In questo periodo cominciano a comparire sui banchi del mercato delle verdure di stagione che si prestano a tanti usi, come le zucchine.
Ovvio che una bella padellata di zucchine fritte sia la versione migliore per gustarle, figuriamoci messe dentro una frittata: però cuocerle nell'olio non è la cosa più dietetica; nonostante siano buonissime magari uno non se le permette spesso, ed è un vero peccato.
Io ho adottato una versione alternativa, che prevede prima una leggera bollitura, e poi un ripasso in padella: è un buon compromesso, perchè non sono nè tristemente lesse, e neanche lussuriosamente fritte.
Di solito scelgo le cosiddette zucchine romanesche, quelle non troppo grandi, verdi chiare, a coste. Quelle troppo grandi sono acquose, e quelle verdi scure (non so il nome scientifico) lo sono ancora di più, e spesso piene di semi,amarognole, non le compro mai perchè non ci piacciono neanche lesse.
Devo ammettere che, in inverno, quando sui banchi del mercato le zucchine si trovano raramente, oppure a caro prezzo, ripiego sulle zucchine surgelate, quelle già tagliate a rondelle: in effetti sono comode, si buttano in padella e via, sono tagliate talmente bene che non serve neanche bollirle.
In questo caso, ovviamente, meglio preferire quelle fresche, visto che cominciano a trovarsi a buon prezzo.
Zucchine trifolate in versione light
Lavare le zucchine intere, senza spuntarle (prendono meno acqua), metterle in acqua fredda e alzare il fuoco fino al bollore.
Scolarle dopo qualche minuti, devono essere cotte ma non troppo, non troppo morbide (dovrebbe essere una ventina di minuti, poi dipende dalla grandezza delle zucchine).
Spuntarle e tagliarle a rondelle.
Oliare il fondo di una padella antiaderente, metterci un trito di cipolla e carota, quindi rosolarle bene (senza salare) fino a che siano colorite, quindi salare (meglio non salarle subito, per evitare che perdano acqua e si rinseccoliscono).
In questo caso ho abbinato questa crema a dei tortiglioni, ma ci vanno benissimo le pennette rigate, oppure i sedanini.
Tortiglioni alla crema di zucchine
per due persone
Zucchine trifolate, circa 300 grammi
150 grammi di ricotta
qualche cucchiaio di passata di pomodoro
Tre cucchiai di parmigiano
Mezzo bicchiere di latte
Sale
90 grammi di tortiglioni a testa
Togliere qualche rondella di zucchine per decorazione, quindi frullare col minipimer (o nel frullatore) la ricotta, il latte, il parmigiano e le zucchine assieme all'olio di cottura, aggiungere qualche cucchiaio di pomodoro per colorire, quindi aggiustare di sale.
Mettere la salsa ottenuta nella stessa padella dove avete rosolato le zucchine e farla restringere a fuoco dolcissimo (ma non troppo, deve comunque essere cremosa: se dovesse restringersi troppo allungatela con qualche cucchiaio di acqua della pasta).
Nel frattempo lessate la pasta nella stessa acqua in cui avete cotto le zucchine, scolatela bene, buttatela nel condimento e ripassatela a fuoco dolce con altro parmigiano.
Unite le zucchine lasciate da parte.
Servire subito.
mercoledì 3 marzo 2010
I vantaggi di una alimentazione sana
Mi sembra di non aver molto da raccontare, in questi giorni.
A parte un week end di lavoro, non ho fatto molto altro, cucinato quasi niente, ho passato tutta la giornata di oggi girando su me stessa, più o meno.
Ieri sera sono uscita con il sole, un'aria più tiepida e i primi, timidi boccioli rosa sugli alberi della strada, i primi sintomi della primavera che invita ad uscire e nuove energie che scorrono nel sangue, la fine del letargo...
Come mi aspettavo, è durato poco, il cielo grigio di oggi mi ha fatto ripiombare nel torpore, ma sono ottimista e mi dico che prima o poi dovrà pur finire il freddo!
Per questi motivi, oggi sarò breve. E' che mi sembra di trascurare questo mio spazio virtuale, non perchè non ci pensi, ma perchè mi sento troppo pigra perfino per pensare qualcosa di intelligente, però farò uno sforzo per non lasciarmi sopraffare.
In questo periodo sto rivolgendo la mia attenzione a degli alimenti che non erano mai entrati nella mia dieta: è strano come pensiamo di alimentarci al meglio, e di conoscere tutto, ed invece non si smette mai di scoprire.
Ho assaggiato per caso i fiocchi d'avena, e non mi sono dispiaciuti affatto...l'avena è un altro alimento poco conosciuto e poco usato, come l'orzo, il farro e altri cereali, che invece è ricchissimo di proteine, vitamine e, in questo caso, anche di ferro, preziosissimo per chi, come me, non mangia nè carne nè pesce (anche se devo ammettere che, per ragioni di salute, ultimamente un po' di carne l'ho mangiata, ma con molto sforzo, perchè non sono più abituata al sapore e non mi manca, cioè non ne ho alcuna voglia).
Intanto la uso assieme al latte, però ho intenzione anche di procurarmi la farina d'avena, e provare a panificare, vediamo che viene fuori!
Per continuare su questa scia, ecco un piatto di pennette integrali che ho fatto qualche giorno fa, usando le verdure che avevo nel frigorifero e qualche avanzo di cavolfiore lesso. Non amo in particolar modo i cavolfiori bianchi, preferisco assolutamente i broccoli romaneschi ed i broccoletti siciliani, invece mio marito li gradisce, per cui ogni tanto li cucino, ma non mi va di mangiarli.
In questo caso ho unito qualche avanzo di cavolfiore lesso con i friarelli, cioè cimette di rapa ripassate in padella assieme al radicchio, e devo ammettere che l'insieme non è risultato niente niente male!
La pasta integrale, poi, si abbina benissimo con le verdure, e con una spolverata di parmigiano sopra e un filo di olio evo genuino, è un piatto salutare e saporito.
