Ogni primavera, da qualche anno a questa parte, mi concedo uno spazio personale, privatissimo, un viaggio in solitaria che programmo accuratamente e la cui idea mi accompagna per mesi, prima e dopo, come un talismano contro la noia e la malinconia dell’inverno.
Sono ormai tre anni che prendo il treno e arrivo a Parigi, sempre in un giorno di primavera: la fortuna ha voluto che in ogni viaggio il sole splendesse caldo su questa città meravigliosa, che ad aprile è un tripudio di bellezza e di fiori colorati. Sono cinque giorni magici, un viaggio alla ricerca di bellezza, di atmosfere, di luoghi sconosciuti, e non importa che sia sempre nello stesso luogo, perché di conoscere non si finisce mai, c’è sempre qualcosa che ti sfugge, oppure che che vuoi riassaporare, sentirlo tuo.
Dicono che Parigi sia la città degli innamorati ma, ne sono intimamente convinta, credo la città sia più adatta ad essere visitata in silenzio, per immergersi fino alla punta dei capelli nei colori e nella suggestione dei suoi vicoli secenteschi, nella confusione variopinta dei suoi boulevardes, nel silenzio magico dei suoi cimiteri.
Quest’anno la mia meta sarà più vicina, principalmente per ragioni economiche: tornerò a Ferrara, città che ho visitato quattro anni fa e che mi aveva molto colpito per la sua bellezza calda e quieta, i suoi mattoni e i tetti rossi, il bellissimo e fatiscente cimitero della Certosa, il Museo di Boldini, e che rivedrò volentieri in maniera più approfondita (anche se è prevista pioggia per tutti e quattro i giorni del mio viaggio, una specie di nuvola di Fantozzi, e ti pareva).
Partirò domani, ho prenotato un grazioso B&B e treno e sto già organizzandomi mentalmente (tipo lista delle cose da fare, Guida michelin, che mi porto da vestire, quanto farà freddo rispetto a Roma etc…).
I preparativi per un viaggio sono tra le cose che adoro fare, elenco mentalmente tutte le cose che servono, mi studio la guida per assaporare in anticipo tutte le cose che voglio fare, pianifico itinerari (che poi non sempre rispetto) e mi informo sulle abitudini gastronomiche del luogo, pregustandomi saporiti spuntini in luoghi meravigliosi. Questa volta è meglio che mi organizzo anche su qualche museo in cui passare la giornata all’asciutto, ma che volete, quest'anno va così…
Viaggiare è una delle esperienze più belle, più emozionanti e creative e che si possano fare, sempre che si parta con spirito di adattamento e mente aperta, curiosità e senso dell’avventura.
Quando parlo di viaggio, ovviamente non intendo il tour organizzato, quello dove un gruppo di persone sconosciute viene scarrozzato in giro come un pacco postale, facendo ammirare in rapida sequenza monumenti, arte e storia come fossero cartoline o belle fotografie da guardare qualche minuto, e poi via, di nuovo verso un’altra destinazione.
C’è una differenza sostanziale tra turista e viaggiatore: il primo si ferma in superficie, non approfondisce gli aspetti meno ovvi del luogo, non riesce a cogliere l’intima essenza di un posto. Quello, solitamente, più interessato al negozio di Souvenirs o al ristorante, piuttosto che alla chiesetta sperduta in una valle amena. E’ quello che va a Sharm e pensa che quello sia l’Egitto vero, oppure che è convinto che Eurodisney sia meglio del Louvre, che di Amsterdam si ricorda solo i negozi a luci rosse, che si chiede cosa ci sia da vedere a Mosca, che dei cieli tersi e i colori freddi e struggenti della Scandinavia non ha goduto nulla, troppo preso dalle discoteche e dalle bionde nordiche.
Il secondo è quello che è spinto da una curiosità insaziabile, che scarpina per ore alla ricerca di un angolino suggestivo di cui ha letto in una guida, di una stradina di cui ha sognato in romanzo, di uno scorcio che ha ammirato in un film.
