I miei viandanti

domenica 1 maggio 2011

Passeggiate romane: La Casina delle Civette


Ed eccoci alla seconda parte della nostra passeggiata all'interno di Villa Torlonia, la Casina delle Civette.

Questo piccolo edificio, di circa venti stanze, venne fatto costruire dal principe Alessandro Torlonia nel 1840, un divertissement ai margini del parco: in origine fu progettata come Capanna Svizzera, secondo una moda iniziata molto prima, per esempio il villaggio fatto costruire da Maria Antonietta nel Petit Trianon alla fine del secolo precedente.


 Agli inizi del Novecento, l’edificio viene completamente ristrutturato su commissione di Giovanni Torlonia, che vi abiterà con la famiglia fino al 1938 (la magione principale l’aveva concessa in uso a Mussolini).





Lo stile scelto dal progettista fu un guazzabuglio di elementi medievali e Liberty, con cortine di mattoni a vista, finestre e torrette, un pastiche fantasioso molto di moda in quegli anni, basti ricordare il quartiere progettato dall’estroso architetto Coppedè.
Il suo nome originale era Villaggio medioevale, ma il tema ricorrente della civetta, simbolo molto amato dal committente (forse per le sue valenze simboliche ed esoteriche) ne mutò presto il nome in Villino, o Casina, delle Civette, denominazione tutt’ora in uso.
Nel corso degli anni successivi, l’edificio viene abbellito con preziose vetrate dell’artista Duilio Cambellotti, Umberto Bottazzi, Vittorio Grassi e Paolo Paschetto, realizzate dal più famoso laboratorio vetrario di Roma attivo in quegli anni, quello di Cesare Picchiarini.





Dopo il 1945, la Casina seguì il declino del parco e dell’edificio principale, rimanendo abbandonata per anni. I difficili restauri, durati cinque anni, cominciarono solo all’inizio degli anni novanta, ed hanno finalmente restituito questa piccola perla architettonica al pubblico nel 1997.

Delle vetrate che decorano la casina una buona parte sono originali, ritrovate in loco oppure ricomprate da collezioni private; alcune sono delle ricostruzioni moderne  sulla base dei cartoni originali, mentre altre sono acquisizioni di manufatti della stessa epoca: in tutto una settantina di opere, oltre a bozzetti e disegni, un piccolo prezioso museo di arte vetraria unico al mondo.
Le vetrate esposte sono realizzate seguendo le antiche tecniche utilizzate fin dal medioevo, che trovarono rinnovata fortuna proprio con il Liberty. Questa tecnica, la stessa utilizzata per le vetrate delle chiese ( ricordate ad esempio le splendide vetrati delle cattedrali gotiche), non è da confondere con la tecnica Tiffany, creata dal famoso artista sempre negli stessi anni.





Nel primo caso si tratta di tessere di vetro montate con una rilegatura di piombo, saldate una all’altra e poi fissate con impasto a base di colla e gesso, in modo da ottenere una superficie elastica ed estremamente resistente; mentre nel secondo caso si tratta di tessere di vetro contornate da un sottile nastro di rame, che vengono saldate con lo stagno una sull’altra, fino a formare il disegno finale.



La prima tecnica, più complessa e impegnativa, si presta magnificamente a creare vetrate di ogni dimensione, anche notevoli; mentre la tecnica Tiffany viene utilizzata solitamente per la creazione di manufatti più piccoli, ma ha il pregio di poter creare forme curvilinee, come ad esempio i cappelli delle lampade. Si tratta comunque, in ambedue i casi, di splendide creazioni artigianali, fatte con vetri di gran pregio e paste vitree.


Ed ora entriamo nell'edificio: di tutte le stanze, alcune non sono riuscita a fotografarle a causa della luce (detesto le fotografie col flash), altre non presentavano particolarità fotograficamente significative. Ho preferito soffermarmi sulla bellezza e sui colori delle vetrate, che qui potete ammirare in tutta la loro magnificenza, complice un magnifico sole che le illuminava al meglio.
Cominciamo con la Sala da pranzo: una boiseries circonda tutte le pareti e le porte, di legno scuro con intarsi di legno chiaro, mentre nei tondi erano inserite delle maioliche che sono andate perdute.




Stanza del Chiodo con delle splendide finestre con Tralci e uva (1915, Duilio Cambellotti), utilizzata dal principe come studio.