Pennette integrali con cimette di rapa, cavolfiore e radicchio.
Ingredienti:
Cavolfiore lesso
Cimette di rapa
Radicchio
Penne integrali
Olio evo
Parmigiano
Tagliate il radicchio a striscioline sottili e mettetelo a bagno almeno un'ora, in modo che perda il gusto amaro.
Pulite e mondate le cimette di rapa, lasciando le foglie tenere, i cicci e i fiori, e tagliate i gambi duri.
Lessatele in abbondante acqua per qualche minuto, poi scolatele e lasciate l'acqua da parte, al caldo.
Mettete le cimette lesse in una pentola capace (deve contenere la pasta) con sale, aglio e un giro d'olio, fate saltare fino a che non saranno tenerelle e saporite, quindi unite il radicchio scolato e il cavolfiore lesso, fate saltare bene per cinque minuti. Aggiustate di sale e tenete al caldo.
Nel frattempo salate l'acqua e lessatevi la pasta, scolatela e buttatela nelle verdure.
Saltare tutto con una spolverata di parmigiano e servire.
sabato 30 gennaio 2010
Pasta integrale e verdure, per una ricetta sana e leggera
Archiviate le golosità della Torta della Nonna, veniamo a qualcosa di più leggero.
Ultimamente sto un pochino più attenta alla mia alimentazione (lo so, vista la ricetta precedente non si direbbe, ma vi assicuro che mi sono molto limitata nel mangiarla).
Devo dire che, una volta fatta l'abitudine, si sta decisamente meglio eliminando troppi dolci, biscotti, primi piatti pesanti...tante volte mi basta una scodella di riso in bianco, del formaggio leggero e un po' di frutta per sentirmi bene.
L'unica cosa che non riesco a limitare è il pane, soprattutto adesso che lo faccio quasi sempre io, e come resistere, allora, ad una bella fetta di pane fatto in casa?
L'altro giorno ho avuto la pessima idea, al ritorno dal lavoro (ero stanca, avevo finito tutte le scorte di pane e non avevo il tempo di farlo, visto che era tardo pomeriggio) di comprare al supermercato una confezione di pane di grano duro, di quelli già tagliati e imbustati, una mezza pagnottella dalla crosta scura, mollica gialla e consistenza morbida...durante il viaggio in autobus non ho resistito a mangiarmene un pezzettino, ho aperto la busta e mi ha investito una zaffata di odore forte, alcolico. Ne ho assaggiato un pezzo, il sapore forte, amaro, decisamente sgradevole.
Prima di arrivare a casa la pagnottella è finita nel secchio, tutta intera. Peccato. Gli ingredienti semplici (farina di semola, lievito, acqua e sale) non avrebbero mai fatto pensare ad un esito simile, però è vero che tutti i pani a lunga conservazione, compresi i bauletti, hanno l' alcool tra i conservanti.
Sicuramente non farò più l'errore di comprare quella marca di pane, così invitante, e invece tanto mefitico.
Un'altra cosa di cui non riesco a fare a meno è lo Yogurt, di cui farei indigestione, anche se ultimamente, invece di autoprodurlo, cedo alle tentazioni del marketing e compro quelli già fatti, anche perchè se ne faccio un litro alla volta rischio di mangiarmelo a cucchiaiate, direttamente dal barattolo. Certo, non è la stessa cosa che mangiarsi a cucchiaiate la Nutella (vi ricordate la scena mitica di Nanni Moretti, in Bianca? Ormai non la compro neanche più, altrimenti le faccio la festa in pochi giorni), però alla fine ci si sente in colpa lo stesso, come per qualsiasi eccesso.
Mi consolo pensando a quelli che ingurgitano fritti, salumi, formaggi grassi, magari cartocci di patatine bisunte di McDonald's, e allora veramente mi sembra di avere una alimentazione sanissima, al confronto.
Ho comprato alcune confezioni di pasta integrale, presa da un raptus salutista: prima era più raro trovarla, adesso si trova dappertutto, in questo caso era anche biologica, e non costava che qualche centesimo di più di quella normale di una famosa marca italiana.
L'accostamento che più mi è venuto naturale è stato con le verdure, ed in questo caso avevo un bel cespo di rughetta, biologica pure lei, a cui ho accostato dei pomodorini pachino (la ricetta dell'intingolo non è mia, l'ho mangiata al lavoro e ho cercato di rifarla uguale).
E' una pasta leggera, con i pomodorini saltati in padella con scalogno e aglio, scottati appena per cinque minuti. Sughetto semplice semplice, a cui la rughetta aggiunge un certo saporino amorognolo che non stona affatto, anzi.
Sarà che sono proprio stufa di questo tempo uggioso e delle giornate sempre buie, e di un po' di allegria nel piatto ne sento veramente il bisogno.
Per due persone:
Una ventina di pomodorini pachino
un mazzetto di rughetta
olio evo
un cucchiaino di farina
parmigiano
90 grammi di penne integrali biologiche a testa
uno spicchietto di aglio
uno scalogno piccolo
2 cucchiai di passata di pomodoro
Mettere un fondo di olio in una grossa padella antiaderente (dovrà contenere la pasta) con lo scalogno affettato sottile sottile e l'aglio.
Lavare i pomodori e tagliarli a metà.
Aggiungere i pomodori, mezzo bicchiere di acqua, due cucchiai di passata e un cucchiaino di farina (per addensare il sugo), salare e far saltare cinque minuti, rompendo qualche pomodoro per far uscire il sughetto.
Nel frattempo lavare la rughetta, togliendo la costola finale alle foglie.
Una volta pronto il sugo, buttarci dentro la rughetta, mescolare e tenere al caldo.
Lessare la pasta, scolarla, buttarla nella padella con l'intingolo, aggiungere parmigiano, mantecare bene e servire subito.
mercoledì 20 gennaio 2010
Ricordi culinari da Ferrara
In questi giorni mi sembra di non aver molto da dire, niente gite clamorose per musei (quella ai capitolini la sto rimandando di giorno in giorno), qualche ricettina simpatica, qualche sperimentazione panificatoria, un film visto al cinema, insomma, niente di che...
