I miei viandanti

venerdì 16 ottobre 2009

Adolescenti confusi e ribelli: Cosmonauta





Ed ecco un altro film che parla degli anni Sessanta e dei profondi cambiamenti avvenuti nella società, ma raccontato in un modo completamente diverso da come ha fatto Placido nel suo il Grande Sogno. Anche qui c’entrano i giovani e c’entra la politica, ma in questo piccolo, delicato film, è l’ironico sguardo femminile (la regista è Susanna Nicchiarelli) che racconta le disavventure di una goffa adolescente comunista: e siamo nel 1963, prima dell’atterraggio americano sulla Luna, e prima delle grandi lotte del ’68, un’epoca che sembra vicina ma anche irrimediabilmente lontana, allo stesso tempo.

Quando siamo arrivati al cinema, leggermente in ritardo, le luci erano già basse e, strisciando tra le file di poltrone, abbiamo visto le prime immagini di animaletti in plastilina: ci siamo seduti, aspettando il film, quasi incerti se avessimo sbagliato sala.

In effetti gli animali (due cani, una gabbia di topolini, un gatto, una ragna e altri esserini pelosi) in missione dentro una navicella spaziale aveva sì a che fare col titolo del film, ma possibile che il film fosse proprio quello? No, in realtà si trattava di un piccolo cortometraggio animato, della stessa regista del film…animazione non finissima (se l’avessero commissionata agli animatori di Shaun the Sheep si sarebbe ottenuto ben altro risultato) ma d’effetto, questa minuscola storia di animali sovietici catapultati nello spazio, tutti fieri di essere gli sperimentatori della prima missione spaziale della Grande Madre Russia, non importa se destinati forse, a loro insaputa, ad una fine terribile: i topolini che saltano nella gabbia cantando l’inno nazionale è una delle chicche da non perdere.

Comunque, il film inizia poco dopo, e veniamo subito catapultati negli anni Sessanta, ad una comunione: il sogno di ogni bambina anche della nostra generazione ( il vestito di organza e tulle, il velo, la borsetta a forma di cuore, chi di voi non ci ha palpitato sopra?) ma Luciana, prima di arrivare all’altare, scappa a gambe levate, con vestito di organza e tutto, per andare a rifugiarsi in bagno e gridare alla madre che non vuole fare la comunione perché comunista.

Luciana è così, arrabbiata e inquieta già da bambina: viene da una famiglia piccolo borghese della borgata del Trullo, il padre comunista e morto giovane, la madre (Claudia Pandolfi) graziosa e fragile, che trova più facile aggrapparsi al primo uomo che le offre una spalla, e non importa che sia tutto il contrario del marito morto (tanto comunista il primo quanto fascista e autoritario il secondo: lui è Sergio Rubini, non nuovo a queste parti di uomo cinico), basta che le assicuri una vita familiare regolare, una casa e un’apparenza di normalità, anche se normalità significa non avere un’opinione propria e spazzare le proprie idee sotto il tappeto, come ogni brava mogliettina dovrebbe fare, in una società in cui le donne non sono ancora scese in piazza a manifestare per i loro diritti.

Luciana è grassottella, complessata ma di carattere ribelle, confusa ma determinata a non lasciarsi sopraffare, arrabbiata contro una madre dalla figura evanescente da cui cerca di differenziarsi, e con un fratello maggiore epilettico che cerca di proteggere, ma che spesso si rivela un peso da cui non riesce a liberarsi. E’ proprio il mondo immaginario del fratello, con la sua passione per le imprese spaziali russe e per l’Unione Sovietica, il tema ricorrente del racconto e che presta il titolo, Cosmonauta, al film.

E’ difficile essere adolescenti negli anni Sessanta, difficile ancor di più essere una ragazza adolescente in una società maschilista anche se, forse, ancora più difficile esserlo in cui tempi bui e cinici come i nostri. Almeno allora c’erano delle regole contro cui ribellarsi, c’era una società contro cui protestare e tentare di smarcarsi: oggi mi pare che chi si ribella lo fa contro il nulla, perché tutti i parametri e i valori sono saltati, e i nostri ragazzi sono contro a prescindere, in una lotta insensata e cieca in cui noia e ignoranza – e non più desiderio di essere altro, di vivere in un mondo alternativo – sono l’unica molla che li spinge ad infrangere regole e buonsenso, a passare sopra tutto e tutti come un bulldozer.

