I miei viandanti
giovedì 31 dicembre 2009
Arrivederci all'anno prossimo
Da piccola no, mi divertivo un mondo, perchè i miei genitori mi portavano sempre ad una festa di grandi, dove io ero l'unica ragazzina, una di quelle feste anni Settanta con le donne in abito da sera, andavano tanto di moda gli abiti lunghi, la discomusic, le lampade colorate e i giochi, e io ero la prima a buttarmi in pista e l'ultima ad uscirne.
Come facessero tutti quegli adulti a sopportare una bambina petulante di otto o nove anni, proprio non so...
La noia è cominciata da adolescente, quando tra l'altro bisognava rimediare a tutti i costi una festa dove andare, altrimenti restare a casa sarebbe stata una vergogna mortale, un'ignominia...per cui meglio una festa noiosa in casa di gente noiosa che stare a casa a brindare con mamma e papà. Alla fine ti scattava sempre l'ansia, alla fatidica domanda: Che fai per Capodanno?, di non riuscire a rimediare nulla, mamma mia che stress, se ci ripenso...
Di feste memorabili me ne ricordo veramente poche, tranne una nel 1985, dove capitai per caso ad una festa invitata da una vicina di casa, e fu veramente carina, piena di gente simpatica, andammo avanti a ballare tutta la notte, fino alle 7 di mattina, una di quelle alchimie strane che si verificano tra gente sconosciuta...
Poi un paio di Capodanni, ai tempi dell'Università, in Toscana, gelidi ma simpatici, in una casa in mezzo ai campi, il camino acceso e tante chiacchiere, poi una festa assolutamente dimenticabile che ho organizzai io nella casa al paese, un'altra altrettanto disastrosa a casa mia a Roma con un fidanzato gelosissimo che non contribuì certo a sollevare il tono della serata (sono sempre stata un disastro nell'organizzare feste, tutti i miei amici possono testimoniarlo), e poi nulla di ricordabile...fin quando ho deciso di smettere di fingere di divertirmi e di festeggiare il Capodanno in compagnia, essendo abbastanza adulta da starmene in pace da sola o al massimo in due.
Negli ultimi anni, poi, ho sempre lavorato il Primo gennaio, preferendo passare Natale a casa, per cui neanche rimango alzata, me ne vado a letto alle dieci dopo aver brindato in anticipo.
Quest'anno, la prima eccezione in quindici anni, un invito a sorpresa da parenti molto affettuosi, sarà una serata tranquilla (speriamo) ma in ottima compagnia, magari un po' ristretta come orario perchè sempre alle 7 mi devo alzare, ma insomma farò uno sforzo.
E ora veniamo ai buoni propositi...l'anno scorso ho ripercorso quelli dell'anno precedente, constatando di averne disattesi parecchi, e anche quest'anno so già che è così, senza bisogno di andarmeli a rileggere...
Volete sapere se sono riuscita a rientrare nei vestiti dell'anno passato? Ma assolutamente no, mi pare ovvio.
Ansia da contenere, stress da tenere sotto controllo, scivolando leggera nella quotidianità? Ma non se ne parla neanche, sarà il tipo di lavoro che è anche più stressante di quello precedente, ma nervi, insonnia e isteria la fanno da padrone, con grande sconforto di chi mi sta vicino e ogni tanto deve beccarsi le mie sfuriate e i miei attacchi isterici...va beh, c'è di peggio, diciamo che riesco a contenere i danni, soprattutto perchè nel mio tempo libero cerco di svagarmi, di rilassarmi, di fare cose che mi piacciono, compensando in questo modo la noia e l'esaurimento di fare una cosa che non ti piace.
Ho appena visto il film Julie&Julia, e non sono assolutamente d'accordo con chi l'ha trovato noioso: a parte la visione di Parigi, sempre incantevole (chi non ha invidiato Julia Child, che non aveva niente altro da fare nella vita che seguire corsi imbecilli e trovare il modo di impiegare il suo tempo?), mi sono molto riconosciuta nella giovane blogger Julie, che sfugge alla sua realtà quotidiana, invero squallidina, inventandosi un progetto da condividere con la rete, sfuggendo al suo anonimato, al suo lavoro ansiogeno e alla sua vita piatta, ritagliandosi un posticino sia nella blogsfera che nella vita di altre persone.
