I miei viandanti

martedì 30 dicembre 2008

I Buoni propositi di fine anno



E siamo arrivati pure a Capodanno, volenti o nolenti...per me queste feste sono volate, nel senso che non ci sono proprio mai state, a meno che non si voglia considerare Pranzo di Natale i due mandarini e un bicchiere d'acqua per mandar giù l'aspirina.



Sono stata defraudata dei manicaretti di mamma, del panettone, della zuppa inglese con marmellata di prugne, crema e panna che i miei parenti si sono sbafati il pomeriggio di Natale: in compenso sono l'unica ad essere dimagrita sotto le feste. Ci rifaremo l'anno prossimo. Per ora mi consolo guardando queste fotografie, visto che di fame assolutamente nulla.

Ho riletto i propositi che avevo scritto l'anno scorso, e direi che è una buona base per quelli di quest'anno. Così si vede subito che la maggior parte sono stati assolutamente disattesi, veramente un disastro, se si vuole essere giudici severi di sè stessi. Ma è proprio necessario esserlo? Di solito si è più severi con sè stessi che con gli altri, non so se è un bene o un male. Un minimo di autocritica consapevole fa bene a chiunque, un eccesso diventa masochismo.



Buoni propositi 2008

Mettersi a dieta, per tentare di rientrare nei vestiti dello scorso anno (è una causa persa, me ne rendo conto). Tra l'altro, tenendo un blog che parla di ricette, è un'impresa disperata...

Infatti è stato un insuccesso clamoroso, i vestiti in questione vengono rimessi a posto ad ogni cambio stagione, intonsi. Con la saggezza dei quarant'anni, potrei anche dire che uno dovrebbe accettarsi com'è, però è anche vero che qualche sforzo si può anche fare, soprattutto per il proprio bene. Forse saggezza è riconoscere che non si è mai stati Naomi Campbell ma, fortunatamente, neanche Magamagò.

Tentare di arginare il disordine che regna sovrano a casa mia, evitando cumuli di panni da stirare e pile di piatti traboccanti dal lavandino: anche questa un'impresa disperata (forse mi converrebbe cambiare marito)

Non ho arginato il disordine e non ho neanche cambiato marito. Mah, direi che le cose si compensano
:-)

Ricominciare a fare qualcosa di artistico, tipo riprendere gli acquarelli che giacciono negletti nella scatola.

L'ultima cosa artistica che ho fatto, recentemente, è stato stuccare i buchi delle pareti che ormai sembrano colabrodi, a forza di spostare quadri. Di artistico non c'è molto, però il corso di restauro di dipinti almeno è servito a qualcosa, sono un brava stuccatrice.

Finire di visitare tutti i Musei di Roma, come da scaletta. Certo, non sono pochi...:-(

Beh, qualcosa ho visto, anche se la pigrizia, quando si è stanchi, è difficile da vincere. Ho ancora una marea di fotografie dei Musei Capitolini da montare, e un sacco di altre cose. Però, si può sempre dire che tanto loro sono sempre là, mica li chiudono, prima o poi...

Vedere di più i miei amici e non farmi prendere dalla pigrizia, della serie Cuccia a casa e Nanna presto...

I miei amici possono testimoniare che ho fallito clamorosamente anche in questo.
Mio marito dice che vado a letto con le galline, tra un po' batterò pure loro.

Continuare a scrivere il blog, anche se ho paura che prima o poi terminerò gli argomenti o, in alternativa, terminerò i miei Megabyte a disposizione...

Uno dei pochi punti fermi della mia vita, ormai non ne potrei fare a meno. Anzi, alcune volte mi devo contenere, altrimenti vi inondo con i miei racconti, a rischio di ammorbarvi. Quando poi attacco a parlare di Trastevere, degli anni Settanta, dei miei ricordi d'infanzia, divento un tormento, me ne rendo conto. Sopportatemi, almeno un altro po'.

