E’ stato un periodo strano, questo, il primo anno che fino all’ultimo sono stata
praticamente immune dallo spirito di festa, anche per i giorni pieni di impegni
che ho avuto. Sembra una cosa strana da sentir dire da una cassaintegrata
invece, tra corsi di riqualificazione, ennesimi giri per indennità e cose
varie, ho avuto poco tempo da dedicare al resto.
Il nuovo anno, festeggiato un po’ in sordina, ha portato
anche la fine definitiva del mio lavoro perché, assieme a molti miei colleghi,
abbiamo accettato la fine della cassa integrazione e il licenziamento con una
incentivazione all’esodo. Ci sono delle cose che hanno i loro tempi e quando
il tempo è scaduto, è inutile portare avanti una situazione che si è esaurita,
meglio chiudere una porta e andare alla ricerca di una strada alternativa.
Fino a poco tempo fa, questa scelta, questa strada incerta
mi avrebbe riempita di inquietudine, forse perché ho lavorato 12 anni nello
stesso posto, le mie esperienze al di fuori sono state tutte precarie,
variegate e includenti, mentre in un posto di lavoro in cui hai passato più
tempo che in ogni altro della tua vita,
alla fine ti senti un po’ a casa, una rassicurazione difficile da abbandonare,
anche quando fai un lavoro che non ti piace.
Devo ammettere, invece, a dispetto del periodo buio che sta
passando il nostro paese, di essere moderatamente ottimista, di accettare tutto
questo come una specie di sfida, di mettersi alla prova dopo aver maturato
esperienze e percorsi professionali difficili ma molto formativi.
Per ora, sto ancora finendo i corsi ed elaborando possibili
strategie per il futuro, poi si vedrà!
Nel frattempo ho ricominciato a dedicarmi alla lettura che,
tra un blog, un corso e un telefilm, avevo davvero trascurato in maniera
vergognosa. Un po’ perché anche i libri cominciano a diventare una spesa
pesante per chi cerca di stare attento al suo budget ( sinceramente, oltre alle
edizioni tascabili più alla mia portata, le nuove uscite cartonate da 18 ai 25
euro mi sembrano veramente un’esagerazione, ce li spendo solo per un autore per
cui veramente ne vale la pena), un po’ perché la mia biblioteca comunale ha
ormai esaurito tutti i libri per me appetibili, alla fine leggo e rileggo
sempre gli stessi. Non che a casa mia
non ci siano libri in abbondanza, anzi, tra un po’ usciamo noi per far spazio
alle librerie ma, alla decima volta che rileggo un libro amato, insomma,
comincio a stufarmi un pochino.
Per il mio compleanno feci un’abbuffata da Feltrinelli,
grazie ad un buono regalatomi da chi sa che adoro leggere: sono tornata a casa
con la busta piena di volumi fruscianti, spaziando dal mio amato Murakami Haruki
(li ho letti quasi tutti in biblioteca e, pian piano, me li sto comprando), gli
ultimi di Fred Vargas che non mi delude mai e che se non avete mai letto dovete
assolutamente farlo, e poi parecchi volumi di quelli della Newton Compton,
attirata dalle copertine variopinte e dal prezzo invitante, sia gialli che i
cosiddetti romanzi rosa, visto che i titoli davvero mi intrigavano (per la
precisione ho comprato Il vangelo Perduto, Il segreto della sesta chiave, Il
quadro Segreto di Caravaggio per i gialli, Piccoli Limoni Gialli, Amore
Zucchero e Cannella per i cosiddetti rosa).
Non c’è niente da fare, ho come l’impressione che alla fine
valga più il titolo e il packaging che il libro in sé stesso, la forma più che
la sostanza: volumetti curatissimi, copertine accattivanti, edizione impeccabile
ma, alla fine, sono libri che scorrono via leggeri come l’acqua, senza lasciar
traccia.
Ormai mi capita sempre più spesso di comprare libri mediocri che rimescolano luoghi comuni, e questi ultimi
che ho letto rientrano perfettamente in queste categorie. I gialli o thriller
ormai pescano a piene mani nel filone inaugurato dal pessimo Codice da Vinci, un libro per il quale mi chiederò sempre quali
sono le misteriose ragioni del suo immeritatissimo successo: già nei titoli
abbondano segreti, misteri, libri maledetti, vangeli perduti, manoscritti
ritrovati, che sembra di assistere ad
una delle esileranti trasmissioni di Giacobbo, per non parlare delle trame,
sovente complicatissime e piene di rimandi storici ma di cui, dopo aver letto l’ultima pagina,
ricordi a malapena l’argomento (se volete l’eccellenza, allora rileggevi Il
Nome della Rosa e Il pendolo di
Foucault, please).
