I miei viandanti

domenica 13 marzo 2011

La difficile arte delle virgole

                          Trastevere, 1972

Oggi niente ricetta, e neanche piacevole passeggiata romana, solo questo articolo leggermente saccente, ma siccome queste idee mi frullano per la testa già da un po’, oggi è il momento di tenere una lezioncina, assolutamente senza pretese, sulla tanto bistrattata arte dello scrivere, solo una semplice disquisizione su un argomento che mi sta molto a cuore.

Non è vero che si scrive poco, che la scrittura negli ultimi anni sia un’arte in progressivo disfacimento.
E’ vero che gli adolescenti moderni oscillano in un lessico farcito di espressioni orribili come tvb, c6, cmq, un trionfo di xké e così via, una specie di linguaggio criptico e comprensibile solo ai minori di anni 20 (facciamo 25, visto che l’età adolescenziale si è innalzato un bel po’, negli ultimi anni, addirittura sconfinando ampiamente nella trentina e oltre).



Forse si scrive poco o nulla a mano, ormai, svaniti da tempo i palpiti sospirosi quando si trovava nella cassetta delle lettere, dopo interminabili giorni di attesa (perché le poste sono sempre state lente come lumache, una lettera da Trastevere a Monteverde ci metteva una settimana), una bella busta rigonfia, con il vagheggiato indirizzo vergato in bella calligrafia, i fogli densi di pensieri, di emozioni, mielosissime poesie auto inventate, magari qualche disegnino fatto a mano, negli angoli: va beh,  erano gli anni del Tempo delle Mele, l’amore viaggiava così, dentro corposi epistolari stucchevoli e diluito in lunghissime ore al telefono, prima di cena (mi ami, ma quanto mi ami?).
Peccato averle buttate tutte appena raggiunta un’età razionale, mannaggia, ora sarebbero davvero roba da museo, da incorniciarle sulle pareti di casa come un dipinto antico, quelle lettere vergate su carte preziose, cosparse di leggero profumo: ebbene sì, prima di scriverle si vaporizzava leggermente la carta con una nuvola di profumo, in maniera che arrivasse ancora oleazzante al destinatario, presumibilmente dopo aver  appestato l'intero ufficio postale.

Ora invece è tutto veloce, istantaneo, una mail, un messaggino asettico, una riga sulla bacheca di Facebook.
Però non è vero che si scrive di meno, anzi, proprio grazie ai nuovissimi e potentissimi mezzi di comunicazione, si scrive tantissimo: Blog, Twitter, Facebook, la rete pullula di persone attaccate al mondo, affacciate sulla loro finestra virtuale che dialogano, scrivono, commentano.
Io sono assolutamente pro blog, e come potrei non esserlo visto che sono una di quelle che inondano il proprio spazio virtuale di parole, di racconti, di fotografie. Ancora non mi spiego le ragioni per cui qualcuno dovrebbe leggere i miei deliri, ma ne sono comunque contenta. Sono assolutamente pro Facebook, se usato con un minimo di buon senso, mentre di Twitter non ho capito ancora l’utilità: se qualcuno l’ha capita, per favore, mi renda partecipe!

Scrivere, dicevamo. Quante ore state attaccati a Fb? Confessatelo, senza remore, please. Tutti vogliono far sapere al mondo come stanno, dove stanno, che stanno facendo in quel momento, cosa pensano, la musica che ascoltano, e tutto questo è una cosa assolutamente positiva. Quanto abbiamo scritto, alla fine della giornata, cosa abbiamo scritto e, soprattutto, come lo abbiamo scritto?

La mia correlatrice di laurea si impegnò seriamente per rendermi la vita difficile tutti i due anni della tesi. All’epoca i computer esistevano già, solo che io ancora non l’avevo, per cui la scrissi su una mastodontica Olivetti elettrica: l’elaborazione delle 450 pagine mi richiese ben otto rifacimenti, tutti ribattuti faticosamente a mano, frase dopo frase. Gli ultimi mesi avevo la nausea, della macchina da scrivere, della tesi, delle migliaia di fotocopie ammassate per tutta casa, pure dell’archeologia e del mondo intero.

