I miei viandanti

mercoledì 29 ottobre 2008

Un giorno davvero speciale

Questo 29 ottobre sarà da ricordare per svariati motivi:

il primo, è il mio primo BlogCompleanno, e scusatemi se è poco.

A questo proposito, voglio ringraziare tutti i 51.000 e rotti viandanti che si sono aggirati per la mia Foresta!

Secondo motivo, e molto più importante: oggi mio marito discute la tesi della seconda (e meritatissima) laurea. Già dottore in Storia, oggi diventa dottore in Scienza dell'educazione.


Auguri a tutti e due

la grafica è presa da MagicaLuna

lunedì 27 ottobre 2008

Tecniche di base applicate alla Fotografia Gastronomica, parte seconda

Ed eccoci alla seconda lezione, dopo l'Inquadratura bisogna tenere in considerazione un parametro importantissimo:

La Luce: fattore fondamentale, dà colore e atmosfera alla scena.

Inutile dire che la luce del flash va usata proprio alla disperazione, quando magari fate un piatto di sera e non c’è altro modo di fotografarlo se non quello di azionarlo: non sto parlando dei flash professionali, quelli sono un’altra cosa, parlo del piccolissimo flash che si aziona da solo, sia nelle reflex che nelle tascabili. Se potete, evitatelo.

La luce migliore è quella naturale, meglio ancora col sole: è vero che il divario tra sole e ombra è grande, quindi si rischia di toppare alla grande, ma la luce solare è calda, dorata, e permette anche di creare dei giochi di ombra e luce da non sottovalutare

Scegliete una postazione luminosa: un tavolo, una consolle, anche un piccolo tavolino mobile, vicino ad una finestra aperta, e studiate il percorso che fa la luce durante la giornata. Addirittura, se avete dei grossi davanzali, potete anche usare questo scenario (come faccio io in queste foto): se poi avete un terrazzo o un giardino, siete proprio fortunati.

La luce e le ombre non sono neutre, hanno una temperatura colore, che si misura in Gradi Kelvin: più il numero è basso, più la luce risulta gialla; più il numero è alto, e più la luce avrà una dominante fredda, blu.
La luce all’aria aperta ( e la luce del flash) è di 5600 gradi Kelvin: le pellicole e le macchine sono tarate per questa temperatura, ecco perché fare fotografie alla luce della lampadina dà una dominante gialla.
Ma anche la luce all’aria aperta varia, a seconda del cielo e della posizione del sole, cioè dell’ora: se il cielo è limpido, il sole è più caldo di mattina presto e di pomeriggio, quando i raggi sono radenti, mentre la luce sarà più fredda nelle ore centrali della giornata, col sole allo zenit, e anche le ombre saranno diverse, sia come colore che come posizione.

Se il cielo è nuvoloso, la luce sarà intensa, perché le nuvole fungono da lente di diffusione, il che nei ritratti di solito è un bene, perché attenua le ombre, però la luce avrà una dominante più azzurra.

Tutti questi parametri possono essere dei difetti (correggibili, in parte, con Photoshop, per chi lo sa usare), oppure dei pregi, a seconda di come usate la luce. Esempio: la luce del sole delle otto di mattina crea della ombre scure e lunghe, la dominante è decisamente dorata: eppure in questa fotografia la mia scelta è stata proprio quella di dare un colore caldo al pane, che richiama il suo colore e quello del grano.

Il pomeriggio, col sole nuvoloso, dà questa dominante un po’ fredda: ma in questo caso non l’ho corretta, se non in parte. Mi piaceva il contrasto con i colori dei canditi, dava un senso di colorato al tutto. Tante volte, quelli che potrebbero sembrare errori, possono rivelarsi interessanti (poi i gusti sono gusti).

Anche gli oggetti che ci sono intorno riflettono la luce: per esempio, questo piatto celeste mi ha dato, in tutte le fotografie che ho fatto con lui, sempre un tono bluastro. Ho corretto solo la brioche (i piatti sono più invitanti se non hanno un colore radioattivo), ma il resto l'ho lasciato com'era.

