I miei viandanti

martedì 11 dicembre 2007

Risotto al Telefono




Ed ecco il piatto con cui partecipo al Pranzo aziendale di  Cuoca per caso (domani spero di fare quello per Aspettando Natale): è un risottino un po' calorico ma delicato di sapore, si chiama al Telefono perchè negli ingredienti c'è la mozzarella che deve filare, come nei Supplì.

Lo mangiai tantissimo tempo fa, cucinato da una mia collega di Università a casa sua, uno di quei pranzetti tra amiche di corso, tra un libro e l'altro,  in cui ci si arrangiava a cucinare, e siccome io ero abbastanza imbranata, questa ricetta mi sembrò davvero una delizia, mi feci dare le dosi e lo replicai con molta soddisfazione: ora me le ricordo con molto affetto, quelle giornate passate insieme a studiare (il corso era Egittologia, se non sbaglio), anche se con quelle ragazze ci siamo perse di vista da più di vent'anni, e magari non sempre con serenità.

Un'altra sera, vedendo la partita della Nazionale, credo l'ultima partita che abbia visto in vita mia, quella tra noi che sapeva cucinare meglio improvvisò per tutta la truppa  un piatto enorme di spaghetti conditi col tonno, un'altra cosa mi sembrò davvero gustosa, e anche qui mi ritrovai piuttosto invidiosa perché io sapevo solo pasticciare qualche dolcetto, e non sempre riuscito, figuriamoci cucinare per dieci persone. Credo che sia stata proprio questo il periodo, quello dell'università, in cui ho avuto di conoscere tante persone, anche più grandi, con più esperienza o magari semplicemente con più iniziativa, che ho imparato a pasticciare in cucina!


Ingredienti (per persona)
80-100 grammi di riso per risotti
un uovo piccolo (o un uovo grande per due persone)
latte, qualche cucchiaio
parmigiano a piacere
Cipolla
Olio e.v.o.
Almeno 80 grammi di mozzarella a testa, di più è meglio
Dado vegetale ( per fare il brodo)

 Fate una pentola di brodo vegetale (con le verdure, con il granulato o col dado), e tenete al caldo.

 In un tegame fate imbiondire della cipolla tagliata piccola in qualche cucchiaio di olio, poi buttatevi il riso e fate rosolare un paio di minuti, quindi cominciate ad aggiungere il brodo caldo, un mestolo alla volta, mescolando spesso con un cucchiaio di legno.

Nel frattempo battete l'uovo, aggiungete un goccio di latte, un pizzico di sale e abbondante parmigiano. A parte tagliate la mozzarella a dadini (non troppo piccoli), e fatela scolare.

Continuate ad aggiungere brodo e a mescolare fino al punto di cottura del riso (leggermente al dente), e fino a farlo rapprendere: a me sono occorsi circa 17 minuti. Poco prima assaggiate e regolate di sale.

A questo punto buttate il composto di uova, e mescolate sul fuoco acceso per circa 3-4 minuti, per mantecarlo bene e farlo stringere di nuovo, come se doveste impiattarlo così.

Appena si è ristretto, buttate la mozzarella, mescolate sempre sul fuoco acceso per scioglierla all'incirca per un minuto, o anche meno: quando comincia a filare parecchio attorno al cucchiaio, spegnereil fuoco, non deve nè rimanere a tocchi, e neanche sciogliersi completamente, sennò sparisce e non fila più.

Servire subito con una abbondante spruzzata di parmigiano.

sabato 8 dicembre 2007

Auguri papà

E' tempo di compleanni, almeno a casa mia!

ed ora, come un sol gatto, tutti in coro....


