I miei viandanti
lunedì 14 gennaio 2008
Sleeping Sun, Nightwish
Per festeggiare, inserisco una delle più belle canzoni dei Nightwish, dei vecchi Nightwish, con la soprano Tarja.
Il video è ambientato su un campo di battaglia, con la soprano vestita di bianco e i suoi compagni di band vestiti da cavalieri medievali. La canzone risale ad uno dei primi cd, ma il video è del 2005, ce n'è un'altra versione molto più vecchia, in cui la soprano è praticamente irriconoscibile, con corti capelli e rossi e molto più tondetta di ora.
A parte la bellezza della canzone, credo che sia una delle più belle interpretazioni di Tarja, in cui la sua voce estesa e limpida è al meglio di sè.
Per attivare il video, cliccare sul Play in basso a sinistra. Se si desidera vedere il video su You tube, cliccare sul Play al centro del video.
Questa è la traduzione del testo:
Sole dormiente
Il sole dorme quietamente
Una volta ogni secolo
Malinconici oceani calmi e rossi
Ardenti carezze distese a riposo
Grazie ai miei sogni tengo in mano la mia vita
Grazie ai desideri scorgo la mia notte
La verità alla fine del tempo
Perdere la fiducia è un delitto
Vorrei che questa notte
Durasse il tempo di una vita
L'oscurità attorno a me
Coste del mare solare
O come vorrei immergermi con il sole
Dormire
Piangere
Con te
Il dolore ha un cuore umano
Dal mio dio partirà
Navigherei per migliaia di lune
Senza trovare la mia strada
Duecentoventidue giorni di luce
Saranno desiderati per una notte
Un momento dell'opera del poeta
Finchè non ci sarà più niente da dire
Vorrei che questa notte
durasse il tempo di una vita
l'oscurità attorno a me
coste del mare solare
oh come vorrei immergermi con il sole
dormire
piangere
con te
traduzione tratta da
http://www.nightwish-italy.com/
sabato 12 gennaio 2008
I signori del Metal ed altre storie
Da qualche anno sto ampliando i miei orizzonti musicali, che prima erano ristretti più che altro alla musica italiana, anche se non rinnego affatto le mie preferenze per il grande Daniele Silvestri, forse il mio preferito in assoluto (la Paranza però non gliela perdono), il sempreverde Eugenio Finardi, il sensuale Piero Pelù (anche se ultimamente mi sembra sempre meno rock e più pop) e così via.

Un settore completamente nuovo che ho cominciato ad esplorare un paio di anni fa è quello del metal, e non rabbrividite, per favore. Se avete in mente gruppi fracassoni come i Metallica e gli Iron Maiden, siete proprio sulla strada sbagliata. Quello è heavy metal, che è tutta un’altra cosa. Vi sembro tipo da ascoltare musica del genere?!
Non avrei intitolato il mio blog la Foresta Incantata…:-)
Sono partita dagli Evanescence, che però fanno Gothic Rock e non Metal, e poi ho capito che c’era tutto un altro mondo, oscuro e tenebroso, in cui immergersi.
Diciamo subito che il fatto che siano nordici la dice lunga sulle atmosfere e i suoni che riescono a creare: molti di questi cd potrebbero fare da colonna sonora a film tipo Il Signore degli Anelli, per intenderci. Quasi tutti i vocalist hanno studiato canto lirico, e si sente.

Il bellissimo norvegese Roy Khan, dei Kamelot (i miei preferiti in assoluto), è un baritono, forse il miglior vocalist sulla scena metal mondiale, con una voce calda e sensuale e un fisico da urlo (mi spiace, quando ce vo’ ce vo’).
I Kamelot sono forse i più complessi ed oscuri di tutti, mescolano disinvoltamente Power metal, orchestrazioni possenti, atmosfere dark: delle vere perle sono i due concept album che rileggono in chiave metal tutto il Faust di Goethe, un vero capolavoro: Epica e The Black Halo. Al contrario di quello che si pensa, il Metal sa essere molto melodico, basta ascoltare le bellissime ballate On the Coldest winter night e Abandoned (che non mi ricordo in quale sito di Metal ho trovato descritte come ballate stracciamutande, termine azzeccatissimo!)
Le loro canzoni sono veramente particolari e suggestive, con dei testi belli e poetici (magari prima o poi ne tradurrò qualcuno), un po' malinconici e qualche volta pessimisti, a volte originalissimi, come la trilogia dedicata alla famosa contessa Elizabeth Bathory.