Imparare ad usare alla grande Photoshop, invece di pasticciarci dentro come faccio adesso.

Anche su questo mi sono applicata molto, con mia grande soddisfazione. Anche perchè è l'unico modo per rimediare ad una foto malriuscita.

Finire di scrivere i miei racconti di viaggio, prima che l'Alzheimer me li faccia svanire definitivamente dalla testa.

Cominciano a svanire, effettivamente, anzi, comincio a svanire io in generale, però parecchio ho scritto proprio qui, almeno qualcuno li legge e io posso dimenticarli serenamente.

Rimontare la Camera Oscura che giace anche lei negletta in cantina, coperta di polvere.

Ora c'è la polvere non di un anno, ma di due. Però, in compenso, da quando ho la Nikon digitale, non mi serve più, quindi penso che rimarrà là sotto a vita.


Buoni propositi 2009


L'altro giorno ho visto il DVD di un piccolo film belga, Odette Toulemonde, Lezioni di Felicità. Molto simile, per certi versi, al Favoloso mondo di Amèlie, con uno spirito leggero e poetico racconta di Odette, una bella signora di mezza età che vive nella grigia Charleroi, e che ha una vita, a prima vista, assolutamente banale, niente di cui rallegrarsi: vedova, lavora come commessa in un grande magazzino, vive in una casa piena di oggetti kitch, legge sospirosi romanzi d'amore ed ha una famiglia scombriccherata, col figlio parrucchiere gay e la figlia brutta e disoccupata che le ha imposto il fidanzato in casa, un individuo orrendo e di pessime maniere.

Parallelamente, racconta anche della vita dello scrittore di successo di cui Odette adora i romanzi, uno che dalla vita sembra aver avuto tutto: fama, successo, soldi, bella casa, bella moglie. Avrebbe tutto per essere felice, eppure la sua vita è un disastro.

Quando i due si incontrano, la commessa e lo scrittore, nulla direbbe che sono destinati a condividere il resto della vita.

Ma Odette ha un dono prezioso, che è quello di saper cogliere il lato bello e poetico delle cose, che la fa emozionare per un libro, per una canzone, che riesce a farle provare gioia anche per i piccoli avvenimenti della vita, quelli di tutti i giorni, che la porta a cantare e ballare mentre cucina, mentre spolvera, che la fa scivolare leggera nelle grigie strade uggiose del suo quartiere.

Questa sua leggerezza, lo sguardo sognante con cui interpreta la realtà, si trasmette a quelli che le sono intorno, tanto che anche lo scrittore le chiederà di dargli qualche lezione di felicità, scoprendo poi di non poterne più fare a meno.

Ecco, mi piacerebbe scivolare leggera nella vita di tutti i giorni, provare emozione anche per le cose semplici, cogliere il lato migliore di quello che mi succede, e non sempre quello peggiore. La quotidianità è fatta di tanti gesti che sembrano noiosi, ripetitivi, se uno riuscisse a viverla con un pizzico di leggerezza in più, sicuramente se la vivrebbe meglio. Questo è il mio proposito per l'anno che viene, quello di vivere con meno ansia, cercando di godersi invece le piccole gioie che la vita ci riserva.


E dopo questo buon proposito, una ricetta che ho già postato sul Blog di Cucina, ma che mi pare adatta per tirare su il morale a chiunque, in vena di bilanci o meno. La ricetta originale prevede l'uso di un pan di spagna, io ho usato un comune ciambellone, in questi giorni si può pensare per riciclare fette avanzate di panettone o pandoro.

L'importante è che le fette siano completamente inzuppate nel cioccolato bollente, devono essere proprio intrise, non coperte.

Ingredienti:

Un ciambellone o un pan di Spagna, di media consistenza (né troppo molliccio né troppo consistente): io vi riporto una ricetta che va bene, poi fate voi.