Per quanto riguarda i
cosiddetti rosa, le copertine graziose e i titoli intriganti si rivelano essere
dei romanzetti scemi più o meno sul livello di Liala ( che alla fine, visto il
livello qualitativo di scrittura di queste nuove autrici, al confronto ci fa la
figura di Virginia Woolf), in cui la trama si riduce sempre all’incontro, dopo
varie peripezie anche lavorative, del fatidico principe azzurro, solitamente
nelle vesti del capo bello e arrogante che alla fine viene accalappiato: l’unica
differenza con i romanzi rosa degli anni Sessanta-Ottanta (eh sì, devo
ammettere di averne bevuti a decine, nella prima adolescenza, ma per fortuna
non sono riusciti a rovinarmi più di tanto), è che in questi romanzi moderni il
sesso non è relegato al bacio dell’ultima
pagina, ma propinato a piene mani per tutto il libro, ma alla fine l’eroina
trova sempre il vero amore, anche dopo essere saltata da un letto all’altro per
tutta la storia.
L’altro giorno, invece, sono andata dritta dritta in
libreria per acquistare l’ultimo romanzo della Rowling, che attendevo con
impazienza: lo ammetto, sono una delle fan sfegatate della saga del maghetto,
ho adorato tutti i suoi libri (l’unica delusione sono state le ultime venti
pagine dell’ultimo volume), che periodicamente rileggo daccapo, mai sazia dei
fuochi artificiali di fantasia e creatività di questa scrittrice.
Se vi aspettate da questo poderoso romanzo, Il seggio
vacante, un mondo fantastico e colorato come i libri precedenti, scordatevelo
proprio. La Rowling affronta e racconta il mondo di grandi e adolescenti di una
piccola cittadina inglese, e in questo mondo non ci sono né colori sgargianti
né fuochi artificiali, ma una patina
grigia e tetra che avvolge persone e
cose, un mondo brutto, sporco e cattivo da cui non c’è salvezza.
Siamo a Pagford, incantevole cittadina incastonata in valli
verdi, con una chiesa gotica in rovina sullo sfondo, una piazzetta graziosa con
panchine e aiuole fiorite, negozi caratteristici e famiglie perbene, ma non
fatevi ingannare dall’apparenza: sotto la superficie ipocrita e perbenista si
annida malignità, maldicenza, invidia, rancori e rivalità che esplodono quando
si libera un posto, il seggio vacante del titolo, nel Consiglio comunale. E’
come scoprire il vaso di pandora, la vera natura delle persone emerge in una
guerra intestina di tutti contro tutti, mentre i segreti più inconfessabili
emergono alla superficie, e dopo questo uragano niente sarà più lo stesso a
Pagford, dopo tutti gli equilibri saltano e altri se ne creano.
Sinceramente, non so cosa pensare di questa opera
impegnativa, non banale, sicuramente molto articolata e un pizzico pretenziosa: non è un libro mal
scritto, anzi, la Rowling mantiene uno stile sempre scorrevole e originale, ma
certo mi aspettavo altro da lei, come sicuramente tutti quelli che hanno
adorato Harry Potter. E’ particolare già
il modo di narrare i fatti, senza un vero protagonista e un unico punto di
vista: si tratta invece di una amara commedia corale, che vede protagonisti una buona parte degli abitanti della
cittadina e del territorio circostante, ognuno analizzato fin nelle viscere, scorticato
nei suoi pensieri più profondi e inconfessabili, vivisezionato nelle sue
meschinerie quotidiane senza alcuna pietà.
Quello che esce fuori dalla penna della Rowling è una serie
di personaggi che copre tutte le
sfumature dello squallore, da quello senza speranza dei quartieri di periferia,
dove abbondano tossici, prostitute e degrado
( le descrizione di questi casermoni di cemento e casette ai limiti della
fatiscenza, in cui si asserraglia una umanità gretta, spenta e desolata nel suo dolore senza
speranza né possibilità di riscatto, mi
ha ricordato molto le atmosfere di Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino) a
quello delle famiglie bene del paese, in cui una vernice di rispettabilità
copre una povertà morale ed etica poco
distante dall’altra se non nell’apparenza. La descrizione psicologica dei suoi
personaggi risulta sottile, tagliente, a
volte crudele nei suoi dettagli, sempre impietosa nello scavare a fondo i
difetti, gli errori, le piccinerie
quotidiane, anche per i personaggi per cui lascia trapelare, se non una velata
simpatia, almeno una lieve pietà.
