I miei viandanti

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lunedì 12 gennaio 2009

Una domenica in campagna


Sicuramente voi siete alle prese con le diete post-natalizie, viste le abbuffate.
Noi, al contrario, stiamo festeggiando in ritardo, è il nostro turno di abbuffarci! Già ne stiamo subendo le conseguenze, bisognerà presto rimettersi in riga: nel frattempo, ieri abbiamo fatto la festa alla polenta di mamma, una leccornia condita con sugo di salsiccia e spuntature di maiale, una cosina leggera, insomma.

Da noi, l'ho già scritto, la polenta è un piatto di festa, che si cucina ogni tanto, di solito la domenica, un'occasione speciale, insomma. Niente di meglio per riscaldare una fredda ma solare domenica di gennaio.


Questo è papà, l'addetto allo giramento della polenta.


Uno strato bello consistente di polenta bramata, soda e caldissima, su un letto di sugo e pecorino.


Ed il tocco finale, pronta per essere divorata! Ho fatto appena in tempo a fotografarla, che era già finita...

lunedì 24 novembre 2008

Il piatto dei poveri

Ed è arrivato l'inverno, quello vero, quello del vento gelido che ti sferza la faccia e ti penetra nelle ossa, quello che di notte trasforma la casa in una ghiacciaia, e la mattina preferisti morire piuttosto che alzarti dal letto caldo, tutta avvoltolata nel piumone: l'unico pensiero che ti consola è che hai una tazza di caffellate bollente e una fettina di torta che ti aspettano per colazione.
E' proprio in questi giorni rigidi che si apprezza un piatto di polenta calda!


Nell’Ottocento la polenta era il piatto dei poveri: composto da farina di mais o granoturco ma anche altri tipi di farine di cereali (farro, avena, segale miglio, orzo) , acqua e sale, era il pasto abituale di molte famiglie che, non potendosi permettersi un’alimentazione molto variata, finivano per ammalarsi di pellagra.

Ora la polenta è diventata una leccornia, un piatto prelibato, e può essere condita in vario modo: sugo e salsiccia, cimette di rapa ripassate in padella, con i funghi, con lo spezzatino. E’ un piatto tipicamente nordico, adattissimo ad essere mangiato caldo nelle fredde giornate dell’inverno anche se, in montagna, si mangia anche d’estate: d’altra parte il clima è sempre più fresco, in alta quota.

Mi è capitato infatti di mangiarla in pieno agosto, sulle Dolomiti: che c’è di meglio di scarpinare per faticose salite, sui sentieri del Trentino-Alto Adige, e poi arrivare ad un rustico rifugio e festeggiare con un bel piatto di polenta calda e una fetta di profumato strudel?


Direi che è uno dei piaceri irrinunciabili della vita.


La polenta può essere fatta con farina a grana fine oppure a grana più rustica, e può essere lasciata a crema, tipo minestra di semolino, oppure fatta stringere, al punto da essere quasi solida. Nelle ultime vacanze a Braies l’ho mangiata tipo minestra, con i funghi sopra: non era male, però mi sembrava proprio un semolino, tipo pappetta.
A me, personalmente, piace la polenta molto densa e a grana grossa: il perché è semplice, mamma l’ha sempre fatta così!


A Roma non fa un freddo terribile (almeno così dicono), tranne un paio di settimane a gennaio (almeno a confronto col resto del centro e nord Italia, non parliamo poi del Nord Europa): la polenta non è un nostro piatto abituale, a casa nostra era un piccolo evento, quasi un rituale, che accadeva solo due o tre domeniche ad inverno.

L’addetto al giramento della polenta era papà (lo è ancora), mentre mamma per l’occasione metteva in tavola sempre lo stesso servizio di piatti, con una decorazione floreale nei colori verde, senape e blu, che veniva esclusivamente usato per questo scopo, perché i piatti erano molto piani e molto grandi, perfetti per stendere uno strato sottile, che veniva poi ricoperto di sugo denso e bollente, spolverato con parmigiano e pecorino, e quindi ci aggiungeva, come tocco finale, una bella salsiccia saporita.

Ecco, di quelle polentate ho dei ricordi bellissimi. L’ho mangiata in tanti altri modi, ma buona così, mai.



Il servizio di piatti me lo sono preso io, anche se la polenta sopra non ce l’ho mai messa.
Poi, siccome sono una figlia degenere e non ho la pazienza di girarla un’ora, uso la Polenta Valsugana, che viene esattamente come piace a me: densa e rustica. Lo so che la polenta vera è un'altra cosa, però questa grande differenza di sapore io non sono in grado di avvertirla, quindi per ora va bene così.

Per due persone:

Per il sugo (in abbondanza, il resto usatelo per la pasta del giorno dopo oppure cuocete più salsicce)
750 cl di passata di pomodoro
Mezzo litro di acqua
Cipolla, carota sedano
Olio evo
Un paio di salsicce oppure due pezzi di luganiga

Per la polenta
100 grammi di farina di polenta (la mia era quella cotta al vapore) a persona
Mezzo litro di acqua
Mezzo litro di latte
Un pezzetto di burro
Un cucchiaino di sale grosso
Parmigiano e pecorino grattugiati

Preparazione del sugo:
mettete nella pentola di acciaio un fondo di olio, tagliate a pezzetti gli odori e fateli colorire nell’olio caldo. Buttate le salsicce (magari qualche incisione per farle cuocere anche dentro) e fatele rosolare.
Versate la passata e stemperatela con l’acqua, condite con un filo d’olio e salate.

Mettete il coperchio semichiuso e fate stringere per circa 30-40 minuti, fino alla consistenza desiderata.

Per la Polenta:
Mettete a bollire l’acqua e il latte in una pentola di acciaio (io ho usato il tegame di coccio ed è venuta benissimo), tenendo da parte un pentolino di acqua calda se la polenta dovesse stringersi troppo, e salate.

Appena bolle, buttate la farina a pioggia e cominciate a girare con la frusta oppure con un cucchiaio di legno: deve cuocere per circa otto minuti, se dovesse addensarsi troppo allungatela con un po’ di acqua bollente.
Poco prima di finire buttateci dentro un pezzetto di burro e fatelo amalgamare.

Versare la polenta bollente sui piatti, cercando di fare uno strato sottile, spolverate con abbondante parmigiano e pecorino, adagiatevi sopra una bella salsiccia e mangiate la polenta calda.

E’ buonissima anche il giorno dopo, magari riscaldata in forno.

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