Ieri pomeriggio sono andata a vedere Il Riccio (perchè togliere l'eleganza dal titolo, mi chiedo), pur non avendo letto il libro, cosa di cui mi sono dispiaciuta, rimedierò quanto prima.
Insomma, diciamo che è un film troppo breve, per i miei gusti: condensare un intero libro in un'ora e mezza prevede, sicuramente, grossi tagli e una minore introspezione dei personaggi, tratteggiati in modo superficiale e di maniera.
La trama, sulla carta, è accattivante, molto francese, un mix tra Amèlie e Odette Toulemonde: una grigia e sciatta portinaia, che vive nella sua guardiola assieme ad un gatto e una stanza nascosta piena di libri, dove si rifugia a leggere Tolstoj; una dodicenne che tenta di crescere circondata una famiglia scombinata e anaffettiva, e che programma in maniera lucida il suicidio per il giorno del suo compleanno; l'innesco del cambiamento nella vita delle due infelici è l'arrivo di un ricco giapponese nel condominio, che si incuriosisce dell'una e dell'altra, tre persone ferite in vario modo dalla vita, avvoltolate in una solitudine evanescente e oscura, che si incontrano e si riconoscono tra il via vai dei condomini.
Il tutto sarebbe anche interessante, gli attori sono bravissimi, il mondo visto da una dodicenne risulta un punto di vista insolito, ma le incongruenze e le superficialità delle trama non sono poche. Innanzi tutto, mi pare difficile che un ricco giapponese, al primo sguardo, riconosca la perla nascosta dentro una sciatta portiera, solo per una citazione da Anna Karenina, pure un po' banaluccia (Tutte le famiglie felici si assomigliano, invece le quelle infelici lo sono ciascuna a modo suo).
Quante volte avete fatto una citazione colta, convinti di abbagliare il vostro interlocutore che, se vi va bene, pensa che l'abbiate tratta da I proverbi di Nonna Papera, considerandovi inoltre anche saccente e poco creativa perchè rubate frasi dai libri altrui.
E quante volte avete incontrato un ricco giapponese che, dopo questo primo fatale incontro sulla porta della guardiola, tra uno straccio e uno spazzolone, vi invita a casa sua per una elegante cena a base di sushi (e che casa...una di quelle case da ricchi con quadri preziosi e water che suona Mozart quando ci si siede sopra), e poi vi regala un costoso vestito e scialle per invitarvi al ristorante...ma andiamo!
Non so nel libro, voglio proprio scoprirlo, ma nel film questo interesse sembra proprio accadere per motivi ignoti, assolutamente inspiegabili. Capisco che il romanzo si deve condensare, ma gli avvenimenti si verificano senza motivi apparenti o comunque ben spiegati, i salti tra i fatti mi sembrano un po' troppi.
Se fosse un romanzo giallo, dove tutto deve funzionare come i meccanismi di un orologio, la sceneggiatura sarebbe giudicata decisamente zoppicante per scorrere bene.
Insomma, non mi ha convinto molto, sulla carta forse risulterà più interessante della trasposizione cinematografica, comprerò il libro e lo scoprirò presto.
Ed ora veniamo alla ricetta di oggi: una cosa semplicissima, davvero, ma che è legata ad un bel ricordo, il viaggio a Ferrara. Come ho avuto modo di raccontare nei lunghi post dedicati a questo piccolo ma intenso viaggio, per caso mi sono fermata a curiosare dentro il negozio di una azienda agricola, di agricoltura biologica, proprio dentro le mura della città, accanto al cimitero ebraico.
Dopo qualche chiacchiera scambiata, sono stata invitata a pranzo, così, sull'onda della simpatia.
Un pranzo semplice, con verdure dell'orto e pane biologico (un pane scuro e compatto, buonissimo, mai mangiato prima, peccato non aver chiesto con che tipo di farina fosse, mannaggia). Tra i piatti messi insieme dalla cuoca, vicino ad una cucina economica, a cesti pieni di frutta e verdura e scaffali stracolmi di prodotti di tutti i generi, c'era questo semplicissimo Riso Basmati con cipolle e radicchio in umido.
Innanzi tutto, il riso basmati, piccolo, a chicco lungo, non è un riso che ricorre spesso nella cucina italiana anzi, fino a quel momento non l'avevo mai assaggiato e, sinceramente, neanche il radicchio con le cipolle. L'avevo mangiato nelle lasagne, crudo e condito come le puntarelle, al forno, ma in umido mai.
Il riso l'ho trovato facilmente, ormai ce l'hanno tutti i supermercati, e allora ho pensato di replicare questa semplicissima ricetta, visto il tempo di dieta, e poi io adoro mescolare pasta o riso con le verdure.
E allora
Riso Basmati con radicchio e cipolle in umido
Ingredienti per due persone
mezzo cespo di radicchio tondo, piccolo
due cipolle o scalogni
80 grammi circa di riso basmati a testa
olio evo
Tagliare il radicchio a striscioline sottili e metterlo a bagno per un paio di ore in abbondante acqua fredda, in maniera che perda l'amaro.
Tagliare le cipolle a fette sottili, metterle in una padella antiaerente con un giro di olio e farle imbiondire dolcemente (non soffriggere), quindi aggiungere il radicchio, coprire con mezzo bicchiere di acqua, salare e saltare a fuoco dolce fino a che il radicchio non si è appassito, circa 15-2o minuti.
A parte lessare il riso, scolarlo bene e mescolarlo alle verdure.
Servire caldo o tiepido.
mercoledì 14 ottobre 2009
Cambi di stagione
Ed eccoci, da un giorno all'altro, nell'autunno.
Quest'anno ci è andata bene, tranne gli ultimi giorni l'estate sembrava non dovesse finire mai, ma il tempo è arrivato...non mi ricordavo un autunno così caldo da anni!
venerdì 17 luglio 2009
Alla ricerca dell'estate perduta

