E' relativamente poco tempo che ho intrapreso un cammino diverso da quelli percorsi finora, in un ambiente complesso ma assolutamente stimolante, sia in termini di esperienza che di riflessioni: forse mai come in questi ultimi tempi, mi sono sentita così messa alla prova, mio malgrado quasi costretta a mettere in campo risorse che non sapevo neanche di avere.
La maggior parte dei lavori sono, appunto, solo lavori, confinati più o meno in un orario ristretto, che mettono in discussione solo una parte della tua vita, e a fine giornata ti porti dietro stress, stanchezza, giusto qualche piccola soddisfazione per sopravvivere, raramente qualcosa di più profondo.
Si impara in qualsiasi luogo, tutto si mette da parte come
esperienza di vita, che magari utilizzi in un altro ambiente, in un altro tempo,
in altri spazi, ma lavorare a contatto con persone che parlano
una lingua affine alla tua, che magari
hanno avuto percorsi in qualche modo simili, o che condividono le tue
passioni, certo è un’esperienza diversa, più profonda e coinvolgente.
Avere a che fare con un mondo affascinante e delicato come
quello dell’adolescenza, poi, non può non attivare meccanismi profondi di
identificazione, di proiezione, di protezione, a volte di chiusura o disapprovazione, e tutto un universo di
emozioni imprevedibili e potenti come l’età con cui ti trovi a confrontarti.
Sono
cammini che si incrociano per un breve,
intenso tratto, un pezzo di
strada da fare insieme per poi inesorabilmente allontanarsi, magari con rimpianto,
però sempre con un frammento di vita da
portarsi dietro per la prossima volta e il prossimo incontro, perché i ragazzi
ti lasciano sempre qualcosa dentro, un sorriso, un volto, una frase, così come speri di lasciare un pezzetto di te stesso in loro, fosse anche un titolo di un libro o un film che hai consigliato, una frase di incoraggiamento che hai detto al momento giusto.
Gli adolescenti, soprattutto quelli di oggi, sono impegnativi,
non puoi osservare da lontano senza farti coinvolgere, almeno in parte: devi provare
a cogliere i tratti comuni e insieme mantenere le differenze, trovare una lingua
che possano capire, provare a gettare un ponte tra due generazioni che solo
occasionalmente si toccano davvero; qualche volta accoglierli, altre volte sfidarli,
sempre indecisa se invocare i vecchi sani metodi delle bacchettate
sulla dita, oppure saltare sui banchi gridando Capitano, mio Capitano.
Comunque devi metterti in gioco: perché i ragazzi hanno antenne sensibilissime,
pronti a cogliere le insicurezze, ma anche l’interesse e la partecipazione, e a
ripagarti di conseguenza.
Tutto questo porta anche a confrontarti, volente o
nolente, con la tua adolescenza, perché riconosci nelle loro inquietudini, nei
loro entusiasmi e nelle loro battaglie, l’eco dimenticato dei tuoi, nonostante tempi e luoghi così diversi; e ti
ritrovi a fare i conti con una nostalgia
dolce e tagliente come il cristallo, quasi un’invidia di rivivere quello stato
di esaltazione, che si prova ad aver davanti tutte le strade del mondo, mista allo
smarrimento di non possedere una bussola che ti indichi quale direzione
prendere, e di avere ancora a disposizione le infinite possibilità di indossare
le vesti di chiunque si voglia, perché tutto è in divenire, tutto è ancora
possibile.
Arrivi al liceo con le tue insicurezze di adolescente, in un
tempo e un luogo in cui ti senti un ossimoro vivente, cinico e
sognatore, spavaldo e fragile, una casa con tutte le finestre e le porte spalancate, pronta a far passare tutta la luce del mondo ma anche in balìa di ogni refolo di vento, che prontamente si trasforma in tempesta quando le nuvole si accumulano, minacciose, all'orizzonte.
Ti trovi a vagare un po’ sperduto in una landa oscura e desolata, con cariatidi che insegnano lingue arcane di cui assolutamente non cogli l’utilità né l’esigenza, materie scientifiche simili ad un enigmatico Codice da Vinci di cui non possiedi la chiave, tra compagni di sventura a cui, alla fine, rimani fondamentalmente estraneo, forse perché troppo occupati ognuno a combattere le proprie solitarie battaglie, e la sensazione di fondo che le ore della giornata siano troppo preziose e pregne di futuro, per sprecarle su libri che odorano di muffa.
Ti trovi a vagare un po’ sperduto in una landa oscura e desolata, con cariatidi che insegnano lingue arcane di cui assolutamente non cogli l’utilità né l’esigenza, materie scientifiche simili ad un enigmatico Codice da Vinci di cui non possiedi la chiave, tra compagni di sventura a cui, alla fine, rimani fondamentalmente estraneo, forse perché troppo occupati ognuno a combattere le proprie solitarie battaglie, e la sensazione di fondo che le ore della giornata siano troppo preziose e pregne di futuro, per sprecarle su libri che odorano di muffa.
Io la ricordo
veramente come un’età preziosa e imperfetta, meravigliosa e terribile, fluida e pesante come il cemento, come
una malattia, un morbillo dell’anima in
cui, alla peggio, ti siedi e aspetti che passi, mentre fuori dalla finestra osservi il flusso della vita che sembra scorrere anche senza di te. Col senno di poi, tante scelte
sarebbero state diverse, tante emozioni
vissute in un altro modo, ma è ovvio che parlo con la saggezza e l’esperienza
della mia età, ovviamente conquistata a caro prezzo, un po’ come tutti.
