I miei viandanti

venerdì 9 gennaio 2009

La strada dei passi perduti


Stavo parlando giusto l’altro giorno con mia madre degli ultimi post scritti, quelli rievocativi di fatti e atmosfere di trent’anni e più fa: se io ho ricordi di bambina, lei ne ha di adulta, quindi sicuramente più oggettivi, edulcorati da qualsiasi nostalgia infantile.
Commentava appunto di come ne parlassi, di un periodo oscuro ma intrigante, avvolto in un alone magico, quasi leggendario, ed è ovvio che per me sia così, visto che i miei ricordi sono filtrati da una visione del mondo ancora irrazionale, in cui le paure e le insicurezze dell’infanzia si mescolano ad un mondo esterno ancora tenebroso, che pure viene ricordato con rimpianto, forse perché crescendo si acquista razionalità ma si perdono i sogni.


Prendo spunto dalla puntata di Romanzo Criminale andata in onda due lunedì fa per commentare invece altri fatti della mia vita, più tardi in ordine temporale: la sesta puntata è ambientata tutta dentro il famoso carcere giudiziario di Regina Coeli, su Via della Lungara, una delle strade più caratteristiche di Trastevere e una di quelle a cui sono particolarmente legata. Colgo l’occasione per ripercorrerla insieme a voi, seguendo un sentiero nel tempo e nella memoria che mi porta piuttosto lontano, a metà circa degli anni Ottanta.

Questa lunga strada ha un’origine affascinante, si tratta infatti di una delle due antiche vie parallele al Tevere fatta costruire da Giulio II all’inizio del ‘500; la Lungara univa Trastevere dalla Porta Settimiana alla Porta Santo Spirito, praticamente al Vaticano, era un tracciato importante di scorrimento soprattutto per i pellegrini che dovevano andare a San Pietro, anche se ora ci sembra niente più che una stradicciola caratteristica, pavimentata a sanpietrini.


L’innalzamento dei maestosi muraglioni del fiume alla fine dell’Ottocento ha isolato ancora di più questa lunghissima strada, conferendole un aspetto un po’ abbandonato, quasi suburbano.


Da Porta Settimiana, nella stradina dell’Orto Botanico (una delle meraviglie di Roma che pochi conoscono) c’è un altro luogo di paura e desolazione, almeno per me: il Centro di Vaccinazione del quartiere. Ogni volta che venivo portata in quella strada con le cancellate di Palazzo Corsini (rimaste impresse indelebilmente nella mia piccola mente) sapevo che mi aspettava un infausto destino, a cui era inutile opporsi. Nello stesso complesso ora hanno impianto un Centro di Igiene Mentale che, insomma, magari mi sarebbe stato più utile, col senno di poi.


Dalle numerose traverse di Via della Lungara si vede che siamo proprio ai piedi del Gianicolo.


Poco prima di Regina Coeli si trova un altro austero complesso, l’ex Monastero di Santa Croce della Penitenza, denominato nell’Ottocento Istituto del Buon Pastore e allargato verso Via della Penitenza (anche i nomi delle vie sono piuttosto indicativi), che accoglieva ex carcerate e bambine povere.

Dal 1950 al 1970 venne adibito a casa di rieducazione per donne perdute, e poi venne definitivamente chiuso. Dopo decenni di totale abbandono, oggi presenta un aspetto piuttosto fatiscente, però è stato parzialmente recuperato come Casa Internazionale delle Donne, sita proprio accanto alla chiesetta omonima.



D’altra parte, poco più giù, verso gli archi di Porta Portese, si estende l’enorme e imponente complesso di San Michele, che nel Seicento aprì come Ospizio per orfani e bisognosi , per poi diventare carcere minorile. Abbandonato anche lui per anni, è stato totalmente ristrutturato in anni recenti, per diventare Ministero dei Beni Culturali.
Questo per dire che Trastevere, diversamente dal quartiere festoso e godereccio degli ultimi anni, nei secoli scorsi aveva un carattere molto più austero di adesso, e il tasso di delinquenza era piuttosto alto, proprio come in una borgata.


Il carcere vero e proprio si trova in un imponente isolato secentesco, due conventi divenuti istituto di detenzione solo nel 1881.