E siamo alla fine della settimana, finalmente...e anche nel pieno dell'estate, anche se ho la sensazione che il tempo mi stia sfuggendo di mano, senza che possa far nulla per trattenerlo.
I giorni si srotolano faticosi ma frenetici, nonostante il caldo e la spossatezza, avvoltolati in una routine sempre uguale, in cui si alternano giornate lunghe, stressanti e pesanti, a giornate in cui si cerca di recuperare un po' di sè e del proprio tempo, cercando di sciogliere i nodi che si sentono dentro e di ritrovare un po' di leggerezza.

E, quando si pensa di essersi allontanati abbastanza, di aver messo abbastanza spazio e tempo tra sè e la fatica,di essersi ricaricati di energie nuove, ecco che si ripiomba nella quotidianità di sempre, e gli effetti benefici del riposo e dello svago si sciolgono come neve al sole.
Per fortuna ho un paio di giorni di relax, un finesettimana che cercherò di sfruttare al massimo, poi un'ultima settimana di lavoro e poi arrivederci.
Certo, due settimane non sono abbastanza per recuperare un anno di stanchezza, e ho anche il pensiero che mi aspettano venti giorni ad agosto di lavoro impegnativo...insomma, è un continuo rincorrersi, tra fatica e riposo, che sembra non finisca mai, e che alla fine ti lascia spossato e senza risorse.
In questi ultimi giorni non sono stata molto presente, ho avuto poco tempo da dedicare al mio spazio e anche per visitare quello altrui.
Ci sono stati dei giorni in cui sono uscita nel chiarore dell'alba, e sono tornata a casa tredici ore più tardi, completamente annichilita nel corpo e nell'anima e, tra le ultime faccende casalinghe prima di stramazzare sul letto, non ho avuto neanche la forza di accendere il pc e di scaricare la posta, il che dice tutto.
Ma non lamentiamoci troppo, e cerchiamo di vedere gli aspetti positivi...
Faccio spesso il cous cous, abbinandolo spesso a degli avanzi di verdure: ormai lo considero una valida alternativa alla pasta o ad un'insalata di riso, soprattutto quando sono sola a casa e ho voglia di qualcosa di buono ma veloce.
Ormai ho sperimentato varie combinazioni, ma questa mi è piaciuta in maniera particolare: la sera prima avevo fatto una ratatouille di verdure con peperoni, zucchine e pomodorini, a cui ho aggiunto il mais. I colori si abbinano in maniera molto estiva, e i sapori sono perfetti, soprattutto quello del peperone che col cous cous lega benissimo.
Si può tranquillamente fare la verdura per un pasto e col resto condirci il cous cous per il giorno dopo.
E quindi:
Per la Ratatouille, tre o quattro persone
2 peperoni grossi (colorati)
dieci pomodorini pachino
3 zucchine
mezzo barattolo di mais
cipolla
olio evo
Cous cous: quattro cucchiai a persona
Tagliare a striscioline i peperoni e quindi a tocchetti.
Oliare una padella antiaderente, buttare in padella i peperoni, i pomodorini tagliati a metà e la cipolla tagliata sottile, far saltare a fuoco vivace qualche minuto mescolando con un cucchiaio di legno.
Aggiungere qualche cucchiaio di acqua e coprire.
Nel frattempo tagliare a rondelle le zucchine.
Dopo una decina di minuti aggiuengere le zucchine, far saltare bene tutto, aggiungere un bicchiere di acqua e coprire di nuovo, lasciando uno spiraglio.
Far cuocere per circa 40 minuti a fuoco dolce, mescolando spesso ed aggiungendo altra acqua ( io ci ho messo circa quattro bicchieri di acqua), e salando solo pochi minuti prima di spegnere.
Quando la Ratatouille è fredda, aggiungere il mais ben scolato.
Mettere il cous cous in una larga padella antiaderente, e aggiungere qualche cucchiaio di acqua calda mescolata a dell'olio e salata.
Lasciar riposare una decina di minuti, quindi aggiungere un filo d'olio e far asciugare il cous cous a fuoce dolce, sgranandolo con una forchetta.
Spegnere il fuoco, quindi aggiungere la ratatouille col suo sughetto, e far raffreddare.
Servire a temperatura ambiente.

