I miei viandanti
domenica 29 agosto 2010
Il ricordo di quelli che restano
Ci sono dolori troppo grandi per essere raccontati, e non lo farò, come se il non raccontare rendesse il dolore meno reale, meno definitivo. Solo ora, a distanza di una settimana, sto recuperando faticosamente qualche briciola di razionalità, eppure ancora non riesco a dirlo, figuriamoci a scriverlo.
Ero indecisa sull'opportunità anche solo di accennare ad un avvenimento così personale, nel mio diario pubblico: mi sono detta che comunque questo luogo virtuale, in questi tre anni, ha raccolto i miei giorni bui e quelli luminosi, e non sarei riuscita a raccontare di argomenti ameni come le vacanze o le ricette senza, in qualche modo, scrivervi anche di avvenimenti così importanti della mia vita, senza lasciarvi almeno un piccolo ricordo, un silenzioso segno di affetto.
Gli ultimi giorni sono stati strazianti per tutti noi, ma siamo stati anche consolati dalla grandissima partecipazione da parte di amici, parenti e vicini, un abbraccio silenzioso e confortevole, che ci ha reso il dolore un poco più sopportabile.
Tornerò quando ne sentirò il bisogno, tra un giorno, tra una settimana, tra un mese, non so dirlo. Ondeggio tra la malinconia che ti fa sembrare tutto inutile, privo di significato, e la voglia di reagire, di non lasciarmi andare, di trovare una ragione di andare avanti nelle piccole cose di tutti i giorni.
L'unico pensiero che mi consola, è che le persone non muoiono mai del tutto, se ne rimane vivo il ricordo in quelli che restano, e questo ricordo è ancora così forte e vitale da sembrare reale, come una presenza silenziosa eppure tangibile, tra i fiori e i pomodori del suo amatissimo giardino.
A presto, spero.
venerdì 20 agosto 2010
Passeggiando sul lungo lago
Questo periodo va un po’ così, tanta stanchezza, le cose che alcuni giorni vanno meglio, altri peggio; un po’ di ansia diffusa, la sensazione che tutto scivoli via in maniera indifferente, a tratti in maniera un po' confusa.
Sto combinando poco o niente, tranne lavorare e cercare di recuperare energie, nei pochi giorni di riposo. Forse il rientro al lavoro è stato un po’ affrettato, il corpo fatica ancora a riabituarsi ai ritmi faticosi della quotidianità, ma il mondo esterno preme, non si può rimanere in un limbo per sempre.
Per cui, non aspettatevi molte ricette, in questi giorni, ma sicuramente tante fotografie, visto che nel mio viaggio tra Abruzzo e Toscana mi sono davvero sbizzarrita. Il tempo non ci ha proprio favorito, ci sono stati alcuni giorni, sia a Villetta che a Semproniano, in cui tra pioggia e freddo sembrava più di essere a inizio autunno che in piena estate. Per fortuna eravamo attrezzati, anche se andare in giro in tuta e scarpe da ginnastica, all’inizio di agosto, sembra sempre un po’ strano.
Con il cielo grigio e denso, il vento tagliente che sferza gli alberi e i colori plumbei dell’acqua argentea, il lago di Barrea assume dei toni freddi, quasi metallici. Tutt’altre sfumature assume il lago (di origine artificiale) e le montagne che vi si specchiano nelle belle giornate, quando il cielo terso e azzurro dona alle placide acque dei toni più vivaci.
Queste foto sono state scattate in una delle rare giornate di sole pieno, proprio quando era il momento di andar via. Siamo stati così tante volte in questo posto, ma il giro completo del lago non l’avevamo mai fatto, e neanche eravamo mai scesi a queste candide spiaggette ciottolose.
Le acque azzurre del lago sfumano in colori cristallini, sulle rive tranquille della spiaggia. Abbiamo evitato quella affollata di ombrelloni, ripiegando su un’altra, fuori mano e abbastanza impervia da raggiungere, in cui c’eravamo solo noi, il rumore tenue delle piccole onde, e la brezza che veniva dalla sponda opposta.
Abbiamo tirato fuori il nostro pranzo frugale, un pezzo di pizza pane morbida, formaggio locale, una cartata di bresaola e mortadella, qualche pesca noce dura e saporita, come piace a me, e ci siamo rilassati tra i ciottoli candidi, senza riuscire a smettere di ammirare il panorama che si stendeva davanti ai nostri occhi, increduli di non aver scoperto prima questo angoletto di paradiso.