Che poi è il motivo per cui anche noi blogger meno famose continuiamo a scrivere, a fare fotografie, ad aggiornare le nostre pagine, a scrivere delle nostre vite.
Vite che sembrano piuttosto mediocri, a vederle da fuori, niente grandi avvenimenti, niente lavori esaltanti, niente fama, niente successi artistici...eppure, eppure a raccontarle noi troviamo sempre qualche spunto interessante, qualche aneddoto particolare, qualche piccolo accadimento che appassiona i nostri lettori, che mantiene viva la curiosità...può essere una nuova ricetta, un piccolo viaggio, una mostra, qualche commento di attualità, le nostre impressioni su un film visto o su un libro letto, qualcosa di semplice che nella realtà potrebbe occupare cinque minuti di svogliata conversazione telefonica, ed invece nelle nostre pagine virtuali questi avvenimenti vengono letti, commentati, suscitano emozioni e quindi non sono poi così inutili.
Ecco, l'unico proposito che faccio quest'anno (a parte quello di rientrare nella taglia 42, mannaggia!) è questo, quello di riuscire a trovare sempre qualcosa di interessante nella mia vita, qualcosa da raccontare, qualcosa che valga la pena ricordare...
Un arrivederci a tutti al prossimo anno, pellegrini che passate per la mia Foresta, che sia un anno ricco di serenità, di cose interessanti, di spunti sempre nuovi per andare avanti e cogliere i lati piacevoli della vita!
La vostra Geillis
martedì 29 dicembre 2009
I sopravvissuti
Ebbene sì, in questi giorni chi di noi non si è aggirato per casa, barcollando di stanchezza e gonfio di cibo, con la sindrome del sopravvissuto?
Ogni anno ci si ripromette moderazione e frugalità, no, assolutamente questo Natale si rimane leggeri, niente abbuffate ininterrotte che iniziano la Vigilia, anzi, ancora prima, magari col pranzo aziendale, oppure con le confezioni di Pandori e Panettoni che girano per la credenza fin dai primi di dicembre, e poi biscotti e biscottini di produzione casalinga, sfornati apposta per l'occasione o magari regalati da qualche parente o amica provetta cuoca, e già si arriva alla Vigilia belli rigonfi.
La cena cosiddetta di magro, che di magro ha solo il nome, visto che oltre al pesce di solito si imbandiscono le tavole con cartate di fritti unti e peccaminosi, e poi frutta secca, torroni e dolci...per poi ricominciare il giorno dopo col Pranzo di Natale, e poi ancora gli ultimi parenti a Santo Stefano, e ancora ci aspetta il Cenone di Capodanno, e pure la Befana, crepi l'avarizia, poi da gennaio ci si rimette a dieta, promesso.
Non ce l'ho fatta oggi a postarvi una ricetta, solo al pensiero mi si rivolta lo stomaco e il colesterolo comincia a ballare la rumba nelle vene sovraffaticate: sono una di quelle che ogni anno si ripromette frugalità e poi viene colta da raptus famelici ed incontrollabili: ho cominciato a farmi male il 24 pomeriggio, con un malefico pacchetto di patatine fritte che ha continuato a starmi sullo stomaco per i seguenti giorni a venire e che ha avuto un effetto devastante sotto ogni punto di vista, eppure non mi sono fermata.
Non ho rinunciato a nulla, nonostante sentissi una preoccupante pesantezza di stomaco, di testa e delle membra tutte che lanciavano segnali di allarme, mi sono tuffata nella lasagna di mamma, negli antipasti sott'olio, sui fritti di broccoli, ricotta e crocchette, nella zuppa inglese a base di crema e panna, su un vassoio di ciambelle fatte in casa, panpepato e mostaccioli, e ho proseguito il 26 con ravioli, pollo e patate arrosto, continuando a demolire vassoi di biscotti natalizi e fette di panettone inzuppate nel latte...
Adesso basta, sul serio.
No, dico davvero, il mio corpo tutto ha deciso che è il momento di smetterla, oggi brodo leggero con pasta grattata all'uovo, due mele, un bello yogurt per merenda, e già si comincia a ragionare, la testa più leggera e la stanchezza soporifera che mi ha avviluppato in questi giorni nelle sue spire mortali comincia, pian piano, a dissolversi...
