In questi giorni a Roma fa davvero un caldo fuori del normale, sembra essere tornati alla terribile estate del 2003, quella abbiamo rischiato di morire ogni volta che mettevamo in naso fuori casa, ondate di calore bollente che provenivano dall'asfalto liquido, i tacchi delle scarpe che rimanevano incollati al marciapiedi.
Ho provato, anche con questo caldo africano, a fare le mie solite passeggiate, rischiando di prendermi una insolazione lungo Via dei fori Imperiali, sotto il Colosseo, neanche mi trovassi all'ombra della Piramide di Cheope, con i cammelli. Per cui ho rallentato le mie passeggiate, in attesa di tempi migliori.
In compenso, in questi giorni è ripreso il solito delirio che fa impazzire le persone durante i Mondiali, gli Europei o quello che sia. Sarà che io detesto il calcio in maniera viscerale, neanche mi avesse fatto un torto personale, per cui davvero non riesco a comprendere questo virus che attacca anche le persone ragionevoli, tenendole incollate davanti al televisore a guardare 90 minuti di uomini in mutande che danno calci ad uno stupido pallone.
Mi ricordo di aver trepidato per un paio di partite in tutta la mia vita, nel senso che sono riuscita a vederle dall'inizio alla fine pur non capendoci quasi nulla, credo che fosse la finale dei Mondiali del 1982 e uno scudetto della Roma sempre negli anni Ottanta, e poi un altro Mondiale dei primi anni Novanta, non chiedetemi la data precisa ma ero all'Università, una sera divertentissima con i miei amici di Orientalistica, in cui mangiando spaghetti al tonno (le nostre risorse culinarie erano abbastanza limitate) ci godemmo la partita con l'audio della tv spento e la cronaca spiritosa della Gialappa's via radio, dopo di che il nulla.
Mi ricordo di aver trepidato per un paio di partite in tutta la mia vita, nel senso che sono riuscita a vederle dall'inizio alla fine pur non capendoci quasi nulla, credo che fosse la finale dei Mondiali del 1982 e uno scudetto della Roma sempre negli anni Ottanta, e poi un altro Mondiale dei primi anni Novanta, non chiedetemi la data precisa ma ero all'Università, una sera divertentissima con i miei amici di Orientalistica, in cui mangiando spaghetti al tonno (le nostre risorse culinarie erano abbastanza limitate) ci godemmo la partita con l'audio della tv spento e la cronaca spiritosa della Gialappa's via radio, dopo di che il nulla.
So benissimo di alienarmi le simpatie di almeno il 99, 9 per cento dei miei lettori, ma gioisco per quello 0.1 per cento che, come me, si sente un alieno che tenta di comprendere una lingua sconosciuta, e approfitta dei pomeriggi in cui ci sono le partite per godersi una città semi deserta, quasi surreale, come in una puntata di Supernatural, in cui tutta la popolazione fosse stata decimata da un virus misterioso.
Già solitamente non c'è niente di più noioso che arrivare al lunedì al lavoro e captare astruse conversazioni di rigori, falli e arbitri cornuti, per non parlare di quelli seduti sull'autobus immersi con aria impegnata di prima mattina nella lettura di quelle paginette rosa, come se riportassero notizie decisive per l'umanità, ma quando gioca l'Italia il virus contagia tutti, senza scampo, anche persone insospettabili.
Sarà, appunto, perché lo giudico uno dei giochi (o sport, come lo chiamano alcuni) più scemi e noiosi che abbia mai inventato l'uomo, ma davvero l'ultima cosa che mi fa sentire fiera di essere italiana è proprio una squadra di uomini in mutande, solitamente dalla personalità e cultura piuttosto discutibile, strapagati, arroganti e fondamentalmente inutili (d'accordo, con questo sono consapevole di aver perso definitivamente tutti i miei lettori, ma non importa).