Luciana si sente diversa dalle sue amiche, tutte carine, vestite da signorinelle, già alle prese con la corte di ragazzi brufolosi e in piena tempesta ormonale.
Lei, bruttina ma intelligente, originale e fuori dalle regole ma suo malgrado, passa i pomeriggi alla sezione giovanile del Partito Comunista di quartiere, dove suo padre era benvoluto e dove tutti i giorni si riunisce un gruppetto di ragazzi, ovviamente in prevalenza maschi.
E qui si illude di trovare un mondo migliore, un mondo in cui venire considerata non in quanto donna e non in base al suo aspetto, ma è un’illusione, il conformismo e i valori che aleggiano fuori sono gli stessi che muovono i ragazzi della sessione: le sue idee, la sua intelligenza, vengono ignorate oppure derise. Splendida e significativa la scena in cui una sua idea viene prima ignorata quando è lei ad esporla, e quando viene accettata è a nome di un ragazzo del gruppo, che se ne appropria.

Pur di stare al gioco, si infila in una storia col ciccione sfigato della comitiva, visto che il capo del gruppo, figo e carismatico, e per cui Luciana ha una cotta, preferisce la sua amica stupidina ma graziosa, secondo il classico clichè degli uomini che prima dicono di preferire le donne intelligenti e poi si fidanzano con quelle carine.

La commedia scivola presto nel racconto delle piccole tragedie di un quotidiano fatto di scuola, di vita di quartiere, di giornate costellate di delusioni, della solitudine di chi si sente diverso, di incomprensioni con le persone che invece dovrebbero conoscerci meglio, di regole invalicabili da non infrangere mai, pena l’essere esclusi, emarginati; di piccole e grandi cattiverie di cui sono capaci i ragazzi – non esclusa Luciana- in cui bene e male, compassione e crudeltà si mescolano in un’alchimia incerta e sfuggente che si chiama adolescenza.
Il percorso di formazione di Luciana, doloroso ma necessario, è quello di tutti i ragazzi, eppure diverso per ognuno, e ciascuno di noi se lo porta dentro, irrisolto o meno.

Una storia lieve eppure lucida, un piccolo film dal cuore delicato e dalle molte irrisolutezze: non è difficile riconoscersi e parteggiare per la protagonista, cicciottella, imbranata e arrabbiata col mondo, chi di noi non lo è stata?
Chi non si è sentita tremendamente impacciata, soprattutto accanto a delle amiche carine e spigliate, soprattutto accanto al ragazzo più carino che ti passa accanto neanche fossi trasparente, invisibile, fatta di aria pura? La giovane attrice che interpreta Luciana, così lontana dai clichè delle sue coetanee (finalmente al cinema una adolescente non stile Lolita ma solida, vera nella sua fisicità goffa e sgraziata) è veramente uno dei punti forti del racconto.

Accanto a questi innegabili pregi, alcuni difetti appesantiscono il film: troppi filmati d’epoca sulle missioni spaziali che alla fine rallentano la trama (praticamente un terzo del film), qualche recitazione un po’ affettata tra gli adolescenti, soprattutto quando si esprimono nel gergo tipico dei giovani comunisti; un finale un pizzico buonista e inconcludente, come se le frustrazioni dell’adolescenza si risolvessero in poco tempo e il lieto fine fosse d’obbligo, mentre nella realtà da certe delusioni è difficile tornare indietro, così come è difficile far accettare la propria diversità dagli altri, e alcune volte non ci si riesce mai, neanche da adulti.

Comunque, un esperimento interessante, uno sguardo lieve ed ironico su un mondo, quello dei ragazzi, che raramente riesce a trovare chi sa raccontarlo in maniera non edulcorata, non banale e superficiale.



Ciambellone Bicolore alla Ricotta, Caffè e Cocco

Ci ho preso gusto ai ciambelloni bicolori, ormai ho capito la tecnica: sono buoni e anche allegri. Questo impasto l'ho buttato giù così, calcolando le dosi ad occhio, e il risultato è stato perfetto, morbido e consistente, con un lieve sapore di caffè, cacao e cocco. Io ho fatto più consistente la parte scura, ma potete anche fare il contrario, la base bianca e il sopra nero, nel qual caso invertite le dosi.
Per una teglia a ciambella da 26 centimetri

300 grammi farina
180 grammi zucchero
3 uova
Mezzo bicchiere abbondante olio di semi
250 grammi di ricotta
2 cucchiai di strega
1 bustina di lievito

Impasto al caffè:
due tazzine piene di caffè espresso
3 cucchiai di farina
3 cucchiai colmi di caffè solubile
2 cucchiai di cacao amaro


Impasto al cocco:

4 cucchiai di farina di cocco.
2 cucchiai di latte

Battere le uova intere con lo zucchero, quindi aggiungere la ricotta, sempre montando, quindi l'olio, la vanillina, il liquore.