Da allora il quartiere ha sempre avuto un rapporto di odio-amore con l’istituzione carceraria di Regina Coeli, tanto che si diceva che non si era veramente trasteverini se non si saliva il famoso scalino d’entrata, di granito rosso.
« A Reggina Celi ce sta 'no scalino
chi nun salisce quelo nun è romano, manco 'n trasteverino »


Qualche anno dopo, Via della Lungara e Regina Coeli sarebbero state il mio percorso abituale, andata e ritorno, verso un’altra istituzione famosa, il Liceo Classico Virgilio.


Situato sulla sponda opposta del Tevere, sulla bellissima e fatiscente via Giulia, il percorso speculare a via della Lungara ma nel quartiere limitrofo, il complesso presenta una parte secentesca, quella che dà sulla via Giulia, e una parte moderna, dall’architettura di stampo fascista che risale al 1938 sul fronte verso il Tevere.


Regina Coeli e il Virgilio sono uno di fronte all’altro, ma sulle sponde opposte del Tevere, e guardandoli ci si chiede, almeno basandosi sull’apparenza, quale sia il carcere e quale il liceo. Dalle finestre dei bagni vedevamo i detenuti che ci facevano ciao ciao con la manina dall’altra parte, e non so se ci sentivamo più in galera noi o loro.


Questa bruttezza esterna della costruzione è rivelatrice, in qualche misura, del modo con cui ho vissuto gli anni di scuola: una specie di reclusione auto-imposta, un periodo che, quello sì, non ricordo con alcun rimpianto, se non con la felicità di esserne sopravvissuta abbastanza indenne, o almeno contenendo i danni in maniera accettabile.



Tutta questa immersione negli anni che furono, e comunque stiamo parlando di venti e passa anni fa, a causa di eventi di questi giorni.

Grazie a Facebook la mia amica Teodora ha recuperato mezza classe del liceo, e già è una cosa buffa che ci si trovi metà III F ed io invece non abbia trovato nessuno dei miei anni di Università (quelli sì che li ricordo con nostalgia, ah che bel periodo).
Questa sua accorata ricerca è sfociata in una riunione rievocativa, tipo il film Compagni di Scuola, solo che si era partiti in tanti e alla fine siamo riusciti a fare una cosa ristretta, almeno per il momento. Premetto che la nostra classe non ha mai brillato come comunione e fratellanza, anzi, direi che eravamo una mescolanza male assortita di persone che, fondamentalmente, avevano ben poco da spartire. Questa diversità si è tradotta con la formazione di gruppetti che si frequentavano prevalentemente tra loro, come il famigerato trio Teodora-Pina-me, che ne ha combinate svariate ed è rimasto tuttora in auge, dopo venticinque anni di frequentazione.

Invece il pranzo è stato piacevolissimo, alla fine i venti e passa anni di lontananza sembravano essere molti di meno, direi che la maturità ci ha migliorato tutti. Potrebbe essere l'occasione per riscoprire delle persone che si credevano perdute per sempre, veramente una bella sorpresa.

Nondimeno, il fatto di aver ritrovato con tanta facilità molte persone del passato è stato comunque motivo di riflessione. Prima dell'incontro, infatti, mi è capitato di rimuginare una serie di considerazioni, su Facebook in generale e sui recuperi di persone e amicizie perse di vista da decenni, e ripassare per via Giulia è stato un vero tuffo nel passato, un dejà vu un po' malinconico alla ricerca di strade perdute, strade su cui si è camminato per anni, andata e ritorno, centinaia di volte, e che adesso sono del tutto fuori rotta, come i luoghi a cui portavano.

Non è un azzardo rivedersi dopo vent’anni? Uno, bene o male, ha una visione congelata alla maturità o comunque di anni lontani, come guardare una vecchia fotografia e vedere tutti sempre uguali, eternamente giovani…le persone che hai accanto cambiano, mutano, ma tu non te ne accorgi perché le hai sempre sotto gli occhi, anche tu cambi con loro e questo rende le tracce dello scorrere del tempo più lievi, quasi impercettibili, non solo sul corpo ma anche nel modo di essere.
Che effetto fa vedere delle persone che ricordi adolescenti, vent’anni dopo?
E soprattutto, che effetto fa vedere i segni profondi, quelli interiori, e i mutamenti sostanziali che non possono non aver segnato delle persone che passano dai venti ai quarant'anni, un cambiamento mica di poco.
Ognuno coi proprio grandi o piccoli fallimenti, con i problemi che nella vita prima o poi ti tocca affrontare, con i sogni abbandonati e anche le solidità conquistate, magari a caro prezzo. E quanto è visibile, dentro e fuori, il cammino percorso alla ricerca della consapevolezza di esserci, di esistere, di rappresentare una parte della realtà e non solo un puntino insignificante e invisibile come ci sembra di essere da adolescenti? Quali insicurezze si superano, e quali invece sopraggiungono con l'incalzare del tempo?

