I miei viandanti
martedì 23 febbraio 2010
Amore e odio per l'inverno
Io non odio l’inverno in sé: in fondo, magari meno che altre stagioni più piacevoli, anche l’inverno ha degli aspetti affascinanti: ad esempio non mi dispiacciono quelle giornate cristalline, in cui i venti di tramontana puliscono il cielo da qualsiasi velo e lo rendono sfavillante, di un turchese intenso, luminoso, come raramente si può vedere in estate.
Non mi dispiacciono quei bruni pomeriggi casalinghi, passati sul divano con una bella tazza di the forte e caldo, i gatti vicini vicini (loro sì che adorano l’inverno, visto che stanno sempre al calduccio), a leggere un bel libro sotto la lampada, col rassicurante ronzio dei termosifoni in sottofondo e il profumo vanigliato di un dolce che si cuoce nel forno.
Quello che detesto dell’inverno non è il freddo, anche se a Roma di vero freddo non si può proprio parlare, né l’oscurità che cala così in fretta, che invoglia a tornare a casa a metà pomeriggio mentre l’estate puoi andare in giro fino all’ora di cena.
Quello che detesto è la pioggia incessante che ingrigisce i giorni, che rende l’aria umidiccia e densa, che allaga strade e marciapiedi in pozzanghere enormi e fangose, che ti costringe a girare perennemente con l’ombrello nella borsa, perché ti sorprende all’improvviso, neanche fossimo a Londra. Niente mi deprime di più che alzarmi e vedere il cielo grigio e basso, le nuvolaglie plumbee che si addensano minacciose, i panni stesi fuori gocciolanti e le previsioni meteo che non danno scampo.
Sono diventata metereopatica, oppure lo sono sempre stata?
E’ un po’ di tempo che seguo quotidianamente le previsioni meteo, e sono arrivata alla conclusione che, per la maggior parte, sono abbastanza deprimenti, quando ci prendono, figuriamoci quando toppano clamorosamente.
C’è un sito meteo piuttosto conosciuto, lo frequento giornalmente perché sembrerebbe quello più preciso, che ogni tanto rifila delle sòle clamorose: siccome preferisco fare le mie passeggiate fotografiche non dico sotto un sole sfavillante ma neanche sotto il diluvio, di solito guardo le previsioni per fare i miei programmi nei giorni di riposo.
Una sera vado a vedere le previsioni per la mattina successiva, avevo progettato di andare a Palazzo Altemps, e vedo che il sole avrebbe illuminato tutta la giornata, senza neanche l’indicazione di una nuvoletta maligna ad oscurarlo. La mattina mi alzo, tutta pimpante, e dalla finestra vedo un panorama desolante di nuvole dense di pioggia, i marciapiedi bagnati come avesse piovuto tutta la notte. E il mio sole sfavillante, dov’era finito?
Sono andata a vedere sullo stesso sito, per avere la rassicurazione che quel fronte minaccioso di temporale in arrivo fosse solo un’illusione, pronta ad evaporare al calore del mattino, e invece le previsioni della giornata davano pioggia battente e temporali fino alla settimana dopo. Capisco che le previsioni meteo indichino solo delle probabilità, e che azzeccarci da qui ad una settimana non sia possibile, ma toppare clamorosamente le previsioni per le 12 ore seguenti mi pare davvero troppo! Mi è venuto il dubbio che siano completamente fasulle, e che ci sia un omino che ogni tanto guarda fuori dalla finestra e aggiorna il sito, sull’estro della creatività e di quello che vede sopra la sua testa.
Un’altra cosa che odio dell’inverno sono le cataste di panni da lavare che si accumulano nel cesto, e quei pochi che riesco a lavare, tra un temporale e l’altro, cominciano a fare il gioco dell’oca dai fili fuori al termosifone, dal termosifone ai fili, nella speranza che prima o poi perdano quell’umidiccio residuo, oppure se ne stanno malinconicamente stesi fuori per giorni, aspettando che prima o poi la smetta di piovere, e quando li tiri dentro hanno preso quell’odore di muffa che non se ne vuole più andare, a meno di non rilavare tutto e ricominciare daccapo.