La bella Tarja ha studiato per anni canto lirico, nella sua produzione precedente ci sono delle notevoli interpretazioni di brani classici come il Magnificat e l’Ave Maria. Certo, è una voce particolare, molto impostata, un po’ fredda forse, anche perché canta solo da soprano, può anche non piacere però è sicuramente una fuoriclasse.


L’eterea e bellissima Simone Simons, altra mezzosoprano di classe, vocalist dei nuovi Epica, tre cd all’attivo, una fulgida promessa nel campo del Metal.
Come dice il loro nome, la loro musica è veramente epica, maestosa, con grandi orchestrazioni, atmosfere suggestive che spaziano dalla musica araba al canto corale. Sono stati la band di apertura dei concerti dei Kamelot, agli inizi, e la bella Simone ha duettato con Roy Khan nei due cd di cui sopra e nel video The Haunting, e lui ha ricambiato il favore cantando con lei nella canzone Trois Vierges. Che dire, bellissimi e bravi…

Gli austriaci Edenbridge, con la voce cristallina di Sabine Edelsbacher (ma sono tutte belle queste cantanti?). Ultimamente un tantino ripetitivi, sono forse i meno complessi: i Kamelot ed i Nightwish sono di un altro livello, ma la voce di Sabine e molto limpida e trillante, qualche pezzo merita di essere ascoltato.
mercoledì 9 gennaio 2008
Torta di Carote e Mandorle
Innanzi tutto, un saluto alla cara Donatella, che passa spesso a trovarmi! Visto che non riusciamo a vederci spesso, è comunque un modo per tenerci in contatto, no? L'ultima volta che siamo stati da lei, sotto Natale, ci ha cucinato delle meravigliose Lasagne Radicchio e Ricotta, prima o poi mi faccio dare la ricetta e le provo anch'io, così la posto, erano buonissime e particolari.
A proposito di ricette particolari, eccone una che ho appena sperimentato: avevo già fatto una torta di carote, ma questa ricetta è decisamente migliore, perfetta direi. E' composta per la maggior parte di carote e mandorle, senza burro e olio. L'ho trovata saltellando in rete, ma non mi ricordo proprio dove, sorry...
Questa volta vi ho messo le mandorle, ma viene benissimo anche con le nocciole, oppure con un mix di frutta secca.
400 grammi di carote pulite
200 grammi di mandorle pelate
3 uova intere
100 grammi di zucchero
100 grammi di farina
4 cucchiai di latte
1 bustina di lievito per dolci
Passare le carote nel mixer o, se non se ne possiede uno (come me) munirsi di pazienza e grattugiarle con una grattugia per verdure (vedi foto).
Raccoglierle in uno strofinaccio, pulito ovviamente, e farle asciugare, perché l’acqua che tirano fuori potrebbe ammosciare la torta.
Passare le mandorle nel mixer o nel frullatore con due cucchiai di zucchero (lo zucchero serve ad assorbire l’olio che tira fuori la frutta secca), fino a ridurle in polvere.
In una ciotola battere le uova intere con lo zucchero rimasto, con la fruste elettriche, fino a farle diventare gonfie e spumose, quindi aggiungere la polvere di mandorla un poco alla volta e il latte.
Aggiungere la farina setacciata assieme al lievito.
Aggiungere le carote grattuggiate e asciugate (per quanto possibile).
Imburrare ed infarinare una teglia di 26 centimetri, versarvi l’impasto e passare in forno già caldo a 180 gradi per circa 45 minuti.
Una volta fredda, sformare delicatamente e spolverare con zucchero a velo.
Louvre, seconda parte
Primo piano: gli appartamenti di Napoleone III, nell’ala Richelieu, fino ad arrivare all’ala Sully attraverso la lunghissima sezione degli Oggetti d’arte.
Ala Denon: la stupenda Galerie d’Apollon, con i gioielli della Corona.
Dipinti italiani XVII-XVIII secolo, ovveroLa Grand Galerie (quella dove c’è la Gioconda, per intenderci) è uno dei pezzi forti del Museo, assolutamente imperdibile: vi è esposto il fior fiore dei capolavori della pittura italiana, che al Louvre hanno il posto d’onore. Se avete presente il film The dreamers di Bertolucci, è quella Galleria lunghissima dove i tre ragazzi si mettono a correre per mano, emulando un vecchio film francese (credo di Godard).
A proposito di questo film, che assieme a Il favoloso mondo di Amélie è uno di quelli che più mi evoca Parigi, racconto un piccolo aneddoto. Quando andai a vederlo al cinema (non aspettandomi però un film ai limiti dell’hard), la sala era mezza piena, quasi tutte signore di una certa età, il che mi stupì alquanto, insomma, Bertolucci è quello di Ultimo Tango a Parigi…
Dopo una scena piuttosto forte, una signora piuttosto anzianotta disse, a voce alta:
“ Io nel 68 c’ero, ma queste cose mica me le ricordo…”
Per tornare alla Grand Galerie, i capolavori che ospiti sono innumerevoli. Ovviamente Leonardo e la Gioconda hanno il posto d’onore, ma non fermatevi assolutamente qui. Dovunque girate gli occhi, uno di quei quadri che avete visto sui libri di pittura.
Io mi sono seduta su uno dei divanetti, praticamente allo stremo ( questa parte è stata l’ultima cosa che ho visto del Museo, ho fatto un giro un po’ del cavolo): e davanti a me, per magia, è apparso uno dei capolavori del mio Maestro preferito, Caravaggio: la Morte della Vergine.