Non posso dire di avere un buon ricordo, di quell’esperienza, ma una preziosissima lezione me la porto ancora dentro: come disse la mia legnosa e spocchiosa correlatrice, è vero che mi laureavo in Archeologia, ma sempre nella Facoltà di Lettere. Oltre a dei concetti intelligenti, dovevo scrivere in maniera grammaticalmente perfetta, in un bell’italiano comprensivo e scorrevole: ogni frase è stata corretta, limata, rielaborata, ogni virgola al suo posto, ogni parola valutata e modificata, fino a rendere le pagine piacevoli da leggere, chiare e incisive.

Mai come adesso che sono in comunicazione con tanta gente, solo attraverso le parole scritte, mi accorgo di quanti strafalcioni, errori ortografici e grammaticali siano costellate le frasi che leggo. Nessuno pretende un trattato di semiotica in un commento di Facebook, per carità. Però mi capita di leggere degli sfondoni talmente clamorosi, che per errori del genere la mia suora della seconda elementare mi avrebbe messo in punizione nell’angolo per tutta la giornata (non lo facevano, per carità, ma in questo caso me lo sarei meritato).

Vi consiglio assolutamente di leggere il divertente libro di Beppe Severgnini, L’italiano, lezioni semiserie (Rizzoli): un manualetto smilzo e umoristico per evitare errori clamorosi. Se non vi va di leggervi tutto il libro, ecco un mio personalissimo bignami, ricavato da anni di letture pazze e disordinate. Da sottolineare però che Severgnini è molto più impietoso di me, nelle sue lezioni di scrittura, a cominciare dall’uso di assolutamente, di cui mi proclamo assolutamente colpevole, passando per l’uso del che, che io colpevolmente uso a piene mani. Ho appreso altresì dalle preziose pagine, con mio sommo orrore, che anch’io qualche clamoroso strafalcione lo sfoggio, ogni tanto (tipo Beh, che invece sarebbe bene con l’elisione, cioè be’, e comunque non bè e neanche bé, vedi il punto 6).

Dieci regolette facili facili per rendersi comprensibili agli altri (consigliato soprattutto a chi tiene un blog), ovvero vezzi e modi di dire che ritengo assolutamente insopportabili:

1 . Ricordo ancora un paragrafo letto su un blog, che ho dovuto rileggere almeno tre volte per capirne il senso: l’autore, che si spacciava anche per fine scrittore, non aveva azzeccato una virgola una, come se le avesse sparate a caso tra un parola e l’altra, a metà frase, senza alcun senso. In altri casi, mi capita di leggere frasi lunghissime senza neanche una virgola, un punto, un punto e virgola, uno straccio di qualcosa che divide i pensieri, per cui non si capisce chi è il soggetto di cosa, a chi sia riferito il verbo.

Le virgole sono importanti, servono a dividere le singole frasi, a far riprendere fiato tra una frase e l’altra, a sottolineare i concetti: saperle mettere al posto giusto fa la differenza tra un paragrafo comprensibile ed uno privo di senso. Non lesinate, ma non sparatele così, a caso. Leggete la frase, cercate di capire dove ci vuole una pausa, dove finisce una frase e ne inizia un’altra.

2. Mi capita di leggere dei blog interessantissimi, ma in cui tutti paragrafi e le frasi sono sono accorpati insieme, senza soluzione di continuità: una fatica per gli occhi e per il cervello. Avere un testo scritto in maniera ordinata, con paragrafi distanziati, capoversi corretti, attira lo sguardo ed invoglia la lettura.

3 . Dopo un punto, quando la frase riprende lo stesso concetto, si prosegue sulla stessa riga. Se il concetto cambia, se si inizia un nuovo argomento, si va a capo. Per articolare il discorso in diversi concetti, si può saltare una interlinea ed iniziare un nuovo paragrafo: in questo modo la pagina scorre ordinata, piacevole.

I punti sono necessari, fondamentali, ma non dispensateli a carrettate. Può essere particolarmente creativo l’uso del punto, ci sono scrittori con un personalissimo modo di scrivere che ne fanno grande uso, ma quando è troppo, è davvero troppo. Anch’io ho passato un periodo in cui usavo tanti punti (in IV ginnasio, il mio periodo blu), poi ho ricominciato a scrivere in maniera meno creativa e più comprensibile.