Come quando feci scarpinare ore la mia amica Pina alla ricerca di Alexander Platz, per scoprire poi che la piazza berlinese della bellissima canzone di Battiato consisteva in un supermercato e un megaparcheggio; tutta la strada fatta alla ricerca della Bahnof Zoo, per rivivere le atmosfere della decadente Berlino Ovest di Noi i Ragazzi dello Zoo di Berlino (Pina ancora mi odia); tutte le metro e le corriere, treni e cammino che abbiamo fatto, andando alla ricerca di tutte le statue di Lenin ancora esistenti nella Grande Madre Russia, quelle che ancora c’erano e anche il posto dove una volta c’era stata una statua di Lenin, te lo ricordi, Amanda carissima (la quale Amanda rischiò di farsi arrestare dentro la tomba di Lenin per troppo fervore, ancora sghignazziamo alle sue spalle)?
E ancora, quando andammo al tenebroso castello di Amleto, Elsinore, perduto nella desolata campagna danese, uno dei luoghi più suggestivi al mondo, reso impagabilmente dalla magistrale penna di Shakespeare ( e non importa che del castello originale ci siano rimaste solo le fondamenta, la suggestione del luogo non cambia) .
I paesaggi incantati della Bretagna e della Normandia, che Rohmer ha immortalato in maniera così poetica nel bellissimo Racconto D’estate, gli angolini più segreti raccontati in Incontri a Parigi, l’umida gita in battello sul Canale Saint Martin, alla ricerca della leggerezza soave di Amélie.
Le ore sotto il sole impietoso del deserto di Luxor, insieme al nostro professore di Egittologia, arrancando faticosamente sulla roccia calcarea e friabile del deserto di Luxor, solo per vedere dall’alto il Tempio di Hatpshesut, incastonato nelle montagne, una delle emozioni indimenticabili della mia vita.
Il vero viaggiatore è quello non si ferma all’apparenza, quello che rifugge dai monumenti pieni di gente e dalla calca che affolla i luoghi famosi e ovvi: che magari va alla scoperta dei quartieri periferici di una città, come quando finimmo nei quartieri operai alla periferia di Mosca, quando viaggiavamo per San Pietroburgo su filobus degli anni 40, che ogni volta che il filo si staccava l’autista fermava la vettura, saliva con la scaletta sul tetto, lo riagganciava e finalmente si ripartiva; o quando prendemmo un treno di terza classe nella taiga russa, con i vagoni di almeno cinquant’anni prima, coi sedili di legno e le vecchie contadine con il foulard in testa e la gabbia piena di galline accanto, e tutte guardavano i nostri jeans e gli zaini Invicta assolutamente fuori posto, in quel luogo.
Quando a Praga, nel 1989, facemmo due ore di fila fuori dal negozio chiuso per accaparrarci un vaso di cristallo da portare alla mamma (ce n’erano solo due in tutto il negozio), e la sera andavamo in giro con le truppe russe che pattugliavano le strade deserte, e qualcuno si mise spericolatamente a cantare Bandiera rossa in piena notte sul Ponte di Carlo: e poi tornare dieci anni dopo e trovare una città irriconoscibile, piena di fast food, di negozi di souvenir e di locali a luci rosse.
Che nostalgia quella Praga magica e decadente, ancora ottocentesca, ancora inviolata.
Oppure le macerie e le case mezze distrutte a Berlino est, poco dopo la caduta del muro, i teschi alle finestre sprangate ed un’aria di desolazione, di squallore, camminare a vuoto per strade deserte, tra palazzoni di cemento grigio e condomini fatiscenti, e cercare di immaginarsi la vita oltre un muro, oltre quel muro.
