Il Marais è tagliato in due da un grande Boulevard, lungo svariati chilometri, Rue de Rivoli. Sulla parte destra, verso lo Square du Temple, si trova la parte più bella e più antica, con Places des Vosges, il Museo Carnavalet, il Beaubourg, il Museo Picasso, il Conservatoire des arts et metiers (il Museo in cui è ambientata la parte finale del Pendolo di Foucault) ed una scacchiera di strade e vicoli assolutamente affascinanti.
La Rue du Temple è una stradicciola curiosa, stretta, tortuosa e costellata di negozi cinesi di bigiotteria, invero abbastanza dozzinale: negozi tutti uguali, rigurgitanti di chincaglieria: bijoux, cinte, fermacapelli, foulard: mai visti tanti tutti insieme, e tutti uguali, per giunta.
Una specie di Esquilino all’ennesima potenza. Deve essere un fenomeno relativamente recente, perché nel 1993, la data dell’altro viaggio a Parigi, non mi pare ce ne fosse traccia.
Proprio qui vicino, una mattina, ho fatto colazione in una deliziosa patisserie, seduta al bancone (neanche al tavolino), con cafè au lait e pain aux raisins, per la modica cifra di 4 euro e 50! Qui i prezzi sono tremendi, eppure si tratta di un piccolo negozio a metà di rue des Archives, frequentato solo da francesi, non un posto turistico, uno di quei posticini di quartiere, in cui si viene a comprare la baguette appena sfornata e i croissants per la colazione. Solo al ricordo dei profumi mi si attivano le papille gustative…
Rue Saint-Antoine, la via più antica di Parigi: in realtà è solo l’inizio della chilometrica Rue de Rivoli, un Boulevard infinito che parte da Place de la Bastille, costeggia l’Hotel de Ville, lambisce il Louvre, prosegue parallelo ai Giardini de Tuileries e arriva a Place de la Concorde, praticamente dove iniziano gli Champs Elisèe.
Sulla parte destra di Rue de Rivoli, invece, c’è l’altra parte del Marais, quella che si affaccia sulla Senna, da cui si vede l’Ile St.Louis (vedi foto sopra e sotto).
Da questa parte, oltre ad una serie di bei palazzi nobiliari, c’è il Village St. Paul, che è un intero grande isolato tutto costellato di botteghe di antiquari, bric-a-brac, rigattieri.
In Rue de Forcy (una traversa di Rue di Rivoli, dietro la fermata Saint Paul, ma verso la Senna) e Rue de Fauconnier, che invece è una traversa di Rue Charlemagne: ci sono i due ostelli della gioventù, dove soggiornai con la mia amica Pina nel 1992. Dei due ostelli mi ricordo benissimo l’interno, e anche il bel cortile con gli arredi in ferro battuto bianco, ma assolutamente nulla dell’esterno, ed in effetti, passandoci davanti, non li ho proprio riconosciuti.
Sono due bei palazzi del Seicento, e anche gli interni, con le scale in legno e delle enormi finestre bianche all’inglese, sono piuttosto charmant! Ci ritornerei volentieri, purtroppo non ho mai trovato posto…certo, l’età degli ostelli è passata, però erano confortevoli, i migliori ostelli (e sì che ne ho girati parecchi, in tutta Europa) in cui abbia soggiornato. Le stanze erano a sei, quattro letti (ora ci sono addirittura le singole, costano quando un normale hotel a due stelle), delle belle camere con i soffitti altissimi, i pavimenti in scricchiolante parquet lucido, e le finestre di legno bianco, con quelle maniglie di ferro per aprirle che c’erano anche a casa mia, a Trastevere.
I cortili, poi, erano incantevoli, delle piccole oasi verdi incastonate tra i palazzi, con tavoli e sedie in ferro battuto bianco che fanno tanto Parigi!
Ho preso la Rue de Rivoli ma solo per un primo tratto, ho trovato la Rue Charles V al cui numero 12, secondo il sito web del marais, dovrebbe esserci il palazzo che nel Seicento apparteneva al padre della Marchesa de Brinvilliers, ora trasformato in albergo (Hotel d’Aubray, il suo nome da ragazza, infatti, era Marie Madeleine d’Aubray), ma non sono riuscita a trovarlo perché mi ero dimenticata il numero (veramente il romanzo La corte delle streghe lo colloca al numero 16 Rue Neuve St. Paul, che però nella topografia moderna non esiste: cambiò nome nell’Ottocento, inglobando anche Rue de Trois Pistolets)
E qui apro una lunga digressione sull’affare della Marchesa di Brinvilliers (e prima o poi ci arrivavo…)
Inizio citando una parte della “Storia della Stregoneria” di Grimaud, brano tratto dal grande giallo “La Corte delle Streghe", di John Dickson Carr, Edito da Mondadori.
