I miei viandanti

sabato 31 ottobre 2009

Dolcetto o Scherzetto?


E siamo di nuovo alla vigilia di quella ricorrenza che, negli ultimi anni, anche da noi non viene chiamata più Ognissanti ma Halloween, seguendo una moda proveniente da oltreoceano che ha profondamente alterato le valenze simboliche del 1 e 2 Novembre.

Come succede già per Natale , Pasqua e Carnevale, ormai quasi svuotate dei loro significati rituali e religiosi, anche Halloween si è trasformato in una festa a base di streghette e zucche, scheletri, dolci e gadgets vari: non ho niente contro questa tradizione americana, peraltro piuttosto antica e interessante, ma sicuramente sarebbe bene conoscere anche le nostre, di tradizioni, altrettanto affascinanti e articolate.

I bambini che vanno in giro mascherati, bussando alle porte, imitando i loro coetanei americani, e chiedendo minacciosamente Dolcetto o Scherzetto, bussando ad almeno 13 porte, non sanno infatti di seguire un rituale ben più antico, e dalle valenze piuttosto macabre.

Secondo tradizioni arcaiche, soprattutto contadine, diffuse in tutta Europa e in particolar modo nel nostro sud, il mondo dei vivi e il mondo dei morti non sono luoghi spazio-temporali completamente separati, né completamente uniti: sono due mondi che coesistono, e dove ci sono dei luoghi e dei tempi in cui il passaggio può avvenire.

Le anime dei defunti, al momento della morte, devono partire per un viaggio che li porterà nell’al di là, dove restano confinati come anime, e al cimitero, dove restano confinati come corpo, in uno spazio protetto e ben lontano dalla città dei vivi.
Una delle immagini più evocative di questo passaggio rituale è quella del ponte di san Giacomo, diffuso fino a pochi decenni fa nelle nostre regioni meridionali (che dà il nome al bel saggio di Lombardi Satriani, edito da Sellerio, 1989), un ponte sottile come un capello che il morto deve attraversare allo scoccare della mezzanotte (altrimenti si rischia di vagolare, inutilmente, per il mondo), e che i vivi non possono assolutamente valicare.

I morti però, a volte, riescono a trovare un varco, una porta aperta verso il mondo dei vivi, e non sempre questo ritorno è una cosa positiva.

La paura del ritorno di entità ormai estranee viene esorcizzata dalla società attraverso una delimitazione spazio temporale del loro ritorno, una specie di istuzionalizzazione del passaggio in giorni stabiliti, con la funzione apotropaica di esorcizzare il sovrannaturale codificandolo in modalità e tempi prevedibili.
Uno di questi giorni è la magica notte di Valpurga, tra il 30 aprile e il 1 maggio e l‘altra sarebbe, appunto, la notte di Ognissanti: nelle nostre tradizioni italiane questo ritorno non avviene infatti il 31 ottobre, ma la notte successiva, quella tra il 1 e 2 novembre, la Vigilia del giorno dei Morti.
In alcune credenze siciliane, ad esempio, i morti uscivano dal cimitero e facevano il giro del paese, in processione. Alcune testimonianze raccontano, addirittura, di una Messa dei Morti, celebrata in chiesa alle presenza dei defunti, a cui ad un vivo era assolutamente probito partecipare, se non a proprio rischio e pericolo.
Era uso, in molte case, lasciare delle candele alle finestre, in modo che le anime potessero ritrovare la strada del ritorno, oppure una bottiglia di acqua per farli dissetare, o delle offerte di cibo, per sfamarli e propiziarsene la benevolenza.

In alcune credenze calabresi erano invece i morti a lasciare i doni, frutta secca, castagne o dolci, soprattutto ai bambini, delle figure assimilabili in qualche modo alle strenne natalizie.
In altre tradizioni ancora queste elemosine rituali venivano fatte ai poveri e a quelli che si presentavano alla porta, che venivano sfamati in suffragio dei parenti defunti e delle anime del Purgatorio.
In molte leggende i bambini vengono, in qualche modo, assimilati a degli intermediari tra i due mondi, così come le maschere hanno spesso, nel folclore, una valenza simbolica riferita alla morte. L'usanza di mandare in giro i bambini mascherati potrebbe avere delle radici proprio in queste vecchie usanze.