E' impressionante la facilità con cui si riescono a trovare le persone su quella che, in fondo, non è che una vetrina: si mette il nome, la foto, tutte le informazioni basilari, quelle che possono soddisfare la curiosità di qualcuno che non ti vede da anni: se sei sposato, single, dove lavori, se sei riuscito a laurearti, quanti amici hai, una fotografia possibilmente bella per mostrare come sei diventato...
Il che, da una parte, è bellissimo, perchè talvolta le persone si perdono di vista per circostanze accidentali, una scuola che si cambia, le lezioni all'Università che finiscono, il lavoro che si ricomincia da un'altra parte. Ti perdi gli amici senza una ragione se non quella della lontananza, gli impegni, la pigrizia, le telefonate che si fanno sempre più rade e poi finiscono del tutto.

Ci sono invece altre amicizie, magari vecchi amori, che finiscono in malo modo, magari con velati rancori, situazioni mai chiarite, anche se poi a distanza di tempo ti ricordi solo le cose belle, mentre quelle brutte, quelle che hanno fatto soffrire tendiamo a metterle in ombra, a dimenticarle.
Allora cominci a cercare nomi che emergono tenebrosi dal passato, persone che hanno lasciato anche cicatrici profonde dentro di te, ed invece sono lì, a portata di mano, di tastiera, e saresti anche tentato di inviare un messaggio, una frase, tanto per avere la soddisfazione di un cenno, di un riconoscimento, chissà, magari, dopo tanti anni, forse può far piacere...

Però, a mio avviso, bisogna non farsi trascinare troppo nè dai ricordi, nè dai rimpianti perchè, almeno nella maggior parte dei casi, se un'amicizia è finita, se un rapporto si è lacerato, un motivo c'era, e se una persona è sparita dalla tua vita per tanto tempo, probabilmente quella persona non ha alcuna voglia di essere ritrovata. Ci sono persone che hai dimenticato allegramente, senza rimpianti, altre invece che non riesci a lasciar andare, neanche nei ricordi. Bisognerebbe aver il coraggio di chiudere davvero, e di lasciarle andare.

Devo ammettere infatti che, dopo un entusiasmo iniziale, quando ho cominciato a veder spuntare come funghi persone dal mio passato, in un attimo di vigliaccheria ho avuto la tentazione di chiudere tutto e sparire nell'ombra, soprattutto perchè certe volte i ricordi non sono piacevoli, e magari ci sono periodi della propria gioventù verso i quali non si prova alcuna nostalgia, anzi, si è assolutamente contenti di essere sopravvissuti ed aver voltato pagina (il mio liceo è appunto uno di questi).

O anche perchè altre volte non si ha alcuna voglia di raccontare tutta la propria vita, di riassumere dieci o vent'anni in poche notizie scarne, e magari essere giudicati da persone che, in fondo, non sanno nulla di te, del tuo percorso, delle vie a cui sei arrivato ad essere faticosamente quello che sei, a fare quello che fai, ed è troppo lungo da spiegare e magari non hai alcuna voglia di farlo.
Poi, invece, ti accorgi di non essere l'unico ad aver fatto un percorso ad ostacoli, ad aver vinto alcune battaglie ed averne miseramente perse altre, che per nessuno la vita è stata allegra e senza pensieri, che tutti si sentono di aver conquistato a caro prezzo alcune cose, ed di aver rinunciato dolorosamente ad altre.

E allora ti sembra che, in fondo, non è andata poi tanto male.

Che in alcuni casi potevi fare di più, e meglio, che altre volte ti sei un po' accontentato, lasciandoti andare sulla scia degli eventi. Che, invece, per altre cose hai lottato e vinto. Che altre volte hai lottato, hai perso, però almeno ci hai provato. Ogni giorno mettendo da parte un pizzico di esperienza, di saggezza, un passo avanti sulla strada della consapevolezza.

Forse la vita, e la via della maturità, è proprio questa.

22 commenti:

  1. Anche io ho tanti ricordi legati a Via della Lungara perchè mio marito faceva il servizio civile al Pugwash che ha la sua sede all'interno di Villa Farnese, davanti all'Accademia dei Lincei.