Ciambellone semplice (teglia a ciambella 26 centimetri)

3 uova, 350 grammi di farina, 200 grammi di zucchero, un bicchiere di latte, mezzo bicchiere di olio di oliva, una bustina di vanillina, una bustina di lievito

Montare le chiare a neve con un pizzico di sale, montare i tuorli con lo zucchero, quindi aggiungere il latte e l’olio.

Aggiungere, sempre montando con le fruste elettriche, tutta l farina mescolata col lievito e la vanillina, quindi aggiungere le chiare, mescolando con un cucchiaio di legno dall’altro in basso senza smontarle.Infornare a 180 gradi, secondo ripiano dal basso, per circa 40-45 minuti.

Sfornare, far raffreddare la torta e sformarla, quindi tagliarla a fette regolari.


Per il cioccolato:

Riscaldate un litro di latte, in un’ altra pentola mescolate 7 cucchiai di cacao amaro, 7 cucchiai di zucchero e 7 cucchiai abbondanti di farina.

Aggiungete poco a poco, mescolando con un cucchiaio di legno, il latte caldo (ma non bollente), in modo da formare meno grumi possibili, quindi continuate a mescolare per tutta la cottura, a fuoco dolce, meglio ancora su uno spargi fiamma.

Dopo più o meno 15 minuti la crema al cioccolato comincerà ad addensarsi. Appena raggiunge il punto di densità giusto, toglierla dal fuoco e, ancora bollente, cominciare a formare l’inzuppato.

Versare uno strato sottile di cioccolato bollente sul fondo della pirofila scelta, quindi disporre sopra le fette uno accanto all’altra, non sovrapposte ma il più accostate possibile, quindi versare metà del cioccolato, fino ad inzupparle bene.

Fare un altro strato di fette di ciambella, e affogarle di nuovo nel cioccolato bollente, fino a coprirle bene.
Mettere in frigorifero almeno dieci ore.

sabato 27 dicembre 2008


Sono sopravvissuta anche a questo Natale, e stavolta non per le mangiate o le riunioni coi parenti, ma per una febbre virale terribile che ha atterrato me e Luca il 24 sera, per cui abbiamo passato il 25 a letto, con 39 di febbre, a digiuno, e il 26 sul divano cercando di tenerci in piedi, con dieta a base di brodini e the...

:-(

Oggi va meglio,anche se non è che brilliamo per salute e aspetto...contando che poi a Capodanno lavoro, mi sono giocata tutte le feste! Potrei dire che la mia linea ne ha guadagnato, ma mi pare una magra consolazione.
Va beh, il prossimo anno andrà meglio...

mercoledì 24 dicembre 2008

Auguri a tutti


Purtroppo sono un po' di fretta, e non faccio in tempo a salutare tutti i bloggers che vorrei: approfitto di questo spazio per mandare un augurio cumulativo a tutti i pellegrini che si aggirano in questa Foresta!
Arrivederci ai prossimi giorni...

venerdì 19 dicembre 2008

Regali e dolci sotto l'albero

Ed eccoci al secondo Natale su questo blog!


Lo scorso anno di questi tempi ero alle prese con gli ultimi folli acquisti natalizi, che come sempre decidi di cominciare a comprarli ad ottobre, e poi ti riduci a metà dicembre, e alla fine non sei mai soddisfatto di quello che hai comprato. Quest'anno ho risolto il problema alla radice, visto che i regali sono stati azzerati.

Ho fatto l'albero all'ultimo momento, il 15 dicembre, ma proprio di fretta, quasi tirandoci gli addobbi sopra, mentre i gatti cercavano di aiutarmi nella loro maniera gattesca, cioè giocando con le palline, rotolandosi dentro i fili rossi e blu e saltando dentro le scatole piene di decorazioni.

Tra l'altro l'albero è rimasto pure un po' storto, evidentemente ha qualche problema di baricentro, ma siccome questo periodo io pure non è che brillo, evidentemente si è adeguato al resto della famiglia.