Tante volte il cibo, che pure ha una funzione fondamentale sia come nutrimento che come appagamento dei sensi, può diventare tossico, velenoso...me ne accorgo in questi casi, quando la gola ti fa ignorare i segnali che il corpo manda, quando si esagera ad ingurgitare alimenti pesanti e grassi, davvero come una specie di intossicazione...si dice che i veri gourmet non si abboffano mai, e credo che sia vero.
Perchè ce lo ricordiamo sempre quando è troppo tardi?
Un altra caratteristica di ogni Natale è la stanchezza che uno si trascina dietro, nei giorni successivi, neanche si fosse andati ai lavori forzati: capisco i bagordi,le mangiate eccessive, i parenti da frequentare per giornate intere, ma non dovrebbero essere giorni di festa?
Mi sono ritrovata il 27, oltre che con una serie di malesseri sparsi qua e là, con una stanchezza mortale, di quelle che riesci a malapena a strisciare fuori dal letto per andare a morire, in pigiama, sul divano.
L'anno scorso abbiamo passato, Luca e io, un Natale terribile, con la febbre altissima, un'influenza di quelle che erano decenni che non mi abbatteva con tale virulenza.
Il 25 lo abbiamo trascorso dolorosamente a letto, al buio, in silenzio, facendo la conta di chi stava più malridotto tra i due, a malapena siamo riusciti ad ingurgitare qualche cucchiaio di minestrina col dado, una tristezza che non vi dico...
Quest'anno per fortuna eravamo in piedi, stanchi e non proprio in gran forma, ma in piedi...eppure, cosa ho fatto mai per ridurmi allo stato larvale in cui mi sono ritrovata la domenica?
Fondamentalmente sono stata seduta, ingurgitando senza soluzione di continuità, e non ho fatto quasi nulla, tranne cucinare il 26 sera...sarà la confusione, il chiacchiericcio ininterrotto dei parenti, una stanchezza pregressa che non si vuole sciogliere, conditi da troppo cibo, un po' di vino e anche qualche piccata discussione, quelle poi non mancano mai, anche se a Natale si dovrebbe essere tutti più buoni ed evitare commenti salaci e polemiche sterili...
Insomma, mi sto ancora riprendendo dal tutto, un po' faticosamente...il cenone di Capodanno, a casa mia, non si farà.
Innanzi tutto non mi piace il Capodanno, non lo festeggio da anni, e poi lavoro sia il 31 che il Primo...sicuramente farò una cenetta leggera, magari con le lenticchie, me ne andrò a nanna presto e il giorno dopo sarò sicuramente più arzilla di tutti quelli che avranno tirato fino a notte fonda, con un'altra mangiata pantagruelica da smaltire il giorno dopo...
A risentirci per Capodanno, sempre che siate ancora tutti interi...
giovedì 24 dicembre 2009
Auguri a tutti
Non ho avuto il tempo di passare a salutarvi in giro per i vari blog, me ne dispiace moltissimo...approfitto di queste poche righe frettolose per fare gli auguri a tutti,fate conto che ve li abbia fatti uno per uno, tutti quanti voi siete...
A risentirci nei prossimi giorni, sempre che siate riusciti a sopravvivvere alle abbuffate di queste feste!
venerdì 18 dicembre 2009
Il tempo delle foglie morte
Eh sì, a Roma fa veramente freddo. Certo, in confronto a quello che ho visto ai telegiornali, Parigi sotto una coltre di neve, candida e tenebrosa, la Tour Eiffel chiusa, i canali di Copenhagen ghiacciati, il freddo qui da noi farebbe rotolare dalle risate anche un pinguino, ma per noi che non siamo abituati, fa freddo, eccome!
Qui la neve è un evento talmente tanto raro da entrare nella storia, come la famosa nevicata del '56, quella del 1970 ( c'ero già, fanno fede le fotografie con il cappello e il manicotto di pelliccia), quella del 1985, e quella del 1986, nevicate che paralizzarono Roma per una settimana, tutto chiuso, strade bloccate, un clima da sopravvissuti alla bomba atomica che ancora ce lo ricordiamo tutti. E poi la visione della città imbiancata, le antiche strade, i bei palazzi e i giardini delle ville, che visione d'incanto, se riesco a ritrovare le fotografie di quella Roma incantata ve le faccio vedere!
Poi, nulla più, tranne una qualche spruzzata distratta magari in piena notte, oppure sul far dell'alba, uscendo per andare al lavoro, i fiocchi di nevischio che si scioglievano appena toccato il suolo, nel silenzio innaturale della notte, quel silenzio morbido e ovattato che ha solo la neve e, in maniera diversa, la nebbia.
