I miei viandanti
domenica 30 novembre 2008
I colori uggiosi dell'inverno in città
Questa notte a Roma (o meglio, mattina, erano circa le 5 passate) si è scatenata una tempesta in piena regola : lampi, tuoni, pioggia a scrosci e grandine, un tappeto bianco di chicchi che si è ghiacciato e si è sciolto, lentamente, solo a metà mattina.
Raro vedere questi fenomeni così violenti, almeno dalle mie parti: pioggia sì, e quanta in questi ultimi anni, ma solitamente un'acquerugiola lenta, fastidiosa, un cielo plumbeo e pesante, che avvolge la città in un manto di colore grigio e fumoso.
Non c'è niente di più triste che vedere le strade addobbate e le vetrine cariche di decorazioni scintillanti sotto questa cappa uggiosa, questa acqua insidiosa e gelida, che tristezza.
Qui a Roma, in dicembre, il centro della città si addobba a festa con luminarie e festoni colorati, Via del Corso, Via Condotti, Piazza Navona con le sue bancarelle, sono un tripudio di luci e di decorazioni, le vetrine eleganti scintillano di colori. Anche nei quartieri più periferici le lunghe strade commerciali ci provano, a vestirsi a festa, anche se con risultati meno eclatanti.
Quest'anno, invece, c'è un'atmosfera un po' dimessa, vero che dicembre deve ancora iniziare, però mi pare ci sia poca animazione, un Natale decisamente sotto tono, nonostante i negozi si siano addobbati già dal 1 novembre, forse per invogliare i passanti frettolosi e svogliati.
Vedremo come va a finire.
Da noi, in città, il Natale rappresenta ormai una festa a carattere molto commerciale, quasi claustrofobica: le fiere e i mercatini sono pochi e magari in luoghi chiusi, andare in centro dall'8 dicembre in poi diventa un viaggio in un girone infernale, strade stracolme di gente vociante e sgomitante che salta di negozio in negozio, carica di pacchi, vagamente isterica. Non so se avete provato a passeggiare per Via del Corso un sabato pomeriggio di dicembre (già tutto l'anno è un'esperienza sconsigliabile): una folla di gente che si riversa ovunque, come un fiume in piena, incontenibile, l'esatto contrario di quello che, nella mia immaginazione, dovrebbe essere il Natale.
Non parliamo poi dei centri commerciali, verso cui nutro un odio profondo. A Roma, in questi ultimi anni, sono spuntati come funghi un po' ovunque, prevalentemente in periferia.
Quest'estate, in agosto, durante qualche giorno di vacanza dai miei genitori, mi è preso il ghiribizzo di andare a vedere il famoso Outlet di Valmontone, che avevo sentito decantare da varie persone. Da quelle parti è diventato un'istituzione, quasi tutti vanno a fare acquisti là, ho pensato che magari potevo trovare qualche buona occasione, qualche vestito in saldo.
I dintorni di Olevano, San Vito, Genazzano, Bellegra, sono formati da verdi vallate, piccoli boschi di faggi e castagni; stradine tranquille che si snodano tra giardini, poderi e lunghe terrazze incise sul fianco delle colline, coltivate a vite ed ulivo; villette sparse nella macchia, di gusto campestre: un entroterra gradevole, molto verde, con un paesaggio ancora, per molti versi, selvatico, intatto, anche se niente a che vedere con i paesaggi incantati della Toscana e dell'Umbria, in cui la cura dell'architettura e dell'ambiente raggiunge ben altri livelli.
L'Outlet sorge praticamente in mezzo al nulla.
E' una specie di miraggio nel deserto: in una piana calda e arida, piuttosto desertica, piena di capannoni industriali, appena fuori dal selvatico paesotto di Valmontone, dopo una periferia squallida di palazzine a cinque piani con cemento grigio a vista e ringhiere arruginite, un enorme sala Bingo infilatata dentro un enorme prefabbricato delle dimensioni di un hangar, che promette divertimento sfrenato, e altri centri commerciali più piccoli.