Stanza delle Civette, in cui l'unico arredo originale rimasto sono le vetrate del Cambellotti, realizzate col motivo preferito del principe, l'enigmatica civetta (non vi ricorda tanto quella del Segno del Comando?).

 

Camera da letto del principe: non è rimasto nulla nè delle decorazioni nè degli arredi. Vi sonostate collocate due acquisizioni recenti, l’Idolo di Vittorio Grassi, 1918, e quattro pannelli eseguiti su disegno di Bottazzi.





Balcone delle rose, su cui si affaccia la camera da letto:  è decorato da dieci splendide vetrate su disegno del Paschetto del 1920, con cascate di rose, farfalle e nastri, tutto sui toni caldi.







Scala delle quattro stagioni: si tratta di una scala decorata da quattro pannelli rimboidali con voli di uccelli , I Migratori, del Cambellotti, 1918, e quattro pannelli raffiguranti le stagioni ad opera di Vincenzo Fasolo, di cui ammiriamo l'Estate, con spighe di grano e papaveri.




Stanza delle Rondini: la grande vetrata incastonata nel muro è 1914, ad opera del laboratorio del  maestro Picchiarini




Bagno degli ospiti: la stanza è decorata con maioliche con tralci di uva, mentre il loggiato è decorato con vetrate originali di attribuzione incerta: Lago con Cigno, 1914; Fiore di palude e Iris, progetto del 1914, rifatto nel 1997).








Stanza dei ciclamini: è decorato dalla splendida lunetta del Bottazzi raffigurante due  Pavoni, 1912 con tessere di vetro e cabochons. Una vetrata che non ha assolutamente niente da invidiare alle spendide creazioni con i pavoni di Alphonse Mucha, in mostra al Museo Carnavalet di Parigi (ahi ahi, quelle foto sul blog ancora le devo postare, ma prima o poi lo farò!)




La nostra visita, per ora finisce qui. Il piano superiore della villa, per chi lo aveva chiesto, quello che ospita un piccolo museo di pittura romana dell'epoca, non è stato possibile fotografarlo a causa delle cattive condizioni di luce, mi spiace!

Per chi volesse approfondire:

Casina delle Civette

12 commenti:

  1. bellissime foto, io adoro i vetri in stile liberty, sai anche le lampade da tavolo, ma ogni volta che mi ci accosto... i prezzi mi fanno scappare....

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  2. Io a casa ho un lampadario e tre lampade fatte con la tecnica Tiffany: costano moltissimo, è vero, ma io le adoro!

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  3. Che meraviglia Geillis, quando passo da te mi fai sognare. Questi vetri decorati, questo stile un pò retrò mi conquistano sempre. La mia camera da letto richiama un pò questo stile e infatti nonostante abbia già 17 anni non mi ha ancora stufato. Ciao.

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  4. Wow che vetrate meravigliose!! :)

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  5. Ciao a tutti e in particolare a Geillis

    Sono profondamente invidioso delle foto e di come esponi quello che vedi e provi.

    Complimenti tanti tanti
    Stefano

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  6. la casina è una vera delizia, sarà pure un guazzabuglio stilistico , ma ha un fascino tutto suo. bravissima , come sempre, nelle descrizioni e nelle immagini, lo so che te lo dico spesso , ma mi ripeto, devi assolutamente pensare a scrivere un libro sei troppo brava.
    un abbraccio ciao Reby

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  7. Sono assolutamente senza parole! bellissime vetrate e documentazione fotografica superba.

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  8. Mmmmmmm.... semplicemente, deliziosa!
    Per non parlare dei tuoi scatti; sei una maestra!

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  9. Cara Geillis, grazie del fantastico reportage e della risposta al quesito sul museo di pittura. La casina delle civette non l'ho ancora visitata, mi sa che mi toccherà tornare a Villa Torlonia, ciao!

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  10. Ciao, post straordinario...passavo da queste parti e mi sono soffermata sulle tue fantastiche foto.
    Complimenti per il blog!! Sarà un piacere passare ancora a trovarti!
    A presto
    Cri

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  11. Incantevole, sembra una casetta uscita da un libro di favole! E quelle vetrate colorate: stupende! Sono sicura che dal vivo creano dei giochi di luce bellissimi.

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  12. Che brava!! Ogni volta che leggo i tuoi pensieri e i tuoi testi mi sembra sempre di piu di assomigliarti molto...
    Vorrei anch'io avere un blog, ma non so come. Come hai fatto tu?

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Pellegrino che ti aggiri per queste lande incantate, mi farebbe piacere una traccia del tuo passaggio...

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