Oppure i mucchi di maglioni da lavare a mano, che si accumulano minacciosi (non i miei, che vengono buttati in lavatrice senza alcun riguardo e vengono fuori benissimo): mi chiedo chi siano i creatori malevoli di questi maglioni delicati, da trattare con tutti i riguardi; non li puoi mettere in lavatrice perché li tiri fuori a brandelli, e quando li lavi a mano devi farli gocciolare in piano, e dopo due giorni sembrano bagnati come prima. Poi li stendi con tutte le cure possibili sui termosifoni, poi li devi stirare, e comunque, dispettosamente, si infeltriscono, si allargano, si restringono a dimensioni lillipuziane, perdono la forma oppure diventano degli straccetti inguardabili, tanto che sembra tu li abbia presi a a martellate in un impeto distruttivo ( e qualche volta ne avrei pure voglia).
Oppure dover uscire a fare la spesa sotto la pioggia battente, buste, pacchi e carrelli colmi di cibo, e tu che ti districhi tra l’ombrello gocciolante, il vento che dispettosamente ti tira giù il cappuccio, le chiavi strette tra i denti, e automobilisti educati così e così che ti passano vicino a velocità supersonica, per il puro piacere di centrare la pozzanghera e inondarti fino alla punta dei capelli.
Mi sento piuttosto pessimista, se non finisce questo inverno antipatico e umido giuro che mi metto ad urlare!
E dopo questa serie di lamentazioni, veniamo a qualcosa di più piacevole.
Una delle cose che l’inverno permette di fare, l’estate molto meno, è accendere il forno e magari cuocere una bella pagnotta, anche se la lievitazione, in giornate umide e fredde, deve essere al riparo da correnti d’aria, altrimenti puufff, si ammoscia tutto e buonanotte.
Questa bella pagnotta è stata presa dal Volume Pane, pizze e torte salate dell’Enciclopedia della Cucina di La Repubblica, sotto il nome di Pane Cafone, o Contadino. Non so perché si chiami così, sicuramente non è per la sua educazione o per i suoi modi, perché si tratta di un pane buonissimo, con la crosta dura ma la mollica morbidissima.
Io l'ho fatto lievitare dentro una teglia da 26 centimetri ed è cresciuto moltissimo, la prossima volta magari faccio due pagnottelle, in maniera da farlo venire meno mollicoso. Un'altra accortezza è che, siccome l'impasto cresce moltissimo, è meglio non lasciarlo nel cestello per un'altra mezz'ora, come ho fatto io. E' lievitato talmente tanto da invadere tutta la mdp, incollandosi ai bordi e al coperchio, per cui fate l'impasto e poi toglietelo subito.
Pane cafone, con la macchina del pane
700 Manitoba
150 semola rimacinata di grano duro
500 ml acqua
2 cucchiai olio
1 cucchiaio aceto
1 cucchiaino e mezzo sale
1 cucchiaio zucchero
1 bustina lievito secco da 7 grammi Mastrofornaio
Mettete nel fondo del cestello tutti i liquidi, sopra le farine mescolate.
Al centro lo zucchero e il lievito secco.
Al lato fate uno spazio per il sale, in maniera che non tocchi il lievito.
Fate partire il programma Impasto, circa un'ora e trenta.
Finito il tempo, togliete l'impasto dal cestello, stendetelo sulla spianatoia infarinata con semola, quindi fate le pieghe (io le faccio a busta di lettere, poi ripiego di nuovo nello stesso modo e capovolgo il tutto, in maniera che le pieghe siano sotto), oppure fate due pagnottelle, se le volete meno mollicose e più croccanti.
Mettete l'impasto sulla carta forno spolverata di semola, quindi in una teglia di 28/30 centimetri di diametro, fate dei tagli in maniera da favorire la lievitazione e spolverate ancora con semola.
Coprite con un panno, e mettete nel forno appena tiepido con una ciotola d'acqua per circa un'ora (il mio era lievitato talmente tanto che non l'ho tenuto le solite tre ore, temendo che avrebbe invaso tutto il forno, tipo blob inarrestabile).
Trascorso questo tempo, tirate fuori il pane sempre coperto, accendete in forno e fatelo riscaldare per circa 20 minuti, con il pane al calduccio sopra ai fornelli.
Infornate a 200 gradi, sul secondo ripiano dal basso, per 40 minuti.
Trascorso questo tempo, toglietelo dalla teglia e reinfornatelo capovolto altri 10 minuti, per farlo colorire anche sopra. Si conserva benissimo per giorni, ed è perfetto per farci i panini.
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bellissimo questo pane, mi ricorda tanto il pane che mangiavo quando ero piccola e la cosa m'intenerisce parecchio. Complimenti!