Queste immagini sono le ultime dell'Orto Botanico, dove accanto ai colori caldi delle foglie morte si affiancano quelli squillanti e vellutati delle rose dicembrine, un vero miracolo sbocciato sotto gli ultimi raggi di sole caldo di novembre.
Il giorno che ci sono andata i colori erano talmente squillanti e intensi, pareva davvero che la natura volesse salutarmi con un'ultima esplosione di bellezza, prima di mettersi a riposo. Anche il laghetto delle ninfee, quelle sì ormai sfiorite, sembrava uno specchio magico, fatto di cristallo limpido e terso, in cui i nudi alberi si riflettevano vezzosi, sotto i luminosi raggi di sole della mattina.
E poi il Lungotevere, quel giorno di un colore inusuale, al posto del solito marroncino grigio sporco, un azzurro intenso e luminoso come il cielo, tremulo di riflessi, che rendeva questa città ancora più bella e aggraziata di sempre.
Arrivederci ai prossimi giorni, per un saluto natalizio!
martedì 15 dicembre 2009
Quando tutto è ancora in alto mare
Ed eccoci, ad una settimana o poco più prima di Natale, ma accidenti, possibile che manchino solo pochi giorni? Eh sì, manca davvero poco, ed io sono ancora in alto mare.
Nel senso che ancora devo tirare giù (anzi, tirare su, perchè sono sepolti in cantina) le scatole dell'albero, palle, fili e lumini, e nulla mi sembra più lontano da me che l'atmosfera natalizia. Sto rimandando di giorno in giorno, mi sa che alla fine mi deciderò all'ultimo momento, tanto per rispettare la tradizione ma senza un vero convincimento interiore.
Eppure, il tempo grigio e il vento gelido di tramontana che sta spazzando impietosamente le mie strade sanno proprio di inverno, di dicembre, di gelo siberiano che si insinua sotto i vestiti, nonostante l'abbigliamento da foresta norvegese con cui vado in giro, infagottata in un piumone lungo fino ai piedi, cappello-sciarpa-guanti e maglioni a collo alto, neanche stessi in alta montagna...
Poi, con la scusa che è tempo di dolci natalizi, stiamo demolendo con molto entusiasmo panettoni e pandori (no, non fatti in casa, non ho proprio il coraggio di cimentarmi nell'impresa), ma voglia di fare i dolci, nessuna: saranno industriali, ma una bella fetta di panettone inzuppata nel caffellatte è ottima per colazione ed è una vera goduria per cena, soprttutto in queste sere dicembrine, quando si torna dopo una dura giornata di lavoro e si trova la casa buia e fredda, i gatti accucciati sotto il pile del divano, tutti rintontoliti dal sonno e mezzi congelati, e l'unica consolazione è tuffarsi in qualcosa di caldo e consolatorio come una bella tazza di latte e sperare di potersi infilare al più presto sotto il piumone.
Eppure ogni anno giro per gli altri blog e vedo panettoni fatti in casa, tondi e morbidi, biscotti e dolcetti di tutti i tipi, panpepato e delizie di ogni tipo, e mi dico che quest'anno ci devo provare anch'io...vedremo, magari qualche biscotto, se mi torna un po' di entusiasmo nei prossimi giorni...
Questo è un ciambellone che ho provato qualche giorno fa, prima di tuffarmi sul panettone: anzi, è un signor ciambellone, veramente imponente, alto, morbido e dorato.
La ricetta originale me l'ero appuntata due o tre anni fa, trovata sul web ma non sono riuscita ritovrarne la fonte, se la riconoscete segnalatela, anche se 'ho leggermente modificata, togliendo uno yogurt e aggiungendo le mele, il latte e il liquore. La base è ottima anche per sbizzarrirsi in altre variazioni, magari proprio a cambiare le mele con qualcos'altro, vedremo.
Per una teglia da 26 centimetri, a pareti alte:
2 vasetti di yogurt bianco
4 uova grosse
400 grammi di farina
80 grammi di fecola di patate (oppure 480 grammi di farina)
200 grammi di zucchero
mezzo bicchiere abbondante di olio di semi
tre dita di latte
due cucchiai di strega
una bustina di lievito
due mele grosse
Tagliare le mele a fettine sottili.
Battete le uova intere con lo zucchero, montandole bene con la frusta elettrica.