Sono fiera di essere italiana quando penso a tutti i nostri ricercatori, male o nulla pagati, che continuando a riempire le nostre università solo per amore della cultura, di tutti quelli che sono costretti ad emigrare all'estero per continuare a studiare tenendo alta la bandiera della cultura italiana, di tutti quelli che credono che sia ancora possibile salvare l'immenso patrimonio artistico, culturale, letterario e storico del nostro meraviglioso paese, patrimonio vilipeso, maltrattato, massacrato dalle ultime generazioni; ma anche tutti gli sportivi che praticano le loro attività con fatica e costanza, senza tanti clamori, senza contratti miliardari, senza finire sui giornali di gossip un giorno sì e l'altro pure per eccessi, spese folli, macchine fracassate, risse e battute di dubbio gusto.
Questa torta l'ho fatta un po' di tempo fa, e mi è piaciuta in maniera particolare, perché rimane davvero morbida e pastosa. Invece di mettere le pere a pezzi, le ho fatte affondare nella pasta tagliate a metà perché mi sembravano più artistiche.
Torta di Pere alla Farina di Farro
Tortiera 26 centimetri
4 tuorli montati
200 grammi zucchero di canna chiaro
150 grammi farina di Farro
50 grammi fecola di patate
200 grammi burro
4 albumi a neve
1 bustina lievito
1 cucchiaio Strega
4 pere Williams, mature e dolci
esta
Montare i tuorli con lo zucchero di canna, quindi aggiungere il burro fuso e la Strega. Mescolare la farina di farro e la fecola assieme al lievito, quindi aggiungere all'impasto.
Aggiungere delicatamente gli albumi montati a neve, incorporandoli senza farli montare.
Versare nella teglia imburrata ed infarinata (se è a cerniera è meglio), quindi appoggiar,e senza farle affondare nell'impasto, le pere tagliate a metà ed incise.
Cuocere nel forno caldo a circa 180 gradi per circa 50 minuti, 1 ora.
esta
Montare i tuorli con lo zucchero di canna, quindi aggiungere il burro fuso e la Strega. Mescolare la farina di farro e la fecola assieme al lievito, quindi aggiungere all'impasto.
Aggiungere delicatamente gli albumi montati a neve, incorporandoli senza farli montare.
Versare nella teglia imburrata ed infarinata (se è a cerniera è meglio), quindi appoggiar,e senza farle affondare nell'impasto, le pere tagliate a metà ed incise.
Cuocere nel forno caldo a circa 180 gradi per circa 50 minuti, 1 ora.
Io neppure vado pazza per il calcio.....ma per questa torta siiiiii hai ragione le pere messe così sono più artistiche e la foto è davvero bella.....
RispondiEliminaUn bacione!!!!!
Mamma mia ma con il caldo come si fa ad accendere il forno?! Io d'estate se ho voglia di dolce mi butto sul gelato! La torta tu l'hai fatta un po' di tempo fa e io la conservo per l'autunno!
RispondiEliminabellissima questa torta e queste foto! complimenti. Si potrebbe anche fare con le pesche.
RispondiEliminaabbracci
giulia
davvero bella questa torta, da fare verso l'autunno, la terrò presente.la nazionale ruba il cuore agli italiani , nonostante scandali e comportamenti discutibili, io ho preferito vedere un film, ti abbraccio
RispondiEliminaciao Reby
Rientro nell'0,1% che citi, mia cara, ne sono felice e condivido ogni tua parola di questo post. Mi indigno per tutti i soldi pagati ai calciatori (e ai politici, aggiungerei) quando questo Paese è in condizioni disastrose. Consoliamoci con questo dolce meraviglioso...Un grande bacio!!!!
RispondiEliminaAnche qui nei giorni scorsi il caldo era soffocante, per fortuna il clima si è andato rinfrescando.
RispondiEliminaCome ti capisco anch'io non seguo più il calcio da anni, da quando sono cominciati sputi, insulti, testate e capitani che dovrebbero dare il buon esempio e che si permettono di insultare il prossimo.
L'ultima partita che mi ha emozionata è stato l'addio al calcio di Albertini, una partita benefica, veramente divertente.
Ora il nulla i calciatori sono l'antisportività fatta persona.
Che bella questa torta, e come sarà buona! Caldo vero? Anche qui al nord. Mia figlia è a Roma per gli ultimi esami...Proprio lei che soffre il caldo e vivrebbe al Polo nord!
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