    Riguardo a Facebook devo dire che lo uso ed anch'io ho ripescato persone del passato remoto.
    Se cerchi Carla Chicchiero diventiamo amiche!! :D
    ciao

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  2. mi sono scritta a facebook ma non conosco il funzionamento leggendo il tuo articolo ho capito che a volte i ricordi è meglio che restino tali non so se mi farebbe piacere che persone conosciute diversi anni fa mi contattassero penso che la vita và vissuta proiettata nel futuro.. ..ciao

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  3. infatti alcune volte è meglio lasciare i ricordi nell'oblio...insomma, c'è da stare un po' attenti, almeno a mio avviso, a rimestare nel passato!

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  4. Che belle le tue foto, Geillis! Mi fanno venire tantissima voglia di fare un lungo viaggio nella tua città!

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  5. Roma è bella, anche fuori dalle rotte turistiche, mi piace mostrarvi degli angoli poco conosciuti, soprattutto se sono legati a dei ricordi...

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  6. Molto interessante questo tour per i luoghi meno noti della città...
    ^____^

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  7. I tuoi percorsi li seguo con grande piacere!
    Ti regalo due premi!
    Evelin

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  8. ...ciao, credo di essermi persa, l'ultima volta che ho provato a postarti un commento... Bhò!, vabbè, ora sono di nuovo qui: che bello passeggiare in città con te! e che belli i tuoi gattoni!
    Pizzicottoni a loro e auguri a te anche per le tue ricette: domani proverò le lenticchie. Bye

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  9. Grazie Criss, si faranno altre bellissime passeggiate assieme, te l'assicuro!

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  10. Infatti Roma ha degli angoli poco conosciuti ma estremamente suggestivi, e poi io ci sono molto affezionata!
    Grazie per la visita

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  11. ciao se passi da me c'è un premio per te, se ti interessa ...

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  12. certo che mi interessa, arrivo subito!!

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  13. Sai Laura, quello che dici é vero.
    Io il periodo del Liceo lo ricordo molto volentieri, é stato un periodo per alcune cose difficile ma per altre bello e spensierato e l'amicizia e l'affetto che ho ricevuto incondizionatamente da alcune persone ti assicuro che non l'ho più ritrovato in nessuna delle persone che ho conosciuto nei successivi ventanni.
    Devo ammettere che, quando ho aperto l'account su Facebook, avevo quasi un unico scopo: ritrovare Simona che era inspiegabilmente scomparsa dalla mia vita(ma forse la ragione c'era e anche sacrosanta solo che io, furba, in 20 anni l'ho cancellata!!!).
    Poi quando ci siamo incontrate, ti assicuro che sono stata benissimo non solo con Simona e Teodora che, comunque, ho sempre frequentato di più ma anche con te e Pina che al Liceo non ho conosciuto quasi per nulla.
    E' stato bello vedere che in fondo le paure, le ansie, le delusioni sono simili per tutte anche se logicamente ognuna di noi ha vissuto e vive tante piccole e grandi gioie e soddisfazioni.
    Fare un salto nel passato puo' essere bello se le persone (che hanno fatto parte di quel passato) lo sono e da quello che ho visto, anche se in poche ore, voi belle in tutti i sensi lo siete e molto di più che al Liceo!!!
    Ciao
    Tiziana

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  14. grazie Tiziana, è stato veramente un piacere che tu abbia letto questo post, ci tenevo in maniera particolare, perchè per me le persone non sono indifferenti, e rimescolare così i ricordi mi ha un po' rimescolato dentro...
    :-)

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  15. cara Laura
    anche io sono stata rimescolata dal nostro incontro, e infatti volevo trovare un pò di tempo e di tranquillità per scrivere, dopo aver fatto sedimentare emozioni e riflessioni sul tuo post.
    Innanzitutto una cosa che c'entra relativamente: complimenti tantissimi per la tua scrittura, ho letto anche altri post (in particolare bellissimo quello sul cimitero inglese), sono scritti benissimo, e si sente l'amore che hai per Roma, cosa che condivido totalmente.
    riguardo a quello che scrivi credo di poterlo condividere pienamente; si approda a facebook per i motivi più disparati (io l'ho fatto perchè mi dava la possibilità di far vedere foto della bimba a parenti e amici lontani) e poi ci si trova coinvolti in un flusso di memorie sepolte da anni di vita che ci hanno portati su strade a volte difficili, a volte impegnative ma interessanti; tutto ciò naturalmente non può lasciare indifferenti. A me ha portato a riflettere su come sia stato facile ritrovarsi, come sia stato piacevole rivedersi, come era stato facile perdersi.
    credo anche che la piacevolezza dell'incontro, la confidenza e la sincerità che lo hanno caratterizzato non siano qualcosa di così frequente, e ho un pò di rimpianto per gli anni che sono passati così velocemente senza nessun contatto...
    la mia riflessione finale è questa: forse non eravamo poi così lontani al liceo, o forse, pur seguendo percorsi diversi, sono rimasti vivi in noi principi e ideali comuni, che ci permettono ora, finalmente grandi, di poterci ritrovare e stare bene insieme
    un abbraccio a tutte le compagnucce
    simona