Aggiungete il liquore, l'olio e gli yogurt.
Sciogliete il lievito nel latte, battendo col cucchiaino fino a farlo montare, ed unitelo.
Cominciate a mescolare la farina e la fecola. Aggiungere la metà delle mele all'impasto.
Versare metà dell'impasto nello stampo imburrato ed infarinato, disporre il resto delle mele a raggiera, quindi coprire col resto del composto.
Infornate nel forno caldo a 180 gradi, sul secondo ripiano dal basso, per circa 45-50minuti.
giovedì 10 dicembre 2009
Aspra e dolce come una mela
Sono giorni che non rispondo al telefono, e possibilmente non apro neanche la porta quando suona il campanello: sto diventando veramente intollerante, perchè negli ultimi tempi si è scatenata una vera tempesta di telefonate pubblicitarie, molte più del solito. Gestori telefonici, dell'elettricità, scuole di informatica, di inglese, agenzie di viaggi, Finanziarie, Prestiti, Agenzie immobiliari, formaggi, vini, olio e oggi pure i tappeti persiani.
Fino a poco tempo fa, notevolmente irritata, partivo con la filippica della legge sulla Privacy, chiedendo se avevano il mio consenso e pretendendo di essere tolta dai loro elenchi. Ovviamente, ero io dalla parte della ragione, anche se ci provano sempre a rigirarsi la frittata a loro favore.
Ricordo una telefonista che, alla mia richiesta di essere radiata dai loro elenchi (era la settima telefonata della stessa finanziaria) mi ha risposto candida che telefonava da un'agenzia diversa, chissà da quali altre mi avevano chiamata prima, per cui mi avevano tolto dagli elenchi di quelle, mica della sua: al che io risposi, piuttosto inviperita, che allora mi potevano chiamare tutte le agenzie della penisola, tanto erano una diversa dall'altra...e i computer in rete, allora, che ci stanno a fare??
Un altro episodio inquietante fu quello di una finanziaria con cui avevamo appena finito di comprare un divano, che per una settimana mi ha martellato di telefonate sia sul fisso che sul cellulare, causandomi anche problemi sul lavoro: la settima telefonata della settimana ho cominciato ad inveire contro l'operatrice, minacciando di denunciarla se non la smetteva di perseguitarmi!
Il massimo lo raggiunse un ragazzo di una nota compagnia telefonica, che cercava di convincermi a staccarmi dal mio, per non pagare il canone. Al mio rifiuto, cortese, ma deciso, mi chiese: ma ci allora tiene proprio continuare a pagare il canone?
Sì, voglio pagare il canone.
Beh, allora vaff... fu la gentile risposta dell'operatore, e mi riattaccò.
Per un periodo, sembrava essersi tranquillizzata, la situazione.
Tranne, ovviamente, i venditori di Folletto che passano sempre all'ora di pranzo, i ragazzi del giornale di ultrasinistra (però a quelli, qualche volta, apro) e il prete della parrocchia, detto anche San Martino Campanaro (a lui proprio no, mi sta antipatico per principio, visto quanto rompe con le sue scampanate selvagge) che viene a benedire casa, e vari ed eventuali.
Gli unici che non passano da questa parti sono i Testimoni di Geova, non so perchè. Mi è bastato comunque un pezzo che mi sono fatta con un ragazzo che voleva propinarmi uno dei loro opuscoli: io sono gentile per principio con tutti, ma quando mi ha detto, con tono derisorio, "Ma lei ancora crede alla Teoria evoluzionistica? Ma non lo sa che le teorie scientifiche evoluzionistiche si sono rivelate errate?", a me, che ho studiato Paleontologia ed Evoluzione umana all'Università, beh, non ci ho visto più, e siamo arrivati quasi a tirarci i capelli in mezzo alla strada.
E invece, da poco, ecco di nuovo il telefono che squilla all'impazzata, soprattutto a pranzo, a cena, e addirittura dove le nove e trenta di sera.
La colpa, tanto per cambiare, è una delle ultime leggi che hanno approvato: il decreto Legge Ronchi, con cui si istituisce un registro pubblico, a cui devono iscriversi gli utenti che non vogliono ricevere telefonate a scopi pubblicitari.
Tale iscrizione dovrà essere effettuata (a carico del cittadino, ovviamente) entro il prossimo anno (con modalità e tempi ancora tutti da formulare, per cui...), lasciando nel frattempo il povero utente in balìa di scocciatori che sono stati autorizzati a massacrarlo senza alcuna possibilità di difesa.
