I giorni, le settimane corrono veloci, un turbinìo di impegni e di studio che mi rendono davvero difficile trovare il tempo sia per fare qualche ricetta, che per scrivere qualcosa di consistente.
Comunque,dopo un mese di assenza, oggi vi voglio portare a spasso per un quartiere che adoro, il Ghetto: è una parte del centro storico che conosco molto bene, eppure ogni volta che ci ritorno mi incanto come fossi una turista che lo visita per la prima volta.
Si tratta di uno dei rioni più caratteristici della città, vicino all'altro quartiere antico che è Trastevere, da cui è separato solamente per il Tevere e l'Isola Tiberina, un po' come la Rive Gauche e la Rive Droite a Parigi.
Il Ghetto ha origini antiche, come anche Trastevere: si trattava , in epoca romana, di due quartieri animati e popolari ad alto tasso di immigrazione, soprattutto orientale, dalla Siria, dall'Egitto.
Nel Cinquecento venne riservata la zona intorno a Teatro di Marcello agli Ebrei romani, segregandoli all'interno di un quartiere circondato da mura, le cui porte veniva chiuse al tramonto. Questa segregazione durò fino all'Unità d'Italia, interrotta solamente per qualche anno dopo la Rivoluzione francese.
il 1890, con il nuovo piano regolatore, l'antico tessuto urbano venne pesantemente manomesso, con la demolizioni della parte del quartiere più fatiscente, sostituiti da nuovi caseggiati, e la costruzione della Sinagoga nel 1904, in stile orientale e Art Nouveau.
Ora di questo passato doloroso non ce n'è traccia (tranne una postazione sempre presente a guardia della Sinagoga, per timore di attentati), è rimasto solo un antico e piacevolissimo quartiere in cui si mescolano in maniera affascinante profumi Kosher, vecchie botteghe, resti romani e palazzi antichi.
Qui ci troviamo proprio nel cuore del Ghetto, via del Portico d'Ottavia.
Proprio in questo slargo ci sono due Take Away Kosher in cui potete fermarvi a pranzo: vi consiglio di appollaiarvi sull'alto sgabello, tra i profumi speziati della cucina orientale, e di gustarvi una bella pita calda piena di felafel e verdure, e poi di passare per il dessert alla antica pasticceria vicina, per gustare una fetta della tipica crostata ricotta e visciole, oppure a quella viennese, accanto ai ruderi romani, per una morbida e burrosa fetta di Sacher.
Proseguendo verso il Teatro di Marcello, ecco i propilei del Portico, la cui prima edificazione avvenne già in età repubblicana : venne ricostruito prima da Augusto, che lo ampliò in un complesso dedicato alla sorella Ottavia, comprendente un quadriportico, due templi e una biblioteca, e poi rifatto in epoca severiana, a cui appartengono i resti che ancora vediamo.
In epoca medievale all'interno dell'antico complesso si teneva il mercato del pesce, e nell'VIII secolo vi venne costruita un Chiesa, chiamata appunto Sant'Angelo in Pescheria. Da qui si ha una meravigliosa visione del tempio di Apollo Sosiano, il teatro di Marcello e, sullo sfondo, la zona tra Campidoglio de Circo Massimo.
In epoca medievale, in un periodo di abbandono di molte parti del tessuto urbano e generale impoverimento della città, i resti di epoca romana sovente venivano riutilizzati sia come materiale da costruzione, sia costruendo dentro e sopra i vecchi edifici, come nel caso del Teatro di Marcello: divenuto proprietà della famiglia Savelli nel XIV secolo, il famoso architetto Baldasse Peruzzi inglobò i primi due ordini dell'antico teatro nel Palazzo Savelli, nel 1535.
Questa area è stata scavata negli anni Trenta, riportando alla luce anche le colonne dell'antico tempio, poi ricostruite sull'alto podio, anche se probabilmente in una posizione diversa da quella originale.