Mi ero premunita di Pocket Coffee contro mancamenti e attacchi di fame, ma non è servito a niente, ho dovuto cedere ignominiosamente le armi alle due e mezzo di pomeriggio.
Sono strisciata fuori e, comprata una baguette farcita al primo fornaio sottomano, sono morta su una sedia di fronte alla vasca tonda delle Tuileries, meditando sulla mia pochezza mentale e fisica.
lunedì 7 gennaio 2008
Polpettone al forno

(tempo di cottura circa 45 minuti)
· 500/600 grammi macinato sceltissimo
· 1 uovo grosso
· 4 cucchiai di parmigiano
· 4 cucchiai di pangrattato + latte
· Aglio in polvere
· Prezzemolo (anche secco)
· Mortadella, 5 fette
· Sottilette, 5 fette
· Olio evo
Impastare con la forchetta il macinato con l’uovo battuto, aggiungere il parmigiano.
Coprire il pangrattato con il latte e mescolare, per far sì che lo assorba, poi unirlo al composto e mescolare bene.
Aggiungere un pizzico di aglio, il prezzemolo tritato e salare.
Appiattire il composto su un foglio di carta forno, deve essere dello spessore di un centimetro e mezzo circa.

Coprire con le fette di mortadella, poi adagiare sopra le sottilette, facendo attenzione a lasciare libero sui lati lunghi un bordo di almeno 5 centimentri all’inizio e 10 cm dall’altra (inizio e fine del rotolo), e mantenendo anche un bordo libero sui lati corti, per poterlo chiudere perfettamente.