Ovviamente questo è un regalo alle aziende, mentre a rimetterci sono, come sempre, i poveri cittadini, considerati alla stregua di rape da cui cavare sangue, in questo caso contratti, magari estorti con l'inganno, e anche qui ci sarebbe da aprire una lunga digressione sui metodi truffaldini di parecchie aziende.
Va beh, scusate la filippica polemica e lamentosa, ma essere barricata in casa e dover filtrare le telefonate con la segreteria, per non rispondere in continuazione a informazioni pubblicitarie mi sta veramente snervando, praticamente non si è padroni neanche in casa propria.
P.s. Ecco, nell'esatto momento in cui sto scrivendo questa riga ho appena risposto all'ennesima telefonata, nel caso specifico un disco preregistrato della Wind a cui ho attaccato dopo un nanosecondo.
Per consolarci di questo tormento, adesso vi presento una marmellata speciale: speciale per due motivi, il primo è che le belle mele renette di queste fotografie sono frutto del lavoro di mio padre.
Mele biologiche al cento per cento, coltivate e colte con amore, e si sente, altrochè! Io non amo le renette in maniera particolare, adoro invece le Stark o le Deliciuos, quelle rosse e dolci, insomma, mentre mio marito adora proprio le renette, verdognole e asprigne.
Però, queste erano veramente buonissime, un sapore diverso da quelle del mercato...solo che ne sono arrivate tante, tutte insieme, che a mangiarle non ce l'avremmo fatta.
E allora ho unito le mele renette a pinoli e uvetta, sperimentando una marmellata diversa dalle solite: il risultato è stato incredibile, più che una marmellata sembra una composta, il sapore è proprio quello di mela, non di marmellata, e l'asprignolo della renetta e del limone è la nota perfetta, che si sposa benissimo col dolce dell'uvetta e dei pinoli. Viene anche abbastanza soda, perchè la mela contiene pectina.
La replicherò senz'altro, purtroppo non con le mele di papà, perchè sono già finite...sarà per il prossimo raccolto!
Marmellata di mele renette, uvetta e pinoli
Per due barattoli da mezzo chilo e uno da 250 grammi:
1 Kg di mele al netto
500 grammi di zucchero
succo di due limoni
50 grammi pinoli
100 grammi di uvetta
Mettere a mollo l'uvetta per una mezz'ora, quindi strizzarla.
Tagliare le mele a pezzetti, metterle in casseruola con lo zucchero e il limone, e far cuocere per due ore circa.
Poco prima di spegnere, unire uvetta e pinoli.
Invasare in vasetti sterilizzati, capolvolgere per una mezz'ora, quindi girare e far freddare.
mercoledì 9 dicembre 2009
Quando grasso è bello
Ma no, in questo caso non si tratta di ciccia, di cui potrei scrivere un trattato scientifico ma sarebbe di una noia mortale, ma di creazioni stravaganti della natura, le piante grasse: nel caso specifico, la serra di piante grasse dell'Orto Botanico di Roma.
Purtroppo nulla a che vedere con le splendide serre di Parigi, come quelle di Auteuil nel Bois de Boulogne, nel nostro orto cittadino la floricultura in serra è abbastanza ristretta, contando anche che la bella serra delle Orchidee è chiusa da tempo immemorabile per lavori in corso (quest'estate era già in disarmo, e adesso pure). Peccato, perchè gli esemplari, anche se non moltissimi, me li ricordo di una bellezza incredibile.
Avevo minacciato di inondarvi di fotografie di piante, ed infatti questa è la seconda parte della passeggiata fatta la settimana scorsa (anche se alcune fioriture risalgono, in realtà, a questa estate).
In attesa di farvi vedere gli splendidi platani e i viali inondanti di foglie dai colori più incredibili, nel prossimo post, vi lascio con queste immagini prese in un giorno di sole d'inverno: forme strane e contorte, aculei e spine crudeli da cui spuntano petali vellutati dalle sfumature delicate, geometrie globulari e cilindri che svettano orgogliosi verso l'alto, arabeschi carnosi che si intrecciano in danze estrose e stravaganti, come se la natura avesse profuso in queste sue creazioni le sue fantasie più bizzarre, l'incarnazione dei suoi sogni più folli e visionari.
Arrivederci alla prossima...