sabato 9 maggio 2009
Il tempo dei carciofi

Ed eccoci tornati alle ricette anche se, come ho già accennato poco fa, ultimamente in cucina sono piuttosto latitante...ho addirittura smesso di fare dolci, per colazione mi accontento di pane o fette biscottate con quella poca marmellata fatta in casa che ancora rimane dall'estate scorsa (pensavo di averne fatta una scorta consistente ma ce la siamo sbafata tutta, e parecchi barattoli li ho anche regalati, per farla assaggiare ad amici e parenti).
Avevo in programma di fare un po' di marmellate di agrumi, prima che finiscano, solo che i prezzi di quelli biologici mi hanno un po' frenato...è vero che tra prodotto commerciale e fatto in casa non c'è paragone, però è anche vero che, mentre quella fatta in casa con frutta normale è conveniente anche dal punto di vista economico, per gli agrumi bisogna utilizzare solo frutta biologica, visto che si utilizzano anche le bucce...
Va be, un po' di tempo per decidermi, ancora ce l'ho, spero che mi riprenda un guizzo di voglia di fare...
Ultimamente sono andata girellando parecchio, ormai l'inverno sembra un brutto ricordo, anzi, oggi fa talmente caldo che sembra giugno.
In questo periodo ho avuto anche delle rimpatriate di vecchie amicizie, grazie a Facebook, vecchie compagne di classe e amiche che non vedevo a tantissimo...strano vedere come siamo cambiate, in maniera profonda (cresciute, maturate e migliorate, per fortuna) e dall'altra invece ritrovarsi come non fossero passati vent'anni, chiacchierando del passato e del presente come non ci fosse stata interruzione, mescolando accadimenti quotidiani e ricordi lontanissimi...
Forse perchè, comunque, le amicizie fatte da adolescenti avevano un'altra valenza, rispetto a quelle fatte alla nostra età: erano più ingenue, ma anche più totali, perchè si cresce insieme e questo, in qualche modo, lega per sempre, anche quando l'amicizia è finita da tempo.
O forse a legarci sono i ricordi, chissà...

Va beh, passiamo ad altro...
E' vero che non mi va di cucinare, non so perchè sento che il fisico ha bisogno di altro, di verdure, yogurt, frutta, cibi più leggeri e depurativi, però un bel piatto di pasta, magari con verdure di stagione, ci sta proprio bene, non trovate?
L'accostamento carciofi, olive e pachino mi è venuto un po' così, con quello che avevo nel frigorifero e perchè mi piaceva l'accostamento dei colori, ed invece mi è piaciuto molto.
Mi piacciono questi sughetti improvvisati, corposi e saporiti, soprattutto abbinati ad una pasta liscia come gli spaghetti...