Il vero viaggiatore è quello che disdegna i ristoranti per turisti con menu internazionali, e cerca la bettolina in una stradina di un quartiere qualunque, dove mangiano quelli del luogo, che non cercherebbe mai un piatto di fettuccine o una pizza in un paese straniero, per assaggiare le specialità locali, magari dai nomi impronunciabili. E avrebbe sicuramente piacevolissime sorprese, perché non mi è mai capitato un paese in cui non sia riuscita a trovare nulla di mio gradimento, anzi, di solito torno dai miei viaggi praticamente rotolando.
Anche i ricordi culinari sono sempre associati ad un luogo particolare, ad un momento speciale che rimane impresso nella memoria.
Può essere la mielosa paspousa mangiata rigorosamente con le mani fuori da una pasticceria del Cairo, o i dolci russi dagli ingredienti misteriosi nella fredda San Pietroburgo, nell’albergo sulla Prospettiva Nievsky; la cremosa minestra di semolino servita per colazione a Mosca, calda, dolce e burrosa; oppure il formaggio panato e patate fritte in un pub di un paese sperduto della Valacchia, il golosissimo yogurt al cioccolato bevuto seduti al porto di Rotterdam, lo strudel caldo e speziato nei rifugi delle Dolomiti, il croissants aux amandes comprato in una Boulangerie di Montmartre e mangiato all’ombra de Le Sacre Coeur, la pita con i felafel comprata nella via ebraica Rue de Rosiers e addentata avidamente sui gradini di una chiesa del Marais, il pane all’uvetta della fredda e umida Oslo, la pizza enorme gustata nella pizzeria da Michele, a Napoli, un antro enorme dai soffitti altissimi, con lunghi tavoli di marmo e le tovaglie di carta, ma che delizia di pizza, alta, soffice e verace, una delle migliori pizze mangiate in vita mia (se capitate a Napoli, non potete perdervela); le focacce pugliesi con pachino e olive nere, oliose e soffici, mangiate agli scavi archeologici, mescolate alla polvere dei millenni, sotto un tendone di fortuna nel bel mezzo del Tavoliere .
E ancora, il gusto insolito della frittata cosparsa di miele di un posto sperduto in mezzo al paesaggio brullo delle montagne cretesi, l’insalata di mais in Normandia che la mia amica Pina ha condiviso con un uccellino che si era tranquillamente accomodato sul tavolo e sbecchettava direttamente dal suo piatto, senza alcun pudore; la granita di caffè con la brioche calda alle nove di mattina in una piovosa estate siciliana sotto l’Etna e le cialde con la Nutella di Bruxelles, nel plumbeo e piovoso Belgio.
Viaggi solitari, dicevo.
Una persona accanto ti distrae, ti impedisce di essere intrisa in ogni fibra dell’anima dai colori, i sapori e gli odori del luogo.
E poi cosa c’è di meglio di partire alla scoperta di un posto sconosciuto, avendo come unica compagnia la fidata macchina fotografica e la Moleskine, sempre la stessa, ogni anno più malconcia e con la copertina nera ormai consunta, su cui scrivere, al momento, pensieri indirizzi, ricordi, nomi di strade e percorsi fatti, impressioni fugaci appuntate al volo, una cronaca affascinante e immortale di attimi che rischiano di perdersi confusamente nella memoria.
Sono stata moltissime volte a Firenze, ad esempio, ma i ricordi più preziosi sono quelli dei giorni che vi ho passato da sola: una deliziosa pensioncina in Piazza Santa Maria Novella; la giornata persa a vagabondare oziosamente per le stanze degli Uffizi, a bere con gli occhi la bellezza rinascimentale di Botticelli, senza riuscire a stancarsene, e poi quel tardo pomeriggio umido e freddo, in una Santa Croce deserta e quasi buia, le ombre che si posavano sul marmo come polvere, nel silenzio spettrale, mentre il sole calava velocemente dietro le vetrate.