Chi ha una reflex, sa benissimo che esiste una opzione che si chiama bilanciamento del bianco, il che significa che la macchina aggiunge una dominante per correggerne una sbagliata: di solito è impostato su automatico ma, se siete in situazione particolari (e se lo avete sulla vostra macchina) imparate ad usarlo: ad esempio, se lo impostate su Nuvole o Ombra, automaticamente la macchina aggiungerà un filtro giallo per compensare il blu.

Più la dominante è forte, e meno i risultati saranno apprezzabili, in ogni caso: le lampade ad incandescenza, ad esempio, hanno una Temperatura colore di 3200-3400 gradi Kelvin, per questo la luce risulta decisamente gialla, una lampada ad incandescenza è comunque difficile da correggere, per cui regolatevi. Questa non è una regola inderogabile, sia chiaro.

Nella fotografia sotto, ad esempio , anche senza correzione nel bilanciamento del bianco in fase di ripresa, la foto, pur con una luce molto particolare (sono lampade professionali da ritratto, a incandescenza, da 500 Watt), riesce comunque accettabile. Forse perchè la dominante gialla e la zuppa di ceci evocamo bene l'atmosfera invernale, la luce calda della cucina nel lungo inverno. Tecnicamente potrebbe essere un errore, ma a me questa versione calda piace di più

di quella fatta con la luce naturale, voi che ne pensate?

In altri casi, come questo pane, la macchina è riuscita a correggere benissimo la dominante, senza nulla togliere al colore dorato del pane (dovete impostare Lampada ad incandescenza sul Menu). Anche in questo caso si tratto di una sola lampada, radente, sulla sinistra.

Dovete fare le prove con la vostra macchinetta, per vedere come reagisce alla luce: le reflex, ad esempio, sono sensibilissime alle variazioni di luce e alle dominante, per cui bisogna lavorarci un po’ sopra. La mia Nikon, ad esempio, è sensibilissima al rosa fucsia, lo fa diventare violaceo, ed anche al blu, cosa la tascabile Lumix non faceva, per cui risulta più difficile contenere tutte le dominanti con una sofisticatissima Reflex piuttosto che con una piccola digitale.

Fate attenzione anche allo zucchero a velo: se prendete l’esposizione sullo zucchero, potrebbe farlo diventare grigio oppure di un bianco accecante se usate il flash, il che non è una bella cosa, come si vede in questa fotografia (ancora non lo sapevo, mai usato lo zucchero a velo nelle fotografie di prima).

Il grigio si può schiarire quando la elaborate, ma il bianco sparato è irrecuperabile. E' meglio schiarire una fotografia che scurirla, in generale: nelle ombre si può scavare, il bianco è perso, non ha alcun dettaglio.


Esposizione e Controluce: saper usare il controluce non è facile, ma offre delle possibilità molto suggestive.

Dovete sapere che qualsiasi esposimetro è tarato su un colore neutro che si chiama Grigio medio con riflessione al 18%, cioè la macchina tenderà a leggere la luce riflessa dagli oggetti, facendoli diventare grigi.

Mi spiego: quando fotografate la neve, la luce è tanta e l’otturatore si chiuderà, facendo venire la neve non bianca, ma grigiastra. Allo stesso modo, se posizionate l’obiettivo su una cosa completamente nera, la macchina avvertirà che la luce è troppo poca, aprirà al massimo l’otturatore la e la cosa nera verrà grigia scura, cioè tenderà a far diventare i colori grigio medio.

Questo per spiegarvi che l’esposimetro legge la luce della vostra fotografia anzi, legge la luce riflessa dai vari oggetti, fa una media e calcola l’esposizione. Se all’interno della scena ci sono dei colori dominanti, come un bel piattone bianco, o una tovaglia candida, oppure degli oggetti molto scuri, l’esposimetro viene influenzato da questi riflessi, e sbaglia l’esposizione.

Cercate di evitare grossi oggetti bianchi, e anche colori dominanti (tipo un grosso cielo pieno di nuvole), puntate l’esposimetro direttamente sulla cosa che volete fotografare, oppure, se siete alla disperazione, prendete l’esposizione su un cartoncino grigio. In ogni caso, fate varie prove variando un poco la posizione dell’obiettivo sull’oggetto, cercando un’inquadratura in cui l’esposimetro colga la luce giusta.

Per il controluce, cercate di escludere i punti troppo luminosi, puntate direttamente l’obiettivo sull’oggetto, escludendo qualsiasi elemento di disturbo che possa influenzare l'esposimetro.