Che questa Storia della stregoneria veramente esista, però, è dubbio. Carr infatti non cita né il nome intero dell’autore, né la data di pubblicazione. Ho cercato in rete qualche notizia, ma il volume non compare in nessuna bibliografia. Se è mai esistito, comunque, deve essere un libro vecchio, perché Carr scrive il giallo ambientandolo negli anni Quaranta.
Credo che questo sia un buon incipit per calarci nella tenebrosa atmosfera dell’Affare dei Veleni.
“L’origine della credenza nei non-morti (pas-morts) pare abbia avuto luogo nell’ultimo quarto del diciassettesimo secolo Ne è stato scritto per la prima volta da il Sieur de la Marre nel 1737 (Traité sur la Magie, Sortilège, Possessions, Obsessions e Maléfices).(…)
Per farla breve, i non morti sono quelle persone, generalmente donne, che sono state condannate a morte per il delitto di avvelenamento e i cui corpi sono stati bruciati sul rogo, sia che essi fossero vivi o morti. E’ qui che il campo della criminologia si avvicina a quello della stregoneria. (…)
Fu in Francia, durante l’ultimo periodo dello stesso secolo (il Seicento, n.d.r.), che la pratica del delitto abbinato alla stregoneria ebbe il suo apice. (…)
Dall’Italia (dove le signore della Società Segreta Tofana avvelenarono seicento persone) vennero fuori Glaser ed Exili, che cercavano la pietra filosofale e vendevano arsenico.
In un altro capitolo abbiamo visto come le dame di corte di Luigi XIV abbracciassero il culto del satanismo, specialmente il sacrificio di un bimbo sul corpo di una donna durante la Messa Nera. Riti segreti, i cui membri indossavano vesti speciali, avevano luogo in stanze segrete. A Saint Denis la strega La Voisin evocava i fantasmi. (…)
All’Arsenale, vicino alla Bastiglia, fu costituita la famosa Corte delle Streghe, la cui condanna era la ruota e il rogo. La misteriosa morte di Madame de Montespan, la favorita di Luigi XIV, nel 1672, dette impulso ai cercatori di veleni. Tra il 1672 e il 1680 alcune tra le più famose dame di Francia furono convocate davanti alla Corte delle Streghe: tra esse due nipoti del Cardinale Mazzarino, la duchessa di Bouillon e la contessa di Soissons, madre del principe Eugenio, Ma quello che rivelò al mondo ogni trucco segreto, fui il processo del 1676-processo che durò tre mesi-della Marquise de Brinvilliers.
Le attività della Marquise de B. erano saltate fuori dopo la morte del suo amante,il Capitano Saint-Croix. Tra gli effetti di Sainte-Croix c’era una cassetta in legno di tek dov’era custodito un foglio con l’istruzione, in caso sua morte,di consegnare detta cassetta a M.de B. che abitava in Rue Nueve a St. Paul.
Madame de Sévigné la vide andare all’esecuzione, e rise e spettegolò. Una gran moltitudine di gente la vide far penitenza davanti a Notre Dame, con un camicione bianco, scalza, e la candela accesa in mano. A quel punto aveva quarantadue anni, e molto della sua bellezza di bambola era svanito.(…). Il suo corpo fu bruciato in Place de Grève.
In seguite alle rivelazioni del processo, le autorità furono finalmente in grado di sventare la rete di stregonerie sotto la corte del Grande Monarca. (…)
Le danzatrici del culto di Satana erano state sgominate, le loro ceneri sparse al vento e il diavolo era ormai rimasto solo a ghignare su Notre Dame.”
E questo è quanto.
Ci sono, tra l’altro, alcune imprecisioni: la Montespan non morì affatto nel 1672, ma molto dopo la Brinvilliers, nel 1707, dopo essere stata costretta dal re, molti anni prima, a ritirarsi prima nelle sue terre e poi convento, dove finì i suoi giorni dopo cotanto luminoso passato.
Le motivazioni del comportamento della marchesa sono riconducibili all’avidità, il desiderio di fare la bella vita, la necessità di mantenere il suo amante, il bel capitano di cavalleria nonchè alchimista cavaliere de Sainte Croix, uniti ad una lussuria sfrenata (almeno così raccontano gli atti del processo). Il mix di sesso, potere e veleno era un richiamo fortissimo per le cronache, anche allora: il caso fece scalpore.