A parte il caldo infernale di quella mattina di agosto, sotto un cielo di un azzurro terso, impietoso, le vampate di calore che salivano dalla distesa in cemento del percheggio: la mia prima impressione è stata di trovarmi nella parte peggiore di Sharm el Sheikh, quella che copia, malamente, Las Vegas, mescolata ai colori pastello e allo stile dei parchi Disney: un'architettura finta, di plastica, a cominciare dalla monumentale entrata in stile arabo, con ampio viale d'ingresso; piazza enorme, vuota, con portici e fontana centrale, di vago sapore metafisico, un po' alla de Chirico, sensazione accentuata dalla quasi totale assenza di persone e dalla musica a palla, sparata da altoparlanti invisibili.
E dentro, il trionfo del Kitsch, del gusto pacchiano e vistoso: stradine immacolate che si snodano tra casette in stile messicano con balconi in ferro battuto, ornati da cascate di piante finte, lampioni in ghisa, cupole arabeggianti e palazzine in finto stile gotico-ottocentesco, un vero festival della bruttezza e della patacca, complimenti agli architetti che l'hanno progettato: noi arrancavamo attoniti, senza parole, da una stradina all'altra, da un negozio all'altro, sotto quel sole impietoso, avvertendo un'infelicità profonda salirci dalle viscere.
Inutile dire che, fatto un rapido giro per qualche raro negozio che poteva interessarci (neanche l'ombra di un'occasione, prezzi uguali a quelli di Via Del Corso, uno che viene a fare fino a quaggiù, allora?), ce la siamo filata alla svelta, scombussolati dal posto e dall'atmosfera che pervadeva quel luogo metafisico, vera cattedrale nel deserto, simbolo materiale del nulla.
Perchè scrivo questo? Semplicemente perchè, in mezzo ad una folla che gode nel passare il sabato pomeriggio e la domenica in questi enormi, squallidi centri senz'anima, tra architetture finte, piante finte, strade finte e fontane finte, alberi di Natale finti e Babbi Natali ancora più finti, avrei tanta voglia di partire e immergermi nella vera atmosfera natalizia, magari in un paesino del nord immerso in una vallata incantata, tra montagne innevate.
Invidio tantissimo chi vive nel Nord Italia o, ancor meglio, in Nord Europa, dove i colori del Natale mescolano il bianco abbagliante della neve al verde profondo dei pini e della conifere e al rosso caldo delle decorazione natalizie: vedo sui giornali o in molti blog le immagini di quei mercatini in stile country, bancarelle con cataste di scatole di latta, pupazzi di legno intagliato e dipinto, stoffe di lino, di cotone a quadretti, scozzesi, candele profumate, ghirlande di agrifoglio intrecciate e composizioni di bacche rosse; cesti e scatole rigurgitanti di dolcezze, panpepato, biscotti speziati e glassati, pezzi di zucchero colorato, torroni e dolci di frutta secca, noci, nocciole, mandorle, e poi ancora profumi inebrianti e voluttuosi di spezie, cioccolato, uvetta, cannella…credo che il Natale abbia un sapore speciale in questi luoghi, un’atmosfera magica e festosa che in città si perde quasi del tutto.
E allora, per immaginarmi solo un poco i colori e i sapori di quell'inverno, di quel Natale, mi consolo con questi sapori, caldi e stranamente confortevoli.
Questa non è una ricetta inedita, è già uscita sul Blog di Cucina il mese scorso in questa pagina ma ci tenevo a riproporla anche nel mio spazio, avendo gustato moltissimo queste pere delicate, mi piacciono troppo i colori invernali di questa frutta.
E' una ricetta semplice, ma il vino, il limone e l'uvetta passita donano a queste semplici pere un sapore aromatico, quasi speziato, che vale la pena provare. Sono anche molto colorate e scenografiche, portate a tavola in un vassoio ovale.
Ricetta:Sbucciate quattro pere piuttosto dure (io ho usato delle Williams rosse, dolcissime ma sode), lasciando il picciuolo. Adagiatele in una casseruola, copritele con un bicchiere di vino rosso, irroratele con del succo di limone.
