Anche gli stipiti dei tre grandi portali sono romani (nelle foto se ne vedono solo due, quelli laterali).
L’interno è ampio, buio e affascinante: il bel soffitto ligneo, risalente al Seicento, è stato realizzato dal Domenichino, ed è a cassettoni di legno dorato. Il pavimento cosmatesco è in marmi pregiati, ma si tratta di un rifacimento dell’Ottocento.
Le ventidue enormi colonne di granito sono di epoca romana, come molti altri materiali della basilica, per la massima parte provenienti dalle Terme di Caracalla.
Anche a questa chiesa sono legati dei curiosi aneddoti: la chiesa, infatti, era gemellata col mio convento, il quale aveva sì una cappella privata (modernissima, tutta di marmo bianco) in cui le suore ci portavano spesso, anche come premio se finivamo presto i compiti, ma nelle grandi occasioni venivamo portati, in fila per due, irreprensibili nella nostra divisa celeste, nella grande basilica.
Nei primi anni delle elementari il parroco era un vecchio prete un po’ rimbambito, di cui non si capiva nulla quando recitava la Messa fino a che venne, ad affiancarlo, un giovane sacerdote, alto, bruno e simpatico, Don Vincenzo. Doveva essere, credo il 1978, o giù di lì, perché la Comunione l’avevamo già fatta: andavamo a confessarci dal giovane sacerdote, tutte in fila, ragazzine di dieci, dodici anni, molto solerti nello snocciolare i nostri peccatucci, che più o meno erano sempre gli stessi: ho risposto male alla mamma, ho detto una bugia alla maestra, mi sono arrabbiata con la mia amica etc…
Io ci mettevo molto impegno a raggranellarne qualcuno interessante, tanto da meritarmi una bella penitenza (sennò, che gusto c’è?), per cui la mia bella dose di Ave Maria e Pater Noster da recitare don Vincenzo me li appioppava sempre.
Una cosa che mi ricordo benissimo, è la crisi di ansia che mi prendeva poco prima di sedermi al confessionale, di non ricordarmi tutto l’Atto di Dolore, che solitamente sapevo benissimo, ma quando era il momento di recitarlo attraverso la grata me ne perdevo sempre qualche pezzo, l’ansia da prestazione, credo (nella foto sotto, il confessionale dove noi, timide educande, andavami a confessarci, credo sia rimasto sempre lo stesso).
Comunque, il giovane e simpatico prete (non male, devo dire la verità, tutte noi eravamo inconsciamente affascinate da lui) a cui raccontavamo i nostri segreti, diventò molto famoso, negli anni seguenti: e non solo per essere diventato parroco una volta defunto quello precedente, ma perché divenne uno dei personaggi di spicco della Comunità di Sant’Egidio.
E’ stato don Vincenzo Paglia, infatti, ad aprire le porte della basilica per il famoso Pranzo di Natale dei barboni, e lui ad ospitare nei locali della canonica le riunioni e gli incontri dei ragazzi di Sant’Egidio.
Il mio incontro con la comunità di Sant’Egidio avvenne più tardi, nel 1984. Nel frattempo avevo finito le medie al Convento, ed ero passata al laico Virgilio, notissimo liceo romano piuttosto di sinistra.
Una mia compagna di classe aveva cominciato a frequentare i gruppi di preghiera che si riuniva proprio nei locali di Santa Maria, mi chiese di accompagnarla, e per un anno frequentai assiduamente un gruppo che si riuniva il giovedì.
Tutto questo accadde prima che diventassi atea e anticlericale, è ovvio. O forse è stata una conseguenza, chissà…
Comunque, ora, a tanti anni di distanza, don Vincenzo Paglia è Vescovo di Terni, mentre la Comunità di Sant’Egidio prospera ancora in questa bella Chiesa.
Ma non divaghiamo, e proseguiamo il nostro giro, partendo dal fondo:
Sulla navata laterale sinistra la cappella Avila, in stile borrominiano, con lanterna sorretta da angeli e tabernacolo con finta colonnata prospettica e un San Girolamo in stile caravaggesco (almeno secondo me).
Più avanti, dei resti medievali in stile gotico, tra le pochissime cose rimaste a Roma in questo stile: pochi sanno, infatti, che l’unica chiesa gotica rimasta a Roma è Santa Maria Sopra Minerva, accanto al Pantheon. Quella piccola in stile Duomo di Milano sul Lungotevere è un falso ottocentesco, quando andava di moda il finto gotico e simili obrobbri.