Non puntate mai, ovviamente, l’obiettivo verso la fonte primaria di luce, sennò vi si sballa tutto.
Se per esempio state facendo un ritratto, prendete l’esposizione sulla pelle del viso, che ha un potere riflettente abbastanza simile a quello del Grigio medio, escludendo tutto quello che vi può disturbare, tipo un bel cielo bianco, un muro chiaro, una camicia bianca oppure nera e così via.
Le Ombre: alcune volte possono essere usate in maniera creativa.


Altre, invece, sono proprio brutte da vedere, di solito sono le ombre di cui non ci accorgiamo se non quando abbiamo già le foto pronte. Quando guardate una foto, cercate di capire che tipo di luce è, e quante sono le fonti da cui proviene. Con una sola fonte di luce, dall'alto o radente, è più difficile gestire le ombre, ma sono anche molto interessanti gli effetti che si possono ottenere.

Il modo più semplice per gestire le ombre, se non ve la sentite di fare sperimentazioni spericolate, è una bella luce diffusa, magari posta davanti al piatto, che fa scivolare le ombre dietro, in questo caso del pane la luce diffusa viene da una finestra spalancata, le ombre sono ridotte al minimo;

questo tipo di illuminazione si chiama 3/4 laterale sinistra (scusate il gergo tecnico), proveniente leggermente dall'alto.

In questo caso, il piatto è posizionato su un carrellino mobile, davanti e sotto una finestra spalancata, come si può vedere dal riflesso sul coperchio del pomodoro.

Trucchetto per capire la luce e la direzione da cui proviene: guardate le ombre e anche i riflessi sugli oggetti, se si tratta di un ritratto guardate il riflesso dentro l'iride dell'occhio (lo sapevate?)

In ogni caso, un bel pannello bianco di polistirolo può servire egregiamente come pannello schiarente, per riflettere la luce diurna ed attenuare le ombre. Potete anche farvi un pannellino usando un semplice cartone coperto di carta bianca lucida, oppure con alluminio (che però dà una luce un po’ fredda), o alluminio dorato. Provate a mettere il pannello in senso contrario alla luce, cercando di rifletterla: magari la schiarita è minima, però si possono ottenere delle attenuazioni utili.

La Messa a Fuoco: purtroppo con le macchinette digitali non avete il controllo sulla profondità di campo, perché non avete né tempi né diaframmi con cui giocare, ed è questo il grosso limite di questi apparecchi, la macchina decide quasi tutto da sola.

In ogni caso, la messa a fuoco precisa è fondamentale: niente di peggio che una foto sfocata.

In parte, una leggera sfocatura con Photoshop si può riparare, ma solo in parte (col Comando Contrasta): uno sfocato forte è irrimediabile, punto e basta.

Per essere certi di mettere bene a fuoco, provate a posizionare l’obiettivo su varie parti del vostro piatto: di solito, anche in questo caso, la macchina fa una media della messa a fuoco, ma se voi puntate su una cosa fondamentale (tipo un rigatone nella parte centrale del piatto) dovreste azzeccare la messa a fuoco. Per essere sicuri, fate più scatti.

Più vi avvicinate, e più sarà difficile mettere tutto a fuoco, più vi allontanate, più la fotografia sarà completamente a fuoco. Questa fotografia è stata fatta con la piccola Lumix, con medio zoom, a media distanza: sono a fuoco sia i dolcetti in primo piano che quelli sullo sfondo.

Di contro, alcune volte le fotografie tutte perfettamente a fuoco risultano un po' piatte, noiose. E' bello movimentarle un po', ma senza tempi e diaframmi non c'è molto gioco.

Va da sé che più lo sfondo è lontano, più è facile risulti sfocato, anche con una piccola digitale. Provate a mettere molta distanza tra il vostro piatto e lo sfondo, anche i colori non influenzeranno il primo piano, come elementi di disturbo. In questo caso la fetta è la protagonista assoluta della fotografia, non si vede nè la scrivania dietro (si intuisce, diciamo) nè la libreria.