Ed allora, per due persone:
Qualche pomodoro pachino
due carciofi
una manciata di olive nere
verdure per soffritto
aglio
olio evo
parmigiano
spaghetti, 100 grammi a persona
Pulire i carciofi delle foglie dure e della punta, raschiare ed accorciare i gambi. Tagliarli a metà, togliere la barbetta e tagliarli a pezzi.
In una padella capiente mettere un velo di olio, buttarci i carciofi e l'aglio, salare e far saltare qualche minuto, quindi aggiungere un goccio d'acqua, chiudere il coperchio e far andare circa 10 minuti.
Nel frattempo lavare bene e tagliare i pomodori e le verdure del soffritto.
Buttare nella padella i pomodori, qualche cucchiaio di passata, le verdure e le olive, coperchiare di nuovo con un altro filo di olio e un pochino di acqua, e far cuocere mescolando ogni tanto, fino a che le verdure siano tenere, e il sugo corposo(io con i carciofi vado ad occhio, perchè si cuociono sempre in tempi diversi, chissà perchè).
Nel frattempo mettere a lessare gli spaghetti, scolarli bene e buttarli nel sugo, aggiungere il parmigiano e mantecare bene. Portare in tavola.

lunedì 27 aprile 2009
Riflessioni oziose di un giorno di riposo

Oggi Roma si è svegliata sotto un bel sole, un vero piacere fare colazione con la finestra aperta, l’aria dolce e il sole radente che illumina ogni cosa di una bella luce dorata.
Adoro fare colazione così, sotto la finestra, col tavolo ben apparecchiato dalla sera prima, la tovaglietta di bambù, tazza, bicchiere e tovagliolo di carta (a meno che Titti non ci salti sopra e lo faccia a brandelli durante la notte, spargendo coriandoli colorati dappertutto, non so se per divertirsi oppure presa da un attacco isterico notturno), e poi toast caldi, crema di gianduia con granella di nocciole (ogni tanto un’alternativa alla marmellata ci vuole), una bella tazza di caffellatte tiepido e un bicchiere di succo d’arancia.
Mi sono crogiolata qualche minuto, come fossi ancora in vacanza, col tutto il tempo del mondo a mia disposizione, una specie di quiete languorosa, di sospensione oziosa, corroborante, nonostante avessi intorno una cucina piccola e un po’ disordinata e Koko che miagolava petulante sulla credenza ( è convinto che ogni volta che uno mangia, debba mangiare anche lui, una cosa che si chiama pappa condivisa).
Finalmente una mattinata rilassata, dopo tre giorni di sveglia prima delle sei: io odio alzarmi presto, anche se non sono una vera dormigliona: però mi piace poltrire, rigirarmi sotto le coperte, procrastinando ogni cinque minuti il momento di mettere i piedi a terra, ed iniziare una nuova giornata.
Stamattina ho faticosamente aperto gli occhi alle otto e mezza passate, un sonno pesante e pieno di sogni confusi, alcuni assolutamente irrazionali, altri un po’ meno illogici, ma tutti piuttosto farraginosi. E’ la testa che, invece di lasciare la stanchezza e lo stress fuori dalla porta di casa, continua a macinare pensieri e nervosismo, a rimestare nel torbido.

Il primo giorno di riposo, dopo i miei tre turni di lavoro settimanali, è sempre il peggiore, quello in cui sai che dovresti fare tante cose, che hai vergognosamente trascurato di fare nei giorni precedenti, i piatti che si accumulano nel lavello, la pila di panni sporchi che cresce inesorabile nel cestello della biancheria, il frigorifero e la dispensa che cominciano a mostrare segni di desolazione.
Eppure il corpo, e la testa, sembrano in stand by, come in aspettativa: una certa pesantezza delle membra, una fiacchezza dell’anima che ti costringe a rallentare il ritmo della quotidianità, è come avere le pile scariche, bisogna darsi il tempo di ricaricarle, di accumulare energia nuova.
Sono riuscita a fare un po’ di cose, ma niente di quello che avevo progettato (tipo ripulire la cantina o cose altrettanto impegnative); più tardi sono uscita per fare un giretto al mercato, quello del quartiere: mi piace girellare indolentemente tra le bancarelle, anche se spesso non devo comprare niente.
Adoro curiosare tra i banchi pieni di vestiti, biancheria, oggetti per la casa, bigiotteria e cianfrusaglie varie, da pochi soldi; e poi i banchi abituali di frutta e verdura, quello che vende frutta esotica, dieci tipi di olive, frutta secca e primizie fuori stagione; la grassa e bionda signora napoletana che ha verdure di prima scelta, già capate, il minestrone fatto da lei, una latta aperta con le alici sott’olio e vende il radicchio e i frutti di bosco a prezzi da gioielleria; il brunetto che dispone tutta la sua mercanzia come fosse una merce preziosa: i carciofi in una pila circolare, quasi artistica, pomodori rossi e succosi composti in cumuli aggraziati, grossi mazzi di broccoletti acconciati come fossero bouquet di fiori preziosi, e infila gerbère e margherite sulle cataste ordinate della verdura, come una serra o una vetrina di un negozio.
Poi, nel primo pomeriggio, ha cominciato ad alzarsi un vento caldo, soffocante, un turbinìo cattivo, rabbioso, che sferza furiosamente gli alberi e schiaffeggia violento i panni stesi fuori: qualsiasi velleità di uscire che avevo, mi è passata al primo gocciolare dal cielo minaccioso. Sembra che questo grigiore non debba finire mai, ogni speranza di primavera pare un’illusione…
Non mi era mai capitato di essere così influenzata dal tempo, ormai il clima e la pioggia sono diventati argomento abituale di conversazione, come tra gli inglesi: consulto le previsioni del tempo come fosse un oracolo, in base a questo programmo le mie passeggiate, sto diventando metereopatica, o forse lo sono sempre stata. Questo tempo mi dà veramente sui nervi.
Anzi, non mi ricordo una stagione così pessima, nel corso della mia vita, tranne un giugno veramente orribile nel 1982 ( eravamo in vacanza nel paese dei nonni ed ho girato malinconicamente con la felpa per tutto il mese), e l’estate del 2005, quella del mio matrimonio: avevamo programmato il rinfresco all’aperto ed è risultata una delle estati più piovose degli ultimi anni, solo per un caso non è piovuto anche quel sabato pomeriggio, altrimenti sarebbe stato un bel disastro.

