Ed eccoci a Triana, antichissimo quartiere che risale addirittura all'epoca romana: sembra infatti che il suo nome derivi da quello dell'imperatore Traiano.
Il barrio è stato, in tempi passati, un quartiere semplice, abitato da operai e da gruppi gitani che ne hanno profondamente influenzato l'anima, rendondolo in qualche modo diverso dal resto della città.
Quella gitana è sempre stata, fin dal XVI secolo, una minoranza povera, spesso relegata economicamente ai margini della società andalusa. Costretti a diventare stanziali alla fine del XV secolo, pena l'espulsione dal paese, i gitani dell'Andalusia non seguirono le orme dagli altri zingari, che continuarono a girovagare nel resto dell'Europa, ma si fermarono in queste terre assolate, ponendovi radici profonde e anche, in qualche modo, influenzando le popolazioni locali.
Il popolo gitano, sempre piuttosto povero, produsse quelli che son considerati, e a torto, dei tratti spagnoli caratteristici: l'arte della corrida e il flamenco non appartengono alla cultura spagnola ma sono assolutamente tipici di queste terre meridionali, sebbene ora siano diffusi anche nel resto della Spagna. In tutto il barrio sono affisse delle targhe di azulejos che ricordano i grandi nomi dei matadores e dei cantaores che hanno visto la luce in queste calli.
Ora la comunità gitana si è spostata lontano da Triana, tuttavia lo spirito profondo del barrio è rimasto intatto, e non è raro vedere aggirarsi fanciulle dalle gonne ampie e neri capelli fluenti, donne e uomini dalla pelle olivastre e dai tratti inconfondibilmente zingari.
Il flamenco è una mescolanza di musica di origine zingara (forse proveniente dalla lontana India, luogo di partenza del popolo zingaro attorno all'anno Mille) che si arricchì in Spagna, nel corso dei secoli, con influenze andaluse, arabe ed ebraiche, dando luogo ad una alchimia misteriosa e affascinante di suoni, canti e danze che non hanno eguali in tutta Europa, neanche nel resto dei gruppi gitani europei. Avendo studiato baile flamenco per nove anni, venire qui a Triana ed immergermi nella cultura gitana era uno dei miei più grandi sogni.
La Sevillanas, una allegra danza tradizionale andalusa influenzata dal flamenco, è il ballo più diffuso in tutta la regione e viene imparato fin da piccoli: si balla da soli o ancora meglio a coppie, con nacchere o senza ma sempre nei bellissimi costumi tradizionali, in occasione delle famose Ferias, le feste per cui gli andalusi sono giustamente rinomati.
La sevillanas è anche il primo approccio col flamenco in qualsiasi scuola di baile: per impararla, a noi occidentali non avezzi alle ritmazioni particolari del flamenco, occorre sicuramente qualche mese di esercizio costante e almeno un anno o due per ballarla davvero bene, per non parlare poi delle nacchere, con le quali servono anni di pratica per suonarle in maniera decente.
Eccovene un assaggio:
Ci sono tre ponti per passare dalla sponda del Arenal a quella di Triana: il Ponte San'Elmo, all'altezza di Puerta de Jerez, che porta all'estrema periferia meridionale del barrio, fatta di condomini moderni, che si uniscono alle strade antiche del barrio senza soluzione di continuità, ed è la strada meno poetica.
Se non avete fretta, passeggiate pigramente lungo la sponda del Arenal, per cogliere la bellezza del quartiere che si affaccia sulle acque del Guadalquivir, e guadate il fiume all'ultimo ponte, quello del Cachorro, come ho fatto io nella passeggiata del post precedente. Arriverete nella parte meno turistica, delle stradine lunghe, tranquille come la lunghissima Calle de Castilla, scivolando lentamente verso il cuore di Triana.
Se invece volete immergervi subito nel'atmosfera del barrio di Triana, allora attraversate il fiume al Puente de Triana, o Puente Isabel II, che vi porta dritto dritto alla Plaza del Altozano, una graziosissima piazza con palazzi di mattoni ed azulejos coloratissimi, famosa per i suoi balconi e miradores (bovindi) in ferro battuto. Alla fine del Puente de Isabel II si trova la statua della giovinetta gitana, fiera nelle sue vesti tradizionali, con la chitarra al suo fianco mentre, poco prima, una futuristica statua del Matador Belmonte veglia l'immagine veneratissima della Vergine, in questo caso la Vergine di Triana.
Su questa graziosa piazza si trovano anche due splendide botteghe di ceramica, attività artigianale per cui il quartiere è famoso: anche solo le pareti decorati e le insegne che si trovano fuori dai negozi sono dei capolavori che non ho potuto fare a meno di immortalare per voi.
Dalla Plaza del Altozano si entra nell'animata Calle San Jacinto, piena di botteghe e di bar de tapas, di ristoranti e di animazione. Qua intorno, come nel resto della città, si trovano numerosi negozi di scarpe, la cui varietà di colori, fogge e materiali riesce a stupirmi ogni volta.
