I miei viandanti
venerdì 31 dicembre 2010
E un altro anno è andato
Ci siamo arrivati di soppiatto, senza alcuna voglia di festeggiarlo.
L'ho già detto, l'ultimo dell'anno è una delle feste che mi sta più antipatiche, soprattutto da quando non è più un giorno di riposo, ma solitamente di lavoro. Quest'anno ce ne staremo tranquilli tranquilli, nella serenità della nostra casa, con i mici un po' nervosi per i rumori che feriscono le loro delicatissime orecchie, qualcosa di buono da mangiare e nessuna invidia per tutti gli altri, in giro per veglioni e concerti.
Quest'anno non ho neanche voglia di bilanci, di progetti, di promesse. Anche perchè, rileggendo quelle degli anni passati, sono più o meno le stesse, senza molte variazioni.
Quest'ultimo è stato davvero faticoso, doloroso, pieno di avvenimenti pesanti. Non so se sono riuscita o meno a superare le difficoltà, oppure ad accantonarle, facendo quasi finta che non esistano, che non siano accadute a me. Spero solo che l'anno che mi aspetta sia meno difficile, che riservi qualche attimo di serenità in più, a me e a tutti quelli che ho intorno, ne abbiamo davvero bisogno.
Per questo ci tenevo, a farvi anche solo un piccolo saluto e un augurio sincero a tutti, di un anno sereno: non felice perchè in fondo la felicità è fatta solo di brevi momenti, di attimi che fuggono velocemente come sono arrivati...preferisco augurare a me e a tutti quelli che passano di qua una lieve serenità nella vita di tutti i giorni, che non possa mai mancarvi l'entusiasmo e la curiosità di scoprire cose nuove, di raccontare e raccontarsi.
E allora, arrivederci a tutti, al prossimo anno!
venerdì 24 dicembre 2010
Auguri di buon Natale a tutti
Dicembre è volato via in un soffio, mi sono ritrovata al 15 con ancora l'albero da fare, ma per fortuna ho recuperato in fretta, anche qualche briciola di spirito natalizio.
Al momento di fare l'albero, con una cassa traboccante di palline nuove e d elegantissimi fiocchi di velo argento e blu, quasi quasi ero pure contenta che fosse arrivato Natale.
Koko ha pensato bene, mentre addobbavo l'abero, di andarsi a nascondere sotto il letto, quasi avesse paura che ci appendessi lui, al posto delle palle. La sera, quando ha capito che non correva più alcun pericolo di essere scambiato per un addobbo, ci si è andato ad accocolare sotto tra le lucette accese, con una espressione soddisfatta sul musetto, neanche fosse un pacchetto coi fiocchi e nastri.
Titti invece ha davvero insistito per darmi una mano, frugando con la zampetta curiosa tra le palline, forse sperando di averne qualcuna per giocare. Ha cercato di svignarsela con un filo in bocca lungo circa due metri, pregustando un nuovo sfrenato divertimento felino ma è stata prontamente disillusa, e allora si è accontentata di rincorrere una pignetta, così, come consolazione per i giochi mancati.
Non ho il tempo di farvi gli auguri singolarmente, quindi scusatemi se non passerò nei vostri blog uno per uno, come del resto non ho avuto il tempo di fare comunque, negli ultimi giorni...ci tenevo però a quest'ultimo post natalizio, per non far apparire del tutto trascurata questa foresta che, ultimamente, sta perdendo un po' di pezzi.
Va beh, tra i propositi del nuovo anno metto anche quello di recuperare l'entusiasmo, di sperimentare al meglio la cucina nuova (che è favolosa, una volta superato i primi, esasperanti intoppi) e di riprendere in mano la macchina fotografica, mai trascurata e negletta come in questi ultimi mesi.
Per augurarvi Buon Natale, vi lascio la ricetta di questo Zuccotto di Ricotta, una vecchia ricetta familiare della sorella di mia nonna, zia Maria (se vi ricordate il post sulla bisnonna Matilde, zia Maria è l'unica ancora viva delle sue tre figlie) : ricordo di averlo assaggiato per la prima volta tanti anni fa, diciamo sicuramente più di trenta...lo abbiamo replicato tante volte, negli anni, con mamma, soprattutto sotto le feste, aggiungendo alla ricetta originale solo le gocce di cioccolata.