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaDvvero interessante questa riceta.. proverò a realizarlo con la P.M... e vediamo che ci salta fuori... bacetto
RispondiEliminache spettacolo... davvero bello questo pane... ciao Ely
RispondiElimina@ Alessandra: che tipo di pane era? Questo sembra un casareccio, però molto più morbido!
RispondiElimina@ La cuoca Pasticciona: attenta a non farlo lievitare troppo, è una forza della natura!
@ Ely: piuttosto imponente, è venuto, assolutamente bello da vedersi!
Riguardo alle previsioni del tempo, credo anch'io che ci sia un omino che di tanto in tanto guarda fuori dalla finestra e "aggiorna" il sito :-))
RispondiEliminaE' vero, d'inverno la pioggia intristisce un po'! Ma dimmi tu, se non fossi stata costretta a trascorrere gran parte del tuo tempo libero in casa, quando le avresti sfornate delle ricettine come quelle che ci offri?
Questo pane è molto invitante. Che ne dici, ci facciamo una bella bruschetta?
Ciao! noi proprio l'inverno non riusciamo a viverlo! soffriamo molto il freddo e abbiamo bisogno del sole che ci scaldi!
RispondiEliminaecco..la cosa che ci piace sono i colori dell'autunno, le feste e alcuni piatti..che solo in questa stagione rendono!
ottimo questo pane...immaginiamo il profumino per casa!
bacioni
Io invece ho imparato ad amare l'inverno in questi ultimi anni...adoro il freddo pungente, le tisane calde, le serate accoccolata sul divano con il plaid addosso... :))
RispondiEliminaIl tuo pane è bellissimo e sembra davvero buono! Complimenti.
A questo proposito, ti annuncio che sul mio blog c'è un piccolo premio per te...Spero che vorrai passare a ritirarlo! :)
Gab
Grazie Gabri, passo subito a vedere!
RispondiElimina@ Manuela e Silvia: la stagione che preferisco in assoluto è la primavera, a Roma l'estate si muore dal caldo
@ Lella: non mi dispiace il freddo, quando la pioggia, soprattutto quando sono costretta ad uscire!
già immagino il profumo di questo pane meraviglioso!!!complimenti! baci!
RispondiEliminabellissimo questo pane Geillis e visto che tu hai la mia stessa mdp lo proverò sicuramente seguendo i tuoi consigli, grazie!
RispondiEliminaun abbraccio
dida
l'inverno: ho imparato ad andarci d'accordo...ma quando ci sono quelle giornata bigie e umide faccio davvero fatica...preferisco il freddo gelido e limpido...hai fatto un pane strepitoso! un bacione
RispondiEliminaA me piace l'inverno, s'accoppia con una parte del mio carattere...
RispondiEliminaMa lo ammetto: sono stufa. Voglio la primavera. VOlgio il tepore del sole, il profumo dei fiori, il caldo sulla pelle...
Ahahahah le previsioni meteo!!!Non c'azzeccano mai e dico mai...accade sempre che quando dicino sole invece piove e viceversa!!! Vabbè speriamo che il freddo passi presto e arrivi la primavera (non vedo l'ora!!!!)
RispondiEliminaOttimo il pane è uno splendore!
UN ABBRACCIO
è un pane splendido ,complimenti!
RispondiEliminaGrazie Marsettina!
RispondiEliminaUn abbraccio a te, Marianna, oggi sembra quasi primavera, ma durerà?
@ Occhi di notte: anch'io adoro la primavera, molto più che l'estate
@ Lorenza: magari in campagna è diverso, ma in città l'inverno è veramente triste
@ Dida: se lo provi, dimmi com'è venuto!
@ Federica: il profumo era buonissimo, forse è la semola!
bello bello 'sto pane! ti stai specializzando, brava!
RispondiEliminaprima o poi la farà finita con la pioggia... e allora "spurgheremo " tutta l'umidità e gli umori negativi accumulati.
ciao Reby
bellissimo questo pane!! sono giorni che non faccio il pane domani quasi quasi ci provo!! un abbraccio a presto!!
RispondiEliminaQuesto pane ha stuzzicato il mio appetito! Troppo buonooo!
RispondiEliminaComplimenti per il blog, se ti và vieni a trovarmi!
http://farinalievitoefantasia.blogspot.com/
quello che odio dell'inverno è l'immenso strato di vestiti da indossare!
RispondiElimina