Aiutandosi con la carta forno, cominciare ad arrotolare la carne. Quando il rotolo è chiuso, sigillare bene i lati corti, e controllare che non ci siano fessure nella carne, altrimentri il formaggio esce, durante la cottura.
Trasferire delicatamente (aiutandosi con due palette) il polpettone su una teglia da forno antiaderente oliata, condire un un filo di olio ed infornare nel forno già caldo a 200 gradi (nel ripiano centrale) per 20 minuti, poi girarlo delicatamente e continuare la cottura per altri 25 minuti circa.
domenica 6 gennaio 2008
Harry Potter e i doni della Morte, riflessioni a caldo
Giudizio a pelle, istintivo: un pizzico di delusione. Tanto ho amato tutti gli altri, letti e straletti, quanto mi ha lasciato perplessa quest’ultimo. No, perplessa non è la parola giusta: diciamo con un leggero senso di insoddisfazione, di incompiutezza di fondo. L’unico episodio in cui ho avuto l’impressione di un’ideazione un po’ fredda, progettata a tavolino, priva di una reale partecipazione emotiva.
Il libro è denso di avvenimenti, battaglie, ricerche, omicidi (una vera strage), personaggi. Troppo. Alla fine rischia di diventare ripetitivo, farraginoso. Di perdersi personaggi e situazioni per strada. Di non commuoversi abbastanza per le perdite dolorose che costellano la storia.
E’ vero che molte cose rimaste insolute nei libri precedenti trovano spiegazione, che alla fine tutto quadra, e che le storie dei personaggi si complicano e cambiano faccia varie volte nel corso del volume, con alcuni colpi di scena inaspettati (come la vera storia di Piton), ma l’impressione è che la Rowling abbia messo troppa carne al fuoco, abbia voluto strafare, richiamando in scena tutti i personaggi di tutti i libri precedenti (anche quelli stramorti), magari per una scena soltanto (come Minus Codaliscia, Sirius, Dobby, i genitori di Harry) magari per poche righe, per poi farli sparire o morire subito dopo.
Troppo lunga la parte della fuga dei tre amici di foresta in foresta, braccati da Voldemort (praticamente una parte consistente del libro in cui succede poco o nulla), troppe le scene di battaglia tra buoni e cattivi,qualche volta francamente confusionarie e un po’ ripetitive. Estenuante il tira e molla tra Ron ed Hermione, l’avrebbero capito pure i sassi che c’era del tenero tra i due, alla fine si rischia di scivolare nello zuccheroso, cosa che nella storia tra Ginny ed Harry non era successa.
Troppe morti, alcune francamente inutili: la civetta Edvige, Dobby, Malocchio, Tonks, Lupin, Fred Weasley, il piccolo Colin Canon, Piton, solo per citarne alcuni, senza contare una marea di Mangiamorte.
Troppi i voltafaccia improvvisi, di cattivi improvvisamente diventati buoni, come l’elfo Kreacher, Percy Weasley, di cui non si sentiva alcun bisogno, o l’ambigua figura di Silente, i cui lati oscuri appaiono un po’ forzati e i mutamenti positivi altrettanti inspiegabili.
Assolutamente troppo brevi invece alcune parti che avrebbero meritato ben altro trattamento, come il ritorno di Harry nel suo villaggio, la visita alla tomba dei genitori (questa scena sì, veramente toccante), la visita alla sua casa distrutta (possibile che ci passa davanti dopo 16 anni, e non gli viene voglia di entrarci?).
Anche una delle scene chiave, quella con cui Harry, con la Pietra della Resurrezione, richiama in vita tutti i suoi cari morti (l’appena defunto Lupin, Sirius, la madre e il padre), insomma, doveva essere uno di quei momenti topici, in cui per la prima e ultima volta Harry rivede le persone a cui è stato legato e che ha perso per sempre: parte alla grande, con momenti di grande pathos (e una lacrimuccia ci scappa, garantito), alla fine viene liquidata in maniera affrettata, subito eclissata dall’incontro con Voldemort.
Troppi personaggi, dicevo, affollano le pagine del libro: tutti i vecchi, e una moltitudine di nuovi, alcuni forse inutili, la maggior parte appena abbozzati. Mentre i personaggi che erano stati così importanti nei volumi precedenti, primi fra tutti Ginny e Neville, diventano quasi semplici comparse, chiusi ad Hogwarts, riappaiono solo sporadicamente nei pensieri di Harry e poi nella battaglia finale.
E Severus Piton, il cui personaggio alla fine si rivelerà fondamentale per capire molte cose e la cui storia a doppia faccia è forse una delle invenzioni più felici dell’autrice, in realtà rimane in disparte fino ai capitoli finali.
Forse quello che più mi è mancato è il sottile senso dell’umorismo che pervade situazioni e personaggi negli episodi precedenti. Unica eccezione, l’eccentrico personaggio di Luna Lovegood, coi suoi Ricciocorni schiattosi e i suoi Gorgosprizzi, ma dei fuochi artificiali di creatività e ironia che la Rowling ha sparso a piene mani negli altri sei capitoli, sinceramente, qui ne ho visto solo degli sprazzi.
Credo che questo sia il volume che mi ha stregato di meno, tra tutti.
E poi, il capitolo ultimo, quello di 19 anni dopo, tutti al binario 9 e ¾ con i pargoletti intorno: poche pagine, un salto nel tempo troppo grande, poche spiegazioni, tante domande rimaste insolute, solo alcuni dei protagonisti presenti (le coppie sposate Harry e Ginny, Ron ed Hermione, Draco e famiglia, e pochi altri): una descrizione superficiale, un po’ fredda, come se il tempo fosse passato leggero, senza lasciare traccia, come se le morti e i ricordi non pesassero come macigni nelle loro vite, come se il resto del mondo incantato di Harry Potter non fosse degno di essere raccontato fin nel profondo, fino alla fine…
sabato 5 gennaio 2008
E' arrivato Harry Potter