Se invece avete una reflex, potete giocare alla grande, ma sicuramente lo sapete già. Agendo sull’apertura del diaframma, infatti, potete influenzare la profondità di campo, cioè non far apparire tutto a fuoco, ma prendere il fuoco su una cosa in particolare e sfocare lo sfondo, ad esempio, per far risaltare meglio l’oggetto. Potete anche decidere, con una reflex, di mettere a fuoco solo un particolare del vostro piatto e, aprendo al massimo il diaframma, sfocare tutto il resto, poichè la profondità di fuoco sarà di pochi centimetri.

Nella prossima ed ultima lezione parleremo di: Obiettivi, Colori, Flash, Pixel e Risoluzioni, Elaborazioni grafiche.

sabato 25 ottobre 2008

Tecniche fotografiche di base, Introduzione

Ho pensato, tanto per cambiare, di parlare di un’altra delle mie passioni, la fotografia.

Non sono una professionista, e di fotografia gastronomica mi intendo quanto di fisica quantistica o ingegneria aereospaziale, però ho al mio attivo un bel corso di formazione professionale della Regione Lazio, di 500 ore, per cui diciamo che qualche cognizione tecnica di base la dovrei avere (anche se non so se nota dalle mie fotografie culinarie, soprattutto le prime, di cui mi vergogno profondamente).

Diciamo subito che ho fatto il corso quando il digitale era appena apparso sul mercato, costosissimo, sembrava un futuro molto lontano: noi sbavavamo invece per il Medio Formato Hasseblad, il nostro sogno proibito:erano quelle macchine che usavano i fotografi ai matrimoni, con negativi di formato 6 per 7 centimetri, che ti permetteva di stampare in grande formato senza sgranare, ora quasi tutti sono passati anche loro al digitale.
Io avevo un ottimo corredo Nikon, regalo di laurea, a cui si aggiunse, alla fine del corso, una camera completa per la stampa del Bianco e Nero.

Ho fatto, al corso di fotografia, qualche still Life, con luci professionali e tutto, ma il mio campo sono sempre stati i ritratti oppure i paesaggi, il tutto in bianco e nero, visto che potevo stamparmelo da sola, con costi minimi, avendo il completo controllo sul risultato: contrasto, formato, tipo di carta, correzioni etc…

Queste sono alcune delle foto, stampate 18 per 24 centimetri, del mio Book fotografico: mi piacerebbe, prima o poi, scannerizzarle tutte, ma sono qualche centinaio, ci metterò una vita...

Il digitale, invero, non mi aveva mai entusiasmato in maniera particolare, il fascino della camera oscura e delle fotografie in bianco e nero su cartoncino lucido o perlato non ha confronti: poi, per forza di cose, e anche di costi che stanno diventando proibitivi, sono passata ad una macchinetta digitale di medio livello, non male, per la verità. Poi, entrata in possesso della fantastica Nikon D80 (regalo di compleanno, ad aprile), ho scoperto quant’è gratificante poter giocare con tutte le sue funzioni: la resa dei colori, la definizione e tutto il resto non hanno confronti con la macchina di prima, non c’è storia.

Questo per la fotografia generale: quando ho cominciato a scrivere su questo blog e a postare i miei piatti (stupendo amici e parenti: sono sempre stata una mezza frana in cucina), ho cominciato a fotografarli un po’ alla bell’e meglio, assolutamente digiuna di fotografia gastronomica. Riguardando i miei primi post, le fotografie sono veramente brutte, me lo dico da sola. Tra l'altro, io ero abituata a muovermi massimamente col bianco e nero, le regole sono piuttosto diverse dalla fotografia a colori, in più le digitali hanno una sensibilità cromatica maggiore che le vecchie pellicole, per cui ho ricominciato più o meno daccapo.

Piano piano, guardandomi intorno, ho scoperto che in giro per i vari blog si notano delle fotografie bellissime : inutile citare il Cavoletto, le sue sono stupende punto e basta, però ci sono anche delle bloggers non professioniste che fanno veramente delle belle fotografie dei loro piatti. Ovvio che aveva una costosissima reflex aiuta, non parliamo poi di luci professionali, flash potenti, magari un aiutante che ti regge il pannello riflettente…

Ci sono poi dei blog che hanno magari delle ricette strepitose, penalizzate da foto raffazzonate, fuori fuoco, con luci pessime. Una bella fotografia è già una ottima presentazione della ricetta, deve essere invitante, con una buona luce, una perfetta messa a fuoco e qualche accorgimento di inquadratura, magari qualche composizione o taglio particolare per renderla più interessante.