4. Detesto la moda di costellare le esternazioni di punti esclamativi, figuriamoci quelli che finiscono ogni frase con cinque punti esclamativi: il punto esclamativo deve essere usato con parsimonia, soprattutto in un discorso articolato. Se usato con incoscienza aggiunge un tono artificioso ed enfatico al discorso: io, alla terza frase piena di punti esclamativi, chiudo la pagina e passo ad altro. Contate i punti esclamativi di questa pagina? Quanti sono? Un paio al massimo, parola mia. Ne sentite forse la mancanza?

5. Altro vezzo insopportabile, ai miei occhi: costellare paragrafi interi di puntini sospensivi: la punteggiatura non è una moda, un particolare senza importanza. Esistono tanti modi di spezzare le frasi, ognuno con un significato particolare, perché usare questo segno di punteggiatura? Gli altri vi stanno antipatici? E il punto e virgola, per esempio, che ci sta a fare?

6. Gli accenti: non sparateli a caso sulle vocali, vi supplico in ginocchio sui ceci!

Facilissimi esempi di quello che intendo: esiste una regoletta che si insegnava in prima elementare, che dice: “Su lì e là, l’accento va. Su qui e qua, l’accento non va”. Chiaro il concetto?

Un po’: non è , per favore!  Un po’ sta per un poco: cade il co, e l’elisione si rimarca con l’apostrofo, apostrofo, non accento. Lo stesso identico discorso si applica a frasi tipo “fa’ la cosa giusta” e non "fà la cosa giusta", perché la i cade e viene sostituita dall’apostrofo.
Così come si scrive io sto e egli sta, non io stò e egli stà: il verbo suona io sto, tu stai, egli sta, che c’entra l’accento?
Io sò ed egli sà: il verbo suona io so, tu sai, egli sa, che c’entra l’accento? Egli và, egli fà, che c’entra l’accento? L’unico caso tra questi in cui ci vuole l’accento è egli dà, per non confonderlo con la preposizione da.

7. Detesto quelli che scrivono tutto in stampatello. Scrivere stampatello equivale ad urlare, la netiquette è molto chiara al riguardo. E’ maleducazione urlare nelle orecchie di chi vi ascolta, è maleducazione urlare nelle orecchie dello sfortunato che vi  legge. Avete paura che la gente non vi ascolti? Forse, allora, dovete rivedere i concetti, non il volume della voce. Dite qualcosa di intelligente, e le persone vi ascolteranno anche se scrivete a lettere minuscole.

8. Piuttosto che: non indica due possibilità, nel significato di anche (mi piace il mare piuttosto che il lago), indica un’alternativa netta ( preferisco farmi sparare piuttosto che vedere il Grande Fratello).

9. Sostituire il ch o la c dura con la k: concesso solo se avete meno di 12 anni, altrimenti evitatelo.

10. Sarebbe troppo pretendere congiuntivo e condizionale messi al posto giusto? Se io avrei, non vi fa agghiacciare la pelle? Non ci sono più i congiuntivi di una volta, ahimè...

Ecco il personalissimo decalogo, e il vostro?

22 commenti:

  1. Visto che sulla prosa hai detto tutto (sottoscrivo ogni parola, anch'io provengo da studi umanistici) mi dilungherò su altro fronte: la poesia.

    Nei blog spesso leggo le opere di aspiranti poeti. Vorrei dire a tutti loro: la poesia NON è una serie di parolette un po' ricercate, buttate lì a caso. La poesia non si differenzia dalla prosa solo perché i contenuti sono un po' vaghi e dopo qualche parola si va a capo.
    La poesia è RITMO. Se non volete scrivere in endecasillabi o usare le rime, usate giochi di parole, allitterazioni o altri mezzi per creare il ritmo, quella cosa bellissima che si trova anche nelle canzoni e che dà senso alle poesie.