Quando torni al liceo con la maturità e la consapevolezza degli anni ( e forse anche
un pizzico di cinismo), ti
accorgi che le battaglie già combattute forse
ti hanno insegnato una lingua universale, che è comprensibile persino da
quelli che, in un primo momento, ti paiono una razza
aliena, catapultata da un altro pianeta.
Con sopresa, ti ritrovi ad accarezzare gli orditi di fili invisibili che legano tra loro argomenti, che tanto tempo prima erano sembrati lontani e irriducibili; ti sorprendi a riconoscere, quasi con incredulità, un pezzetto di te stessa negli occhi di qualcuno, perché le emozioni non hanno età né confini, se non quelli che siamo noi stessi a costruire.
E tutto ti sembra così incredibilmente semplice, luminoso, perché hai imparato a riconoscere le persone particolari, che scintillano di luce propria, come piccole gemme preziose incastonate ad illuminare la normalità dei giorni, tra un pulviscolo di frammenti di poesia, bellezza, luce e colori che vorresti assorbire tramite la pelle mentre attraversi i corridoi.
Con sopresa, ti ritrovi ad accarezzare gli orditi di fili invisibili che legano tra loro argomenti, che tanto tempo prima erano sembrati lontani e irriducibili; ti sorprendi a riconoscere, quasi con incredulità, un pezzetto di te stessa negli occhi di qualcuno, perché le emozioni non hanno età né confini, se non quelli che siamo noi stessi a costruire.
E tutto ti sembra così incredibilmente semplice, luminoso, perché hai imparato a riconoscere le persone particolari, che scintillano di luce propria, come piccole gemme preziose incastonate ad illuminare la normalità dei giorni, tra un pulviscolo di frammenti di poesia, bellezza, luce e colori che vorresti assorbire tramite la pelle mentre attraversi i corridoi.
E allora capisci che non è la scuola, né tantomeno la giovinezza, ad essere sbagliata, in sé.
Sono i TEMPI.
Si dovrebbe arrivare
con un manuale di istruzioni per l’uso, di quelli scritti bene, un
navigatore temporale per muoversi tra le incognite del destino, senza sfracellarsi
sugli scogli alla prima tempesta. Una cassetta degli attrezzi con tanti
strumenti che ti permettano di costruire
un ponte solido e sicuro, da attraversare sul fiume impetuoso della vita per poter continuare il cammino senza troppe cicatrici; degli
occhiali speciali, per osservare i fatti in prospettiva mantenendo sempre la
giusta distanza, e scorgere da lontano il quadro generale della vita come fosse un grande puzzle, di cui
finalmente possiedi il segreto.
Credo che tu stia facendo una esperienza magnifica... ti sei messa nella giusta disposizione d'animo...rispettosa e cosciente del periodo delicato e intenso dell'adolescenza... lo dici tu stessa...Si impara in ogni luogo e io aggiungerei ..da ogni persona che si incontra sulla nostra strada... i i tuoi ragazzi sono fortunati ad avere te...come compagna di cammino...metterai a disposizione gli strumenti affinchè loro possano intraprendere il loro con maggiore conoscenza di ciò che serve. Auguri prof!!! :-)
RispondiEliminaCondivido tutto, come mamma di due adolescenti uno di 19 e uno di 18 (una volta a quest'età eravamo già passati nella zona giovani) leggo nelle tue parole quello che stanno vivendo i miei figli e mi piacerebbero che ci fossero dei professori che si mettono in gioco e in discussione come te, purtroppo non è sempre così, anche se ho incontrato persone valide che guardano oltre all'apparenza dei ragazzi ma li guardano dentro e allora solo allora trovano un motivo per potersi confrontare, grazie della tua testimonianza, un abbraccio.
RispondiEliminaBellissimi pensieri, Laura. Stai facendo una magnifica esperienza di vita, come credo di poter dire lo stanno facendo i tuoi ragazzi. Una fortuna per loro e una nuova ricchezza per te.
RispondiEliminaTi ho letta con grande coinvolgimento...la mia adolescenza è stata difficile e la ricordo con terrore e allo stesso tempo nostalgia. Quella che sono oggi è grazie alla "palestra" che mi sono fatta proprio in quel periodo, tra i banchi di scuola...avrei proprio voluto avere una persona come te a percorrere qualche anno al mio fianco.
RispondiEliminaSplendido lo spirito con cui affronti quest'esperienza. Sei unica <3
Sarebbe bello se tutti i prof, si approcciassero ai ragazzi con sentimenti simili ai tuoi, mia figlia è uscita solo da un paio d'anni da quello che si dice sia un ottimo classico di Roma e tranne un paio di veri insegnanti il resto ... diciamo che hanno creato più problemi che altro soprattutto in alcuni ragazzi più deboli. Purtroppo credo che per molti sia solo un lavoro, uno stipendio e non si rendono conto che ogni atteggiamento, ogni loro parola può fare la differenza nel futuro di una giovane vita.
RispondiEliminaTi ammiro e ti stimo e sono felice per i ragazzi che ti hanno incontrato sulla loro strada, ma se la classe insegnante si sentisse meno abbandonata dalla politica e dallo stato chissà forse tornerebbero ad esserci in cattedra più persone e meno ologrammi.
baci
Alice
...Ti seguo un po' a sbalzi ma che bello ritrovarti e leggere le tue parole... Grazie 💮
RispondiElimina
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