Non ci vuole molto per fare una fotografia dignitosa (oltre a sprecarci un po'di tempo e creatività, ovviamente), soprattutto con questa macchine che hanno duemila opzioni e automatismi, ma qualche qualche nozione tecnica ed un po’ di pratica sono fondamentali.

Io le nozioni le avevo già, e di pratica ne ho fatta tanta, in questo anno. All'inizio scattavo e via, frustrata dal fatto di avere solo quella piccola tascabile, poi ho cominciato a ragionarci sopra.

Ho buttato migliaia di fotografie, apparecchiato decine di presentazioni, con delle scene ai limiti del comico (tipo io in piedi sullo sgabello per fotografare dall’alto, oppure col piatto posizionato sulle pagine gialle fuori dal davanzale, per non parlare delle volte che mio marito deve aspettare che io fotografi il suo piatto, prima di poterlo mangiare).

Spesso e volentieri Koko assiste perplesso ai miei armeggi, pensando evidentemente che la sua coinquilina umana è matta da legare.

Non pretendo di fare un corso di fotografia digitale,cerco solo di dare dei consigli di base a chi ha una infarinatura un po’ scarsa di fotografia, munita magari solo di una piccola digitale: qualche consiglio magari scontato, con esempi pratici (se poi risultassi pedante, ditemelo, non voglio pubblicare un Book fotografico per farmi dire: Oh, quanto sei brava!).

Anzi, vi metto anche quelle riuscite maluccio, così capite gli errori che andrebbero evitati. Diciamo che ho cercato anch'io in rete, all'inizio, dei consigli per rimediare ai miei errori ed ho imparato molto da altri blog, questa è una specie di summa della mia esperienza di quest'anno, quindi prendetela com'è (non sapete quanto sono acidi e competitivi i fotografi professionisti, se vedono le mie foto sono capaci di massacrarmi).


Queste tre lezioni condensate sono così concepite:

Inquadratura: regole e consigli, Fondali, Composizione e Colori.

La Luce: Tipi di illuminazioni, dominanti di Colore, Bilanciamento del Bianco, Controluce, le Ombre

Messa Fuoco e Profondità di campo.

I Colori

Obiettivi

Pixel e Risoluzione

Nozioni elementari di Elaborazione grafica

Ovviamente si tratta di lezioncine riassuntive, per esempio l'ultima parte non è un corso di Photoshop, ma solamente qualche consiglio a chi è assolutamente digiuna di elaborazione grafica. Se poi vi serve una lezione elementare di Photoshop, si può sempre fare.

Prima lezione: ovvio che una reflex permette cose che una piccola digitale non può, per ristrettezze tecniche, diciamo così, però se la digitale non è proprio pessima qualche buon risultato si può ottenere, per cui non vi rassegnate: su dodici mesi di blog, i due terzi ho postato foto fatte con una piccola Lumix della Panasonic di media fascia, ed ancora ho una marea di foto da pubblicare.

Certo, la differenza con le foto della Reflex Nikon si vede, però la maggior parte rimangono più che dignitose (molte delle foto che vedete ora le devo ancora pubblicare). Alcune delle prime fotografie sono inguardabili, quasi tutte quelle fatte col flash: con molta pazienza sto cercando di rifare i piatti e rifotografarli, alla luce delle nuove conoscenza acquisite in questo ultimo anno.

Per cui, cominciamo da alcuni semplici regole, partiamo dalla cosa più intuitiva, meno tecnica.

L’inquadratura: questo è un parametro che va bene per tutte le macchine, e va curato al massimo. Non abbiate paura di sprecare fotografie, tanto mica le pagate: di ogni inquadratura fate almeno due scatti, anche per essere sicuri della messa a fuoco, e provate diverse angolazioni, tutte quelle che vi vengono in mente. A volte, per azzeccare una bella foto, ne devo buttare venti.

La regola numero uno, che si insegna ai corsi di fotografia, è: niente aria in testa. Se ci fate caso, la maggior parte delle fotografie di persone o gruppi hanno tanto spazio sopra (sopra la testa, ecco perchè si dice così) e di solito si taglia in basso, si tagliano i piedi.