Allora vi propongo, tra tanto grigiore, una pasta coloratissima, fatta con l’ultima zucca della stagione, piselli e mais, ma ovviamente potete usare qualsiasi altra verdura colorata, come carote, zucchine o peperoni (magari hanno bisogno di un tempo di cottura più lungo).

Pasta tricolore:
Fusilli, 80 grammi a persona circa
Un pezzetto di zucca (per due persone 300 grammi)
Qualche cucchiaio di piselli in scatola
Un cipollotto o scalogno
Qualche cucchiaio di mais
Olio evo
Parmigiano
Tagliare la zucca a pezzetti e metterla in padella con i piselli, lo scalogno a fettine sottili, l’olio: far insaporire qualche minuto, rigirando spesso, quindi aggiungere qualche cucchiaio dell’acqua dei piselli, salare, mettere il coperchio e far ammorbidire circa venti minuti, fino a che la zucca e i piselli sono teneri. Coprire e tenere al caldo.
Nel frattempo mettere a bollore l’acqua per la pasta e cuocerla: scolarla bene, buttarla in padella con le verdure, insaporirla con un filo di olio a crudo, quindi spegnere il fuoco, aggiungere il mais e servire.
martedì 24 marzo 2009
L'ultima zuppa della stagione


Per 2-3 persone
60 grammi di riso a persona
300 gr piselli surgelati
200 grammi zucca pulita
Un pezzetto di cavolfiore lesso (facoltativo)
Carota, cipolla e sedano
300 cl latte
3 biccheri d’acqua
parmigiano
Tagliare a pezzetti tutte le verdure, quindi metterle in pentola con l'acqua e farle bollire per circa 20 minuti, poi aggiungere il latte e il cavolfiore lesso, e frullare con frullatore ad immersione ma non troppo, per far rimanere rustica la minestra.
Rimettere a bollire e salare, quindi aggiungere il riso, mescolando spesso per non farlo attaccare.
Consiglio di tenere sempre del latte non freddo per allungare un poco la minestra, nel caso si addensasse troppo.
Continuare a mescolare ogni tanto per i 15 minuti di cottura del riso, quindi spolverare con parmigiano e servire subito.
venerdì 13 febbraio 2009
Tonnarelli zucchine e feta

In questi giorni che sono stata a casa, come al solito mi ero ripromessa di fare un sacco di cose, alla fine ho combinato poco o nulla. Anche perchè, essendo metereopatica, il tempo sempre grigio, il freddo e la pioggia mi hanno un po' ammosciato. Mai visto un inverno così plumbeo, una cappa di nuvole nere che gravita sulla città da mesi.


Sarà che i paesi nordici sono abituati, mentre noi no...ora capisco perchè nel nord Europa dipingono ogni cosa di colori accesi, le case sono colorate, finestre, ringhiere, persiane, insegne...nel sud ci dovrebbe essere il giallo del sole e l'azzurro del cielo, a rallegrarci gli animi, ed invece...

