Scusate il neologismo del titolo, ma non mi veniva un altro termine!
Ho intitolato così questo post, per fare un piccolo commento al film Caos Calmo, ma è doverosa una lunga lunga premessa, per chi non mi conosce e magari pensa che io sia una morettiana dell’ultima ora, tzè!
Così sono buoni tutti.
La mia insana passione per Nanni Moretti risale ben al 1988: quell’anno, con la mia amica Pina, sfruttammo la nostra neo tessera universitaria in un cinema di periferia che faceva una rassegna di film non proprio recentissimi, ma tanto erano gratis, per cui ne andammo a vedere almeno un paio.
Quel pomeriggio c’era in programma Platoon, ma quando arrivammo al cinema scoprimmo che avevano messo in cartellone, invece, La Messa è Finita, Moretti anno 1985, o forse c’eravamo confuse noi, non mi ricordo.
Siccome eravamo arrivati fin lì, non so bene dove ma non era proprio vicinissimo, entrammo lo stesso, anche se di Moretti ne avevamo sentito a malapena parlare.
L’unico ricordo che allora mi sovvenne, infatti, fu che nel 1985, ad un collettivo di classe, decidendo quale film si poteva andare a vedere tutti insieme (molto utili, questi collettivi di classe), la nostra compagna Simona propose Camera con vista e La Messa è finita.
Camera con vista gliela potevamo anche passare (difatti poi lo vidi, ma non al cinema), ma quando ci spiegò che il secondo film trattava di un prete, la tacciammo di clericalismo e votammo tutti contro.
Ovviamente, avevamo torto marcio.
Quel pomeriggio ebbi una specie di illuminazione divina, di rivelazione: ero stata attaccata da una forma particolare di morbo, chiamato Morettite acuta, e che sarebbe durato parecchi anni. Sviluppai anche una sorta di concupiscenza oscura per Nanni Moretti con la tonaca da prete, ma questo forse è il risultato di un’educazione rigorosamente cattolica, vai a capire…
Cominciai a fare incetta di videocassette e a trascinare amiche recalcitranti a dibattiti, retrospettive e terze visioni in sperduti cinema di periferia, è un miracolo se le persone che frequentavo a quei tempi ancora mi rivolgono la parola.
Avete presente quella ragazza che si è visto 59 volte Titanic al cinema, qualche anno fa? Una principiante: io, già nel 1990, avevo visto La Messa è finita, quello che ancora adesso considero il suo capolavoro, almeno 29 volte…
Un paio di volte l’ho addirittura incontrato, una volta mentre passeggiava assorto per i fatti suoi dentro Villa Pamphili (per chi non fosse di Roma: è il parco pubblico di una villa del Seicento, tra Trastevere e Monteverde), un’altra mentre camminava per Largo Argentina, al centro.
E’ ovvio che, conoscendone il carattere non proprio alla mano, ho glissato elegantemente facendo finta di non riconoscerlo. Un episodio capitato ad una mia collega di università si era rivelato illuminante, al riguardo: anche questa ragazza, di nome Alessandra, era pazza di Nanni Moretti.
Eravamo, all’epoca,un bel gruppetto di egittologi di belle speranze che si riunivano spesso proprio vicino Villa Pamphili, tra cui appunto questa Alessandra che era, in ordine sparso: un po’ tondetta ma molto carina e, a detta dei ragazzi, molto sexy, simpatica a tutti, bravissima all’università, bravissima pasticcera, e per soprammercato piaceva anche all’egittologo per cui io avevo una cotta clamorosa: mi sembra che ce ne sia abbastanza per odiarla ancora adesso (per quanto riguarda la pasticceria, io ero una principiante alle prime armi, svanivo al confronto: ora, magari, chissà…).
Comunque, questa Alessandra confezionò con le sue manine belle una favolosa Sacher Torte, di cui Moretti è notoriamente ghiotto, e coraggiosamente bussò alla porta di casa sua, con la torta in mano. Per sua sfortuna, il bello non c’era. Molto dispiaciuta, lasciò comunque la torta, con il suo numero di telefono.
Che la Sacher se la sia sbafata, è indubbio, magari non sarà stata l’originale ma sicuramente se l’è pappata lo stesso: di lui, però, Alessandra non ne ha saputo mai nulla, neanche un rigo, chessò una telefonata, sarebbe stato carino, no…?