Buon compleanno papà!

venerdì 7 dicembre 2007

Zuppa di fagioli e patate


Oggi, con questo tempo rigido e il cielo plumbeo, una bella zuppa calda in una scodella di coccio era proprio quello che ci voleva…

Per due persone
250 grammi di patate a dadolini (più piccoli se li volete quasi sciolti nella minestra, più grandi se volete rimangano interi)
1 scatola fagioli borlotti lessi, scolati (400 grammi, ma se volete di più)
Cipolla tagliata a fettine sottili (a piacere)
7 cucchiai di passata di pomodoro
Olio di oliva, parmigiano
6 dl di acqua (se la fate senza pasta, altrimenti 7,5 dl circa)
In versione non vegetariana: due salsicce spellate e a pezzi

Mettere in un tegame (meglio se di coccio) le patate, la salsiccia, la cipolla, 6 dl di acqua e il pomodoro, un filo di olio e sale; coprire col coperchio (semichiuso) e far cuocere a fuoco medio per 15 minuti.
Quindi scoperchiare, aggiungere i fagioli scolati e continuare la cottura per altri 20 minuti.
Schiacciare qualche pezzo di patata, per addensare il sugo, regolare di sale, e continuare la cottura per altri 10 minuti (in tutto 45 minuti circa)
Spegnere il fuoco, far riposare al caldo dieci minuti per far addensare la minestra, quindi scodellare con un filo di olio a crudo e una bella spolverata di parmigiano, e magari su un letto di pane casereccio bruscato…

Dopo aver mangiato una superba zuppa di lenticchie, chiesi al cuoco quale fosse il suo segreto e mi rispose: buttare nella pentola anche una bella crosta di parmigiano…solo che io lo compro già grattugiato! Beh, una volta ci voglio provare anch’io…
Vado a fare una bella torta per la merenda...a più tardi!
P.s. Comincio a diventare bravina con le fotografie, no? :-)

Ciambellone morbido all'ananas


ed eccola, la torta pronta per la merenda...è un ciambellone che ho trovato sul sito di Cookaround (credo sia una ricetta di Anna Moroni): l'ho fatto una volta ed è piaciuto moltissimo perchè, oltre ad essere molto morbido, è anche profumato, e senza burro.




Ingredienti per uno stampo col buco da 26 centimetri:

3 uova intere

200 grammi di zucchero

250 grammi di farina

130 grammi di olio di mais

6 fette di ananas sciroppato e 2/3 del succo della scatola

1 bustina di lievito

un cucchiaio di Strega (questo l'ho aggiunto io)

Battere con la frusta elettrica le uova intere con lo zucchero, quindi aggiungere l'olio, il liquore, il succo dell'ananas, quindi aggiungere la farina e il lievito.

Imburrare ed infarinare uno stampo da ciambella, versare l'impasto, quindi adagiarvi sopra 6 o 7 fettine di ananas (io ci ho messo anche qualche ciliegina candita perchè le avevo).

Infornare nel forno già caldo per circa 45 minuti (i 50 della ricetta mi sembrano troppi...), quindi sformare con delicatezza quando si è freddata, e cospargere di zucchero a velo.

mercoledì 5 dicembre 2007

Sbriciolata alla Ricotta e Cioccolato




Ecco un'altra ricetta speditami da Miriam: non avendola mai nè vista nè assaggiata, spero di averla seguita correttamente... la parte divertente è che, nonostante sia una crostata, non bisogna impastare e stendere con il mattarello la frolla, ma semplicemente compattare le briciole nella tortiera!

Dosi per una tortiera da 26 centimetri:


Per la base:

1 uovo intero
150 grammi di zucchero
400 grammi di farina
1 bustina di vanillina
1 etto di burro
1 bustina di lievito
buccia di 1 limone grattugiato (io ho aggiunto un cucchiaio di Strega)

Per i ripieni:
Primo strato: cioccolata fatta con 60 grammi di cacao, mezzo litro di latte, 3 cucchiai di zucchero, 2 cucchiai di farina
Secondo strato: 3 etti di ricotta, 1 rosso d'uovo, 3 cucchiai di zucchero, cacao per colorarla (se fatta con la cioccolata, in alternativa del liquore)



Io, prevedendo i mugugni di mio marito, al quale non piace la cioccolata, ho fatto una versione bianca, con uno strato di marmellata di visciole casalinga e la ricotta senza cacao, ma profumata con 2 cucchiai di Strega


Battere la ricotta con la frusta elettrica, aggiungendo il rosso d'uovo, lo zucchero e il cacao, fino ad ottenere una crema morbida.