Questo non significa che si debba tagliare troppo in alto, ma azzeccare l'inquadratura giusta è già un buon inizio. Questo è un esempio di taglio calibrato.

Al contrario, alcune volte si trovano delle inquadrature completamente sballate, che sono molto interessanti.

Provate a girare intorno al piatto, riprenderlo da sopra, da ogni angolo. Questo barattolo di marmellata domina la composizione, tutta giocata sulla differenza tra il cerchio del barattolo e il quadrato del piatto, oltre all'accostamento cromatico di un turchese e un arancione molto accesi.

Questi invece sono dei Krapfen che ho fatto tempo fa, ancora da pubblicare: come vedete il taglio dell'inquadratura e la disposizione degli elementi pesano moltissimo sulla riuscita della foto.

L’inquadratura è come quella di un quadro, tutti gli elementi devo essere ben proporzionati, bilanciati. Eventuali errori possono essere corretti in fase di rielaborazione, ritagliando la fotografia e rinquadrandola, però se uno si abitua a fare bene in partenza, risulta comunque avvantaggiato. Cercate di trovare un bilanciamento armonico tra gli elementi della foto.

Oppure, al contrario, fate dei tagli drastici, particolari, come questo. Vanno molto di moda, ultimamente, le fotografie a metà: alcune volte possono essere molto interessanti. Dovete solo fare molte prove, e capire anche quale tipo di taglio conviene ad un certo tipo di piatto: alcune volte, ve lo confesso, è solo questione di...fortuna.

Una cosa che chi non ha cognizioni tecniche sorvola del tutto, è il fondale.

Fate attenzione allo sfondo e alla cornice: potete scegliere se regolare la foto sui toni chiari, come in questo caso: ho posizionato i pani sulla spianatoia dove impasto, spostando il tavolo della cucina sotto la finestra, in posizione anche non troppo luminosa, sfruttando il colore del legno che schiarisce la scena. Questa foto è stata fatta con la piccola Lumix, eppure non perde nulla sia come colori che come definizione, non vi pare? Pensate che quella macchia scura in fondo è un termosifone, ma rimane in ombra sfocato e non disturba affatto (l'ho sfocato un pochino con Photoshop, per farlo recedere ancora di più).

oppure con lo sfondo scuro, le foto verranno decisamente molto diverse : in questo caso ho usato una lampada professionale ad incandescenza da 500 Watt, proveniente dal fondo, da sinistra, come unica fonte di luce (tarata la macchina su Lampada ad incandescenza sulla Reflex, vedi post sulla Luce che verrà dopo)e ho lasciato in ombra il resto della stanza (una veranda con cinque finestre, di solito luminosissima, dove faccio la maggior parte delle mie fotografie), ottenendo così un bel fondale nero (pioveva, il cielo era scuro, le finestre lontane e il fondale scelto erano delle librerie scure: non è stato difficile ottenere una atmosfera così buia)

Fate attenzione che non ci sia niente, dietro, che disturbi il fondale: potete, in fase di elaborazione grafica, scurirlo o schiarirlo artificialmente però se la fotografia è già pulita di suo è meglio. Purtroppo, quando fotografo sui lunghi davanzali della mia veranda per sfruttare la luce solare, spuntano fuori i panni stesi e le mollette ma, essendo io una maga di Photoshop, poi cancello tutto. Questa è la foto del Nettare d'Uva in versione originale (dietro si vedono i fili bianchi)

Questa è la versione rielaborata con Photoshop, con il Comando Brucia ho scurito il fondo, cancellando i fili e aumentando la differenza tra il colore giallo del primo piano e il fondale, che risulta quasi nero (dietro ci sarebbe un cortile e degli alberi, oltre a fili e panni)

Composizione e apparecchiatura: Non fotografate un piatto senza una composizione intorno, a meno che non facciate dei primi piani molto ravvicinati, escludendo tutto il resto. In questo caso però, dovete curare al massimo la messa a fuoco (vedi capitolo specifico). In questo caso ho usato un diaframma alla minima apertura (con la NiKon), messo a fuoco al centro del piatto e lo sfondo, lontanissimo, viene del tutto sfocato. L'inquadratura è una di quelle completamente storte, mi pareva che la diagonale movimentasse la scena. Con uno sfondo lontano cinque o sei metri, lo sfocato verrebbe anche con una digitale tascabile.
Già una apparecchiatura carina, con dei bei colori e magari delle belle stoviglie, vi aiuta a dare un tono alle vostre fotografie. Provate a disporre le cose in vari modi, aggiungendo anche altri elementi per movimentare la scena. In questo caso ho messo anche una tazza di vetro blu con dello yogurt, riprendendo i colori del piattino.