E Boboli, i suoi viali ammantati di foglie, nella malinconia dell’autunno; Venezia e i suoi ponti e i suoi cristalli nelle vetrine luccicanti; Napoli, il suo lungomare baciato dal sole, i fritti oliosi e lussuriosi di Via Toledo e i vicoli maleodoranti di Spaccanapoli; le stradicciole selciate medievali di Viterbo in una primavera fiorita di azalee, e quella chiesetta minuscola in una valle solitaria, sperduta e diroccata, inaspettata e incongrua, con la sua campana muta e il portone sbarrato, chiuso forse da secoli.
Adoro viaggiare da sola, anche in posti vicini, anche una fuga di una giornata, oppure una gita nella mia stessa città, come non l’avessi mai vista, come ogni cosa fosse nuova per me: è come un giorno di sole durante una settimana di pioggia, ti solleva e rinfranca l’anima, ti fa immergere in un mondo di sogno, almeno per qualche ora.
E allora, arrivederci al mio ritorno…
allora buon viaggio! a presto
RispondiEliminatu saresti una perfetta compagna di avventura :D
RispondiEliminaquesto è il modo di viaggiare che sto cercando di insegnare anche ai miei figli, e devo dire (con orgoglio, perché no?) che qualche frutto lo sto raccogliendo.
Ti auguro buon soggiorno, ma sai che Ferrara è qui dietro l'angolo e non ci sono MAI stata???
ma come non ci sei mai stata? ferrar è davvero molto bella, e poi non è grande, in tre giorni riesci a visitarla benissimo! Ti assicuro che, tu che sei vicina, non te ne pentiresti...
RispondiEliminaGrazie Lo, vi racconterò tutto al mio ritorno!
vorrei avere il tuo stesso spirito
RispondiEliminadi avventura, proprio questa mattina mi hanno chiamato da Como per lavoro, non ho saputo dire subito di si, mi sento persa ad allontanarmi, e poi è una città che non conosco, spero di ripensarci magari ci vado un bacio
Ti auguro una buona fuga!!
RispondiEliminaPs: hai davvero il dono della scrittura..aspetto il tuo racconto con ansia..mi sembrerà di essere stata lì!
sono passata per darti un premio se passi da me lo puoi ritirare! buona notte!
RispondiEliminaGeillis!! un pezzo di bravura, una scrittura, fluida, immaginifica, mi sono persino commosso, E poi da acquarellisata dilettante, mi son venuti in mente i viaggi dei grandi acquarellisti del passato, l'acquarello è sempre stato connaturato al viaggio, ricordi i tacquini di Turner o quelli di delacroix, meravigliosi, e il tuo tacquino, il caro moleskine non ha bisogno di disegni perche la tua scrittura definisce in modo così limpido, i luoghi, i suoni, i sapori, gli odori. meravigliosa. Vorrei chiederti il permesso di postare questo pezzo sul mio blog con una piccola chiosa
RispondiEliminaciao Geillisi e buon viaggio
a proposito a fine mese andrò in puglia nel Salento, se hai qualche consiglio...
ma certo Mario, ne sarei onoratissima!
RispondiEliminaDella Puglia conosco solo la pate superiore, il Gargano che è bellissimo, e giù fino a Trani...nel salento non ci sono ancora arrivata, ma so che è bellissimo...
Grazie Katty, ora sono in partenz, appena torno passo a ritirarlo!
Allora mi impegnerò per raccontarvi al meglio questa bella città, cara Romy
anche io nn sono mai stata a ferrara,una tappa che nn devo farmi scappare!!!
RispondiEliminail nostra paese e'meraviglioso,nasconde mille e meravigliose realta'!!
Sai che mi figlia a Natale mi ha regalato una notte in un hotel a scelta tra diverse città italiane in cui è compresa Ferrara e che avevo già deciso di andarci l'ultimo week end di maggio? Racconta quando torni!!!!
RispondiEliminaIntanto non ho altro da aggiungere a questo racconto così suggestivo. Ciao Bernadette
La cosa bella di questo mondo virtuale, lo dicevo anche di la da me, è che siamo misteriosamente attratti dalle persone con cui poi scopriamo di avere affinità elettive.
