La svolta intimista del post scorso stenta a volatilizzarsi, un presentimento di malinconia lieve ed evanescente, come una bruma vaporosa e impalpabile, che rimane attaccata ai vestiti, difficile da lasciarsi alle spalle: in questo periodo mi sento pensierosa, riflessiva e un po' nostalgica, non so se per colpa delle prime gemme primaverili sugli alberi, oppure della luce tersa e cristallina delle mattine ancora fredde, quando i passi delle mie scarpe risuonano sul selciato antico di una piazza neoclassica quasi deserta, al centro di una Roma insolitamente silenziosa, ancora addormentata e bellissima.
Quest'anno scolastico sta volando, mi volto indietro e mi sembra ieri, il giorno di fine autunno in cui sono entrata, un po' trepidante e e col cuore gonfio per aver lasciato da un giorno all'altro ragazzi e colleghi dell'altro liceo, attraverso il vecchio portone, piena di apprensione per il cambiamento, alla scoperta di un universo che avrei scoperto in poco tempo variegato e coloratissimo.
Sono un'inguaribile romantica, come avete potuto appurare nel post precedente ( e magari colleghi più cinici e sicuramente più realistici di me non saranno d'accordo), forse vedo le cose attraverso una lente di luminoso ottimismo, assurdamente immotivato ma io, ogni mattina che entro tra quelle vecchie mura spesse, sotto lo sguardo languido o severo di antiche sculture, che dall'alto del loro piedistallo hanno osservato generazioni di giovani di belle speranze, con la poesia dell'arte nell'anima e il sogno segreto di diventare un artista nel cuore, salire quelle antiche scale, quasi mi commuovo, con la sensazione sempre più potente di essere al posto giusto al momento giusto, come un topolino nel formaggio, e già penso al momento in cui diventeranno un ricordo.
Mi dispiacerà moltissimo lasciare queste aule, a giugno, così come mi è dispiaciuto lasciare l'universo familiare e rassicurante della scuola precedente, chissà se ci farò mai l'abitudine...forse, prima o poi, il cuore comincia ad erigere le barriere, a farsi più spesso, più resistente alla nostalgia, i volti delle persone cominceranno a sovrapporsi, a sfumare l'uno nell'altro, così come ora mi sembrano lontane persone incontrate in vite precedenti, tanto che comincio addirittura a dimenticare i nomi, a confondere gli anni e i luoghi, come facessero parte di un passato davvero lontano, che non sento più mio, che non mi appartiene più.
O forse no, alcune esperienze, alcune emozioni si fissano nella memoria, nel cuore, e magari mi accompagneranno per un bel pezzo, proprio perché sono state importanti, perché mi hanno aiutato ad illuminare le mie giornate e hanno rallegrato la mia anima, e me le porterò dietro con la segreta speranza di tornare di nuovo a varcare quel portone, di avere un'altra possibilità di respirare polvere di gesso e trementina.
Quest'anno, tra le esaltanti esperienze di cui sopra, avendo tre classi avanzate di cui due quinte, ho avuto l'occasione di affrontare di nuovo quello che rimane uno dei miei più grandi incubi, che tuttora ogni tanto ricorre nei miei sogni: l'esame di maturità!
Stranamente non ho mai ripetuto nessun esame universitario, pur essendo stati questi ultimi molto più impegnativi della maturità. Forse perché ogni esame all'Università è stato scelto, amato, qualche volta rimpianto, e quindi non torna a turbare le mie notti, mentre per quanto riguarda il liceo, forse mi porto dietro qualcosa di irrisolto, di insoddisfacente che ogni tanto spunta fuori, prepotente, dal mio inconscio.
Nella scuola moderna esistono le prove di simulazione dell'esame di maturità che ai nostri tempi non esistevano, un buon esercizio per arrivare più preparati e allenati ad affrontare l'ingnoto. A dire il vero, i ragazzi non sembrano particolarmente terrorizzati come lo eravamo noi, non avverto tutta quell'agitazione e neanche quell'impegno, in vista di una prova che segna un vero e proprio spartiacque della loro vita, oppure sono molto bravi a non darlo a vedere.