Curate anche il colore delle stoviglie o della tovaglia, trovate della combinazioni tra il cibo e il colore del piatto, si possono trovare degli accostamenti cromatici veramente azzeccati.

E' anche divertente, in fase di rielaborazione grafica, scegliere caratteri e colori per le scritte che armonizzino con quelli delle stoviglie, come in questo caso.

Tutta l'ambientazione dipende anche dal tipo di piatto: un bel piatto rustico come una zuppa di fagioli richiede un certo tipo di atmosfera e di colore che richiama il sapore della cucina contadina,

mentre dei piatti di cucina moderna tipo foodfinger saranno esaltati da un tipo di fotografia di design moderno, magari giocata sui toni chiari o bianchi (e qui vi posso aiutare poco, perché questo tipo di immagini mi è meno congeniale).
Nella prossima puntata parleremo di Luce, Dominanti di Colore, Bilanciamento del Bianco, Uso delle Ombre e Controluce... spero di avervi interessato!

venerdì 24 ottobre 2008

La Treccia di Nonna Pina

Come vi avevo anticipato tempo fa, ho trovato in rete una raccolta di ricette diegli anni 50-60, che va sotto il nome di Le ricette di Nonna Pina: sono foglietti scritti a mano con mano un po' tremolante, con lo stile calligrafico che si usava tanto tempo fa, e inoltre ritagli di giornali ingialliti dal tempo, con ricette, consigli. Ho fatto il plumcake ed era riuscito benissimo.


Una pagina di questa spiegava le tecniche di preparazione del pane, ed ho scelto questa treccia al latte. Non si tratta di un pandolce o di una brioche, ma proprio di un pane, anche se morbido e a pasta compatta. Se ne può ricavare una versione salata, aumentando il sale, oppure una versione semidolce, come questa, con un po' di zucchero e l'uvetta.

E' perfetto per la prima colazione, soprattutto con la marmellata od inzuppato nel latte, si è mantenuto fresco, ben involtolato in un panno, per quattro giorni (poi è finito) e vien fuori una treccia di notevoli proporzioni.

800 grammi di farina 00
300 ml di latte
100 ml scarsi di acqua
16 grammi di lievito di birra fresco
20 grammi di burro
Un cucchiaino di sale
Due cucchiai di zucchero

+100 grammi di uvetta, 2 cucchiai di liquore dolce

Sciogliere il burro nel latte, facendolo arrivare ad una temperatura intorno ai 38 gradi (deve essere caldo ma non bollente), e riscaldate anche l’acqua.

Mettete in una grossa terrina la farina, mescolatevi il sale e lo zucchero, quindi cominciate ad aggiungere i liquidi, buttando poi l’impasto sulla spianatoia e continuando ad impastare per 10 minuti.

Mettere in una ciotola coperta da un panno a lievitare, in forno tiepido e spento, per un’ora.

Nel frattempo mettete a bagno l’uvetta in acqua tiepida per almeno trenta minuti.

Riprendere l’impasto, aggiungere l’uvetta ammollata e strizzata,

quindi tagliarlo in tre parti, formare dei cordoni, posizionarli su una grossa teglia da pizza (io ho preso la più grossa che avevo, dimensioni 36 per 40 centimetri, perchè la treccia viene grossa, lunga un po' meno di 45 centimetri, ci sta di traverso)


Prendere i tre cordoni, intrecciarli e far lievitare la treccia per un'ora e mezzo, due ore, coperta da un panno (vi conviene fare la treccia compatta ma con molti intrecci, lievita meglio senza sfasciarsi e viene più carina). Quando sarà ben lievitata

spennellatela delicatamente con un gocciolo di latte tiepido.

Mettere in forno caldo a 200 gradi (ripiano centrale) per 30-35 minuti.

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