Il laboratorio di Sainte Croix si trovava in rue des Marchand de chevaux (che attualmente non risulta sullo stradario della città): da qui uscivano tutti quei prodotti, compresa la cosiddetta polvere di successione, con cui la bella marchesa andava in giro ad avvelenare amici e parenti.
Durante il processo fu accusata addirittura di aver sperimentato le malefiche pozioni sui poveracci dell’Hotel de Dieu (l’ospedale pubblico) ma sembrerebbe solo una diceria, prove certe non ce ne furono.
Certo è che quando riesumarono i corpi dei familiari, li trovarono imbottiti di arsenico fino ai capelli. Alla conta degli omicidi (riusciti o no) risultano: il padre, due fratelli, la sorella, il precettore dei suoi figli, la cognata, il servo La Chaussée, il marito (che miracolosamente riuscì a sopravvivere ai numerosi tentativi) e lo stesso cavaliere de Sainte Croix.
Il processo alla Marchesa fece epoca, anche perché l’imputata era una nobile, e i suoi omicidi o tentati tali furono molteplici, quasi tutti in famiglia, e tutti a base di arsenico, la cosiddetta ricetta di Glaser (un chimico che al Fabourg Saint-Germain, da cui Sainte Croix apprese come confezionare il mortale veleno).
La sua sfortuna fu la morte, nel luglio del 1672, del suo amante, ucciso dai suoi stessi veleni, a causa di un’esplosione nel suo laboratorio (sembra che sia morto con ancora sul viso una maschera di vetro di protezione). Il cavaliere lasciò la famosa cassetta di Tek (da qui l'altra definizione, L’affare della cassetta), strapiena di veleni, ed una lettera, in cui chiedeva di portare detta cassetta alla Marchesa de Brinvilliers.
E’ ovvio che sospetti sulla dama già ce n’erano, ma fu proprio quella lettera a dare il via all’inchiesta. Marie si rifugiò in un convento a Liegi, e sarebbe anche scampata alla condanna, essendo in territorio straniero. Ma galeotta fu l’attrazione per il bel capitano di polizia Desgrais (o Desgrez, o Desprez, a seconda delle cronache), il quale la fece invaghire di sé, travestito da abate, la attirò fuori dal convento e l’arrestò. Fu imprigionata nella terribile Conciergerie (vedi foto), sull'Ile de la Cité.
Il processo a Marie D’Aubray durò tre mesi, ne esistono ancora i carteggi, da cui si desume in realtà che fu un processo farsa: che lei fosse colpevole come il demonio è assodato, ma quello che la spinse sul rogo fu una confessione estortale dallo sbirro in cui si accusava dei più turpi peccati (soprattutto sessuali), al limite del ridicolo.
Fu condannata non solo per gli omicidi, ma anche per stregoneria e veneficio.
Venne torturata , quindi decapitata, bruciata e le sue ceneri sparse al vento.
Quello che venne definito L’affare dei veleni (L’affaire du poisons) dette il via, nel 1679, alla cosiddetta Chambre Ardente, o Corte delle Streghe, un tribunale speciale che, in tre anni, processò più di duecento persone, condannandone circa la metà ed eseguendo trentasei condanne a morte. Le sentenze del tribunale erano definitive ed inoppugnabili, le condanne prevedevano la tortura e la pena di morte o, se andava bene, il carcere a vita. L’affare dei veleni scoperchiò una vasta organizzazione di satanisti che operava a Parigi: il primo esempio di commercializzazione del demonio della storia, su vasta scala.
La strega Catherine Deshayes detta La Voisin, in una villetta nel sobborgo di Villeneuve sur Gravois, aveva messo su un fiorente commercio di filtri, pozioni, sortilegi e Messe Nere, nonché aborti clandestini e vendita di bambini, in combutta con vari preti, tra cui il famoso Abate Guibourg, un anziano sacerdote a cui si deve, probabilmente, la prima istituzionalizzazione della Messa Nera.
Le loro clienti, però, non erano donnette del popolo, ma ricche signore, che si recavano in Rue Beauregard per disfarsi di un pargolo non voluto, oppure per chiedere l’esaudimento di qualche desiderio, l’amore di un uomo, la morte di una rivale, pagando con belle monete sonanti.
Come spesso accade, al Satanismo è legato il veleno (vedi anche quell’altro splendido giallo di Carr, Una croce era il segnale).
