I miei viandanti

sabato 6 dicembre 2008

I sobborghi di Parigi: Charonne, Belleville, le Quartier d'Amerique



Continuiamo col nostro racconto di Parigi a puntate, ormai un appuntamento fisso, in questo blog. Le cose belle da vedere a Parigi sono talmente tante che ci si potrebbe scrivere un blog intero: purtroppo il mio diario di viaggio sta quasi per terminare (manca l'Hotel Carnavalet, qualche giretto per il quartiere Latino e poco altro). Mi toccherà tornarci un'altra volta, per continuare a scoprire le meraviglie di questa città affascinante, vitale, misteriosa.

Come ho già scritto svariate volte, la maggior parte dei turisti si limita, appunto, a fare il turista, con un’occhiata rapida e superficiale alle cose più note, più ovvie: la Tour, gli Champs Elisèe, un rapido giro al Louvre per vedere la Gioconda, poi Beaubourg, le Sacre Coeur e così via.
Ma Parigi è molto di più e, se avete un po’ di tempo e gambe buone, scoprirete degli angoli incantevoli, assolutamente fuori dalle rotte turistiche e con un'atmosfera affascinante che, purtroppo, nei quartieri invasi dai turisti non esiste più.
Chiunque voglia conoscere bene una città non si può fermare alle cose ovvie, spesso si deve spendere del tempo e soprattutto allontanarsi dal centro.

Questo racconto sarà più letterario che fotografico, per il semplice motivo che, invero, è difficile descrivere visivamente questi sobborghi, non essendoci nulla di particolarmente eclatante. Ed è difficile, attraverso delle fotografie che potrebbero risultare banali, farvi respirare l’atmosfera di questi luoghi; poichè si tratta di impressioni, di sensazioni impalpabili: molto più facile farlo, credo, con le parole, assai più evocative di qualunque immagine.

Dopo i nostri giri periferici nei floreali quartieri di Auteuil, Passy e Chaillot, vi mostro un altro angolo particolare della città, nel quadrante orientale di Parigi, il cosiddetto Quartier d’Amerique, un piccolo sobborgo dall’atmosfera fuori del tempo.

Il punto di partenza ideale per questo lungo giro (da fare a piedi, ovviamente) potrebbe essere il Père Lachaise, proprio dove siamo rimasti la volta scorsa. Già il cimitero si trova un po’ fuori dal centro, partendo da Bastille si deve camminare un po’, attraversando il Fabourg Saint Antoine, un quartiere tranquillo, di gusto suburbano, dominato dalla grande estensione verde del Père Lachaise.
Una volta visitato il grande cimitero, uscite dall’entrata principale, e dirigetevi a destra, sulla Rue de Menilmontant, prendete il Boulevard de Charonne e proseguite per lunghissima Rue de Bagnolet.

Arriverete a quello che nell’Ottocento era un villaggio di campagna, il villaggio di Charonne: un tranquillo sobborgo campestre, con ville di campagna, pascoli e vigne.
La grande espansione di Parigi l’ha inglobato nel tessuto cittadino, alla stregua di Montmartre o Auteuil, ormai l’agglomerato urbano si allarga senza soluzione di continuità fino alle porte della città, ma fino ad adesso non ha mostrato alcuna vocazione turistica, è semplicemente rimasto un quartierino periferico, tranquillo, con strade solitarie. Da vedere la chiesa di Saint Germain e la pedonale Rue St. Blaise, non sono niente di particolarmente eclatante, ma è comunque piacevole passeggiarvi.
Proseguite per la stessa rue de Bagnolet, osservando il tranquillo tessuto urbano, facendo magari una sosta nel piacevole giardino pubblico Debrousse, una piccola oasi di verde con aiuole colme di fiori: uno di quei minuscoli giardini che l’amministrazione della città, da qualche anno a questa parte, cura in maniera particolare: sono degli spazi verdi che fioriscono in tutti i quartieri, si trovano un po’ ovunque, e sono molto frequentati dai parigini, mamme con i passeggini, anziani che prendono il sole sulle panchine ma anche gente di tutte le età che, durante l’ora di pranzo, mangia il suo toast nel verde, magari leggendo un libro. Se anche le nostre città prendessero esempio da Parigi, i nostri quartieri pieni di cemento sarebbero sicuramente più piacevoli.

Ovviamente non tutto è idialliaco neanche a Parigi, e per accorgersene basta guardare i palazzoni di cemento grigio che comunque hanno invaso anche la Charonne, snaturandone la natura campestre. Guardandosi intorno con più attenzione, si può cominciare a vedere una certa tipologia di abitanti diversa, rispetto ai confinanti fabourg di Saint’Antoine e Bastille, un ceto più variegato, ad alto tasso di immigrazione, anche se non ai livelli delle banlieues periferiche.