Alla fine della navata, infatti, abbiamo un raro esempio di edicola gotica originale della fine del Trecento, in marmo chiaro, con altare con croce scolpita e dipinto attribuito a Palma il Giovane
ma che in origine ospitava la statua di Filippo d’Alençon e la Dormitio verginis che ora sono a sinistra
A destra il monumento funebre, sempre della stessa epoca, del cardinale Stefaneschi.
In fondo alla navata, la bellissima Cappella Altemps, con sontuoso soffitto affrescato della fine del Cinquecento e preziosa tavola di Madonna dipinta ad encausto, probabilmente del VI-VIII secolo (non sono riuscita a fotografarla perché c’era troppa gente).
L’abside è ornato dai meravigliosi mosaici del XII secolo, che mostrano Cristo che incorona la Vergine, e le Storie della Vergine di Pietro Cavallini.
A destra il monumento funebre, sempre della stessa epoca, del cardinale Stefaneschi.
In fondo alla navata, la bellissima Cappella Altemps, con sontuoso soffitto affrescato della fine del Cinquecento e preziosa tavola di Madonna dipinta ad encausto, probabilmente del VI-VIII secolo (non sono riuscita a fotografarla perché c’era troppa gente).
L’abside è ornato dai meravigliosi mosaici del XII secolo, che mostrano Cristo che incorona la Vergine, e le Storie della Vergine di Pietro Cavallini.
Ciao Geillis, grazie per questo bellissimo post! io sono di Roma, ci ho vissuto per 30 anni e da qualche anno abito a Firenze...Roma mi manca tantissimo, ho una terribile nostalgia; Trastevere ha proprio subito le trasformazioni di cui parli tu, peccato!
RispondiEliminabuona giornata
Beh, però Firenze è bellissima! Io la conosco molto bene, ho degli amici, ed è una cigttà di un fascino incredibile.
RispondiEliminaRoma, è Roma, però, inutile discutere...anch'io, che non abito più a Trastevere da qualche anno, ogni volta che ci torno sono presa da una botta di nostalgia: non è che abito lontano, però non è la stessa cosa, tornarci per fare una passeggiata!
Mitica Roma!!! Carissima Geillis, che bella descrizione e che belle le tue foto da piccola! n bacione e Auguri anche se in ritardo,scusa ma non ho avuto proprio modo di passare prima:-))
RispondiEliminaAh, Geillis, come mi piace leggerti! A differenza delle guide turistiche, i tuoi racconti sono pieni di aneddoti e di persone e questo li rende davvero interessanti! Che belle le foto alla fontana (perché le foto del passato, seppure decentrate, seppur "nebbiose", sono sempre così belle?), il racconto della tua amica e delle torte di tua mamma grandi come la ruota di un carro (eh, ma che forno avevate?;)) e le confessioni dal prete giovane (anch'io avevo sempre paura di dimenticarmi l'atto di dolore e a volte mi inventavo dei peccati perché altrimenti non avrei avuto nulla da dire!). Cat
RispondiEliminache bellissime foto!!! contornate da spiegazioni ..... leggevo e sognavo ad occhi aperti!!
RispondiEliminacara Cat, il nostro forno era normale, ma mia madre usava delle teglie enormi, le sue crostate erano favolose, oppure sono i ricordi a renderle particolarmente buone...
RispondiEliminaLe foto del passato hanno un fascino particolare, forse perchè, appunto, parlano di un tempo che non c'è più...
cara Moka, mi fa piacere sapere che in qualcuno queste fotografie possono evocare qualcosa di bello, sono fatte con amore proprio perchè io amo quei posti, bello sapere che trasmettono sensazioni gradevoli!
Grazie per gli Auguri, Cannelle, sono graditi sempre!
RispondiEliminaBaci e buon WE
RispondiEliminaciao! sapete niente riguardo al pavimento cosmatesco della chiesa? So che in parte è stato rifatto da Vespignani nell'Ottocento, ma non interamente. Per esempio la parte dietro l'altare è molto degradata e sembra piu antica, ed è forse la piu bella..
RispondiEliminaGrazie in anticipo
Matthieu
niente che le guide non dicano già, Matthieu, però posso informarmi sul posto, tra qualche giorno avevo già in mente di tornare alla Chiesa per scattare qualche altra fotografia, possibilmente migliore di queste, e mi informerò meglio!
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