Questi rituali antichi prendono forme diverse nel resto dell’Europa, soprattutto celtica, in cui la notte del 31 ottobre veniva festeggiata Samhain, la fine dell’estate e l’inizio dell’oscurità. Questa festa pagana ha molte assonanze con Halloween e anche con i nostri Morti, perché anche qui si aprirebbe un passaggio tra i due mondi, una notte magica in cui spiriti, anime, fate, elfi e folletti circolano liberamente nel nostro mondo, e in cui è possibile accedere al mondo dell’al di là.

Anche per Samhain, oltre ad accendere grandi falò, venivano fatte offerte di cibo ai defunti.

Il cristianesimo ha tentato per secoli di cancellare questi rituali pagani, ma invano. Alla fine li ha inglobati nella festa di Ognissanti e in quella dei Morti, un po’ come ha fatto col Natale, assimilando sincreticamente la nascita di Gesù col il Solstizio d’Inverno e con la festività mitraica del Sole Invitto.

Il folclore e le credenze legate a questa notte e al culto dei morti, sia celtiche che del nostro paese, sono estremamente affascinanti, soprattutto per un’epoca come la nostra, in cui il soprannaturale è relegato ai margini della società, recintandolo negli ambiti ristretti della religione e della magia da strapazzo (non per niente maghi, tarocchi e cartomanti fanno fior di affari): la luce della scienza ha spazzato via superstizioni e leggende – e per fortuna- ma i racconti di un mondo altro, un mondo di spiriti e anime vagolanti che entra, occasionalmente, in contatto col nostro, non cessa di affascinarci.

Ovviamente dai defunti alle streghe e ai demoni il passo è breve, in una notte incantata in cui ogni porta è spalancata e gli spiriti sono tra noi…

E quindi, stanotte, oltre a regalare dolci e caramelle ai bimbetti vestiti da Streghe e Scheletri, lasciate una candela accesa e una bottiglia d’acqua alla finestra, in modo che le anime in visita possano ritrovare la strada per il Ponte di San Giacomo, per non rischiare di lasciarle peregrinare tristemente nel nostro mondo razionale e disincantato.

13 commenti:

  1. Come ogni volta devo farti i miei complimenti... non festeggio ma la spiegazione della festa che hai dato è troppo interessante... sarà che a me sapere il motivo di una tradizioni o ricorrenza mi piace!
    Per Halloween ricordavo qualcosa del genere ma non esattamente!!!!
    Un abbraccio e buon Halloween a te!!!!!!!

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  2. grazie Geillis...
    un abbraccio
    dida
    p.s. auguri per il tuo secondo blogleanno, anche se un pò in ritardo!

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  3. Hai fatto bene a rinfrescarci la memoria sulle nostre tradizioni, purtroppo speso vengono "taroccate" solo a scopi commerciali.

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  4. Non sapevo tutto queste cose, grazie per averle condivise! Bellissima l'immagine del " le chat noir" !

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  5. @ Marianna: aver studiato Etnologia almeno a qualcosa è servito
    :-)

    Grazie Dida, non importa del ritardo

    @ Flavia: purtroppo è così, e si perde molto...

    Vero che Le Chat Noir è carino? Mi pareva adatto per questa ricorrenza, e poi io adoro i gatti neri...

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  6. Cara Geillis, grazie per la "spieghescion"! ^__^
    E sull'accendere candele e lasciare cibo ai morti.. già fatto! :-))
    Salutisssssimi

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  7. grazie mille per questo post!!!bellissimo e molto interessante!!!
    ancora grazie!!!

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  8. complimenti è davveor molto interesante! :)

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  9. Quello che mi piace di questa festa è proprio l'aspetto rituale che hai spiegato tu. Poi il fatto di introdurre Halloween dall'America è molto commerciale, in pochi conoscono le vere radici storiche.

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  10. Grazie cara per le informazini, se passi da me c'è un premio che ti aspetta. Buona serata Manu.

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  11. che belli i tuoi post..quante notizie interessanti!!!!

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  12. Sono passata a trovarti e mi sono ingolosita tra creme caramel e ciambelline di mais ... slurp!

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  13. Grazie Laura,
    oggi ho imparato un sacco di cose interessanti che non sapevo.
    Un abbraccio
    Francesca

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Pellegrino che ti aggiri per queste lande incantate, mi farebbe piacere una traccia del tuo passaggio...

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