La Rowling non salva nessuno, nessuno dei suoi personaggi è
il buono della situazione e il bene non trionferà, non c’è lieto fine, solo l’epilogo
nefasto di una situazione già in partenza destinata alla tragedia, non vede nessuna possibilità di redenzione, anche
se i molti sviluppi tragici della trama cambieranno profondamente la vita di
tutti, destinando alcuni ad un sorte fatale,
mentre per altri lascia solo intravedere uno spiraglio di salvezza.
Mi ha davvero sorpreso questa visione davvero pessimista del suo
mondo immaginario, in cui l’aridità morale non risparmia neanche gli
adolescenti, quindicenni già alle prese con piccoli e grandi frustrazioni, per i quali anche il sesso ( che a quell’età
dovrebbe essere ancora un sogno romantico ad occhi aperti) è già
squallore, amplessi
utilitaristici e tetri consumati in fretta, magari sul bordo di una
strada o tra le tombe del cimitero.
Che dirvi? Ripeto, si
tratta di un’opera non originalissima ma non banale, sicuramente di ottimo
livello dal punto di vista della trama e della costruzione dei personaggi, un
intreccio complicato nello svolgimento anche se non nella storia in sé stessa,
che si lascia leggere in maniera piacevole, ma in cui si avverte un pizzico di
freddezza e di compiacimento nel far sprofondare il lettore nell’abisso oscuro
e melmoso della grettezza umana.
Alla prossima!
Ciao Geillis, finalmente torno a leggerti! E parli di libri...lo stesso mio argomento dell'ultimo post. Anche io, come te, amo la Rowling e quest'ultimo lavoro non l'ho letto. In effetti mi sembra sul serio ben altra faccenda rispetto alla saga di Harry Potter (io ho anche il Quiddich attraverso i secoli e l'altro sulle creature magiche :-)). Sono d'accordo con il tuo giudizio sul Codice da Vinci e su molti di questi racconti, ammantati di misteri o romantici, che poi alla fine si rivelano delusioni totali. Purtroppo, ci casco ancora. Sono felice di sentirti ottimista e propositiva! Ti auguro buon anno, amica mia, con tutto il cuore. Ops, ho scritto un romanzo...;-)
RispondiEliminaEssendo un libro davvero molto atteso da legioni di fans, volevo condividere il mio spiazzamento con altri potteriani, sono contenta di averti incuriosito!!
RispondiEliminaGrazie per questa recensione!! Mi chiedevo proprio come fosse il nuovo della Rowling, ora so che magari prima lo prenderò in biblioteca... non so se possa piacerti il genere, ma se hai voglia di un BEL libro, che ti faccia ridere di cuore ma anche rabbrividire nel profondo, ti consiglio "L'uomo nero e la bicicletta blu" di Eraldo Baldini... l'ho letto a settembre, per caso... e mi ha stregata!
RispondiEliminaBel post! ;)
RispondiEliminaMi hai incuriosita ulteriormente: è già pronto sul Kindle da un po'!
RispondiEliminaConvite
RispondiEliminaEu sou Brasileiro.
Passei por aqui lendo, e, em visita ao seu blog.
Invito - italiano
Io sono brasiliano.
Dedicato alla lettura di qui, e visitare il suo blog.
ho anche uno, soltanto molto più semplice.
'm vi invita a farmi visita, e, se possibile seguire insieme per loro e con loro. Mi è sempre piaciuto scrivere, esporre e condividere le mie idee con le persone, a prescindere dalla classe sociale, credo religioso, l'orientamento sessuale, o, di Razza.
Per me, ciò che il nostro interesse è lo scambio di idee, e, pensieri.
'm lì nel mio Grullo spazio, in attesa per voi.
E sto già seguendo il tuo blog.
Forza, pace, amicizia e felicità
Per te, un abbraccio dal Brasile.
www.josemariacosta.com
Nonostante abbia letto e amato la saga di Harry Potter sono comunque attratta da questo nuovo (e così diverso) libro della Rowling, aspetto però che arrivi in biblioteca, con i prezzi che i libri hanno raggiunto, preferisco andare sul sicuro!Grazie per la recensione, a presto.
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Già tempo fa mi ero espressa su "Amore zucchero e cannella", quindi è meglio non infierire nuovamente.
RispondiEliminaAnche Dan Brown non mi piace, quando pensi che la storia cominci a migliorare, quando pensi: "ora dovrebbe diventare scopiettante", tutto si smonta come un sufflè, invece la Rowling...anch'io sono una fan del maghetto.
Però questo libro non mi attira propio perchè così diverso, preferisco pensare ancora ai miei personaggi tanto amati.
Anch'io in attesa di leggere questo nuovo romanzo della mamma di Harry, ho letto incuriosita la tua recensione. ;)
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