Comunque, parteciparvi come comprimaria e non come protagonista, è decisamente più divertente, e non turba assolutamente i miei sogni: anzi, potrebbe essere la volta buona che questa esperienza per interposta persona mi aiuti ad archiviare per sempre il trauma della mia maturità e a farlo evaporare dal mio inconscio.
Nel frattempo, tra tutti questi pensieri, anche in vista della primavera imminente e dei primi tiepidi raggi di sole, ho cominciato a preferire un'alimentazione più leggera nel corpo e nell'anima, dopo le pesantezze dell'inverno e di un anno passato duro e impegnativo, molta verdura e molta frutta, pochi piatti elaborati, e quindi poco o niente da mostrare sul blog, purtroppo!
Qualche dolcetto dietetico però ogni tanto, ci vuole pure!
Questa torta è semplice, a base di farina integrale, lo zucchero sostituito dal fruttosio, senza lattosio e senza uova. La quantità di liquidi è più o meno la stessa di altre torte vegane già fatte, ma in questo caso ho usato un latte di mandorle (il mio era piuttosto leggero, senza troppo zucchero), ho mescolato la farina di mandorle all'impasto per renderlo più saporito.
Essendo una torta senza uova, basta mescolare solidi e liquidi con una paletta e versarlo nella teglia, tempo di realizzazione qualche minuto circa.
Torta vegan alle Mandorle:
Frullare cinquanta grammi di mandorle con un cucchiaio di fruttosio (o in alternativa, usare farina di mandorle).
Mescolare tutti i solidi: le due farine setacciate, il fruttosio, lievito, bicarbonato, farina di mandorle.
Aggiungere a filo il latte di mandorla, mescolando bene, in modo da formare un impasto liscio.
Versare in uno stampo da plumcake foderato con carta forno, spolverare con mandorle a lamelle, infornare a 160 gradi nel forno elettrico già caldo, modalità statica, per circa 35/40 minuti.
un dolce che proverò quanto prima, amo queste versioni alleggerite!
RispondiEliminaChe pensieri profondi mia cara, però l'esperienza è positiva ed è bello sentirtelo raccontare, per allegerire un po la tua tensione hai fatto benissimo a preparare questo dolcetto sano e goloso, buona serata!
RispondiEliminaE' proprio questo essere un' inguaribile romantica che mi fa sentire sempre più vicina a te :-)
RispondiEliminaImmagino quanto sia difficile lasciare e rischiare di dimenticare vite, visi, sorrisi ed esperienze..io non riuscirei mai a farci l'abitudine.
Golosissimo e leggerissimo il tuo cake, da copiare x la remise en forme di fine inverno ^_*
Ti ho letto, cara Laura. Vedo un cuore leggero e una bella penna (oltre che un'ottima veganforchetta). Me ne rallegro molto. Un abbraccio
RispondiEliminaAdoro le mandorle e ogni tanto anche io preparo qualche torta vegan. La tua è davvero golosa! Ciao! ;-)
RispondiEliminaI volti e i nomi con il trascorrere del tempo li potrai dimenticare, ma le emozioni, quelle non si dimenticano! Certo l'esperienza della maturità dall'altre parte della barricata deve essere tutt'altra cosa! Ottimo questo plum cake vegan!
RispondiEliminabaci
Alice
Ultimamente mi perdo sempre più cose interessanti... Per fortuna ho pescato questo post e sono passata! Sempre piacevole leggerti. Anch'io ho avuto innumerevoli incubi relativi alla maturità, alcuni anche non molto tempo fa... "postumi" se così si può dire... Il mio incubo era relativo al fatto di non riuscire a distaccarmi dalla causa delle mie più grandi ansie scolastiche. Ebbene sì credo di essere una delle poche a ricordare come un vero e proprio incubo gli anni del liceo! Probabilmente perché non ho avuto la fortuna di avere gli insegnanti "giusti". L'università poi mi è sembrato il paradiso! Bellissimo questo cake è sicuramente buonissimo! Grazie, Elena
RispondiEliminaTantissimi auguri di Buona Pasqua a te e famiglia!
RispondiEliminaun abbraccio
Alice
Geillis quando manchi si sente
RispondiEliminaMaurizio