    Scusa per lo sfogo, ma è una cosa a cui tengo tantissimo! Forse è il caso che ci faccia anch'io un post? ^____^

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  2. sììììììììì!! Alla poesia non avevo pensato, mi sembra una bellissima idea, davvero.
    In effetti, leggo spesso dei veri e propri orrori spacciati per poesia, fondiamo un movimento di protesta contro i finti poeti

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  3. e io che avevo cominciato a scrivere sul mio blog per diffondere le mie poesie! (con un solo punto !) chissà come mai alla fine ho sterzato sulla cucina, forse perchè un blog di poesie non lo legge nessuno? ;)

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  4. Ciao. Bellissimo post. Ho sempre scritto molto, lettere, diari, raccontini. Lo trovo un'ottimo strumento di comunicazione e di espressione di noi stessi. Da quando ho un blog, mi sono accorta che non seguo più le regole imparate a scuola, ma scrivo seguendo liberamente il fluire dei pensieri e abbondo in puntini di sospensione e in punti esclamativi: male, malissimo.
    Se avrai tempo e voglia, vai a vedere i miei post. Ogni critica è più che ben accetta. Ciao carissima (e ora esagero) !!!!!!!!!!!!!! ;D

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  5. Grande! Comincio ad elaborare le idee per il post. Di sicuro ti citerò.
    Diventeremo le pioniere del movimento contro i finti poeti/prosatori ;-)

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  6. Hai dimenticato il mai troppo biasimato qual'è.
    Decalogo apprezzabilissimo (io però tendo a usare puntini di sospensione a iosa...).
    Ciao,
    A.

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  7. @ Angolo nero: l'avevo seriamente preso in considerazione, poi ho tagliato per non essere troppo prolissa. I puntini di sospensione ogni tanto vanno anche bene, ma qualcuno li usa al posto del resto della punteggiatura, e questo va un po' meno bene, non trovi?

    @ Ivy: fondiamo una nuova Accademia della Crusca, che ne pensi?

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  8. @ Viola: anch'io seguo i miei pensieri, ogni tanto mi lascio andare anche ad un tono colloquiale, con termini casarecci, l'importante è saper scrivere anche in buon italiano, quando serve!

    @ Francesca: devo ammetterlo, adoro la poesia, ma i blog di poesia li trovo noiosissimi, per fortuna hai cambiato argomento, ti preferisco assolutamente così!

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  9. Bel post, Lauraa, molto utile! Io personalmente riconosco di fare alcuni di quei "errori" che hai descritto nel decalogo e, prometto, cercherò di migliorare.
    Baci e buona domenica sera!

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  10. Ottimo Post, Geillis. E' proprio difficile l'"arte delle virgole"!
    Ma adesso, come farò a scrivere ancora i miei post o commentare i tuoi? Mi sentirò severamente osservato e dovrò consultare continuamente il tuo prontuario.
    Mamma mia sono rovinato!
    La foto è delizioza.
    un abbraccio
    mario

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  11. Avevo scatoloni pieni di lettere. Lettere di amori molto acerbi, lettere di amiche conosciute al mare, lettere dei famosi "corrispondenti di penna" assegnati dalla professoressa di inglese delle medie. Le ho conservate per tanti anni, prima nel porta-gioie costruito durante le lezioni di tecnica, poi, man mano che aumentavano di volume, in scatole sempre più grandi, che sono finite, col tempo, sopra l'armadio. La corrispondenza con l'amore della mia vita? Finita nell'oblio per colpa di un hard disk che ha deciso di non funzionare più. Cat

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  12. ok, si parla di blog, ma io non posso trattenermi e vi devo raccontare due o tre cosette su quello che accade nel mio ufficio. Io mi occupo di comunicazione esterna ma dai colleghi che non capiscono il senso del mio lavoro (e cioè tutti, considerato che lavoro nei servizi sociali) sono prevalentemente usata come "correttrice di bozze". Ho una personale battaglia sulle maiuscole accentate che in italiano ESISTONO e con word si mettono con la funzione inserisci simbolo. Le virgole ... cara Laura, sono considerate un optional da distribuire a caso. Presa dallo sconforto più profondo ho chiesto al direttore di far fare un corso di"RIformazione" sull'italiano scritto. Mi ha riso in faccia...io però sono costretta a correggere certi capolavori pseudo futuristici! Quando ho chiesto di acquistare il dizionario per l'ufficio la risposta è stata: "Ma perché tu non lo sai l'italiano?" e poi la solita risata. Il dizionario me lo hanno concesso, ma la grammatica del Tantucci no. Allora certe volte sono perfida: non correggo, dico che va bene e godo profondamente nell'immaginare la faccia del destinatario che legge quegli orrori grammaticali da prima elementare. Goduria totale hihihihi