Una volta lo feci utilizzando al posto dei Pavesini del panettone appena intriso di caffellatte, venne benissimo, però la copertura originale dovrebbe essere fatta con biscotti sottili e leggeri, appunto tipo i pavesini, appena appena inzuppati di liquore diluito con l'acqua. Mettete un liquore dolce a vostra scelta, io metto la Strega che mi piace molto, così come ci condisco la ricotta.
Come forma, ho utilizzato la confezione di plastica di un semifreddo carte d'Or, a cupola: altre volte l'ho fatto in una forma da budino di vetro, con le scanalature dritte (senza buco, ovviamente), ed è venuto bene lo stesso, però è più difficile da ricoprire di biscotti: con lo stampo a cupola liscio viene molto meglio.
E' un dolce che deve insaporirsi: farlo la sera precedente, sformarlo qualche ora prima di servirlo, e poi lasciarlo in frigorifero a rassodarsi, è la cosa migliore. In questa versione l'ho ricoperto di una glassa di cioccolato (di quelle pronte, solo da sciogliere) ma vi consiglio di farla sottile sottile: io ho abbondato, e poi è stato difficile tagliarlo senza sfracelli. (Perdonate le foto non di altissima qualità, ma ho avuto modo di fotografarlo solo di sera, poco prima di essere mangiato)
Zuccotto di ricotta di Zia Maria
Per una forma da 17 centimetri di diametro (altezza 7.5 cm)
Per la farcia:
600 grammi di di ricotta fresca, di mucca, bella soda (se fsse troppo molliccia, mettetela a scolare un po')
qualche cucchiaio di zucchero semolato, a seconda di quanto la volete dolce
due cucchiai di liquore dolce, tipo Strega
50 grammi o più di gocce di cioccolato, oppure tagliuzzate una tavoletta di cioccolato fondente
100 grammi di canditi misti
Mescolate tutti gli ingredienti, poi mettete il composto in frigo ad insaporirsi.
Bagnate i pavesini con una mistura di acqua e liquore, ma non inzuppateli troppo, altrimenti dopo perdono troppo liquido, e cominciate a foderare il fondo dello stampo, poi fateli aderire alle pareti.
Mettete la farcia di ricotta, riempiendolo bene, poi coprire con uno strato di biscotti.
Coprite con del cellophane per alimenti, mettetelo sotto peso con un piattino, e ponete in frigo per qualche ora.
Al momento di sformarlo, rovesciatelo sul piatto di portata, decorato con glassa di cioccolato oppure con ciuffetti di panna, o come volete voi. Nel caso dovesse perdere un po' di liquido, non preoccupatevi, scolatelo delicatamente, di solito la costruzione regge lo stesso!
Si tratta di un dolce un po' pesante, quindi calcolate che da un piccolo zuccotto si ricavano dalle sei alle otto porzioni.
lunedì 13 dicembre 2010
Ci siamo quasi
Ci siamo quasi.
A Natale, intendo...veramente ancora devo fare l'albero, anzi, mi devo decidere in fretta visto che mancano meno di due settimane. Per quanto riguarda l'argomento regali, sono alcuni anni che abbiamo deciso di non farceli, e con questo abbiamo risolto il problema alla radice.
L'importante è vederci, con amici e parenti, e trovare comunque un modo per stare insieme, che è la cosa importante, il resto è tutto in più.
I giorni sono scivolati veloci, queste due settimane abbondanti di ferie, in cui mi ero prefissa di fare tantissime cose, ed in effetti le ho fatte davvero: giorni pieni di impegni, mobili in arrivo, problemi e intoppi che ti fanno saltare i nervi.
Alla fine, mi sembra di essere più stressata di prima.