Questi tonnarelli sono conditi con zucchine e feta, un accostamento di sapori, e anche di colori, che mi incuriosiva e che ho sperimentato con successo, il connubio mi piace, e poi il tonnarello è una pasta corposa, che prende bene un condimento con verdure e formaggio.
Per due persone:
400 grammi di zucchine pulite (visti i prezzi al momento, ho usato una busta da 450 grammi di zucchine surgelate, già tagliate a rondelle)
cipolla, carota
olio evo
feta
parmigiano
100 grammi di tonnarelli freschi a persona
Per il condimento:
Mettere in una padella antiaderente tipo salta pasta (deve contenere poi la pasta) un fondo di olio, con cipolla a fettine sottile e carota a pezzetti piccoli (anche verdure per soffritto congelate).
Far imbiondire per un paio di minuti, poi aggiungere le zucchine, mescolare bene (senza salare).
Far insaporire qualche minuto, poi aggiungere mezzo bicchiere d'acqua e coprire.
Far cuocere per almeno una ventina di minuti, mescolando spesso e aggiungendo qualche cucchiaio di acqua se necessario, quindi salare e pepare, e far cuocere le zucchine fino a fare dorare.
Spegnere e mantenere al caldo.
Fare a pezzetti la feta.
Per la pasta:
Cuocere la pasta come nelle istruzioni ( di solito 5 o 6 minuti), scolarla e buttarla nel condimento ancora caldo, eventualmente con qualche cucchiaio di acqua di cottura. Mantecare a fuoco vivace la pasta con le zucchine, la feta e il parmigiano ed un filo di olio a crudo (io preferisco mettere meno olio prima e un goccio a crudo).
Servire subito.

Buon week end a tutti, io purtroppo lavorerò, la pacchia è finita...
mercoledì 28 gennaio 2009
Farfalle alla crema di Cavolfiore


300 grammi di cavolfiore lesso
Un bicchiere di latte
125 grammi di ricotta
4 cucchiai di passata di pomodoro
4 cucchiai di parmigiano
200 grammi di farfalle
Lessare il cavolfiore in abbondante acqua, che poi servirà per lessare la pasta (così si ricicla pure l’acqua).
Scolarlo, pesare 300 grammi di verdura.
Nel frullatore aggiungere al broccolo un bicchiere di latte, la ricotta, e frullare, poi aggiungere parmigiano e passata di pomodoro, salare e frullare di nuovo.
Versare la crema in una padella capiente, tipo salta pasta. Riaccendere a fuoco dolce e far insaporire cinque minuti, aggiustare di sale e pepe e aggiungere un tocchetto di burro, mescolare e quindi tenere in caldo.
lunedì 26 gennaio 2009
La zuppa del bosco

Questo tipo di zuppa è tipicamente nordica , solo che dalle loro parti si gustano anche in estate, come la polenta, mentre con le nostre temperature estive sono confinate ai mesi più freddi. Gli ingredienti di una buona zuppa sono davvero infiniti, e di bello c’è che ci si può mettere qualsiasi cosa, a seconda della fantasia e di quello che si ha nel frigorifero. Per fare questa zuppa ho speso, all’incirca, 2,50 euro tra verza, cipolle, carote, patate e finocchi. Mi pare che ci si guadagni sia in salute che nel portafoglio, il che non è poco.
Tre anni fa andammo in Trentino Alto Adige, una regione che conosciamo molto bene e che adoriamo, avendola visitata ormai parecchie volte. Risiedevamo nel minuscolo paesino di Braies, vicino al lago omonimo, un vero smeraldo liquido incastonato nelle montagne.



Il paesino, tra Dobbiaco e San Candido, si snoda flessuoso in una stretta valle incantata, silenziosa e verdissima, un grappolo di baite immerse nella quiete profonda, dove l’unico rumore che si sente, oltre quello della natura, è quello del ruscello che gli scorre accanto e dei passi sulle foglie del sentiero.
Mi dispiace molto aver perso le fotografie di quello splendido viaggio, abbiamo visto delle cose meravigliose e spero veramente di tornarci molto presto, e recuperare le fotografie perdute.
Tutte le sere alle sette erano già seduti a tavola, con una ciotola di zuppa fumante davanti, profumo di cipolle, patate, erbe di montagna, aromatiche e chissà quale altra prelibatezza: un quadretto sereno e quieto, nella luce carezzevole del crepuscolo nordico, e te li immagini in inverno, magari davanti al tepore della stufa, in quella bella baita tutta di legno odoroso di cera, con la valle immersa nella neve, isolata dal resto del mondo, il silenzio che avvolge ogni cosa come polvere.
Come dessert, il profumo inebriante e speziato dello strudel appena sfornato, delle fette abbondanti gonfie di mele e pinoli, che traboccavano dalla pasta gonfia e burrosa dell’involucro, spolverata di zucchero a velo profumato di vaniglia.
Delle vacanze si ricordano i posti visti, le bellezze della natura, le passeggiate ad alta quota e i picnic in cima alle montagne, ma anche le atmosfere, le case, le bontà mangiate, le sensazioni ed anche i profumi, anzi, soprattutto i profumi.
Quella vacanza ha per me l’odore umido del bosco, la fragranza speziata dello strudel, e quello delle zuppe dei gentilissimi signori Taschler di cui, ancora oggi, mi chiedo quali fossero i misteriosi ingredienti.
Non conoscerò mai le ricette della signora Taschler, però ci provo lo stesso, e allora:
Zuppa del Bosco

Per quattro persone
Un quarto di verza
Due carote grosse
1 cipolla grande,
1 finocchio grande
2 patate di medie dimensioni
Due litri di acqua
Due cucchiai di passata
Mezzo dado
Olio, sale, pepe