Promette bene già dai due brani di apertura, una poesia di Eschilo e un brano di William Penn...vi scrivo alcune frasi dell'una e dell'altro:
" Oh, le pene della stirpe,
l'urlo orrendo della morte
e il colpo che vibra profondo,
la ferita inguaribile, il dolore,
la maledizione che nessuno può sopportare."
Eschilo
"Questo è il conforto degli amici: che, pur se si possono dir morti, la loro amicizia e compagnia sono, nel miglior senso, sempre presenti, poichè immortali."
venerdì 4 gennaio 2008
Ciambella alla marmellata di arance




300 grammi di farina
4 uova intere
110 grammi zucchero di canna
320 grammi marmellata di arance
4 cucchiai di latte
100 grammi di olio di semi
1 cucchiaio di succo di limone
2 cucchiai di Strega
1 bustina di lievito
Battere con la frusta elettrica le uova intere con lo zucchero fino a farle diventare gonfie e spumose, quindi aggiungere l’olio, il limone, mescolare poco alla volta la marmellata, facendola amalgamare bene al composto.
Aggiungere il latte, quindi unire la farina mescolata al lievito, fino ad ottenere una crema omogenea.
Imburrare ed infarinare uno stampo da ciambelle di 26 centimetri di diametro, e infornare nel forno caldo a 180 gradi per circa 40 minuti (secondo ripiano dal basso del forno).
Sformare e cospargere di zucchero a velo
Grazie Viviana per l'ottima ricetta!
giovedì 3 gennaio 2008
martedì 1 gennaio 2008
Eccoci al nuovo anno

E siamo sopravvissuti anche a questo Capodanno...
Avete fatto la lista dei buoni propositi? Io sì, come al solito.
Mia madre, ieri sera, mi ha mandato una cartolina virtuale animata molto spiritosa, a questo proposito. Si tratta di una ragazza (un po' mostriciattola, in verità), a cui viene regalata una scatola di colori, come infatti è successo a me questo Natale, e che li usa per scrivere la sua lista di buone intenzioni, scrive scrive scrive, fino ad ottenere un papiro chilometrico...
- Mettersi a dieta, per tentare di rientrare nei vestiti dello scorso anno (è una causa persa, me ne rendo conto). Tra l'altro, tenendo un blog che parla di ricette, è un'impresa disperata...
- Tentare di arginare il disordine che regna sovrano a casa mia, evitando cumuli di panni da stirare e pile di piatti traboccanti dal lavandino: anche questa un'impresa disperata (forse mi converrebbe cambiare marito)
- Ricominciare a fare qualcosa di artistico, tipo riprendere gli acquarelli che giacciono negletti nella scatola.
- Finire di visitare tutti i Musei di Roma, come da scaletta. Certo, non sono pochi...:-(
- Finire di catalogare tutti i libri che abbiamo a casa. Diciamo che sono a metà, il che non è poco.
- Vedere di più i miei amici e non farmi prendere dalla pigrizia, della serie Cuccia a casa e Nanna presto...
- Continuare a scrivere il blog, anche se ho paura che prima o poi terminerò gli argomenti o, in alternativa, terminerò i miei Megabyte a disposizione...
- Imparare ad usare alla grandePhotoshop, invece di pasticciarci dentro come faccio adesso.
- Finire di scrivere i miei racconti di viaggio, prima che l'Alzheimer me li faccia svanire definitivamente dalla testa.
- Rimontare la Camera Oscura che giace anche lei negletta in cantina, coperta di polvere.
Non mi sembrano propositi impossibili, tranne forse quello della dieta :-)!