Appena finito, Koko ha pensato bene di mettercisi a dormire sotto, evidentemente gli piacciono i lumini intermittenti e, cosa ovvia per un felino egocentrico, pensa di essere anche lui un regalo. Si è piazzato sotto le fronde cariche di palle e si è addormentato col sonno del giusto.
Speriamo che almeno quest'anno i due birbanti non ricomincino a mangiarsi i capelli d'angelo e a vomitarli in giro.


Sempre in questi giorni era arrivato a casa un cesto enorme, strabordante di delicatessen dolci e salate, gentile omaggio dell'azienda per cui lavoro.
Quest'anno, visti i tempi grami, neanche un panettone in regalo, ne ho comprato uno al supermercato giusto per tradizione, per la mattina di Natale, per il resto ho proseguito con i miei dolci fatti in casa.


Anche questo Natale ho rifatto il Panettone Marietta dell'Artusi, che l'anno scorso avevo clamorosamente copiato da Grazia, tra l'altro le sue variazioni dell'originale sono perfette, e allora l'ho rifatto tale e quale.

La ricetta e le spiegazioni originali li trovate qua.

La volta precedente l'avevo cotto in uno stampo a cerniera da 24 centimetri, quest'anno ne avevo uno alto di alluminio da 22, ed è venuto meraviglioso.


Ovviamente Pellegrino Artusi lo chiama panettone, ma non è un impasto lievitato come il moderno panettone commerciale.

E' uno di quei dolci rustici e morbidi, di un bel colore dorato, pieno di canditi e uvetta e con copertura di mandorle e granella di nocciole (stavolta però non le ho messe), che in realtà potrebbe essere fatto tutto l'inverno, per colazione è assolutamente perfetto.

Anche la versione alternativa che avevo sperimentato l'anno scorso, con le gocce di cioccolato, era ottima.


Ho provato anche a fare un panettone con impasto a tripla lievitazione, il risultato non è stato male, però lo voglio riprovare perchè non è lievitato tantissimo.
Avevo in mente di fare un sacco di cosine buone, questo Natale, i biscotti di panpepato, marmellate di agrumi da regalare e così via, ma mi sa che è già tanto se arrivo al 25 strisciando, figurati il resto...

lunedì 15 dicembre 2008

Natale a Piazza Navona

L'appuntamento con Piazza Navona nel periodo natalizio è un rituale amatissimo dai romani. In una domenica insolitamente tersa e soleggiata per questo dicembre tempestoso, sono andata a fare una passeggiata per respirare l'atmosfera di questo posto magico, pieno di bellezza, di colori, di vivacità.



Fino a qualche anno fa, quando i regali più attesi non erano tanto quelli che portava Babbo Natale, quanto quelli che si caricava la Befana nel suo vecchio sacco, era per i bambini una festa venire a curiosare tra i giocattoli esposti in questa piazza, nei giorni intorno al 25 o anche dopo: al contrario di adesso, in cui si trova soprattutto artigianato e oggetti vari, allora le merci prevalente erano oggetti e personaggi per il presepe, e tanti giocattoli.



Anche solo andare a vedere era una festa, oltre che per i meravigliosi giocattoli che si ammiravano, anche per le leccornie che si potevano assaggiare: lo zucchero filato era immancabile, insieme a croccanti di frutta secca e pralines, la famosa mela stregata e delle enormi ciambelle fritte, croccanti di zucchero semolato.


 



Ovviamente, spesso quello che si era ammirato qui, veniva poi magicamente trovato in dono la mattina del 6 gennaio. Mi ricordo un anno, doveva essere il 1977 o giù di lì, in cui avevo visto dei bellissimi vestiti di Barbie, vestito da ballo con pelliccia e chiccherie varie, che puntualmente la vecchiarella mi portò, con mia somma felicità.