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  13. Bellissimo post, sono pienamente d'accordo con te (anche se, mea culpa mea culpa, mi rendo conto di essere una di quelli che pecca in puntini di sospensione.. non tanto nei post, quanto nei commenti o su FB; quando insomma scrivo più di getto).
    E, se posso, standing ovation per il punto numero nove: sono stufa ed arcistufa si veder torturare il "piuttosto che" da gente che oltretutto nel farlo si atteggia ad intellettualoide. L'ignoranza per carità può esserci, mi rendo conto che la grammatica italiana è difficile; ma pronunciare con un orgoglio certi strafalcioni da far rizzare i capelli, questo proprio no.
    Vorrei tanto conoscere il primo genio che, per sentirsi un intellettuale raffinato, ha deciso di prendere il piuttosto che e piazzarlo lì dove non gli compete..

    PS: tutto sommato, sono anche stata parsimoniosa nei puntini di sospensione; tutto sommato basta farci un po' di attenzione, come scrivi tu!

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  14. Non posso ch essere d'accordo, da brava docente di lettere! Grazie di aver ricordato la nostra gloriosa lingua e le sue regole! Io però a volte mi concedo qualche ... o qualche ?! o ancora !!!

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  15. Siete fantastici, tutti!!! In questo caso i punti esclamativi ci volevano proprio
    :-)

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  16. giusto giustissimo, quanto dici è sacrosanto , e mi prendo pure la tiratina d'orecchi per i miei punti esclamativi! sai quando devo scrivere un commento, ed è come se parlassi,è difficile esprimere stupore, compiacimento , sorpresa e così via , senza punti esclamativi. Post davvero utile, brava Geillis! un abbraccio
    ciao Reby

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  17. cara Geillis,
    grazie, quando ci vuole ci vuole!
    Da quando ho il blog mi sono resa conto di essermi 'lasciata andare', in modo consapevole per carità, ad alcune mode (puntini sospensivi a iosa, improbabili abbreviazioni, uso del 'k' da parte di una 40enne) ma, con questo post mi hai riportato sulla retta via, di strafalcioni ne farò sicuramente ancora, nonsotante la mia laurea in lingue, ma starò attenta...prometto!
    un abbraccio
    dida

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  18. Questo post ha avuto un successo travolgente, è un argomento sul quale mio marito ed io spesso ironizziamo bonariamente. Anche se sono il commento n.18, piuttosto che(!) tacere, ti rinnovo i complimenti.

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  19. Io ho cambiato in corso il mio modo di scrivere quando mi hanno accusata di usare la punteggiatura in modo anacronistico, così ora sono di quelle che usano i punti esclamativi a 4 alla volta.
    Di usare la K propio non mi va, eppure lo fanno quasi tutte le mie coetanee ( è però vero, che sono quelle che mi hanno consigliato la saga di Twilight spacciandola per un capolavoro della letteratura gotica).

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  20. direi che con il blog uso molto i puntini di sospensione. prima a me quasi sconosciuti.
    trovo che rendano bene l'idea di "elaborazione" di un'idea, o di pausa.

    'notte

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  21. Post doveroso e utilissimo. Brava!

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  22. Complimenti! Hai sempre la capacità di rendere speciale Roma.
    Le fotografie che hai postato mi ricordano molto alcuni scorci di Barcellona e Gaudì.
    Non sono mai stata in questa Villa. E' già inserita fra le cose da fare assolutamente!

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Pellegrino che ti aggiri per queste lande incantate, mi farebbe piacere una traccia del tuo passaggio...

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