Fare la fontana con la farina, mescolarvi il lievito, quindi unirvi l'uovo intero.
Aggiungere lo zucchero e cominciare ad impastare con la forchetta, aggiungendo man mano il liquore e il burro sciolto.Continuare ad impastare con la forchetta, fino ad ottenere un composto granuloso di questo genere.


Imburrare accuratamente una tortiera per crostate, quindi, con le mani, cominciare a riempirla di briciole, schiacciandole fino a formare una base solida, e lasciando una parte dell'impasto per il bordo e la copertura superiore.


Versare la cioccolata fredda (in questo caso marmellata) cercando di non trasbordare troppo





Versare la crema di ricotta, facendo attenzione a non mescolare i due strati, e pareggiare bene. 
Con le briciole rimaste fare un bordo in modo da contenere i due strati, e sbriciolare il resto sopra.



Mettere in forno preriscaldato a 180 gradi per 40-45 minuti, poi 5 minuti scarsi di grill elettrico, per colorire la parte superiore (rigirandola spesso)



Attendere che la torta sia fredda per sformarla. Quindi spolverare con zucchero a velo.


Grazie a Miriam per la sua ricetta, ne approfitto per salutare tutta la sua famiglia: ci vedremo sicuramente per Natale!

martedì 4 dicembre 2007

Parigi, il Canale Saint Martin



Chi ama Parigi non può non aver visto "Il favoloso Mondo di Amélie", e chi ha visto il film non può non riconoscere questo Canale...è quello dove Amélie bambina rovescia la boccia col pesce rosso (con quel pianoforte bellissimo in sottofondo, del grande Yann Tiersen), e lo stesso (con la chiusa verde alle spalle) dove, da grande, fa rimbalzare i sassi sull'acqua.


Fatto costruire verso il 1820, su un progetto di Napoleone (che aveva già realizzato il più ampio Canale dell'Ourq, dove confluisce il Saint Martin), il canale è lungo 4,5 chilometri, e scorre a livello della strada, solo una striscia ciottolosa disseminata di panchine, piacevolissima da passeggiare lentamente, ammirando il riflesso degli imponenti e frondosi platani sulle acque tranquille.

  Il Canale è fiancheggiato da Quais trafficatissimi, una cortina di palazzi non bellissimi, soprattutto verso la fine, verso la Villette dove sono addirittura fatiscenti, forse dei vecchi magazini ora in disuso, ma cominciano a farsi più eleganti in direzione di Place de la Bastille, quando il canale diventa sotterraneo, sparendo alla vista, sostituito da una striscia di giardino del Boulevard Richard Lenoir..


Essendo il canale navigabile ma in pendenza, ci sono nove chiuse che disciplinano l’acqua, cosicchè scorre a più livelli, con uno sbalzo, tra una chiusa e l’altra, anche di qualche metro.



E’ bello passeggiare sulle sue pigre sponde, ma ancora più emozionante percorrerlo in battello: la piccola imbarcazione parte dal Bacino dell’Arsenal, sotto Place de la Bastille, alle dieci di mattina (non è proprio economica, se non sbaglio il costo è di 15 euro, ma c'è la guida che spiega tutto il percorso in inglese e francese: la nostra guida era, tra l'altro, veramente un bel ragazzo, molto parisien...), e contemporaneamente ne parte un’altra al Bacino de la Villette, alla fine del Canale.


Conviene attrezzarsi bene, perché il viaggio è bellissimo ma freddo e bagnato: munirsi di maglione anche durante l’estate!

La prima parte è sotterranea, si tratta di un ampio canale umido a volta ribassata, risalente all’epoca napoleonica, rischiarato da tremule lampade che si riflettono sulle acque oscure: ad un certo punto si passa proprio sotto la base della Colonna di Place de La Bastille, e si prosegue sotto il Boulevard Richard Lenoir...