E' incredibile come niente possa filare liscio: ultimamente, qualsiasi cosa abbiamo comprato, si è rotta prima ancora di cominciare a funzionare (televisione, frigorifero, forno); ogni installazione è stata difficoltosa, ogni lavoro fatto con approssimazione, magari qualche pecca, niente che possa filare su binari a scorrimento lineare.
Mamma che fatica!! La scorsa settimana mi è arrivato un pezzo di cucina fatto su misura, con forno a gas di alta qualità, fornelli stupendi e tutto il resto, già mi pregustavo le splendide torte lievitate a puntino che avrei sfornato in quantità industriali, e invece sono stata ferma una settimana col forno fermo perchè funzionava malissimo...
Insomma, non capisco se siamo noi perseguitati dalla sfortuna (il che è assolutamente possibile), oppure se è una cosa ricorrente che niente funzioni come dovrebbe, nessuno fa il lavoro come dovrebbe.
Spero, con questa, che sia finita, perchè sono davvero stremata da tanti contrattempi...ero talmente stanca e stufa che non ho messo mano neanche al blog: ormai sta vivendo di luce riflessa, campo di rendita con tutto quello che ho scritto durante questi tre anni, ma così non va bene, assolutamente non va bene.
Questo dolce non è stato fatto col nuovo forno, che sperimenterò solo nel pomeriggio (e speriamo bene perchè, se non dovesse funzionare come dico io, addio bei dolcetti, mi conviene chiudere definitivamente il blog oppure dedicarlo ad altro argomento...), ma è una torta leggera leggera che avevo fatto un po' di tempo fa. Ho preso la ricetta in questa pagina, sul sito di Pane Angeli, dove ci sono tante ricette semplici e leggere. Si tratta di una torta molto delicata, adattissima ad essere farcita, magari con crema pasticcera o marmellata, ma va benissimo anche così. Io aggiungo sempre un cucchiaio di liquore Strega, che secondo me sta benissimo con qualsiasi impasto.
L'impasto di questo ciambellone si fa in maniera leggermente diversa da quello solita, le chiare si mettono quasi subito e non alla fine, con lo zucchero sopra, e poi delicatamente la farina.
Torta Paradiso
100 grammi farina
100 grammi fecola o frumina (io fecola)
150 grammi di zucchero
4 grosse uova
4 cucchiai olio di semi vari (oppure 100 grammi di burro)
1 cucchiaio Strega (ce lo metto sempre)
Mezza bustina abbondante lievito
Limone
Sbattere le chiare a neve fermissima con un pizzico di sale.
Sbattere i tuorli con 100 grammi di zucchero, quindi proseguire con la frusta a mano.
Incorporare l’olio e il liquore, il limone (o vanillina).
Versare il resto dello zucchero insieme alle chiare, e sopra ancora la farina mescolata alla fecola e al lievito, e incorporare il tutto molto delicatamente, fino ad ottenere una pastella gonfia, piuttosto liquida.
Versare in una teglia da 24 centimetri foderata con carta forno per 50 minuti.
Spolverare abbondantemente con zucchero a velo
venerdì 3 dicembre 2010
Divagazioni virtuali
E' ufficiale: ormai passo molto più tempo su Facebook che a lavorare sul blog.
Ho stravolto le mie convinzioni vergate nero su bianco in questo post di oltre un anno fa: mi sono lasciata contagiare clamorosamente, e forse senza speranza. Lo so, lo so, mi rendo conto.
Il tempo passato a fare stupidi giochini rompendo palle di vetro con fragore di cocci infranti oppure quiz e test di tutti i generi è il modo più imbecille per passare un'ora di svago. Molto meglio un libro, o un bel film, oppure riprendere mano al blog e ricominciare a scrivere con continuità.
Il tempo trascorso in questa piazza virtuale, dove si incontrarno amici reali e non, è tempo perso, mi rendo assolutamente conto. Molto meglio una telefonata, una mail, magari un incontro di persona.
Ho ritrovato amici di vecchia e vecchissima data, compagni di liceo, di medie, di elementari e addirittura di asilo. Ci sono persone che ho ritrovato dopo trent'anni e passa che non avevo loro notizie, ho visto le foto, mi sono anche impicciata un po' della loro vita.