Abbandoniamo l'epoca romana per tuffarci in un'altra epoca splendente, per questa città, il Rinascimento e il Barocco. Passiamo per Piazza Campitelli, con la fontana dell'Acqua Vergine di Giacomo della Porta, 1589, e poco oltre la Chiesa di Santa Caterina dei Funari nella via omonima, dall'elegante faccia a salienti con volute, decorata da lesene e frontone triangolare, nel cui interno troviamo opere di artisti di epoca manierista. Sul retro è stata riportata alla luce la Crypta Balbi, un intero isolato con una complessa stratigrafia, dall'epoca romana fino al Settecento.
Una mostra di arte contemporanea improvvisata, sugli scalini della chiesa. Passeggiando per il quartiere ogni tanto troviamo lapidi romane, oppure rilievi ottocenteschi che ornano gli antichi muri in laterizio.
Ed eccoci alla piazza più famosa del quartiere, Piazza Mattei, che prende il nome dai palazzi rinascimentali di una nobile e ricca famiglia romana (civico 17 e 19) le cui origini risalgono fino all'XI secolo. C'è un altro Palazzo Mattei anche in Trastevere, di fronte alla minuscola chiesa di San Benedetto in Piscinula (vi mostrerò questa parte del rione la prossima volta).
Il gioiello della piazza è la splendida fontana delle Tartarughe, progettata da Giacomo della Porta, venne costruita tra il 1581 ed il 1584 ad opera di Taddeo Landini: si tratta di una vasca quadrata di marmo a spigoli arrotondati su cui poggiano quattro grosse conchiglie di marmo pregiato. Del progetto iniziale furono messi in opera solo quattro delfini (gli altri quattro furono utilizzati per la fontana della Terrina in Campo de Fiori; la fontana venne smontata nel 1899 e poi rimontata nel 1924 in Piazza della Chiesa Nuova, i delfini andarono perduti), su cui appoggiano i quattro efebi in bronzo, che si sporgono verso la conca superiore poggiante su una base a forma di anfora in marmo variegato chiaro. Le famose tartarughe sono una geniale aggiunta barocca, della metà del Seicento, di incerta attribuzione berniniana (sulla fontana sono state messe delle copie, gli originali nei Musei Capitolini).
Questo è il fronte interno del Palazzo di Giacomo Mattei ( da non confondere col più famoso Palazzo Mattei - Di Giove, nella vicina Via Caetani) , il cortile con porticato e loggiato soprastante, ornato da affreschi.
Tra vicoli e viuzze, botteghe dal sapore antiquato e localini di tendenza, sbuchiamo a sorpresa presso l'area di san Nicola in carcere, costruita sulle rovine del Foro Olitorio, inglobando nella muratura le colonne del Tempio di Giunone, e davanti ad un'altra rea famosa, quella di Sant'Omobono. Siamo proprio alle spalle del Circo Massimo, nella via del teatro Marcello che collega il Campidoglio con Piazza Bocca della Verità.
Spero che questa mia passeggiata vi sia piaciuta, alla prossima.
Ciao Laura, grazie di questo tour e delle bellissime foto!!
RispondiEliminaUn caro saluto, buona settimana!
Carmen
E' meraviglioso viaggiare nella tau Roma con te come Cicerone ^_^ Questi scorci, fuori dalle rotte turistiche ed il mix di emozioni che trasmettono, rendono la città qualcosa di davvero inesplorato :-)
RispondiEliminaGrazie cara <3
Leggere ed ammirare i tuoi reportage è sempre un piacere, è come se camminassi al tuo fianco alla scoperta di luoghi bellissimi!
RispondiEliminaAdoro le tue foto sono splendide, conosco molto bene quei vicoletti ci passeggio spesso eppure il tuo obiettivo ha colto angoli a me ancora sconosciuti!
RispondiEliminabaci
Alice
bellissimo , che fortuna vivere a Roma! ti auguro Buona Pasqua , ciao REby
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