Sempre nella stessa Calle c'è un grazioso bar de tapas, piuttosto noto nel quartiere, Las Columnas, con un bellissimo murales di azulejos che ritrae il quartiere come doveva essere anticamente: un portico con due sivigliane e un uomo in costume tradizionale; sulla sponda opposta si vede il quartiere del Arenal, un tempo porto della città all'ombra della Torre del Oro, vicino il Puente Sant'Elmo e una nave a vela che solca le acque, ancora navigabili, del Guadalquivir, mentre in lontananza si staglia la mole snella della Giralda.
Quando sono tornata a Triana il sabato pomeriggio, il pomeriggio prima di partire, avevo intenzione di sedermi in questo delizioso bar e godermi una bella cena di addio a base di vino e tapas, invece ho trovato inaspettatamente tutti i negozi e i ristorati chiusi, il quartiere praticamente deserto, tanto che ho guadato di nuovo il fiume e sono andata a mangiare dall'altra parte, dove era tutto aperto.
Per cui, un consiglio: non andate a Triana il sabato pomeriggio, rischiate di trovare un quartiere ben diverso da quello animatissimo degli altri giorni.
Dalle Calle San Jacinto immergiamoci nella lunghissima Calle del Alfareria e per le viuzze attorno, Calle Antillano Campos, Calle Pagés del Corro, Calle Clara de Jesùs Montero: queste stradicciole ombrose sono deliziose con le loro botteghe antiche e polverose, le finestre dai balconcini in ferro battuto, decorati da gerani colorati. Girando col naso all'aria, assolutamente affascinata, ho incontrato pochissime persone, così come nel resto del quartiere: tranne le animate vie centrali, si respira un'aria tranquilla, da queste parti, assolutamente autentica. Non abbiate fretta e percorrete silenziosamente queste stradicciole, ad ogni angolo sarete ripagate da bellezza e grazia allo stato puro.
A questo punto, percorriamo la lunga Calle Pagés del Corro, riattraversando la Calle san Jacinto, per passare dall'altra parte del quartiere. Girando per le viuzze tranquille, non posso fare a meno di infilare il naso in tutti i portoni: in tutta Siviglia, e in particolar modo a Triana, a Santa Cruz e la Macarena, i patii fioriti e decorati da azulejos sono dei gioielli preziosi, nascosti nella penombra dei portoncini bui, che si offrono agli sguardi curiosi in tutta la loro grazia.
Ogni casa sembra fare a gara con le vicine per arredare i cortili interni con piante rigogliose, azulejos colorati, murales di paesaggi o di madonne (spesso delle vere e proprie opere d'arte), cancelli in ferro battuto dai disegni elaborati. Purtroppo alcuni di questi sono troppo scuri o chiusi per essere fotografati, ma quelli che sono riuscita a fotograre vi possono dare una idea della cura con cui vengono tenuti (i due murales con paesaggi di Triana appartengono al patio della prima fotografia, ciascuno su una parete del portone).
Ogni tanto, curiosando dentro le finestre e nei portoni, capita di fare un incontro particolare, come il delizioso cagnolino che osservava attentamente, nasino all'aria, * il viavai della strada, dietro la grata della sua finestra.
La tradizione così ben viva e radicata della ceramica e degli azulejos si nota anche nelle insegne dei negozi che, quasi sempre, sono fatte da mattonelle: osservate la bellezza di questa decorazione di Via Antillano Campos e quella a stella di una Teteria, che altro non sarebbe che una Sala da The.
Finita la lunga Calle Pagés del Corro, ci troviamo nella parte del barrio che scivola verso la Plaza de Cuba, e torniamo indietro verso la Plaza del Altozano percorrendo delle vie colorate ma tranquille, dai nome evocativi come Calle Rodrigo de Triana, Calle de Troya, le lunghissima s stretta Calle Pureza, a metà della quale si trova la Capilla del Los Marineros: qui, al centro di un elaboratissimo e sontuoso altare dorato, si trova la veneratissima Virgen de la Esperanza de Triana, il cui viso mostra una giovane fanciulla dai tratti gitani. Questa venerata statua contende alla grande rivale dell'altro antico barrio, la Vergine de la Macarena, la devozione nel cuore dei sivigliani.
Parallela a Calle Pureza e Calle Rodrigo de Triana è la piccola Calle Pelay Correo, ornata da cascate rigogliose di gerani colorati. Girando di stradina in stradina, capita spesso di notare insegne di Scuole di flamenco e cogliere, inaspettatamente, una cascata di note argentine di chitarra che fluttua da una finestra aperta: bulerias, sevillanas e voci antiche risuonano per questi vicoli freschi e ombrosi, esattamente come succedeva nei secoli passati, confermando l'impressione di essere un po' fuori dal tempo, in un'altra epoca.