Proprio di fronte si stendeva un accampamento poderoso di Scout nautici, che allietavano le acque tranquille con canoe colorate e barche a vela, tra grida di incoraggiamento, avvertimenti e schiamazzi che rimbalzavano da una barca all’altra.
Dall'altra parte del lago, incastonato nella montagna, in piccolo abitato di Barrea, che sarà la meta del viaggio della prossima puntata.
martedì 17 agosto 2010
A Spasso per Villetta Barrea
Villetta Barrea è un paesino davvero minuscolo, arroccato sulle aspre montagne abruzzesi: poche centinaia di abitanti, un corso che si srotola tra facciate ottocentesche di pietre grezze, palazzi semplici ma con una certa eleganza nei loro balconcini in ferro battuto, i portoncini contornati di pietra lavorata, le stradicciole ripide che si inerpicano verso il bosco. Tutto intorno un paesaggio erto, di un colore verde scuro, tipico di queste strette e umide valli, un colore che ho ribattezzato verde abruzzese, così diverso dai toni dolci e lievi delle morbide valli del Trentino, così come aspre sono le montagne di queste parti, pietrose e scarnificate su alcuni versanti e, in altri, quasi soffocate da foreste intricate e oscure, in cui neanche il sole riesce a penetrare.
Villetta è davvero un paesino minuscolo ma, a dire il vero, tutto non l’avevo mai visitato: parrà strano, ma si rimane sempre a far su e giù sul lungo corso Benedetto Virgilio, tra le piccole botteghe e le macchine che sfrecciano velocissime.
C’è, invece, una parte che si arrampica faticosamente verso il bosco, verso i resti del Castello, di cui i terremoti e le ingiurie del tempo hanno risparmiato solo una torre trecentesca. Ho passato alcuni piacevoli momenti a spasso per queste stradicciole, arrivando a lambire i confini dell’abitato. Dove le case si fanno più rade, non è raro imbattersi in piccoli orti e pollai come questo, dove delle signore galline , invero molto curiose, sono corse ad osservarmi con molto interesse, me e la mia macchina fotografica (non so se ero io più interessata a loro, o loro più a me). Molto vanitose, non si sono certo fatte pregare per mettersi in posa.
Sempre per queste strade bucoliche e solitarie, un artista ignoto ha creato questo capolavoro enigmatico, oggetti d’uso comune (bottoni, chiavi, forchette e cucchiai rotti, pezzi di ferro arrugginito) appesi nel vento, che si stagliano in controluce sui cui colori mutevoli dell’orizzonte, quasi l’evocazione di una quotidianità metafisica contro il cielo infinito.
Camminando camminando, sono arrivata alla famosa Torre, inglobata e quasi nascosta dietro una casa moderna (la prima volta che siamo saliti quassù, infatti, non eravamo riusciti a trovarla). Superata la Torre e un bell’angolino adorno di mastello con una lavanda rigogliosa, si prosegue sempre più in alto, fino ad uscire dal paese: qui si affaccia una chiesetta minuscola e di non particolare pregio, la chiesa di san Sebastiano: l’originale cinquecentesco, distrutto e restaurato varie volte nel corso dei secoli, appare ora come una ricostruzione in stile del 1990, graziosa ma priva del fascino che emana un edificio antico.
Tra l’altro era anche chiusa, per cui mi sono accontentata di ammirare il panorama che si apre alla vista dalla chiesa: sulla destra la piccola Civitella Alfedena, appena dorata, nel pomeriggio denso di nuvolaglie, dal sole morente; mentre davanti si distende la parte nuova di Villetta Barrea, quella che arriva a lambire il lago e, sulla sponda opposta, si intravede appena l’abitato di Barrea, proprio a picco sull’acqua, di cui vi parlerò la prossima volta.
mercoledì 11 agosto 2010
Di ritorno dalle boscose montagne abruzzesi
Ed eccoci di ritorno alla vita di sempre, proprio quando tutti stanno partendo. In città siamo ancora quasi nella normalità, negozi aperti e gente per le strade, probabilmente a cavallo di ferragosto si svuoterà e avremo qualche giorno di deserto metropolitano, che poi non è neanche tanto spiacevole per noi che siamo abituati al caos romano che invade le strade per gli altri undici mesi e mezzo dell’anno.
