



Come si sarà capito, i gatti sono il mio soggetto preferito, seguito dai fiori, paesaggi (ma ancora non brillo, come paesaggista), per il resto sono assolutamente negata.
Come si sarà capito, i gatti sono il mio soggetto preferito, seguito dai fiori, paesaggi (ma ancora non brillo, come paesaggista), per il resto sono assolutamente negata.
Solo un paio di accenni alla storia del rione, che nasce in epoca romana come quartiere periferico e commerciale (Trans Tiberim), abitato prevalentemente da immigrati di origini orientali: di questo passato rimane ben poco, tranne i resti della VII coorte dei Vigiles, su Viale Trastevere e una latrina romana sul Gianicolo (l’ho letto su un libro, ma non so dov’è, sorry, ma se vi interessa mi informo).
Nei primi secoli dopo Cristo vi sorsero alcune importanti chiese, come Santa Maria in Trastevere (che è l’argomento del post), San Crisogono e S. Cecilia, splendidi esempi di architettura romanica. Per tutto il Medioevo vi fu una fiorente comunità ebraica, che poco più tardi si trasferì dall’altra parte del Tevere, a poca distanza, in quello che ancora adesso viene chiamato il Ghetto, e in cui gli ebrei furono segregati fino alla presa di Porta Pia.
Di epoca medievale non rimane quasi nulla, tranne qualche sporadico resto, difficile da individuare, incastonato perfettamente nell’ impianto secentesco del rione, caratterizzato da vicoli stretti, palazzi di pochi piani, strade selciate piuttosto sconnesse, cantine, vecchie stalle, abitazioni con finestre piccole e soffitti molto alti. Tutta la zona, però, fu pesantemente rimaneggiata alla fine dell’Ottocento, interventi devastanti che stravolsero tutto l’assetto urbanistico del quartiere, a partire dallo sventramento per la costruzione del Viale del re, oggi Viale Trastevere, una lunga strada stile boulevard che dal fiume arrivava fino alla nuova Stazione ferroviaria di Trastevere.
Questo taglio ha diviso in due il quartiere, dando il via ad una serie di trasformazioni che ne hanno alterato profondamente sia la topografia che l’ampiezza, ed infatti molte delle parti che noi consideriamo tipiche, come la salita al Gianicolo (Via Goffredo Mameli, via Enrico Dandolo ), Piazza San Cosimato, il quartiere Mastai, risalgono solo alla fine dell’Ottocento: anche lo stile dei palazzi è piuttosto diverso, uniformandosi allo stile che i piemontesi portarono a Roma per la costruzione dei grandi assi di scorrimento della città (Corso Vittorio, Corso Rinascimento, Via Nazionale etc…)
Tutta la parte verso il Gianicolo, invece, ebbe sempre un carattere campestre, suburbano, con grandi ville e giardini fin dall’età Romana. Questa tradizione continuerà anche in epoche più recenti con la costruzione , in epoca rinascimentale, della Farnesina e di Villa Corsini. Tutt’ora vi è collocato l’Orto Botanico e l’ottocentesca Passeggiata del Gianicolo, da cui si gode un bel panorama della città (sorvoliamo sul fatto che in questa zona la sera ci sono macchine parcheggiate un po’ ovunque, e non per ammirare il panorama).
Diciamo, comunque che, della Trastevere che poteva vedere Ettore Roesler Franz, e che ha ritratto nei suoi celebri acquerelli della Roma Sparita, noi possiamo ammirare una minima parte, purtroppo. Ma le trasformazioni di Trastevere non si limitano alla topografia e la toponomastica.
Fin dall’antichità, questa zona non ebbe mai un carattere residenziale, di lusso, anzi: il suo carattere schiettamente popolare rimase una caratteristica del quartiere fino a tempi recenti, diciamo fino alla fine degli anni Settanta: la tipologia del trasteverino è andata radicalmente trasformandosi solo da trent’anni a questa parte.
Ancora negli anni Settanta, l’aggettivo trasteverino non era proprio un complimento, i veri trasteverini essendo popolani dal dialetto spinto e modi piuttosto rozzi (e lo dico con cognizione di causa, visto che ero bambina, in quegli anni, e me lo ricordo bene). Bande di ragazzini imperversavano per i vicoli, giocando a palla, a campana e ad elastico per strada (mia madre non voleva che rimanessi tutto il giorno per strada con loro, che mi mescolassi alla plebe, ma era l’unico modo di giocare, essendo da noi i giardini e i parchi non proprio vicinissimi).
A partire dagli anni Novanta, i veri trasteverini cominciarono a lasciare il rione per trasferirsi altrove, lasciando posto ad un nuovo genere di abitanti, quasi sempre alta e media borghesia, professionisti, commercianti, e i prezzi delle case cominciarono a salire, le vecchie botteghe a chiudere, e proliferarono pizzerie e locali.
Oggigiorno, il quartiere popolare e verace di allora si è trasformato in un’immensa sala gioco, in cui nuovi locali di tendenza spuntano come funghi (una mia amica sostiene che c’è addirittura un locale di scambisti vicino al convento dove ho fatto le scuole, vorrei sapere come l’ha saputo). Aggirarsi per i vicoli di Trastevere la sera è come immergersi in un girone infernale, l’intero quartiere è invaso da una folla sporca, rumorosa e invadente, fino a tarda notte.
In tutto questo, nonostante l’invasione di turisti e nottambuli, le bellezze architettoniche della zona, a parte qualche recente intervento di restauro (Piazza San Cosimato, ad esempio), sono state trascurate in maniera vergognosa: invece di pulirlo e lustrarlo come un gioiello, l’intero rione è praticamente abbandonato a sé stesso, con palazzi fatiscenti dalle facciate scrostate, muri cosparsi di scritte e macchine parcheggiate creativamente ovunque, per non parlare dell’invasione serale di venditori ambulanti, stile suk del Cairo.
Non voglio sembrare una vecchia brontolona ma, per me che ricordo quegli anni, la volgarizzazione progressiva del quartiere è veramente una profanazione! Insomma, lasciatemi brontolare un po’, sguazzando nella visione idilliaca della mia Trastevere…
Tutto questo lungo e nostalgico preambolo, per cominciare il nostro giro turistico (che durerà un bel po’, purtroppo per voi) alla scoperta degli angolini più nascosti di questa bellissimo e fatiscente rione.
E allora cominciamo dalla perla del quartiere, Piazza Santa Maria in Trastevere e l’omonima Chiesa, la prima basilica sorta a Roma, nel IV secolo dopo Cristo.