Ed ora, tornati sulla Plaza del Altozano, nel centro del quartiere, usciamo sulla sponda del Guadalquivir, percorrendo tutta la Calle Betis fino al Puente Sant'Elmo: un lungo fiume graziosissimo con le sue casette colorate, dai colori mediterranei, azzurro luminoso, turchese, bianco, giallo: le abbiamo ammirate dalla sponda opposta, passeggiando sul Paseo Alcalde, al livello del fiume, ora ci passiamo proprio sotto, ammirando la grazia di questi edifici che si specchiano nelle acque lucenti. Un piccione, appollaiato sul muretto, assiste tranquillo al passaggio del battello sotto il Puente de Triana, per nulla turbato da un trio di cantaores accanto a lui, che suonano e cantano una sevillanas sotto l'occhio di una telecamera.
Non ho fatto purtroppo in tempo a fotografare il trio di anziani gitani, con le loro chitarre, perchè hanno finito un secondo prima che mi precipitassi a cogliere la scenetta, peccato.
Passeggiando per la Calle Betis si ammira, sulla sponda opposta, la Plaza de Toros e il Teatro de la Maestranza, parzialmente nascosti dagli alberi e le palme del Paseo pedonale. Un ristorante italiano esibisce il Menu attaccato sui muri, sotto forma di murales: Cannelloni, Spaghetti, Pizza, ravioli ed altre specialità italiche. Sono stata tentata, per un minuto secondo, di infilarmi dentro e provare l'autenticità delle ricette italiane in terra andalusa, poi ci ho ripensato e sono scivolata oltre, verso il Puente sant'Elmo.
Eccoci alla fine di Triana, la brutta e moderna Plaza de Cuba segna il confine tra l'antico barrio e la città moderna mentre il Puente Sant'Elmo attraversa il grande fiume per riportarmi alla Puerta de Jerez: dal ponte si vedono una serie di ristoranti affacciati sul fiume, molto caratteristici, mentre a metà del ponte, in un belvedere, ho notato con raccapriccio che l'usanza mocciana dei lucchetti è arrivata anche qui, anche se non con l'abbondanza del nostro Ponte Milvio: l'unica differenza sono i nomi apposti col pennarello, assai più esotici del nostri come Jesus e Phoebe, Evita, Garcìa, Gonzalo e così via.
Girando per questo bellissimo e antico Barrio, dove è ancora viva l'anima gitana della città, non ho potuto fare a meno di fotografare qualche casa in vendita, dall'aspetto un po' fatiscente ma molto molto promettente: questa alla fine della Calle Betis mi pare niente male, quasi quasi ci faccio un pensierino....
Ed ora, per lasciare l'atmosfera incantata di Triana con un pizzico di malinconia, vi lascio questa splendida interpretazione di Merche Esmeralda e Carlos Vilàn tratta dal film Sevillanas di Carlos Saura: una sevillana lenta, dolcissima, sinuosa ed elegantissima, in cui l'anima fiera e passionale dell'anima gitana si coglie nelle mosse orgogliose, negli sguardi intensi e nella grazia dei movimenti dei ballerini.
Altri racconti di Siviglia su questo Blog:
Arrivo in città
Calle de Las Sierpes, Flamenco, Scarpe e ventagli
Il Barrio di Santa Cruz
Il Barrio gitano di Triana
I Palazzi reali
La Macarena
Lungo le sponde del Guadalquivir
La Cartuja
Il Museo di Bellas Artes
complimenti davvero un post più bello dell'altro.. .sei bravissima a descrivere e a raccontare e le foto... superbe! baci
RispondiEliminaLe tue foto sono uno squarcio di luce, in questa primavera zoppicante. Non immaginavo che quei posti potessero avere un fascino così potente, da raggiungermi anche attraverso le tue parole e le tue immagini!
RispondiEliminaSplendide, davvero.
prima o poi dovrai pensare a scrivere un diario di viaggio e proporlo a qualche editore, sei brava!
RispondiEliminaciao Reby
@ Reby: io adoro la narrativa di viaggio, è una delle mie letture preferite, si vede?!
RispondiElimina@ Gabri: ci sono dei posti non proprio conosciutissimi, che invece meriterebbero ben altre attenzioni...Siviglia è uno di questi posti, spero proprio di avere invogliato qualcuno a visitarla!
Grazie Ely!!!
Che meravigliosa emozione scoprire il mondo... assistere al miracolo della vita che si para usualmente davanti agli occhi di genti lontane e che soltanto occasionalmente ci sfiora per farsi ammirare e carezzare dolcemente... che bello viaggiare! Il tuo diario è semplicemente bello, le tue foto rivelatrici... grazie per questa condivisione. La Spagna è affascinante e stupenda, Siviglia è un sogno... Ti abbraccio. Buon cammino. Deborah
RispondiEliminaCiao Laura!!Era un pò di tempo che non passavo più di qua bhè che dire...che meraviglia!!!!Sei una narratrice formidabile, una fotografa evocativa ed una compagna di viaggio "virtuale" insostituibile!!!Grazie di aver voluto condividere con noi le tue sensazioni!
RispondiEliminaPs:io adoro la Spagna, l'ho girata quasi tutto..manca solo Siviglia...stampo tutti i tuoi post e parto!!!
Ci siamo state io e mia figlia l'anno scorso e ce ne siamo innamorate.
RispondiEliminaSiamo state anche in altre 2 città spagnole, ma questa è quella che mi è rimasta nel cuore :)