Comunque, proseguiamo di buon passo per la Rue de Bagnolet, e arriviamo alla Place omonima: siamo alla Porte de Bagnolet, una delle uscite storiche della città, al confine orientale della metropoli.
Qui imbocchiamo la piccola Rue de Chavez e saliamo questa deliziosa scalinata, di sapore ottocentesco:

ci porterà ad un complesso di piccole strade residenziali, la Rue Irenée Blanc e Rue Jules Siegfried.





Dopo aver sognato con tutte le nostre forze di possedere una di queste villette con giardino, scendiamo malinconicamente dabbasso, verso le Quartier d’Amerique: si prenda la Rue Belgrand fino a Place Gambetta, quindi la Rue de Pyrenés fino alla ripida Rue de Menilmontant (già percorsa prima, in un altro tratto), per arrivare al famoso quartiere di Belleville.

Belleville è un altro di quei quartieri periferici ad altissimo tasso di immigrazione, un quartiere popolare, multietnico, fatiscente, composto da stradine anonime che si snodano in salita costellate da ristoranti cinesi, greci, arabi, abitato prevalentemente da immigrati. Questa zona deve la sua recente fama alla divertente saga di Daniel Pennac sulla strampalata famiglia Malaussène che proprio in questa periferia abita, come il suo autore. E’, similarmente a MontMartre, situata su un colle, un saliscendi di viette anonime in cui convive un’architettura primo novecentesca accanto ad una più moderna.
Le analogie con l’altro famoso quartiere non finiscono qua: infatti anche qui due secoli fa c’erano sale da ballo, locali e cabaret, era un posto piuttosto frequentato e di dubbia fama, oltre che meta di gite domenicali.
Vi dico subito che non c’è nulla di particolare da vedere, però farci un giro prima che diventi un’altra attrazione turistica piena di gente come Montmartre non è una cattiva idea.
Potete, ad esempio, comprarvi una bella baguette imbottita ed un dolcetto in una delle numerosissime Boulangerie della zona, e andarvela a godere nel Parc di Belleville: uno dei parchi moderni che sono stati costruiti negli ultimi decenni, soprattutto nell’era Mitterrand, con l’intento di emulare i grandi parchi ottocenteschi come la Buttes Chaumont e il Luxembourg.

Il parco di Belleville sorge su una zona dove, fino all’Ottocento, si stendevano terrazze coltivate a vigne, come la Buttes di Montmartre: il nuovo parco è un giardino moderno, a terrazze, la cui spettacolarità è data dalla posizione panoramica affacciata sulla città che si stende, enorme, in basso (purtroppo ho un filmato, non le fotografie): a dritta la svettante e futuristica Tour MontParnasse, la bianca Coupole del Pantheon; e poi ancora i tubi colorati del Beaubourg, la cupola dorata de Les Invalides e, sulla destra, svettante contro il cielo, la Tour Eiffeil.
Quando il sole è caldo, è piacevole starsene su una panchina nella quiete e nel silenzio di questa terrazza fiorita, a mangiare una baguette croccante, riposandosi in vista dell’ultima parte del percorso, quella nel Quartier d’Amerique vero a proprio.

Gambe in spalla, si riprende il cammino per l’infinita Rue de Belleville, risalendo ancora per Rue de Pyrenés, fino alla coloratissima Rue de Mozaia, che ha delle case dai colori incredibili, squillanti tra il grigio dei palazzi.

La città si stende alle spalle, enorme, vista da questa altura.


Da questa via si dipartono tutta una serie di stradicciole pedonali denominate Villa: casette minuscole con piccoli giardini curatissimi, tutte curate, coloratissime, con ringhiere e cancelli in ferro battuto.




Il piccolo quartiere ha origini nei primi del Novecento, e veniva chiamato d’Amerique perché in questo luogo vi erano le cave di gesso, che veniva estratto e poi spedito in America. Dismessa la cava nel 1872, le gallerie scavate vennero riempite, e l’intera zona rimase qualche anno abbandonata, anche perché il sottosuolo era considerato instabile.



Solo nel 1901 si cominciò a costruire, ma proprio a causa della particolarità del suolo vi si costruirono delle case piccole, ad un piano solo, un tipo di edilizia popolare, originariamente destinata al ceto operaio.

Negli anni gli antichi proprietari sono spariti, le villette sono state completamente ristrutturate (come è avvenuto a Roma, ad esempio, con le case della via Vitellia, un tempo stalle della Villa Pamphili, ora minuscolo quartierino d’elite) e la zona attorno è stata completamente edificata in anni recenti.



Come spesso accade a Parigi, antico e moderno convivono fianco a fianco: questo minuscolo agglomerato di villette è incastonato vicino ad un complesso di grattacieli moderni, come si può vedere da queste immagini, eppure, in qualche modo, questo accostamento azzardato ha un suo fascino.


Riprendendo la colorata Rue Mouzaia, si arriva al parc de Buttes Chaumont, altra perla poco frequentata dai turisti ma famosa tra i parigini.