Nel 1989 uscì Palombella rossa, attesissimo: andai a vederlo col mio fidanzato di allora, un catto-consumatore-qualunquista, o piuttosto un preforzaitaliota-reazionario-consumista, non so bene come definirlo…comunque, a metà film se ne voleva andare:d’altra parte, colpa mia che mi ero fidanzata con un tipo così.
Più fatto un errore del genere. Di altro tipo sì, ma lo stesso mai.
Un’altra cosa che ho imparato sui fidanzati: mai tenerseli, se non piacciono al tuo gatto. Gli animali hanno antenne sensibilissime, sanno benissimo chi è un millantatore e meschino e chi no.
Dovevo dar retta alle mie gatte, e anche a mia madre, quando nel 1994 mi fidanzai con un dentista che…va beh, chiudiamo qui questa parentesi, altrimenti vado fuori tema!
Tutto questo per spiegare che, per me, una nuova uscita di Moretti è una specie di evento, anche vederlo da Fabio Fazio è una specie di visione mistica…va beh, ora sto esagerando.
Comunque mio marito non si capacita del fatto che io lo trovi bellissimo…forse ho dei gusti orrendi, chissà, anche se la differenza tra Moretti e un George Clooney la vedo, mica no.
In ogni caso, però, riesco ad essere comunque abbastanza imparziale quando vedo un suo film: alcune cose le ho adorate, altre mi sono piaciute un po’ meno.
Per esempio, La Stanza del Figlio: nonostante mi sia piaciuto, non sono mai più riuscita rivederlo, non so perché. Allo stesso modo non ho particolarmente amato Palombella Rossa (veramente nel 1989 non ci avevo capito molto neanche io, ma non lo avrei mai ammesso con il tipo, per non dargli soddisfazione) e neanche Sogni d’Oro.
Tutta questa digressione autarchica per commentare Caos Calmo.
Una premessa doverosa: tutto il film pesa sulle spalle di Moretti, su questo non c’è dubbio. Senza di lui, probabilmente, sarebbe venuto tutto un altro film.
E’, come dire, tutto molto morettiano: c’è una scena, ad esempio, quella della fine del primo giorno di scuola, quando cominciano ad arrivare davanti al cancello tutte le mamme, sbucando fuori da tutte le parti, che sembra una delle scene corali tipiche dei suoi film.
La trama: quasi inesistente, in realtà non succede molto: il film si gioca tutto sui personaggi, sugli sguardi di Moretti e sui dialoghi, a volte seri e a volti veramente umoristici. Quasi tutte le scene si svolgono intorno alla panchina, nel baretto di fronte alla scuola o in macchina.
Diciamo che il primo tempo ha un ritmo più serrato, lascia aperti degli interrogativi che poi rimangono insoluti, per esempio, tutte le cose che il marito scopre dopo la morte della moglie: la sua corrispondenza con lo scrittore, il fatto che si lamentasse con la sorella di non essere amata, le sue visite da una maga…tutto questo non viene poi sviscerato, ma rimane un po’ sospeso, vista la sua scelta di non sapere.
Io, comunque, le email non le avrei di certo cancellate, senza leggerle…:-)
Alcune cose mi hanno convinto di meno, per esempio la tanto strombazzata scena con la Ferrari: che, a mio avviso, è stata piuttosto gratuita. Probabilmente nel libro si capisce meglio, ma nella trama del film non mi è sembrata indispensabile, né poi così immorale…
(Infatti chi ha il letto il libro mi ha spiegato che nel libro questa scena è molto più comprensibile, e anche meno romantica).
Sicuramente il regista ha potuto contare su un cast di tutto rispetto: a partire da Gassman, bravissimo, che interpreta il fratello fichissimo, Silvio Orlando, ed una marea di comprimari, tutte facce conosciute, anche se si vedono per pochi minuti. Insomma, in definitiva un buon film, anche se non un capolavoro, sicuramente un film intenso e non banale.
P.s. un lettore molto polemico ha scritto oggi una lettera su Repubblica, notando il fatto che in tutto il film si notasse molto la macchina, di una notissima marca, che Moretti usa. Pensavo fosse una critica piuttosto maligna ma, a malincuore (forse ero prevenuta, avendola letta) devo ammettere che la presenza dell’autovettura è piuttosto ingombrante, essendo questa ripresa da tutte le angolazioni possibili, interni ed esterni, addirittura ci hanno fatto vedere come il bagagliaio si chiuda dolcemente da solo…devo essere un po’ malignetta anch’io?
E’ vero che due terzi del film si svolgono per la strada, però…