Mescolare lievito e farina, aggiungere a cucchiaiate sempre mescolando con la frusta elettrica.
Prendere una metà abbondante dell'impasto, ed aggiungere il caffè, 3 cucchiai di farina (il composto si allunga col caffè e bisogna stringerlo),il caffè solubile e il cacao.

Nell'impasto chiaro mescolare due cucchiai di latte e la farina di cocco.

Mettere in una teglia a ciambella da 26 centimetri l’impasto scuro, quindi a cucchiaiate mettere quello chiaro sopra, spolverare con zucchero a velo semolato.

In forno caldo, secondo ripiano dal basso, per 50 minuti a 180 gradi.


9 commenti:

  1. Come scrivi bene, innanzitutto; poi, questo film è proprio una chicca. Accidenti, dove lo hai visto? Non ne ho sentito parlare... col clamore del festival del cinema, figurati.
    La madre di Luciana mi ricorda troppo da vicino una parente stretta... e mi ha fatto capire che poverina ha un forte bisogno di aiuto ma non apre bocca.
    Comunque!, l'adolescenza va vissuta per quello che è, nel senso quando capiterà a mia figlia di suonare o ascoltare musica ad alto volume, attaccare poster improbabili di nuove rockstars sui muri lindi della sua cameretta, come ho fatto io se non di peggio... capirò e lascerò correre nei limiti del possibile. Però poi l'adolescenza "passa"... terribile sarebbe rimanerci per sempre.
    Brava Laura.

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  2. sai da come hai parlato tu il film è il classico stereotipo della società... la ragazza bruttina che incontra mille difficoltà nella vita... e che viene scartata in favore delle ragazze belline ma vacue.... la verità? i film così mi fanno imbestialire....sono sempre stata corteggiata ho amiche bellissime è tutte dico tutte sono intelligenti capaci e sensibili... quando una bella ragazza apre bocca e ci si accorge che oltre il culo ha anche un cervello le facce stupite della gente non si contano....ed e frustrante da morire dover continuamente sentirsi dire... Però sei anche simpatica... MA COSA CAVOLO VUOL DIRE ??? siccome non sono brutta devo essere per forza deficiente? si vede che è il trend del momento.... la ragazza bruttina è la più sensibile sveglia etc e quella carina è al classica oca che non capisce nulla e pensa solo ai vestiti....chepalle.
    Io sono cresciuta in una famiglia atea... non sapevo che per la prima comunione ci si vestisse da sposa...che ignorante...
    Scusa per lo sfogo... non ce l'ho con te.. sono questo tipo di film..che mi danno un po sui nervi....le belle ragazze non sono tutte veline.

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  3. forse potri portarci anche Marco, considerando la sua passione per tutto ciò che è astronautica. Da quello che hai scritto non mi sembra che ci siano scene troppo violente.
    ciao e grazie del suggerimento

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. @ Carla: dipende da quanti anni ha...magari alcune cose è troppo piccolo perchè le capisca, non so...

    @ Criss: uno dovrebbe ricordarsela, la propria, per non fare gli stessi errori dei proprio genitori, ma mica è tanto facile...

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  6. @ Calendula: allora è evidente che la mia recensione non ha colpito nel segno, mi dispiace, perchè questo è uno dei pochi film non imbecilli sull'adolescenza, che invece viene raccontata con rara sensibilità. ioo, che ho vissuto una adolescenza per molti versi simile a quella della protagonista, ho molto apprezzato la delicatezza e la sottigliezza con cui la regista ha raccontato il suo processo di formazione, la sua crescita dolorosa, il suo sentirsi diversa, non accettata...è una cosa che va oltre le polemiche bella-brutta, intelligente-oca, davvero mi dispiace se nelle mie parole non si trova questo! Devo aver dato veramente un'impressione tutta sbagliata, peccato
    :-(
    Ti consigli di andarlo a vedere, sono sicura che ti ricrederai!

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  7. Cara Laura, mi hai molto incuriosita con questo film. Un po' anche io mi rivedo adolescente nella descrizione che tu fai, non tanto per i particolari, ma più per quel senso di inadeguatezza e diversità, tipico di quella fase della vita, in tutti gli ambiti, dalla famiglia, alla scuola, alla "militanza politico-sociale" spesso più deludente per le aspettative maggiori. Io misi l'abito da sposina per la comunione, non lo volevo, prima ho pianto e poi ho reagito giocando per tutta la festa fino a ridurmi uno straccio... sarà anche per quello che sono ancora allergica all' abito bianco...
    Comunque spero di vederlo, grazie!
    Evelin

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  8. nn l'ho visto,ma da come ne parli mi incuriosisce!!!
    complimenti per la favolosa ciambella ;)

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Pellegrino che ti aggiri per queste lande incantate, mi farebbe piacere una traccia del tuo passaggio...

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