Come sono andate le vacanze, in definitiva?
Rilassanti, abbastanza. Interessanti, pure abbastanza. Dire che mi sono divertita come una pazza sarebbe eccessivo, ma comunque non era questo lo scopo, solo passare dei giorni piacevoli in posti conosciuti e molto gradevoli, al fresco.
Di fresco ne abbiamo preso tantissimo, anche un po’ troppo: quest’anno il tempo non ci ha proprio favorito al massimo, perché in Abruzzo faceva abbastanza freddino, soprattutto i primi giorni. Tra tempo nuvoloso e vento, siamo andati sempre in giro col maglione, e la sera sotto la famosa trapunta di cui sopra.
Proprio mentre stava cominciando a migliorare il tempo era tempo di partire alla volta della Toscana, e anche qui abbiamo beccato i primi due giorni di pioggia e freddo. Eravamo in un bell’agriturismo con piscina (poi vi mostrerò le foto), ma l’abbiamo solo guardata da lontano a causa del clima autunnale, almeno fino a quando non è uscito il caldo e il sole cocente (sono riuscita ad ustionarmi le ginocchia con un’ora sotto l’ombrellone), ma purtroppo le vacanze erano praticamente finite, la piscina ce la siamo goduta veramente poco.
Queste sono le prime foto dell’Abruzzo: siamo stati a Villetta Barrea, un piccolo paesino affacciato sul lago omonimo, tra Pescasseroli e Scanno: un paese che conosciamo ormai benissimo, visto che sono parecchi anni che ci andiamo. E’ davvero grazioso anche se dell’impianto antico, che risale addirittura al medioevo, c’è rimasto poco e niente, a causa dei numerosi terremoti che l’hanno devastato nel corso dei secoli, l’ultimo del 1984.
Il lungo Corso Benedetto Virgilio, su cui si snoda la maggior parte del paese, risale all’Ottocento, epoca in cui è stata fatta la strada che lo collega alla vicina Barrea e quindi ad Alfedena, che vi mostrerò una delle prossime volte. Sul Corso si aprono numerose botteghe e negozi, tra cui quello di Dolci locali che non poteva certo mancare tra le mie visite: ho riportato un vassoio di dolcetti e biscotti come le ferratelle alla marmellata e dei pasticcini al mostro d’uva, specialità del luogo.
Sul corso c’era anche il nostro B&B, Il Rifugio, un posto semplice ma dall’accoglienza molto calorosa e dalla colazione abbondante, cosa che io apprezzo sempre moltissimo. Abbiamo anche approfittato dei numerosi ristoranti, anche se i primi giorni si è stentato a trovare qualcosa che ci soddisfacesse sul serio.
Una sera abbiamo partecipato alla Sagra degli Orapi che si teneva nella piazzetta del paese, per assaggiare questa specialità locale: si tratta di spinaci selvatici che crescono principalmente in zone di pastorizia ovina (vi lascio immaginare il motivo di questa predilezione), e che si abbinano sia a pasta rustica come gli gnocchetti, sia a legumi come fagioli, in questo caso con contorno di saporitissime salsicce alla brace, il tutto innaffiato da un bicchiere di vino rosso robusto (stravizio che ho pagato carissimo, ovviamente, visto il tenore della mia dieta abituale).
Abbiamo fatto qualche gitarella nei dintorni, ma senza esagerare, soprattutto per la mia condizione fisica ancora piuttosto incerta. Luca avrebbe voluto sfogarsi con sentieri in salita e scarpinate in alta quota ma ha dovuto uniformarsi ai miei ritmi forzatamente rilassati: abbiamo fatto giusto un paio di sentieri non difficili, per il resto abbiamo gironzolato per i vari paesini dei dintorni, senza molto impegno nè fisico nè mentale.
Molti li avevamo già abbondantemente visitati ma è sempre piacevole tornarci: abbiamo trovato tutto molto curato, graziose botteghe e le case piene di fiori, quasi facessero concorrenza al Trentino nell’adornare balconi e finestre con cascate di fiori coloratissimi.
Anche Villetta Barrea, nel suo piccolo, offre degli angolini veramente deliziosi: pensavo di averli fotografati tutti (vedi il post del 2008) ed invece, passeggiando con la mia fedelissima Nikon ho comunque trovato degli scorci e dei particolari che non aveva mai fotografato, di cui vi mostro una prima parte adesso, per il resto alla prossima puntata!
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