C’è da dire anche che la vita del sesso femminile non era certo facile, neanche quella delle nobildonne: certo, usare l’arsenico per liberarsi di un padre autoritario o un marito stracciapalle è un rimedio abbastanza drastico…
Parecchi furono gli imputati e i condannati di questi processi : il servo della La Voisin, la strega stessa, sua figlia Marguerite (a cui si deve la prima descrizione di una Messa Nera, la cosiddetta Messe de Guibourg), il complice della La Voisin, l’abate Guibourg; ma quello che fece veramente scandalo fu il coinvolgimento, vero o presunto, dei più bei nomi di Francia, tra cui le nipoti di Mazzarino, la Viscontessa di Polignac e addirittura Madame de Montespan, la favorita del re, chiamata in causa dalla figlia della La Voisin. Marguerite, durante il processo, accusò la bella Athenais non solo di aver comperato pozioni e filtri d’amore per assicurarsi l’amore del re (che forse cominciava a vacillare) ma addirittura di aver partecipato a diverse Messe Nere con il Guibourg, addirittura a Versailles.
In verità, molti storici non sono d’accordo sul possibile coinvolgimento di quest’ultima, sebbene all’epoca si mormorasse che c’era dentro fino al collo.
Prove concrete non furono mai prodotte e la Montespan, invero, non finì mai davanti al terribile tribunale. C’è da sottolineare però che la Montespan non arrivò alla Chambre Ardente perché Luigi XIV la chiuse prima, quando il capo della polizia del re La Reyne e il poliziotto Desgrais stavano arrivando in alto, forse troppo in alto.
Una rielaborazione romanzata interessante di tutta l'intricata vicenda (in cui la Montespan è colpevole come il demonio) si trova nel terzo romanzo della serie di Angelica (Angelica e l’amore del re).
La chiusura del tribunale da parte del re pose fine ai processi, con questi risultati:
La strega La Voisin venne condannata e decapitata, come la figlia e le altre fattucchiere loro complici. Scampò alla condanna a morte il malefico abate Guibourg (per alcuni la vera anima dannata dell’affare): finì i giorni che gli rimanevanoin cella, legato alla catena, ma la morte fu pietosa, lo liberò tre anni dopo la sentenza. Personaggi di second’ordine finirono sul rogo, oppure in galera a vita, quasi tutti appartenenti al popolino.
Se la cavarono, invece, numerosi bei nomi dell’aristocrazia, riuscendo a fuggire in tempo, come la nipote di Mazzarino Olympia Mancini, contessa di Soissons; altre nobildonne vennero punite con il bando perpetuo dalla città o dal regno.
Concludo questa storia citando, ancora una volta, una lettera della malignissima Madame de Sévigné (che abitava anche lei nel Marais, e non si faceva mai i fatti suoi, sghignazzando impietosamente sulle disgrazie altrui):
“Parigi, venerdì 17 luglio 1676. Finalmente è cosa fatta, la Brinvilliers è nell’aria. Il suo povero corpicino è stato gettato, dopo l’esecuzione, in un grandissimo rogo, e le sue ceneri disperse ai venti- di modo che noi le respireremo, e attraverso la comunicazione dei piccoli spiriti ci sentiremo dominati da un umore avvelenatore di cui saremo noi stessi stupiti.” (i brani delle lettere li ho tratti dal libro di Luigi Bàccolo, vedi bibliografia).
Bibliografia essenziale e libri consigliati sull’argomento:
Arona Danilo, Panizza Gian Maria, Satana ti vuole, Corbaccio, 1995
Bàccolo Luigi, La Marchesa di brinvilliers e le signore dei veleni, Rusconi, 1983
Dickson Carr, John, La corte delle Streghe, Mondadori, 1979 (nuova edizione 2006)
Dickson Carr, John, Una croce era il segnale, Mondadori
Alexandre Dumas, La marchesa di Brinvilliers, Passigli, 2005
Lettere di Madame de Sévigné, Editori riuniti, 1992 (non mi risultano traduzioni più recenti)
Golon, Serge e Anne, Angelica e l'amore del re, TEA, 1997
Siti di interesse particolare per la Marchesa e il Marais:
http://www.gfhbaroque.it/versailles/Brinvilliers.htm
http://www.instoria.it/home/ombra_re_sole.htm
http://www.parislemarais.com/lemarais/hotel_brinvilliers.php
http://www.paris-pittoresque.com/rues/290.htm
http://www.marais.biz/
http://www.crimine.net/wp/?p=63
http://www.photosparis.com/
La Voisin è stata bruciata sul rogo, non decapitata, e la figlia credo che sia stata lasciata libera, per il resto non ho molte obiezioni.. ;)
RispondiEliminaHai ragione, sono andata a controllare ed in effetti è così, provvederò a correggere quanto prima
RispondiEliminaLa figlia scampò alla condanna perchè il tribunale venne chiuso per ordine del re
P.s. sono contenta di sapere che sei d'accordo con la ricostruzione, ma mi farebbe anche piacere sapere il tuo nome