RispondiEliminaPer me è esattamente come dici tu.... tranne che dopo la comparsa di GG il viaggio avrebbe meno senso senza lui.
E' che lui viaggia come me, come te, in solitaria anche se in compagnia e gli leggo sempre negli occhi lo stesso spirito che prima portava i miei passi e adesso porta le nostre ruote!
buon viaggio cara!
Spero di incontrarti al tuo ritorno!
nasinasi sognatori
stupende queste foto e meraviglioso il tuo racconto... mi hai fatto venire la voglia di prendere armi e bagagli e partire, subito, immediatamente!! Buon viaggio dunque, non vedo l'ora di leggere il resoconto!!!
RispondiEliminabuona vacanza e sono certa che potrai ammirare tantissime cose belle. c'è un premio per te
RispondiEliminaBellissimo post Laura !!!
RispondiEliminaIl vero viaggiatore (che bello essere tali, la penso proprio come te !) DEVE viaggiare da solo: ogni amicizia, pur se graditissima, ti toglie un po' di quella indipendenza e libertà che invece devono contraddistinguere chi va alla scoperta vera dei nuovi luoghi.
Non ho viaggiato quanto te, purtroppo, ma a Ferrara ci sono stato e confermo quanto è bella :-D
Buon viaggio !!!
Bellissimo post Laura !!!
RispondiEliminaIl vero viaggiatore (che bello essere tali, la penso proprio come te !) DEVE viaggiare da solo: ogni amicizia, pur se graditissima, ti toglie un po' di quella indipendenza e libertà che invece devono contraddistinguere chi va alla scoperta vera dei nuovi luoghi.
Non ho viaggiato quanto te, purtroppo, ma a Ferrara ci sono stato e confermo quanto è bella :-D
Buon viaggio !!!
Che bella lettura, Laura.
RispondiEliminaLeggendoti mi hai fatto ricordare un sacco di cose. Anch'io sono una viaggiatrice e non una turista!!!
E viaggiare è un modo meravilioso per arricchire la propria mente e il proprio spirito assetato di esperienze. Viaggio in solitudine... è un lusso che mi sono concessa una sola volta in vita mia: una settimana indimenticabile in Scozia sola, solissima, a passeggiare nel mare di erica... Buon viaggio!!!
Francesca
Sono d'accordo sull'opinione riguardo ai viaggi organizzati... anch'io non concepisco nemmeno l'idea, toglie tutto il fascino della scoperta e del perdersi davanti ai luoghi più incantevoli.
RispondiEliminaBuon viaggio, allora!
Grazie Ivy, purtroppo sono già di ritorno...
RispondiElimina@ Francesca: non è facile viaggiare da soli ma, una volta fatta l'abitudine, è bellissimo...certo che la Scozia deve essere meravigliosa, quanto mi piacerebbe vederla!!
@ Giacomo: per cominciare a viaggiare non è mai troppo tardi, qualche volta bisogna solo vincere la propria pigrizia e magari il timore di farlo...
RispondiEliminaGrazie Caty, appena ho un attimo vengo da te!!
@ Susina: mi sto impegnando molto per farvi apprezzare al meglio questo viaggio, ci devo lavorare ancora un po...
@ Micia: non avevo dubbi che il tuo modo di viaggiare fosse il mio
RispondiElimina:-))
@ Bernadette: allora sicuramente troverai nel mio racconto molti spunti, vedrai che ti sarà utile...
@ Mirtilla: certo da Palermo è un po' lontanuccia, ma se capiti al nord, non perderla...
Davero BELLO. Ti volevo anche dire ch tra i tui link risulta
RispondiEliminaGrafica A sbafo ( http://www.asbafo.net/ )
che è un sito relativo ai CASINO ONLINE
Grazie per la segnalazione! Era un sito davvero bello, con tante risorse per webmaster, non capisco cosa sia successo!!
RispondiEliminaForse hanno cambiato indirizzo...provvedo subito a toglierlo!