Negli anni la valenza simbolica ha perso di importanza, come molte altre cose del Natale del resto, rimanendo però un appuntamento molto amato: l'esposizione inizia dal 1 dicembre, per tutto il giorno (ma le mattine feriali molte bancarelle sono chiuse) fino a sera, con punte di affluenza massime sabato e domenica.

Questa domenica, complice un meraviglioso sole, lo spettacolo della piazza era ancora più suggestivo. Piazza Navona, uno dei trionfi del Barocco Romano, sorge in un luogo antichissimo: ricalca perfettamente la forma ovale dello Stadio di Domiziano, costruito negli anni 80 d.c., in cui si tenevano giochi e che poteva contenere addirittura 30.000 spettatori, ma le origini dello stadio risalirebbero addirittura a Cesare.


Nella seconda metà del '400 vi venne impiantato un mercato, poi fu Innocenzo X Pamphili che la fece completamente restaurare, a metà nel '600, aggiungendo lo splendido palazzo omonimo sulla sinistra della fotografia, ora occupato dall'ambasciata brasiliana. La vocazione ludica della piazza rimase, tanto che nel XVIII e XIX secolo vi si tenevano corse di carri e giochi in occasione del Carnevale.


La pavimentazione in sanpietrini risale solamente al 1870.



Fino a pochi anni fa era invasa dal traffico e dalle macchine parcheggiate: in anni recenti venne completamente restaurata ed ora è isola perdonale.

Prospiciente al bellissimo Palazzo Pamphili si trova la cinquecentesca Fontana del Moro di Giacomo della porta con bacino superiore polibato, cosiddetta a causa della secentesca statua centrale, un Etiope che lotta con un delfino. La fontana acquistò l'aspetto odierno nel 1874, quando vennero aggiunte le altre statue.



La statua del Moro era stata originariamente progettata dal Bernini per la terza fontana, quella cinquecentesca del Nettuno sempre di Della Porta, rimasta disadorna fino al 1878, quando venne ornata dalla colossale statua del dio che lotta con la piovra, contornato da affascinanti nereidi e tritoni.



La Fontana dei Fiumi è il capolavoro di Bernini il quale, pur non essendo molto amato da Innocenzo X, riuscì a far accettare il suo meraviglioso progetto: la base rappresenta i 4 fiumi Nilo, Gange, Rio della Plata e Danubio su un basamento di travertino, e ornata di statue e piante esotici, come la palma, la peonia, il leone, il drago, il serpente.





La leggenda racconta che il personaggio del Rio della Plata venne scolpito in atteggiamento di timore del crollo della chiesa di Sant'Agnese in Agone sita proprio di fronte, opera di Borromini, con cui era nota la forte rivalità: la leggenda però è apocrifa, perchè quando venne inaugurata la fonta, nel 1651, la chiesa ancora non c'era, venne iniziata l'anno successivo. La statua del Nilo è velata, perchè allora non si conosceva ancora la sorgente.





L'obelisco, proveniente dal Circo di Massenzio, è una copia romana del tempo di Domiziano.



Il Bernini si fece aiutare nella traduzione dei geroglifici dal grande erudito Athanius Kircher: probabilmente l'obelisco era situato originariamente nel Tempio di Iside.

La chiesa prospiciente è dedicata alla giovane martire Agnese, qui uccisa nel 304: edificata nell'VIII secolo, venne totalmente rifatta dai Rainaldi e dal giovane Borromini. All'interno si trova sia la tomba di Innocenzo X che la testa della martire.




La piazza, splendida tutto l'anno, in questo periodo si riempie di una folla variopinta e variegata, attratta anche dall'animazione e dalle curiosità, come la Giostra in legno che fa la felicità dei bambini, statue viventi, clown e spettacoli di musica e canti, come questo gruppo indiano che si esibisce in canti e danze tradizionali.



Per approfondire:
Roma Segreta

LinkWithin

Related Posts with Thumbnails