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  16. Hai pienamente ragione, Simona: non è facile trovarsi, ma è facilissimo perdersi! Ed è veramente un peccato, a volte. In questo caso, credimi, non pensavo di essere così contenta di aver superato la mia diffidenza iniziale (sinceramente non avevo nessuna intenzione di venire fino a qualche giorno prima): forse proprio perchè ti metti a confronto col tempo che è passato, una sorta di bilancio personale, non sempre facile da fare. Invece ci si può ritrovare davvero più simili di quanto uno pensasse, con tanti argomenti in comune, tante cose nuove da scoprire.
    Sono veramente contenta di tutto questo, e sicuramente avremo modi e tempi di approfondire questa ritrovata conoscenza!
    Tra l'altro, veramente abbiamo molte cose in comune, come l'amore per l'arte. Se sei a Roma e hai voglia di andare a vedere qualcosa, vengo volentieri!

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  17. P.s. grazie per i complimenti, credo che si capisca che quello che scrivo lo scrivo con passione, e forse per questo risulta più vero!

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  18. Ragazze , ma lo sapete che mi avete fatto commuovere??? Condivido pienamente quanto detto da Tiziana e Simona .. di persone in questi anni ne ho conosciute molte sulla mia strada ... ma spesso ci si rende conto che dietro a molte amicizie o pseudo tali non ci sono mai sentimenti per cosi' dire puri ..come potevano essere i ns. di allora.. se non per qualche rara eccezione .. E proprio in virtu' di cio' che mi sono messa alla ricerca di voi tutte su FB e ogni volta che trovavo qualcuna/o ne ero veramente felice .. e non lo dico per retorica.. Mi spiace solo che al momento vedersi non risulta' cosi' agevole visto che alcune di voi per motivi di lavoro sono dovute migrare altrove .. ma mi auguro ancora per poco .. di modo che si possano riprendere le fila di cio' che fondamentalmente per pigrizia si e' spezzato nel tempo .. Con mia grande gioia ho constatato che nonostante gli anni passati quei sentimenti sono rimasti immutati .. e le poche ore condivise nella trattoria trasteverina me ne hanno dato conferma .. quell'incontro aveva il sapore della genuinita' cosi' come le cose che stavamo assaporando insieme tra una risata e l'altra ricordando vecchi aneddoti ... Niente di artefatto . .solo poche amiche che si sono ritrovate per il gusto di stare insieme ..
    Di cose insieme in passato ne abbiamo risolte tante .. scambiandoci suggerimenti .. ognuna di noi ha poi preso la sua strada fatta anche di irti salite per qualcuna .. ma tutto cio' ha comunque contribuito a fare di noi le donne che siamo ... salde nei ns. prinicipi di solidarieta'!!
    Vi voglio bene!!!
    Tea

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  19. Non capisco perché ti stia leggendo da quasi tre ore, passando dalle zucchine alla marchesa di Brinvilliers, da "Il Segno del comando" ai libri polverosi, dalle ruelle di Parigi a via della Lungara, perché sento che mi sei antipatica e mi sei antipatica perchè mi somigli tanto al punto che credo tu mi abbia carpito pensieri, passioni, gusti e pure qualche vezzo maniacale (che non guasta mai). Ma tu sei più brava ... sgrunt!

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  20. Infatti mi riesce difficile credere che qualcuni possa leggere i miei racconti per tre ore, ah ah ah!

    Scherzo, non è questione di bravura, semplicemente di raccontare sè stessi con passione: se hai aperto un blog, anche tu hai questo desiderio, e allora solo questo conta
    In bocca al lupo, non vedo l'ora di leggerti!

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Pellegrino che ti aggiri per queste lande incantate, mi farebbe piacere una traccia del tuo passaggio...

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