Il percorso, lentissimo, dura circa due ore: non tanto a causa della lunghezza del canale, quanto per il tempo che si impiega per risalire ogni chiusa (se si fa dall’Arsenal alla Villette, sennò si scende, ovviamente). Ad ogni chiusa, infatti, c’è un omino che aziona il meccanismo, impressionante a vedersi dalla barca. Ci si trova dinanzi, infatti, un enorme portone di metallo, alto almeno due o tre metri, da cui trabocca il canale soprastante.
L’omino chiude dietro di noi un altro portone metallico, e poi comincia ad aprire le cateratte di fronte, in maniera che l’acqua comincia a defluire sotto di noi, innalzando lentamente la barchetta.

Inutile dire che si tratta di un’operazione emozionante ma umida…


Alla fine la barchetta si trova al livello del canale superiore, per cui supera la chiusa e continua la navigazione. Alla fine del Canale si apre un bacino più ampio, il Canale dell’Ourq, con una serie di edifici industriali e i vecchi Mattatoi, dove si può scendere per prendere la Metro Jean Jaurès, oppure si prosegue e poi si defluisce nel Parc de La Villette (quello dove c’è la Géode e la Citè des Sciences).



Io ho fatto tutto il percorso, e poi sono tornata a piedi fino a Place de la Bastille: ovviamente il percorso a piedi occupa parecchio tempo (e buone gambe), ma ne vale veramente la pena…



domenica 2 dicembre 2007

Auguri mamma!



Buon compleanno da Laura,
Luca,
Koko e Titti...

Auguri da tutti Noi!!!!









L'immagine sopra è stata presa dal sito Magica Luna

mercoledì 28 novembre 2007

Crostata con frolla all'olio


Dopo Cuocapercaso (Ricette e Dintorni di una Cuoca per caso), anch’io ho sperimentato la ricetta della frolla-non frolla di Cocò, (Sale e Pepe quanto Basta): un impasto a base di olio e lievito per fare la crostata, che rimane più morbido e alto della frolla normale.
Il risultato è stato entusiasmante…

Per le fonti originali, questi sono i link:

La non crostata di casa mia
Crostata-non crostata di Cocò

Ho rispettato le dosi della ricetta originale, solo credo di aver messo un po’ di farina in più: la particolarità di questo impasto, infatti, è che non è duro come una frolla normale, ma morbido, e va steso con le mani, non con il mattarello. Quindi, per evitare di restare con le mani appiccicate nell’impasto, bisogna infarinarle spesso.

Ho usato questa frolla per due dolci diversi: una normale crostata alla marmellata di arance (le dosi sono per uno stampo da 24 centimetri di diametro) e un dolce alla marmellata di ciliegie (fatta in casa, scura e con un lieve sapore asprognolo, una delizia) con copertura completa. In questo caso le dosi sono per la teglia da 22 centimetri.
Per coprire il sapore dell’olio (in effetti si sente un po’), nella seconda torta ho aggiunto due cucchiai di Strega.

La ricetta di Cocò è questa:
Dosi per una crostata:
280 grammi di farina
2 uova intere
100 ml di olio di oliva
100 gr di zucchero
Mezza bustina di lievito
Limone grattugiato ( o liquore)

Impastare con la forchetta le uova e lo zucchero. Aggiungere l’olio e il lievito, quindi la farina (meno un cucchiaio). L’impasto che ne risulta è questo.






Imburrare ed infarinare una teglia per crostate, quindi stendere con le mani due terzi dell’impasto ( la metà, nel caso della copertura completa), immergendole nella farina quando la pasta si incolla alle dita.



Stendere la marmellata (400 grammi nel caso della crostata più grande), quindi aggiungere un po’ di farina (io ho fatto un po’ ad occhio) per indurire la pasta, per modellarla a strisce oppure stenderla intera sulla marmellata.




Nel caso della crostata normale, ho messo nel forno caldo a 180 gradi per 30 minuti, nella parte centrale del forno. Per la seconda torta, oltre ai trenta minuti, ho acceso il grill elettrico per cinque minuti scarsi, per colorirla sopra.

Una bella spolverata di zucchero a velo, et voilà…




Parigi- Il Palais Royal


Il Palais Royal e il suo incantevole giardino è una delle scoperte più affascinanti della città…ogni volta che arrivo a Parigi, è la mia prima tappa.