Alla fine, però, queste ritrovate amicizie o conoscenze, rimangono sempre un po' nel virtuale, come se il passaggio dal potenziale al reale fosse un gradino troppo alto, uno sforzo che va al di là del commento o del cliccare sul malefico tastino del Ti piace. E' facile leggere i pensieri e lasciare un commentino lieve, facile e innocuo.
Si lascia scorrere la bacheca con indolenza, leggiucchiando una nota di qua, una notiziola di là, mentre si pensa "adesso basta, vado a fare qualcosa di socialmente più utile che stare a leggere i pensieri altrui", non di rado piuttosto banali, incomprensibili e ripetitivi,e poi ti incuriosisci per una notizia condivisa da un giornale, un video musicale postato da un'amica, le foto delle vacanze caricate da un'altra.
Ultimamente poi, sono entrata nel magico mondo dei giochi di ruolo.
Eh già, perchè Facebook non è solo una piazza virtuale, una vetrina, ci sono anche dei gruppi agguerritissimi di tutti i tipi. Sono entrata prima in un gruppo che segue con trepidazione, ogni venerdì, l'uscita delle puntate di una serie americana, The Vampire Diaries, una specie di epidemia di cui una dopo l'altra si sono ammalate decine di persone, senza scampo alcuno. Dopo esserci ritrovate per mesi a commentare le puntate, sempre le stesse persone , abbiamo deciso di scegliere ciascuna (non c'è neanche un maschietto, tra noi) un ruolo tra i personaggi del telefilm, e di commentare come fossimo quel personaggio, un giochino divertente e assolutamente non impegnativo.
Da qui ad entrare in un vero gioco di ruolo, il passo è stato abbastanza breve, anche se in realtà il gioco ha delle regole che bisogna rispettare, ed è molto meno facile di quanto si possa pensare.
In realtà, è una specie di esercitazione letteraria on line, come scrivere un copione o una sceneggiatura però in tempo reale, interagendo con qualcun altro (di cui spesso conosci solo l'identità fasulla).
Ovviamente ci sono i giocatori bravi e quelli meno dotati, quelli con cui è più facile entrare in sintonia e che magari scrivono meglio, con più fantasia e mestiere.
E' piuttosto divertente ma anche impegnativo, perchè non si può rimanere fuori dal gioco per più di una settimana, e ogni volta che si entra in uno dei ritrovi condivisi dai veri membri del gioco, non è mai facile andare via, la conversazione scivola veloce, così come la trama, che dovrebbe seguire quella dei libri o del telefilm e invece se ne va spesso per conto suo, sul filo dell'improvvisazione.
C'è sempre qualcuno in giro per questa cittadina della Virginia infestata da vampiri centenari, e non sai mai chi incontrerai, quando vai a spasso per Mystic Falls.
In questi giorni sono presa da una strana euforia natalizia, che si traduce in una iperattività decorativa riguardo alla casa.
In un impeto di entusiasmo ho fatto una cernita accurata di tutti gli addobbi, eliminando senza remore quelli dorati e quelle rossi, le palle vecchie, i fili spelacchiati, poi sono andata ad un grande negozio di articoli per la casa e sono uscita con una grossa busta di palle, fili, di fiocchi di velo tutto in argento e blu, perchè quest'anno ho deciso che il nostro albero sarà su questa tonalità.
Ho poi comprato delle rose di seta bellissime, dai colori sfumati e dalle corolle lussureggianti, carnose, e ho fatto due composizioni sontuose, quasi barocche. Non ho mai amato i fiori finti, tutt'al più quelli secchi, magari raccolti in campagni, grano, avena, bacche e cardi: invece ho visto da un fioraio questi tralci e non ho resistito. Non so, quest'anno mi sto facendo contagiare dallo spirito natalizio?
Può darsi, o forse è quest'inverno grigio e piovoso che mi fa desiderare di avere intorno bellezza e colori a profusione, quasi volessi portare un po' di luce e colore anche dentro di me.
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