Si tratta di un altro parco che risale ai grandi lavori urbanistici realizzati dal barone Haussmann: realizzato negli anni 1864-1867, sempre in una cava di gesso, in una zona malsana e che si diceva infestata da malevoli spettri, presenta una topografia piuttosto movimentata:


tra verdi prati in discesa si apre un lago centrale (alimentato dal vicino Canale Saint Martin) con rupe a strapiombo a cui si accede tramite ponte, su cui si costruì un romantico tempietto di forma circolare, da cui si gode la vista di tutto il parco.


Come tutti i luoghi verdi di Parigi, viene frequentato in tutte le stagioni, ma è in primavera che dà il meglio di sé. Nella foto sopra si può vedere la bianca sagoma del Sacre Coeur.


Fatto il giro del Parco, riusciamo per la Rue Manin, tra eleganti palazzi ottocenteschi, ed arriviamo al punto di inizio del canale Saint Martin, che oltre diventa Bacino della Villette.

Visto il lunghissimo giro fatto fin qui, ormai sarà pieno pomeriggio: potete riprendere la Metro Jaurès, oppure passeggiare prigramente sulle sponde del Canale, sotto i fronzuti platani, sedervi su una panchina proprio vicino alle tranquille acque e respirare a pieni polmoni il fascino e l'atmosfera incantata di queste antiche chiuse, sentendovi, per un lungo, meraviglioso momento, come Amèlie Poulain.

15 commenti:

  1. Splendida, splendida, splendida !!! Parigi è bellissima e le tue foto rendono tutta la bellezza! Buona serata Laura

    RispondiElimina
  2. Un bel giro!! :-)

    Buona domenica! :-)

    RispondiElimina
  3. Parigi è splendida anche in periferia, queste parti dorevbbero essere più conosciute!
    Buon week end!

    RispondiElimina
  4. Grazie Andrea, spero ti sia piaciuto
    Buon week end anche a te

    RispondiElimina
  5. Leggo sempre i tuoi reportage con garnde interesse, sono sempre pieni di passione, dettagliati e ricchi di belle foto!

    RispondiElimina
  6. sono i luoghi che meritano, è un piacere raccontarveli!

    RispondiElimina
  7. che meraviglioso giro tra strade e d angoli incantati...chissà quanto manca al mio ritorno a Parigi...
    p.s. sto preparando l'intervista...credo di finirla oggi porta pazienza!!!

    RispondiElimina
  8. non ti preoccupare, l'importante è che la scrivi con piacere!

    Chissà quanto manca al mio, di ritorno a Parigi...
    :-(
    speravo di tornarci a primavera, si vedrà...

    RispondiElimina
  9. sono delle bellissime immagini di parigi, veramente sopratutto perchè sono luoghi poco noti come piacciono a me

    RispondiElimina
  10. Vero che è un bel giro? cerco di invogliare i turisti a vedere cose un po' più sconosciute, ne vale la pena

    RispondiElimina
  11. Non vale, proprio adesso che ho così bisogno di ferie... ;D
    è una delle zone più belle di Parigi, mi piacerebbe tanto tornarci in primavera quando i giardini sono nel pieno della fioritura.
    Pioggia e freddo anche a Roma? qui non se ne può più :-(

    RispondiElimina
  12. Tra un po' andiamo in gondola anche noi
    :-)
    Roma è tutta una pozzanghera, piove e piove e piove...

    Parigi in primavera è stupenda, molto più che in estate, e questi sobborghi sono tutti fioriti, che bellezza, non vedo l'ora di tornarci

    RispondiElimina
  13. Leggo il tuo post su Parigi in notevolissimo ritardo, ma ho scoperto il tuo blog solo stamattina.
    Volevo dirti che conosco bene Parigi (ci vado due volte l'anno) e sono stato molto contento di aver trovato una persona che ne ha parlato come... come io stesso ne parlo di solito pensando a Belleville, alla Bastiglia e in generale a tutta la zona Est della città che è quella che amo. A Ovest lasciamoci andare giapponesi e americani! ;)
    Grazie per la piacevolissima lettura e ora, naturalmente, leggerò pure il resto (magari non tutto subito eheheh).

    Pier Paolo

    www.myspace.com/baudspleen

    RispondiElimina
  14. Ciao, il tuo blog e' bellissimo e lo seguiro'.
    Questo post su Parigi mi e' stato molto utile, ho mandato il link a mio figlio che si trova a Parigi da un mese, per uno stage e, pensa un po', abita a BELLEVILLE
    Quindi le tue informazioni dettagliate gli serviranno tantissimo ed io ti ringrazio tanto.
    Un abbraccio virtuale....
    Anna

    RispondiElimina
  15. Ho appena terminato "Signor Malaussène" che non mi è piaciuto come gli altri ma la voglia di visitare Belleville è rimasta e sono contenta di aver trovato un assaggio nel tuo blog bellissimo!

    Tra qualche giorno quando pubblicherò la mia recensione del libro di Pennac metterò il link a questo articolo!

    Buona serata.

    RispondiElimina

Pellegrino che ti aggiri per queste lande incantate, mi farebbe piacere una traccia del tuo passaggio...

LinkWithin

Related Posts with Thumbnails