Cospargete ognuna di un cucchiaio scarso di zucchero (potete usare anche quello di canna), aggiungete uvetta passita a volontà; la ricetta prevede anche vaniglia e chiodi di garofano, ma vi assicuro che viene benissimo anche senza.
Fate cuocere dolcemente, a coperchio chiuso, per 10 minuti.
Scoperchiate, quindi girate delicatamente le pere, irroratele col sughetto di vino, quindi proseguite la cottura a fuoco dolce per altri dieci minuti, tenendo conto che non devono disfarsi.
Potete servire tiepide o fredde.
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buone queste pere... io le preferisco fredde,sono ottime come dessert e aiutano pure la digestione.
RispondiEliminainfatti sono un dessert abbastanza dietetico e decisamente salutare!
RispondiEliminaAlmeno, la frutta fa bene...
Mmh, invitanti! Non avevo mai visto le pere cotte così. Comunque secondo me anche la vaniglia ci potrebbe star bene :-)
RispondiEliminasembrano deliziosamente delicate!!!!!!complimenti ....bacio claudia
RispondiEliminaSì Ivy, credo che ci starebbe proprio bene!
RispondiEliminaGrazie Claudia, sono molto delicate infatti, molto contenta di averla provata!
Ciao
RispondiEliminain effetti il clima natalizio un pò commerciale, un bel pò caotico mette una certa tristezza. Lo shopping a tutti i costi, i regali inutili, la gente sembra euforica (ma non felice). Per fortuna qui a Palermo i centri commerciali sono pochi e non così grandi, ma di questi tempi meglio non avvicinarsi, sono pienissimi... Per fortuna ci sono mercatini o bancarelle, e alle volte è piacevole, mentre si passeggia, vedere il nostro bel cielo azzurro anche a Natale!
Comunque ci consoliamo con le delizie della tavola!
Il colore di queste pere al vino è eccezionale!
almeno voi avete il cielo azzurro, noi manco quello
RispondiElimina:-(
Ma che belle queste pere ... danno un'idea di tepore assoluto. me li ricordo i Natali romani e per mia sventura lavoravo proprio al centro tra san pietro e vola di rienzo!!! ... in quelle settimana andare in office diventava un'odissea vera e propria!!!! Un bacio Laura
RispondiEliminaOggi mi son vista "un'ottima annata" consigliato da te su blog di cucina, film molto carino, piacevole, ma tu hai mai visto "per incanto o per delizia" con penelope cruz?"....io lo trovo magico...fammi sapere!! ^_^
RispondiEliminacara Laura, io non abito lontano dal Vaticano, quindi...purtroppo il traffico da queste parti c'è sempre
RispondiElimina:-(
@ Susina: lo cerco subito!!!
Stavo giusto cercando un modo per cucinare le pere!
RispondiEliminaGrazie mille e a presto
carla
a me il Natale non fa impazzire...il Natale festeggiato fuori di casa...quei matti nei centri commerciali mi stupiscono in qualsiasi momento dell'anno....le tue pere mi scaldano, qui niente tempeste ma molta neve.....
RispondiEliminaCiao Carla! Anch'io non avevo mai trovato un metodo alternativo per cucinare le pere: di solito faccio le mele al forno, oppure a pezzi in casseruola, le pere idem...ma questa ricetta è assolutamente diversa, va benissimo anche come dessert da offrire: se le provi, dimmi se ti sono piaciute
RispondiEliminaLa neve!!! Cara Lo, a Roma non fa una vera nevicata dal 1985, o 1986, neanche me lo ricordo...so solo che ero al liceo!
RispondiEliminaDa noi è un miraggio, se una volta all'anno fa una spolveratina di mezzo millimetro (di solito in piena notte) va in tilt tutta la città, non siamo proprio abituati.
In compenso piove tantissimo, da qualche anno a questa parte, traun po' andiamo in gondola, sembra di essere in Inghilterra...
:-(
anch'io odio questo clima finto natalizio, di finta letizia, che si respira in città...per questo abbiamo deciso di ritrovare il gusto del Natale senza regali, sicuramente mi inventerò qualche buona marmellata o qualche dolcetto da regalare, sono sicura che saranno anche doni più graditi