Mi siedo ad una delle sedie di metallo verde della fontana centrale, sotto la nebbiolina dell'imponente zampillo, con la mia prima, croccante baguette comprata in una delle innumerevoli boulangerie della zona, assaporando il piacere di essere di nuovo qui, nei dolci profumi della primavera parigina..






Il Parc Royal non è lontano dal Marais: si percorre tutta la Rue de Rivoli fino al Louvre, e sulla destra si apre la Place du Palais Royal: ha accanto il Louvre des Antiquaires e di fronte lo sterminato Museo del Louvre, la cui descrizione occuperà un altro post.



E' un piccolo gioiello incastonato nel caos delle strade parigine, una vera oasi di pace e tranquillità, in una zona ad altissima densità di traffico e turisti (nella foto sopra, una bizzarra sperimentazione post moderna proprio vicino al Palais).

A primavera ci sono magnolie del Giappone in fiore, e piccioni dappertutto. Qua e là sbucano fuori sculture strane e modernissime, anche se il contrasto stridente tra stili così diversi non è privo di un qualche perverso fascino. Alcune fotografie sono state scattate ai primi di aprile, quelle con gli alberi ancora spogli, mentre nel fotografie con gli alberi più verdi sono del viaggio successivo, fatto a fine aprile.




Il palazzo vero e proprio venne fatto costruire verso il 1630 dal perfido Cardinale Richelieu (dovrebbe essere quello in cui Dumas ambienta I Tre Moschettieri), venne rimaneggiato diverse volte nel corso del Settecento, passando prima nelle mani di Luigi XIV e successivamente alla casa degli Orléans: è attualmente sede del Consiglio di Stato e del Ministero della Cultura, e purtroppo non è visitabile.


Del giardino originale di Richelieu non c'è rimasto molto: era molto più ampio di quello attuale, ovviamente, comprendeva addirittura un piccolo bosco. Fu rimaneggiato svariate volte, ed assunse la fisionomia attuale nel 1780, con la costruzione dei portici che tuttora lo circondano.




La parte iniziale del Parc Royal, il cosiddetto cortile d’onore, è lastricata, ed ospita una selva di pezzi di colonne di un certo Daniel Buren, datate 1986.
Sempre nel cortile ci sono due fontane di Paul Bury, 1985, con delle enormi sfere d’acciaio: curioso il contrasto con il palazzo antico e il romantico giardino, anche se i mozziconi di colonne a strisce nere e bianche di Buren non è che mi entusiasmino granché (certo, sempre meglio del parcheggio che c’era prima…).




La persona riflessa nella sfera d'acciaio della fontana sono io, ovviamente





Superato il cortile d'onore, ci si immette direttamente nel giardino, al cui centro sorge la bella vasca circolare, con un contorno di siepi fiorite e lunghi filari di alberi perfettamente sagomati "en Marquise"(credo siano tigli).




Quest'incantevole gioiello , non grande e di forma rettangolare, è racchiuso dal lunghissimo porticato settecentesco, con 180 arcate al pianterreno e un piano rialzato, praticamente un porticato ininterrotto che percorre tutto il perimetro del rettangolo, e che ospita ai piani superiori 60 appartamenti (non voglio neanche pensare a quanto può costare uno di essi...)

Vi abitarono personaggi famosi, tra cui la scrittrice Colette e Jacques Coucteau.






Nel corso del 1700 questo luogo diventò un posto alla moda, con molti circoli di gioco, caffè e club, alcuni dei quali furono importante focolai della rivoluzione.




Tuttora sui portici si affacciano vari elegantissimi negozi, alcuni piuttosto antichi, e di merce varia: vecchi ristoranti, bistrot d’epoca, gioielli, antiquariato, modellismo, medaglie, oggetti di design e così via. Riferiscono le cronache che al numero 177 si apriva il negozio di coltelli dove Charlotte Corday comperò quello con cui assassinò nella vasca il rivoluzionario Marat.




L'antico ristorante Grand Véfour (foto sotto) risale addirittura alla fine del Settecento, e conserva addirittura dei preziosi arredi ottocenteschi.



Chiunque vada a Parigi non può assolutamente perderlo...

LinkWithin

Related Posts with Thumbnails